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Serotonino2 18-04-2008 03:41

quale è il vostro senso della vita?
 
che senso ha per voi la vita? a quale scopo vivete? la vita non ha senso, niente ha senso, nascere, mangiare, morire, i pianeti che girano attorno alle stelle, o le palle che girano attorno a se stesse come le mie :D :D
niente ha senso se ci fate caso, tutto è frutto del caso, scusate il gioco di parole, dite la vostra sul senso della vita, è normale che siamo noi a volerle dare una senso, a seconda della nostra intelligenza e sensibilità più o meno marcata il senso può essere più o meno nobile, più o meno superficiale, dite la vostra..prego accomodatevi

Kai 18-04-2008 03:59

DEVI SEGUIRE LE TUE PASSIONI...E NON FATTI DETTARE DAI MEDIA COSA FARE, QUINDI DEVI SEGUIRE CIO CHE AMI...

INDIVIDUA I TUOI PREGI..FALLI ESPODERE METTENTO IN PRATICA CIò CHE HAI SEMPRE VOLUTO...E ALLORA SARAI FELICE....

CREDI AI TUOI SOGNI E NON SPEGNERE LE TUE FIAMME...
LE SCONFITTE NON CONTARLE,MA NON DIMENTICARLE... :wink:

TROVA LA SOLUZIONE GIUSTA AD OGNI TUO XKE...SE CREDI CHE NON C'è LA TROVERAI DENTRO TE.... :wink:

lupo80 18-04-2008 08:18

La vita stessa, anche perchè finora non me la sono goduta appieno

Mau_2 18-04-2008 11:26

secondo una morale cattolica sarebbe servire Dio e i tuoi fratelli in modo da conquistarsi la vita eterna
secondo me il senso della vita è riuscire a realizzarsi, preferibilmente senza, per fa rquesto, danneggiare gli altri...
io vorrei solo un pò di serenità vera e propria...

MarcheseDelGrillo 18-04-2008 13:16

La vita acquista senso solo nella misura dell'amore che riusciamo a dare al nostro prossimo.

Rickyno 18-04-2008 13:17

non ha senso.

vivo (al momento) perchè 21 anni fa mi han cagato fuori da una vagina (mannaggia a loro e al giorno che mi concepirono... non potevano fare na partita a carte?) e perchè prima di ammazzarmi devo farla pagare a un pò di gente e adesso non ho proprio i mezzi (monetari) per farlo....

bello scopo eh ?? hahahahah... ma è già tanto avere uno scopo per me.. quindi..

MarcheseDelGrillo 18-04-2008 13:19

Ecco: rinnegare il nostro concepimento, covare un senso di disprezzo verso la vita, pensare a chi dobbiamo farla pagare.

Questo, secondo me, è il miglior modo per annullare ogni possibile senso che la vita può avere.

cancellato2488 18-04-2008 13:36

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Serotonino2
che senso ha per voi la vita? a quale scopo vivete? la vita non ha senso, niente ha senso, nascere, mangiare, morire, i pianeti che girano attorno alle stelle, o le palle che girano attorno a se stesse come le mie :D :D
niente ha senso se ci fate caso, tutto è frutto del caso, scusate il gioco di parole, dite la vostra sul senso della vita, è normale che siamo noi a volerle dare una senso, a seconda della nostra intelligenza e sensibilità più o meno marcata il senso può essere più o meno nobile, più o meno superficiale, dite la vostra..prego accomodatevi

quello che ho sempre detto io ragionando molto cinicamente, ma allo stesso temp oseguendo mente e cuore.
Ragioniamo un attimo.
Consideriamo un singolo qualunque (non credente possibilmente) influenzato il meno possibile dalla società.
Dovrebbe sentirsi davvero in colpa a stuprare qualcuno? o uccidere?
Perchè? E' un'animale, mira a soddisfare i suoi istinti. L'uomo ha la ragione si, ma resta un essere vivente il cui unisco scopo è il suo benessere (e volendo di chi ama).
Ha senso così tanto dunque seguire una certa morale? seguendola a tua volta garantisci la tua stessa protezione e sicurezza?
E se qualcuno non temesse poi così tanto la morte? tanto prima o poi arriva e dunque meglio agire liberamente?

Guardiamola dalla parte opposta:
come si può mancare di rispetto ad una persona (anche solamente a parole) ed aver eil coraggio ancora di guardarla in faccia (pensando che intanto hai offeso il suo cuore e la sua testa?).
Intanto l'altro uomo sta pensando a quanto sia soddisfato ora che ha soddisfatto i propri "bisogni".

