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Tornare fuori: ansia.
Terminati i corsi e gli esami, con molto sollievo tempo fa son tornata a casa; a breve tutto riprenderà, ma io non voglio. Non voglio di nuovo lasciare casa e rientrare nella solitudine che in quella città così lontana mi avviluppa. Non me la sento. Ho paura delle persone, ho paura di relazionarmici.
In quella città vivono dei parenti lontani che ogni tanto mi invitano da loro: mi fanno tanto piacere, rievocano l'atmosfera della famiglia e mi fanno sentire a casa, ciononostante soffro tanto, perché mi rendo conto di quanto sia inetta a stare in compagnia. Parlo poco, sono chiusa, sembro ingenua e forse anche falsa. Inoltre, le ragazze che ho conosciuto tra coinquiline e compagne di corso sono intelligenti e simpatiche, e mi trovo pure a mio agio quando riesco ad accatastare in un angolo tutta la timidezza che mi pervade, ma generalmente quella che prevale è la sensazione di inadeguatezza. Provo quest'ansia anticipatoria e scriteriata che non mi sta lasciando passare notti tranquille. Non riesco a parlarne con nessuno. Mia madre vede che m'incupisco un po' quando capita l'argomento e pensa che sia perché sono troppo legata a lei, alla famiglia: cerca di incoraggiarmi facendomi ragionare sulla rapidità del tempo. Fingo di assecondare i suoi discorsi e di declinare i miei tormenti, ma l'ansia mi pulsa dentro e l'angoscia mi consuma pian piano, di nascosto da lei e da tutti. Il mio equilibrio psichico è compromesso, vorrei solo piangere e starmene qui dove sono, non mi sento ancora pronta per l'università, non mi sento in forma per affrontare il mondo, non mi sento in grado di affrontare le persone. Ogni tanto mi lascio tranquillizzare dall'idea che potrei mandare ogni piano all'aria e abbandonare tutto, restandomene nella mia città natale e arrangiandomi con qualcos'altro, ignorando completamente il fatto che il mio percorso universitario possa promettermi un buon futuro. Lo so che non è possibile e non è nemmeno giusto nei confronti della mia famiglia, che ogni giorno compie sacrifici per la mia felicità e serenità -felicità e serenità che sono solo buona a simulare, il che aggrava ulteriormente la situazione, poiché mi fa sentire costantemente in colpa... Non ho idea di come gestire la situazione, temo possa sfuggirmi di mano. Ho bisogno che l'ansia mi passi, non deve né ha il diritto divenire patologica! Mi sento disperata: il giorno della partenza avanza minacciosamente... Come potrei fare!? L'eventuale aiuto di psicologi e colleghi è naturalmente escluso. |
Re: Tornare fuori: ansia.
Ti capisco fin troppo bene... alcuni miei amici si sono allontanati da casa per motivi di studio, esercito ecc.
Spesso io mi chiedo come facciano, e a volte mi chiedo come una mente "normale" percepisca un evento di questo tipo, se dentro di loro provano ansia, timore, disagio, o se per le persone senza particolari problemi psicologici sia tutto rose e fiori. Comprendo perfettamente ciò che scrivi, il solo pensiero di allontanarmi dalla mia città natale, dai luoghi a cui sono legato, dalla mia routine, dalla mia famiglia e dagli amici mi crea un' angoscia impossibile da spiegare a parole... |
Re: Tornare fuori: ansia.
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Re: Tornare fuori: ansia.
Io non sono sociofobico, ma sono pieno di fissazioni, manie e paranoie, a tal punto che sono arrivato spesso a pensare di essere nello spettro autistico...
Se dovessi vivere in una casa con altre persone, che non siano familiari, credo che il malessere mi farebbe uscire di testa entro breve tempo. Sono una persona che ha bisogno dei suoi spazi, della sua routine, e le fissazioni, manie e fobie che mi pervadono renderebbero straziante vivere in un contesto del genere, pensa che anche il solo mangiare in compagnia di altri mi crea un certo disagio. Per il resto quando sono a mio agio, sono nel mio ambiente, e mi trovo a dover interagire con altri, riesco a fingere una normalità e un' estroversione che non mi appartengono, è una specie di maschera che ho sviluppato nel corso di tanti anni e con grande fatica. |
Re: Tornare fuori: ansia.
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