Cos'è rimasto?
Cos'è rimasto di voi stessi, della vostra vera personalità che la fobia,depressione, evitamento non hanno ancora annientato?
A me ben poco, forse un po' di voglia di ridere, ma sempre meno. |
Re: Cos'è rimasto?
Non è rimasto quasi niente, sarà rimasto l'1%, in pochi anni sono cambiato come il giorno e la notte..
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Re: Cos'è rimasto?
Lo scippo maggiore è stato il comprimersi delle emozioni,degli affetti,una gigantesca voragine d'impassibilità anzi l'annullamento(credo in parte inconscio)di ogni possibilità di esito diverso nella vita:la mancanza di coraggio.
Credo anche l'incapacità di parlare dei miei problemi perché-voce interiore-:"tanto nessuno ci può far nulla". |
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Re: Cos'è rimasto?
Per ora poco, ma sto recuperando qualcosina.
Nel mio caso l'azzeramento è stato causato prima dalla fobia e dall'evitamento in se e dopo da un violento tentativo di andarci contro. In sostanza mi sono suicidato interiormente nel tentativo di eliminare le disfunzioni. Come una cura per il cancro che per ammazzare le cellule cattive ti toglie 10 anni di vita a tutto l'organismo... Inutile dire che comunque non funziona e quei pochi risultati non sono duraturi ed hanno un prezzo altissimo. |
Re: Cos'è rimasto?
Sono rimasti solo i kg che ho messo....
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Anche per me c'è stata sempre la fobia e non ho mai vissuto al netto della fs,ma da più giovane pensavo che sarebbe passato,che fossero sintomi dell'adolescenza e della crescita,che anche se mi sentivo così diversa un giorno avrei smesso di provare quelle cose e sarei stata come gli altri, che si sarebbero aggiustate naturalmente.Pensavo che avrei avuto figli,che sarei stata in grado di svolgere un lavoro,di stare con gli altri.C'era ancora la speranza,e mi violentavo a fare cose nel mondo, negando a me stessa e agli altri il mio stato.Non era un bel vivere infatti ero piena di somatizzazioni,ma almeno vedevo un futuro,non chiaro ma lo vedevo,mi davo delle chance.Ho studiato,lavorato,uscivo.Poi vedi che le paure hanno invece preso il sopravvento,sono troppo forti per essere ignorate,e allora non sai più che fare.Ed è una fortuna non aver mai avuto obiettivi specifici di realizzazione personale, perchè sarebbe brutto vederli sgretolarsi sotto il peso della paura di vivere. Voglio dire,c'è un momento in cui pensi che potrebbe passare e potresti avere una vita,poi arriva quello in cui vedi che obiettivamente no, andiamo, non c'è niente di normale qui,il futuro è perso, non smetterai mai di vivere con la paura,e allora non sai che fare, trovi tutti vicoli ciechi. |
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Secondo me se il blocco è radicato non serve a niente "buttarsi" e fare esperienze,cioè non è questo che fa guarire. |
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Forse hai ragione, non esiste altro se non la paura, il resto è fuffa |
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Vallo a spiegare a quelli che mi vogliono veder guidare,infastiditi dalla stupidità del non farlo.Vorrei guidare solo per prendere sotto qualcuno e dire"ecco,avete visto". Alle persone danno fastidio le paure che non capiscono, per loro non esistono, e sulla guida rompono le palle perchè è il segno di devianza più evidente, fosse solo quella. |
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Re: Cos'è rimasto?
Non saprei definire quale sarebbe stata la mia vera personalità al netto dei miei problemi.
Io alla fine penso di essere sempre stata così, paurosa e con la mente vagante sin da piccolissima. Quel che è venuto meno è un esibizionismo, una voglia di stare al centro dell'attenzione che (mi raccontano) mi apparteneva da bambina. Penso sarei insopportabile :sisi: Credo quel che di meglio avevo un tempo era un generale disinteresse delle opinioni altrui. Poi sfottimi e ancora sfottimi e mi son rimpicciolita sempre di più. |
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La sola cosa che è rimasta è quell'atteggiamento di non fare del male ai deboli, che ho sempre avuto molto vivo. Ma anche qui, è rimasta per inerzia, vergogna di me stesso se approfittassi, cose del genere; nulla insomma che abbia a che vedere con una scelta di poter approfittare ma di non compierla. Ed è molto, molto diverso. |
Re: Cos'è rimasto?