Sono ateo/agnostico da qualche anno e sono arrivato alla conclusione che un vero senso (per quanto possa esser eillusorio dal mio punto di vista) lo ha solo chi crede; perchè riesce a mentire prefiggendosi un dopo assoluto.
Se non credi tutto inizia ad essere relativo.
Anche seguire il cuore/testa (come faccio quotidianamente) inizia ad essere solo un'illusione per far passare la vita.
Cosa cambia tra un vero amore e una vita di alti e bassi?
tanto poi arriva il tempo della non esistenza e quel che si è fatto non potà essere ricordato da noi stessi.

genau 18-04-2008 15:37

Ho avuto un infanzia difficile, la terza figlia più piccola, e economicamente sempre alle strette, Il senso per me importante di stare bene di salute , fare , realizzare piccole cose che per me sono piccoli sogni...

clizia 18-04-2008 17:03

Solo l’amare, solo il conoscere
/ conta, non l’aver amato, /
non l’aver conosciuto.

P. P. Pasolini, Il pianto della scavatrice


Vorrei trovare il senso della mia esistenza in queste parole proferite da uno dei più grandi intellettuali del '900, una delle anime più sensibili, grandi e solitarie, secondo me....
Purtroppo non sempre riesco ad amare il prossimo come vorrei, per via di delusioni, ferite e esclusioni subite nel passato, ma ci sto comunque provando ad essere sempre aperta e disposta verso l'altro.....
Per quanto riguarda il desiderio di conoscere, questo è sempre stato e rimane tuttora uno dei capisaldi della mia personalità; ovviamente non intendo una conoscenza solamente libresca, sia ben chiaro!!

Sentenza 18-04-2008 17:11

Amare, stare bene con se stessi e con gli altri, vivere emozioni, fare quello che ci piace, non lasciarsi andare nei momenti difficili, seguire il flusso della vita vivendo con entusiasmo ogni singolo attimo..
Tutto questo è facile a dirsi, un pò meno a farsi, ma è ciò che dà senso alla mia esistenza

vikingo 18-04-2008 17:35

il senso della vita e dare un senso alla vita stessa,cercare di godersela al meglio perche dopo la morte non si sa cosa ci sara.ora per un fobico e tutto diverso perche per goderti la vita devi riuscire a viverla,ad affrontarla giorno per giorno e se non ci riesci non ha piu senso :!: :!:

bardamu 18-04-2008 18:50

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da 1giova88
Sono ateo/agnostico da qualche anno e sono arrivato alla conclusione che un vero senso (per quanto possa esser eillusorio dal mio punto di vista) lo ha solo chi crede; perchè riesce a mentire prefiggendosi un dopo assoluto.
Se non credi tutto inizia ad essere relativo.
Anche seguire il cuore/testa (come faccio quotidianamente) inizia ad essere solo un'illusione per far passare la vita.
Cosa cambia tra un vero amore e una vita di alti e bassi?
tanto poi arriva il tempo della non esistenza e quel che si è fatto non potà essere ricordato da noi stessi.

Cerchiamo l'eternità per vincere la paura della morte. Il senso dell'eternità sta negli altri, e nell'amore che dai, non in ciò che ricevi. L'amore in questo senso è il contrario della morte, è ciò che si perpetua da un individuo all'altro, da una generazione a quella successiva, oltrepassando i limiti della nostra caducità. Non puoi ottenere niente di assoluto dall'uomo, giustamente, solo la fiducia di abbandonarti completamente all'altro e raggiungere la fusione con esso. Pasolini, nella bellissima frase citata da Clizia, individuava il senso nel "qui e ora", radicalizzando l'idea: l'amore, una volta cessato di viverlo, non è più nostro. Rivive nell'amore generato a sua volta da chi è stato amato. L'amore che funziona come medicina è quello che dai, non quello che ricevi. E' inutile (a livello di senso, come differenza fra noi e gli animali) la vita di chi non sa amare, non di chi non viene amato.
Si potrebbe quasi dire che il senso della vita è quello di perpetuare sé stessa, rifuggendo tutto ciò che è morte.

solo85 18-04-2008 19:01

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da Serotonino2
che senso ha per voi la vita? a quale scopo vivete?


il mio scopo e' trovare qualcuno che dia un senso a questo grigiore

animaSola 18-04-2008 19:11

-Nessuno puo' rivelarvi nulla
se non cio' che già si trova
in stato di dormiveglia
nell'albeggiare della nostra conoscenza.
L'insegnante che avanza
nell'ombra del tempio,
fra i suoi discepoli,
non trasmette la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede
e la sua amorevolezza.
Se è veramente saggio,
non vi introdurrà
nella casa della sua sapienza,
ma vi accompagnerà
alla soglia
della vostra mente-

Ho scelto una delle poesie x me piu significative di Gibran x racchiudere il concetto che ho della vita...un vortice di fede e amorevolezza ...che intrecciandosi assieme mi guidano verso un unica conoscenza...la naturalezza del sentirmi in pace con me stessa...

caliserio 18-04-2008 19:18

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Serotonino2
che senso ha per voi la vita? a quale scopo vivete?

per non far soffrire i genitori

uahlim 18-04-2008 19:26

Per ora tiro avanti per far felice mia madre e mio zio, e loro sono felici se io sono felice. Io sono felice? Vivo, mi reputo fortunato, non dipendo psicologicamente troppo dagli altri, preferisco vivere da solo per essere libero. Mi piacciono tante cose, sono soddisfatto di aver vinto la mia fobia sociale mettendo in discussione tutto me stesso, mi reputo fortunato per quel che sono diventato anche se mi occorrerebbe un po' di coraggio per realizzarmi di più nel lavoro. Forse dovrei fare più cose per gli altri, o solo fare più cose e non stare solo a consumarne. E' una fase, adesso ho ripreso a leggere libri. Ma alla fine credo che il senso della vita sia godersela aiutandosi l'un l'altro o perlomeno rispettandosi. Non ho paura del futuro, non ho paura degli altri.

