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Ipersensibilità: segnali e pensieri
C'è poco da fare, sono ipersensibile alle "risposte" o segnali altrui. Qualsiasi segnale negativo verso di me che intercetto negli altri(sconosciuti compresi) mi colpiscono come colpi di ascia.
Così può capitare che in verità la colpa non sia mia, che quella persona abbia i suoi problemi o io abbia male interpretato la cosa, ma poco importa: mi prendo io la colpa e mi autocondanno. Ciò ovviamente mi porta a pensieri negativi e inconsciamente il mio corpo risponde a tali pensieri e appaio...come dire...poco affabile con tutto ciò che ne consegue: in pratica è un circolo vizioso. Qualcuno si ritrova in questa cosa? |
Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
E' una vita intera che si combatte contro questo modus cogitandi, mi complimento con te per essere quanto meno consapevole di questo invece di accusare gi altri di essere brutti e cattivi.
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Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
Ti capisco perfettamente.
Nel mio caso è anche peggio perchè la mia balbuzie si aggrava moltissimo quando ricevo dei feedback negativi. Quote:
Penso che le uniche due vie per porre rimedio all'ipersensibilità siano la consapevolezza e le suggestioni positive (pensieri positivi e il già citato training autogeno) |
Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
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Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
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Anche se non parlerei di colpe, ma di feeling. |
Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
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O dover per forza spegnere ogni osservazione critica, anche la più specifica e circostanziata, per evitare di essere accusati di colpevolizzazioni indebite. Quote:
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Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
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Sei nero quindi arriva uno skinhead e ti mena. Ora la caratteristica che ha generato l'effetto (il fatto concreto che sei stato menato) è il colore della tua pelle? O è stato l'atteggiamento dello skinhead a causare la cosa? A chi o a cosa bisogna attribuire una qualche responsabilità per l'accaduto? Chi o cosa dovrebbe modificare il proprio atteggiamento o aspetto, affinché non sia presente l'effetto? :nonso: Rispondere a queste domande implica schierarsi in qualche senso distribuendo le responabilità in certi modi, ma non implica affatto che si è conosciuto qualcosa. Quelli che ragionano come te credono ingenuamente che questa cosa, l'attribuire delle responsabilità, risulti oggettivamente determinabile e si è in automatico tutti d'accordo rispetto a questa cosa qua come se avessimo verificato tutti quanti che la terra non è piatta, mentre la cosa risulta piuttosto soggettiva, conflittuale e mai definitivamente risolta da alcuna forma di osservazione. Si sceglie e al più si sente a chi o cosa dar questa o quella forma di responsabilità, non è qualcosa che si verifica o si può verificare osservando qualcosa credendo ingenuamente che esista una responsabilità reale che si può quantificare e misurare con una bilancia accessibile a tutti. Quindi non rappresenta alcuna forma di consapevolezza o conoscenza sia responsabilizzar qualcuno, sia autoresponsabilizzarsi in questo o quel senso, chi afferma queste cose per me non ha capito nulla. L'attribuzione di responsabilità non rappresenta un atto conoscitivo. E' un giudizio relativo al come le cose dovrebbero stare secondo qualcuno affinché non ci siano certi effetti. 'Sto discorso dei cattivi l'ho superato da un pezzo, "cattivi" per chi? Che credi che esistano i cosiddetti cattivi in modo oggettivo e che qualcuno può sbagliarsi quando attribuisce un'etichetta del genere che non plana più in nulla? Sono le persone dannose per me che poi risultano cattive (anche gli organismi che aggrediscono il mio carpo per sopravvivere in fin dei conti risultano cattivi per me), tu poi puoi essere non d'accordo su cosa risulti cattivo e cosa no perché magari in relazione alla prospettiva con cui guardi le cose quel che risulta cattivo per te non coincide affatto con quel che risulta cattivo per me, ma questo cosa c'entra? Non è che tu poi risulti più consapevole di me (e viceversa), che cosa conosceresti di più e meglio? Anzi direi che sei tu a non esser consapevole di qualcosa quando credi che tutto questo meccanismo qua risulti condiviso a monte. |
Re: Ipersensibilità: segnali e pensieri
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L'istinto prevale inizialmente, poi successivamente la ragione modula i nostri pensieri / comportamenti e per finire la conoscenza dell'altro. I giudizi negativi che possono essere fatti spesso da noi, dipendono anche dalla paura dell'altro e dalla eccessiva autocritica. |
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