Nel mio caso oltre ai miei problemi d'ansia,sono stata messa nella condizione di peggiorare psicologicamente costretta ad una condizione di isolamento forzato tramite meccanismi psicologici perversi di chi mi è "stato vicino".La violenza psicologica è infida e distruttiva e difficilmente la si riesce a raccontare,a spiegare a terzi.Quella della gente è più facile da spiegare con il pregiudizio e l'esclusione .Ma quella che avviene in famiglia no.Non serve neanche cambiare casa per allontanarsi da un gioco al massacro,perchè a 34 anni te lo porti dentro ovunque.I miei,le mie sorelle a parole dicono che mi vogliono bene,poi adottano dei comportamenti disturbanti che mi distruggono ogni possibilità di contatto sereno con gli altri e le situazioni della vita,perchè distruggono la fiducia e la sicurezza in me stessa con le quali affronto queste situazioni,mettono in dubbio sempre il mio modo (sano) d'essere e agire.Nel caso dell'ultimo lavoro ad esempio,i miei,concordi con me sull'improponibilità dell'ambiente lavorativo,mi dicevano di abbandonare,che mi sfruttavano ed erano dei delinquenti,forse mi sarebbe servito davvero un periodo di pausa e che dopo tanto penare mi avrebbero dato una mano per riuscire a staccare da tutta questa routine devastante che incessantemente faccio da anni,poi quando me ne sono andata,mi hanno detto" e ora?Sei sicura di aver fatto la cosa giusta?E dove lo trovi un altro lavoro?Alziamo le mani".Ho provato a ricordargli che non mi pagavano."ma magari rimanendo lo avrebbero fatto,non si molla così".Ti danno la spalla,ti danno ragione e poi dicono e fanno il contrario,sempre così,come per distruggermi e torturarmi psicologicamente,mi fanno impazzire.Se avessi avuto solo l'ansia,ma dei rapporti sani,sarebbe rimasto quasi tutto di me.Mi sarebbe rimasta l'energia,la fiducia in me stessa(non altissima,ma buona) e tutto il resto.Essendo psicologicamente posta in una situazione di blocco,il messaggio ambivalente finalizzato poi a dire che qualsiasi cosa faccio la faccio male e non valgo niente,l'ho interiorizzato e fuori sono instabile e incerta con il risultato che la gente finisce subito col mettermi sotto schiaffo,o a dirmi che ho problemi aprendo una trafila di interventi in tal senso(la psicologa con gli assistenti sociali) e delineandomi un quadro che non mi appartiene,è un'altra cosa,più complessa questa che mi porta al blocco totale.Soffro le pene dell'inferno stretta tra più fuochi e pur cercando di fare le cose per il bene,beccando botte sempre mi ritiro e mi ritrovo a cercare riparo in una famiglia che più vedo che prendo botte,meno mi accoglie,di fatto assecondando situazioni e personaggi assurdi,pure delinquenti(in passato) pur di darmi torto o mettere in dubbio le mie capacità di pensiero e di scelta.Finisce tutto questo gioco al massacro,dentro e fuori,quando rimango inerte e non faccio più niente,allora si torna ad una strana tranquillità,se no prendo botte.Tutto questo trattamento dentro e fuori,messa sotto schiaffo sempre da ambo i lati,non trovando riparo e conferme da nessuna parte anche quando le meriterei,mi hanno portato ad impazzire e a perdere molte qualità ed emozioni.Ero una che amava la vita e se la gustava anche nelle piccole cose,ore questo amore per la vita l'ho perso.Quello che mi è rimasto è ben poco di ciò che ero prima.A sprazzi sembra ritornare una certa ironia,ma gran parte del tempo sono spenta e dolorante con pensieri neri e disperati.Basta che vedo una persona in giro e soffro perchè a livelli come il mio non ci sta,non sta morendo psicologicamente,la si vede una persona che sta messa male,giovane e così persa e spenta che arriva anche a piangere fuori per niente o ha la voglia di chiedere aiuto anche al passante(giuro che ho la tentazione di farlo).Mi è rimasta un pò di misera volontà,ma è sabotata dalla confusione mentale sempre più crescente.Persa totalmente la fiducia negli altri,persa la speranza,perso lo spirito d'iniziativa e la grinta che avevo.Dovrei scrivere solo le cose che ho perso,perchè di cose che mi sono rimaste ne vedo pochissime e sempre più a sprazzi.
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Re: Cos'è rimasto?
Ciò che resta di me? Un soldato fantasma tra le mura di Gerico.
Ho sempre avuto una grande determinazione. Una volta eravamo complici, lei mi spingeva avanti nonostante tutto e io la assecondavo. Nei percorsi che mi portavano al raggiungimento degli obiettivi (di studio, di relazioni interpersonali, di miglioramenti personali..) sbagliavo, ridevo, piangevo, facevo bene, facevo male. Era ok. Poi tutto si è fatto più insopportabile, tutto è andato a puttane. Essere costretta ad andare via di casa, non aver mai saputo cos'è una famiglia, perdere una sorella, non avere più nemmeno il minimo appiglio....Eppure sono stata salvata, letteralmente presa per i capelli. Eppure io la salvezza non la vedo. Io sono sempre in guerra, nessun alleato, nemico principale: me stessa. La determinazione, complice di un tempo, ora la sento come la fune che mi trascina avanti giorno dopo giorno, anche quando non vorrei. Ho perso l'emotività, non mi stupisco più di nulla, non mi lego profondamente a nessuno. Vago, vivo, studio, interagisco, ma sempre con un fitto reticolo di filo spinato intorno a me. Sarei stata potente se non mi avessero rotto tutte le ossa. O, come direbbero le persone a me vicine: potrei essere potente se mi rendessi conto che di rotto non c'è più nulla. Io non so a chi credere. Mi brucio e rinasco tra le mie mura. |
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