HurryUp2 18-04-2008 20:39

Io sento nel mio intimo che il senso della vita esista, anche se non lo posso cogliere.
Spesso mi sono chiesto se questo attribuire un senso (indeterminato) alla vita fosse qualcosa che mi allontanasse dalla vita, cioè mi sono chiesto se, postulando che la vita abbia un senso, io stessi limitando la realtà.
Io penso che crearsi un sistema chiuso di certezze sia qualcosa che allontani dall'essenza della realtà, cioè qualcosa di negativo, facendo introspezione su me stesso ho concluso che la mia inquietudine per l'attribuire un senso oggettivo alla realtà, in realtà nasce dall'avvertire questo pericolo (il pericolo di limitare la realtà con un simbolo mentale, il simbolo del "senso", anche se indeterminato).
Quindi, l'introspezione non mi ha portato a rinnegare la mia intuizione che la realtà abbia un senso oggettivo: non credo che sia questo pensiero a limitare la realtà, credo che questo pensiero diventi sbagliato solo se usato come alibi per chiudersi in un sistema di pensiero non aperto al nuovo, al dubbio, allo stupore.
Il senso della vita esiste, ed è oggettivo, ma non lo devo cercare.
Ho sentito un proverbio che dice "Dio ti punisce mostrandoti il senso della vita".
Un esempio: le esperienze personali mi hanno fatto prendere consapevolezza dell'indifferenza degli esseri umani verso la giustizia.
Una delle cose che mi ha sempre stupito, è come gli esseri umani riescano a trovare giusta una realtà priva di giustizia.
Per esempio, per me è inconcepibile che una persona che commette un'ingiustizia poi non dovrà, un giorno, prendere coscienza del male che ha commesso.
Una prospettiva del genere mi sembra improbabile, è come se fossi sensibile a un'esigenza cosmica di equilibrio che sia connessa al senso di giustizia.
Ma la giustizia non è qualcosa che viaggia sugli stessi binari dell'amore: spesso, chiedere la giustizia implica rinunciare all'amore.
Infatti l'amore deve implicare necessariamente desiderare la minor sofferenza possibile del prossimo, e quindi, se il prossimo commette un'ingiustizia, non posso desiderare che lui prenda coscienza della sua ingiustizia, perchè in questo modo desidererei anche la conseguenza spiacevole che lui soffra di rimorso.
Quindi mi trovo in questa situazione ambigua: non riesco a concepire una realtà dove non ci sia giustizia, ma allo stesso tempo vorrei non assistere alla giustizia, ai suoi effetti dolorosi sulle persone.
Molte persone che coltivano un cammino filosofico e spirituale arrivano a questo problema, e decidono senza esitazione di rinunciare al postulato della giustizia: pur di non augurare gli effetti dolorosi della giustizia sui colpevoli, preferiscono buttare nel cesso la necessità logica della legge di causa-effetto, per poter coltivare solo la necessità di amore.

Io non riesco a fare questo passo, per quanto mi faccia schifo la sofferenza mia e degli altri non riesco a non vedere la necessità logica di una qualche legge di causa effetto, di una giustizia a posteriori che riporti un equilibrio rotto.
Quindi la conclusione a cui sono giunto è che continuerò a credere alla giustizia come necessità logica e naturale dell'essere, ma di non nutrire il desiderio di vederne gli effetti sugli altri, infondo, se esiste la giustizia, non c'è bisogno che io la veda, però posso cercare di dare forza agli altri per quanto possibile, di dare consolazioni che non abbiano l'obiettivo di illudere di poter non raccogliere il male seminato, ma di dare solidarietà.
In questo caso il proverbio diventa "Dio punisce mostrandoti gli effetti della giustizia"... altro che "beato chi ha fame e sete di giustizia, perchè sarà soddisfatto"... la soddisfazione potrebbe essere amara.

Questo è un discorso che riguarda la giustizia, che è solo un aspetto particolare del senso della vita. Per quanto riguarda il senso della vita, è ancora più lontano, e probabilmente è solo indirettamente collegato con il senso che [i]io[/io] riuscirò a dare alla vita.

bardamu 18-04-2008 21:24

Quote:

Originariamente inviata da HurryUp2
Quindi la conclusione a cui sono giunto è che continuerò a credere alla giustizia come necessità logica e naturale dell'essere, ma di non nutrire il desiderio di vederne gli effetti sugli altri, infondo, se esiste la giustizia, non c'è bisogno che io la veda, però posso cercare di dare forza agli altri per quanto possibile, di dare consolazioni che non abbiano l'obiettivo di illudere di poter non raccogliere il male seminato, ma di dare solidarietà.
In questo caso il proverbio diventa "Dio punisce mostrandoti gli effetti della giustizia"... altro che "beato chi ha fame e sete di giustizia, perchè sarà soddisfatto"... la soddisfazione potrebbe essere amara.

Amore e giustizia sono concetti intimamente connessi, forse li senti in contraddizione perchè associ mentalmente la giustizia ad una certa idea di punizione. La punizione è un atto che dovrebbe essere puramente volto a ristabilire quell'equilibrio di cui parli, la sofferenza generata da essa è compensata dall'amore che essa stessa significa per le vittime dell'ingiustizia e per la società in generale. Il limite fra vendetta e ristabilimento dell'equilibrio sta appunto nel non individualizzare la punizione e nel ricercare in essa il bene massimo della comunità (o dell'umanità) intera. Ogni punizione è un atto d'amore inevitabile verso il prossimo. Chi viene punito non merita la sofferenza in sé, ma viene coinvolto nell'atto (d'amore) di ristabilire una condizione giusta. La sua sofferenza è solo un effetto collaterale del perseguimento di amore e giustizia. Questi due concetti poi sono, a parer mio, inscindibili. Vedo la giustizia come amore applicato verso l'idea generale di società umana.
Esattamente per questi motivi sono anche contrario alla pena di morte: essa infatti negando amore (che è vita e non morte) al condannato, nega amore a sua volta all'idea di società umana, della quale il condannato fa parte.

Pride4 18-04-2008 23:20

La vita non ha senso,siamo noi a doverglielo dare.

HurryUp 19-04-2008 03:54

Quote:

Originariamente inviata da bardamu
Amore e giustizia sono concetti intimamente connessi, forse li senti in contraddizione perchè associ mentalmente la giustizia ad una certa idea di punizione. La punizione è un atto che dovrebbe essere puramente volto a ristabilire quell'equilibrio di cui parli, la sofferenza generata da essa è compensata dall'amore che essa stessa significa per le vittime dell'ingiustizia e per la società in generale. Il limite fra vendetta e ristabilimento dell'equilibrio sta appunto nel non individualizzare la punizione e nel ricercare in essa il bene massimo della comunità (o dell'umanità) intera. Ogni punizione è un atto d'amore inevitabile verso il prossimo. Chi viene punito non merita la sofferenza in sé, ma viene coinvolto nell'atto (d'amore) di ristabilire una condizione giusta. La sua sofferenza è solo un effetto collaterale del perseguimento di amore e giustizia. Questi due concetti poi sono, a parer mio, inscindibili. Vedo la giustizia come amore applicato verso l'idea generale di società umana.
Esattamente per questi motivi sono anche contrario alla pena di morte: essa infatti negando amore (che è vita e non morte) al condannato, nega amore a sua volta all'idea di società umana, della quale il condannato fa parte.

Io penso che la vera giustizia, per essere la giustizia più equilibrata possibile, debba avere la proprietà di essere rigorosamente simmetrica, quindi, anche se non è una punizione, la sofferenza che provoca può diventare uguale alla sofferenza provocata da una punizione.
Se la giustizia ha la proprietà simmetrica allora non c'è scampo: qualunque cosa semini la raccogli, indipendentemente se raccogliere ciò che hai seminato serva direttamente all'amore.
Raccogli solo perchè devi raccogliere, per soddisfare la proprietà simmetrica della giustizia.
La giustizia la vedo come una fredda e meccanica legge di causa-effetto, ecco perchè il desiderio di giustizia è spesso in conflitto con quello di amore.
La giustizia è quella legge che ti costringe a raccogliere ciò che hai seminato. L'amore invece è la solidarietà che le persone si danno tra di loro.

SafeAsMilk 19-04-2008 09:39

Sentirsi bene, avere curiosità ed attenzione ogni giorno, poter camminare con la mente sgombra dai piccoli pensieri aprendosi al mondo senza troppe mediazioni. Poi se esiste un significato secco e preciso, un qualcosa che possa essere stabilito in modo chiaro ed univoco con una definizione, boh?! non lo so proprio... :roll:

hermit_nightman 19-04-2008 11:30

parlate di cuore...ed è solo un muscolo.
parlate di dio...sentite tracce dell'essenza di chi,pur grandioso,è già trapassato?.
distinguete tra animali e "noi"...non è la stessa cosa?.
viviamo tutto dalla mente,dalle viscere,dalla chimica,e moriremo.
forse....

affetto 19-04-2008 13:14

se dio vuole che arrivi ad 80 anni te lo diro...devo ancora vivere x dare un senso alla vita.....!!

splendido 19-04-2008 17:10

non sono riusciti a capirlo filosofi con 6kg di cervello.....................

bardamu 19-04-2008 19:00

Quote:

Originariamente inviata da HurryUp
Io penso che la vera giustizia, per essere la giustizia più equilibrata possibile, debba avere la proprietà di essere rigorosamente simmetrica, quindi, anche se non è una punizione, la sofferenza che provoca può diventare uguale alla sofferenza provocata da una punizione.
Se la giustizia ha la proprietà simmetrica allora non c'è scampo: qualunque cosa semini la raccogli, indipendentemente se raccogliere ciò che hai seminato serva direttamente all'amore.
Raccogli solo perchè devi raccogliere, per soddisfare la proprietà simmetrica della giustizia.
La giustizia la vedo come una fredda e meccanica legge di causa-effetto, ecco perchè il desiderio di giustizia è spesso in conflitto con quello di amore.
La giustizia è quella legge che ti costringe a raccogliere ciò che hai seminato. L'amore invece è la solidarietà che le persone si danno tra di loro.

Io nella giustizia "occhio per occhio" non riesco a vedere nulla di buono. Sicuramente potrà essere anche un mio limite, dato che per fortuna finora non ho subito grandi ingiustizie nella mia vita. Però non riesco a trovare una giustificazione in sé a tale concetto. Non vedo perchè la quantità di sofferenza ricevuta debba essere restituita in qualche modo. Io sono per la minimizzazione globale della sofferenza, anche se tale processo può generare una minima quantità di sofferenza per qualcuno, per evitare una sofferenza maggiore ad altre persone in futuro.

HurryUp 20-04-2008 14:27

Quote:

Originariamente inviata da bardamu
Io nella giustizia "occhio per occhio" non riesco a vedere nulla di buono. Sicuramente potrà essere anche un mio limite, dato che per fortuna finora non ho subito grandi ingiustizie nella mia vita. Però non riesco a trovare una giustificazione in sé a tale concetto. Non vedo perchè la quantità di sofferenza ricevuta debba essere restituita in qualche modo.

Non c'entra niente "occhio per occhio". Forse non riesci a vedere la logica della giustizia di cui parlo perchè nel tuo cervello si attiva il simbolo "occhio per occhio", e questo te la fa percepire come una giustizia imperfetta.
Ma se non congetturi la proprietà simmetrica della giustizia resterebbero imperfezioni più grosse.
Godel esprime questo fatto in questa argomentazione, per dimostrare che questo postulato non viola il rasoio di Occam:

"Il mondo è organizzato razionalmente, ma senza una vita dopo la morte, le potenzialità che gli esseri umani mostrano in vita, e la preparazione che paiono fare, non avrebbero senso"

La mia argomentazione ha la stessa struttura, basta formularla così:
"la coscienza etica matura razionalmente, ma senza una legge fisica che crei le condizioni per raggiungere la coscienza etica in modo empirico, le potenzialità che gli esseri umani mostrano in vita, e la preparazione che paiono fare, non avrebbero senso".

Poi continua:
"il mondo, come mostra la scienza, presenta la più grande regolarità e ordine a ogni livello. Secondo la scienza ha avuto un inizio e molto probabilmente avrà una fine nel nulla. Perchè dovrebbe esserci solo questo mondo? L'essenza dell'essere umano ha una potenzialità di sviluppo talmente grande che non riesce a realizzare se non in millesima parte. Le persone tuttavia, attraverso l'apprendimento, pervengono a una vita migliore, dotata di maggior senso. Ma si impara soprattutto facendo errori, e questi predominano in maniera eccessiva nel corso della vita [ per esempio le ingiustizie ]. La parte più consistente e soddisfacente dell'apprendimento avverrà nella prossima vita, facendo tesoro dei ricordi-memorie latenti- e comprendendo per la prima volta, in modo completo, il senso delle nostre esperienze. L'essenza umana deve esistere in qualche mondo, o esisterà [ nel linguaggio di Godel l'essenza di x è una proprietà fisica da cui discendono tutte le proprietà di x, cioè, in sostanza, è il significato di x ]. Non si capirebbe infatti perchè Dio avrebbe fatto le persone in modo da non poter conoscere la loro condizione nel modo giusto fin dall'inizio [ a differenza, per esempio, di un sasso ].

Quindi, secondo la mente iper-analitica e iper-intuitiva di Godel, c'è la necessità logica di un mondo in cui l'uomo continui a rielaborare le sue esperienze per dargli più senso.
Secondo me, tra le proprietà di questo nuovo mondo, deve esserci la necessità di conoscere fino in fondo le sofferenze causate agli altri, e quindi, se il soggetto non è mai stato disposto a rifletterci, non ci può essere altra soluzione che fargli vivere quell'esperienza in prima persona, per poi rielaborarla nel mondo dove risiede la sua essenza.
Quote:

Originariamente inviata da bardamu
Io sono per la minimizzazione globale della sofferenza, anche se tale processo può generare una minima quantità di sofferenza per qualcuno, per evitare una sofferenza maggiore ad altre persone in futuro.

Anch'io sono per questa minimizzazione, ma non posso pretendere che i desideri delle mie pulsioni più grossolane pieghino alle mie passioni la logica della realtà, sarebbe un atto di presunzione sfacciata.
Per questo per me l'amore è solidarietà, nel senso di augurarsi che il mio prossimo soffra il meno possibile.

bardamu 20-04-2008 16:44

Quote:

Originariamente inviata da HurryUp
Ma se non congetturi la proprietà simmetrica della giustizia resterebbero imperfezioni più grosse.
Godel esprime questo fatto in questa argomentazione, per dimostrare che questo postulato non viola il rasoio di Occam:

"Il mondo è organizzato razionalmente, ma senza una vita dopo la morte, le potenzialità che gli esseri umani mostrano in vita, e la preparazione che paiono fare, non avrebbero senso"

Godel cerca un senso "individuale". Il genere umano, tramite la procreazione, è intrinsecamente immortale ed eterno e non ha bisogno di ricercare un senso nella vita individuale dopo la morte. Per questo trovo il senso della vita nel perpetuare la vita stessa. Si tratta però di un senso collettivo, a livello globale. Il senso di me come individuo posso trovarlo solamente riconducendomi all'intero genere umano, distruggendomi come singolo e percependomi come parte del tutto. Siamo neuroni inconsapevoli di quel grande cervello che è il genere umano (o la natura, o l'universo, o il tutto, difficile scindere).

Quote:

Originariamente inviata da HurryUp
La mia argomentazione ha la stessa struttura, basta formularla così:
"la coscienza etica matura razionalmente, ma senza una legge fisica che crei le condizioni per raggiungere la coscienza etica in modo empirico, le potenzialità che gli esseri umani mostrano in vita, e la preparazione che paiono fare, non avrebbero senso".

Ha senso, visto in maniera non simmetrica, se lo riconduci ad una forma di vita collettiva, estranea al problema della morte individuale, che si muove nella direzione di preservare e perpetuare sé stessa. L'etica vista come rapporto individuo-società deve per forza ricercare un fondamento in qualcosa che sia superiore ad entrambi i termini, in questo caso una vita dopo la morte o una legge fisica immanente. Per riuscire a preservare tale divisione è necessaria una giustizia che prescinda dalle due parti e che quindi non sia né la giustizia dell'individuo che si rapporta con la società, né quella della società che si rapporta con l'individuo. Una giustizia di tal tipo esulerebbe giustamente dalla logica stessa della giustizia intesa come ordine superiore che giustifica sé stesso. E' l'unico senso della giustizia che riusciamo a pensare: non ci azzarderemmo mai a considerare giusto un processo in cui uno fra l'imputato e l'accusatore è anche il giudice stesso. Se invece elimini la dicotomia, non ci sarà più bisogno di cercare una legge esterna e imparziale, perchè l'unico senso sarà quello di perpetuare la vita (tramite l'amore) e la realtà, ma ad un livello superiore, collettivo. A livello del tutto non v'è bisogno di giustizia, perchè non esiste dicotomia, non esiste individuo, non c'è separazione. Esiste solo il senso della vita che vive. Ma a quel livello perde significato addirittura la parola senso.

Quote:

Originariamente inviata da HurryUp
Quote:

Originariamente inviata da bardamu
Io sono per la minimizzazione globale della sofferenza, anche se tale processo può generare una minima quantità di sofferenza per qualcuno, per evitare una sofferenza maggiore ad altre persone in futuro.

Anch'io sono per questa minimizzazione, ma non posso pretendere che i desideri delle mie pulsioni più grossolane pieghino alle mie passioni la logica della realtà, sarebbe un atto di presunzione sfacciata.
Per questo per me l'amore è solidarietà, nel senso di augurarsi che il mio prossimo soffra il meno possibile.

L'amore è finalizzato alla vita, intesa come non individuale. Visto a livello individuale non ha più senso o valore che non l'odio o l'indifferenza, perchè deve scontrarsi con la finitezza e la mortalità dell'individuo e per salvare capra e cavoli si deve per forza ricorrere a qualche spiegazione che vada oltre la morte individuale, mantenendo però sempre l'individualità...quindi un'altra vita individuale dopo la morte. Io preferisco abbracciare l'idea che la realtà stessa, tramite isomorfismo, mi suggerisce: quella che il senso individuale non esista, perchè l'individuo in sé è solo una parte del tutto.

HurryUp 20-04-2008 23:25

Quote:

Originariamente inviata da bardamu
Godel cerca un senso "individuale". Il genere umano, tramite la procreazione, è intrinsecamente immortale ed eterno e non ha bisogno di ricercare un senso nella vita individuale dopo la morte.
Per questo trovo il senso della vita nel perpetuare la vita stessa. Si tratta però di un senso collettivo, a livello globale. Il senso di me come individuo posso trovarlo solamente riconducendomi all'intero genere umano, distruggendomi come singolo e percependomi come parte del tutto. Siamo neuroni inconsapevoli di quel grande cervello che è il genere umano (o la natura, o l'universo, o il tutto, difficile scindere).

Il genere umano visto dal livello meta-individuale non ha bisogno di quel genere di giustizia, ma al livello individuale sì.
Se i neuroni di un cervello producono un simbolo che è isomorfo al numero di Godel (cioè, il simbolo del se') non è casuale: il solo fatto che i neuroni di un individuo producono il numero G secondo me rende necessaria la giustizia di cui ti parlavo.
Se consideri l'organismo umano dal livello delle cellule che lo compongono, quelle cellule collaborano in modo non democratico, ci sono cellule che hanno un destino peggiore di altre, che muoiono prima di altre. Ma per le cellule non è un'ingiustizia, perchè le cellule non godelizzano se' stesse, non hanno un cervello che crei il simbolo del se', il senso di identità che gli fa dire "io sono la cellula x", di conseguenza non c'è necessità di giustizia a livello inferiore (quello delle cellule).
Ma per la società umana è diverso, perchè gli individui che la compongono sono esseri intelligenti.
E' come se consideri il gruppo additivo dei numeri naturali: in quel gruppo additivo la sottrazione non ha la proprietà simmetrica (non è detto che, se si può fare a-b, si possa fare anche b-a).
Ma se immergi i naturali nei numeri interi, allora la sottrazione diventa necessariamente simmetrica, perchè se non la generalizzi rendendola simmetrica il gruppo additivo resta incompleto.
La stessa cosa è per la giustizia individuale: se osservi l'umanità dal livello superiore, non è necessaria la giustizia individuale.
Ma se i componenti di basso livello (gli individui) possono godelizzare se' stessi, allora la giustizia la devi necessariamente estendere al piano individuale, altrimenti il quadro resterebbe incompleto: ci sarebbero vicende individuali che non avrebbero giustificazione.

Quote:

Originariamente inviata da bardamu
Ha senso, visto in maniera non simmetrica, se lo riconduci ad una forma di vita collettiva, estranea al problema della morte individuale, che si muove nella direzione di preservare e perpetuare sé stessa.

Appunto, tu puoi negare la giustizia individuale simmetrica di cui ti parlo solo trascendendo la coscienza individuale, cioè trascendendo l'autoreferenza.
E' una finta soluzione, un po' come la soluzione di liberare la teoria insiemistica dall'incompletezza introducendo la teoria dei tipi, mettendo una gerarchia artificiale di classi di insiemi. Ma la necessità logica di giustizia a livello individuale rimane e non ci si può liberare di questa necessità, a meno di rendere imperfetta la realtà.
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Originariamente inviata da bardamu
L'etica vista come rapporto individuo-società deve per forza ricercare un fondamento in qualcosa che sia superiore ad entrambi i termini, in questo caso una vita dopo la morte o una legge fisica immanente. Per riuscire a preservare tale divisione è necessaria una giustizia che prescinda dalle due parti e che quindi non sia né la giustizia dell'individuo che si rapporta con la società, né quella della società che si rapporta con l'individuo. Una giustizia di tal tipo esulerebbe giustamente dalla logica stessa della giustizia intesa come ordine superiore che giustifica sé stesso.
E' l'unico senso della giustizia che riusciamo a pensare: non ci azzarderemmo mai a considerare giusto un processo in cui uno fra l'imputato e l'accusatore è anche il giudice stesso.
Se invece elimini la dicotomia, non ci sarà più bisogno di cercare una legge esterna e imparziale, perchè l'unico senso sarà quello di perpetuare la vita (tramite l'amore) e la realtà, ma ad un livello superiore, collettivo. A livello del tutto non v'è bisogno di giustizia, perchè non esiste dicotomia, non esiste individuo, non c'è separazione. Esiste solo il senso della vita che vive. Ma a quel livello perde significato addirittura la parola senso.

Ho capito quello che dici, ma c'è una grave mancanza da parte tua, a mio avviso, riguardo la giustizia: non riconosci la necessità di conoscere il punto di vista del prossimo fino in fondo, questa fase, secondo te, potrebbe essere tranquillamente saltata (perchè la giustizia che hai descritto non prevede questa necessità).
Se io dovessi avere questo ideale di giustizia, per esempio, dovrei credere che i responsabili della discriminazione scolastica che ho subito al liceo sulle gite non prenderanno coscienza di come è stato vissuto l'episodio dal mio punto di vista, beh... io non riesco a credere che la giustizia si realizzi così, i conti in sospeso tra esseri umani sono talmente frequenti e significativi, e talmente incisivi sui rapporti umani, che non posso credere che vengano trascesi senza avere una completa risoluzione.
Tu trascendi tutto al livello superiore, così non fai altro che lasciare in sospeso problemi di livello inferiore, che rimangono in piedi, in attesa di una spiegazione.

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Originariamente inviata da bardamu
L'amore è finalizzato alla vita, intesa come non individuale. Visto a livello individuale non ha più senso o valore che non l'odio o l'indifferenza, perchè deve scontrarsi con la finitezza e la mortalità dell'individuo e per salvare capra e cavoli si deve per forza ricorrere a qualche spiegazione che vada oltre la morte individuale, mantenendo però sempre l'individualità...quindi un'altra vita individuale dopo la morte. Io preferisco abbracciare l'idea che la realtà stessa, tramite isomorfismo, mi suggerisce: quella che il senso individuale non esista, perchè l'individuo in sé è solo una parte del tutto.

Anch'io penso che il senso individuale sia relativo a una parte del tutto, ma credo che il relativo abbia le sue regole, chi non trova un senso alla sua condizione individuale non può sublimarlo nel tutto, altrimenti non vedo perchè debba esserci la possibilità di relativizzare la coscienza a una parte del tutto.

Milo 20-04-2008 23:59

Il senso della vita?

Combattere per quello in cui si crede giusto o sbagliato che esso sia.

Moonwatcher 03-10-2011 17:20

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
Uppo questo topic, dei tempi migliori del forum.

Eh, poi qualcuno dice che non era il Maestro, chi altri ha saputo discorrere di temi così alti sfiorando il sublime...? :arrossire:

LatrinLover 03-10-2011 17:29

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da Moonwatcher (Messaggio 608721)
Uppo questo topic, dei tempi migliori del forum.

Eh, poi qualcuno dice che non era il Maestro, chi altri ha saputo discorrere di temi così alti sfiorando il sublime...? :arrossire:

và di moda ultimamente riesumare i vecchi topic , quando impareremo a riesumare pure i morti avremo guadagnato il nosto bel posto di lavoro

Winston_Smith 03-10-2011 17:31

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da Moonwatcher (Messaggio 608721)
Uppo questo topic, dei tempi migliori del forum.

Eh, poi qualcuno dice che non era il Maestro, chi altri ha saputo discorrere di temi così alti sfiorando il sublime...? :arrossire:

Ne conosco uno che il sublime l'ha pure raggiunto, non solo sfiorato. E' morto 690 anni fa, purtroppo :(

HurryUp 03-10-2011 17:40

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da Moonwatcher (Messaggio 608721)
Uppo questo topic, dei tempi migliori del forum.

Eh, poi qualcuno dice che non era il Maestro, chi altri ha saputo discorrere di temi così alti sfiorando il sublime...? :arrossire:

Mmm... avrei preferito che la discussione la riesumasse Lui! Così avremmo continuato la discussione rimasta in sospeso...

Moonwatcher 03-10-2011 17:41

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da Winston_Smith (Messaggio 608731)
Ne conosco uno che il sublime l'ha pure raggiunto, non solo sfiorato. E' morto 690 anni fa, purtroppo :(

Infatti si parlava di Maestri di FobiaSociale.com e quello di cui parli tu non ha fatto in tempo a postarci. :cool:

Moonwatcher 03-10-2011 17:42

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da HurryUp (Messaggio 608738)
Mmm... avrei preferito che la discussione la riesumasse Lui! Così avremmo continuato la discussione rimasta in sospeso...

Magari così passa di qui e risponde. :perfetto:

P.S.: intanto non priviamo le nuove generazioni del Verbo del Maestro... :arrossire:


:ridacchiare:

Sampei80 03-10-2011 17:51

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
Ma campa ancora bardamu? Sono daccordo con lui:riverenza:

AnonimoDoc 03-10-2011 17:55

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da Serotonino2 (Messaggio 75401)
che senso ha per voi la vita?

sono anni che cerco di capirlo

Winston_Smith 03-10-2011 18:01

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
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Originariamente inviata da bardamu (Messaggio 75515)
Amore e giustizia sono concetti intimamente connessi, forse li senti in contraddizione perchè associ mentalmente la giustizia ad una certa idea di punizione. La punizione è un atto che dovrebbe essere puramente volto a ristabilire quell'equilibrio di cui parli, la sofferenza generata da essa è compensata dall'amore che essa stessa significa per le vittime dell'ingiustizia e per la società in generale. Il limite fra vendetta e ristabilimento dell'equilibrio sta appunto nel non individualizzare la punizione e nel ricercare in essa il bene massimo della comunità (o dell'umanità) intera. Ogni punizione è un atto d'amore inevitabile verso il prossimo. Chi viene punito non merita la sofferenza in sé, ma viene coinvolto nell'atto (d'amore) di ristabilire una condizione giusta. La sua sofferenza è solo un effetto collaterale del perseguimento di amore e giustizia. Questi due concetti poi sono, a parer mio, inscindibili. Vedo la giustizia come amore applicato verso l'idea generale di società umana.
Esattamente per questi motivi sono anche contrario alla pena di morte: essa infatti negando amore (che è vita e non morte) al condannato, nega amore a sua volta all'idea di società umana, della quale il condannato fa parte.

Anche il (vero) Maestro parlava di amore e giustizia come intimamente legati :occhiali:

Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ’l primo amore.


(Inferno III, 4-6)

Moonwatcher 03-10-2011 18:06

Re: quale è il vostro senso della vita?
 
Dai ammetti che in fondo lo apprezzi anche tu il Maestro, Win. :arrossire:


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