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allontanare_il_pensiero 06-05-2005 13:03

Socialfobico.
 
Ciao a tutti,
la mia condizione di disagio è veramente inestinguibile.
Nel preciso momento in cui parlo di fobia sociale, mi affaccio a tutti i contesti nei quali riscontro malessere, famiglia esclusa.
Apro la mia vita, parlandovi di quello che mi accadeva solo un anno fa, e durava da diversi anni. Avevo crisi di panico, in situazioni nelle quali dovevo mangiare con altri individui, prevalentemente persone che non conoscevo. Da qui erano poi sorti i ben noti meccanismi difensivi dell'individuo (rifiuto l'invito, non vado a quella festa, ecc). Sceglievo di accettare o non accettare degli incontri in funzione di questo evento discriminante. Stavo male, rigettavo. Con il passare degli anni ho imparato a riconoscere in tempo il disagio crescente e quindi a trovare le adeguate vie di fuga per estinguerlo.
Poi, attraverso l'avvicinamento autonomo alla P.N.L., focalizzata sulla risoluzione di quel problema, sono riuscito a estinguerlo. Mi sentivo bene! Ma una minaccia di portata maggiore si stava delineando.
Ho cominciato a scoprire forme di imbarazzo apparentemente ridicole, ma che in realtà cominciavano ad addensarsi in una enorme nube. Cambia la mia situazione. Sul piano dell'affermazione professionale non ho problemi. Ho un lavoro di responsabilità, conosco il significato della parola autonomia e non ho problemi di remunerazione. Il tipo di lavoro che svolgo mi costringe a isolarmi, per cercare la giusta concentrazione. Sono un perfezionista e questo m'impone di guardare sempre al buon esito di ogni cosa che produco. C'è qualcosa che non torna. Avverto che le altre persone mi deridono. Ma sì, sarà qualche malignità. Il pettegolezzo d'ufficio è quello che esiste un po' ovunque. Ma un momento... mi sembra di avvertire un'ostilità nei miei confronti. Non si tratta di mobbing. Ma ci sono alcune persone che vogliono deridermi. Li sento bisbigliare e poi ridere. Non ho mai avuto grande stima nei confronti di queste persone, ma nonostante ci sia questo parziale disinteresse, esso si rende acceso nel momento in cui avverto che una derisione mi sta rendendo protagonista. Come faccio a capirlo? Beh, intuisco la direzione degli sguardi, cerco di cogliere quello che viene solo sussurrato. Non ne ho la certezza, ma dentro di me trovo tutto il necessario convincimento. Cresce un malessere diffuso, un malessere che mi porta a vedere l'uscita dall'ufficio come un obiettivo.
Il malessere nasce alla mattina, ancora prima di uscire di casa, quando inizio a pensare ai primi problemi d'ufficio. Sento che inizierà una nuova giornata all'insegna della derisione. Parli al telefono e senti partire una risatina sommessa, parli con loro e ti accorgi di non essere molto apprezzato. Mi è venuto spontaneo a un certo punto chiedermi se si trattasse d'invidia. Forse, ma sembra non valere per tutti i soggetti coinvolti. Ci sono anche altre forme di disagio, ma preferisco non parlarne.
In certe situazioni raggiungo il diapason del malessere. Vorrei licenziarmi subito, sparire da questo luogo di lavoro. Sto male. Vivo con un disagio costante. Perché la gente si nutre di apparenze e di un passaparola idiota per cercare di conoscermi?

spinner 06-05-2005 13:40

beh,io ho sempre pensato che le persone hanno altro da fare che deriderci.che una persona può essere derisa per un po',ma prima o poi si stancheranno di farlo e troveranno altri obiettivi.è naturale,deridere la stessa persona per molto tempo finisce con l'essere noioso.a volte le persone si coalizzano e deridono qualcuno solo per sentirsi un gruppo affiatato.il fatto di avere un unico obiettivo di derisione può farli sentire vicini.e ciò senza appurare l'effetto che sortiscono sull'oggetto della derisione.effetto che è purtroppo dilatato se colpisce un soggetto "socialfobico".tutto quello che posso dirti,quindi è :
1)che se ti deridono non è,o non è tanto,per quello che fai,dici o sei,ma perchè si sentono uniti deridendoti.purtroppo hanno scelto te come coagulante.
2)che prima o poi si stancheranno di farlo e probabilmente il loro oggetto di derisione cambierà.
questo è ovviamente solo il mio parere.
se posso darti un consiglio non affrontarli chedendogli perchè ti deridono.saresti ancor + oggetto di derisione.
aspetta solo e continua a fare il tuo lavoro cercando di eccellere in esso.
auguri per tutto.
spinner

Anonymous-User 06-05-2005 14:39

potrebbe essere una proiezione, cioè la gente in genere può ridere più o meno di tutti, non solo di te. Il fatto che tu "senti", sottolineo senti perchè è una tua sensazione, in modo amplificato questa cosa, potrebbe indicare una tua convinzione interiore, della quale adesso non saprei dire di più

06-05-2005 14:42

ciao amico... secondo a volte capita che le persone ci prendano in giro.. cioè ridano di noi... ma a volte puo' essere la nostra mente che si fissa...!!!!! e vediamo tutti quelli che ci circondano migliori di noi!!!!!

l'unico rimedio è vivere... cercando di pensare che al mondo siamo in tanti e ognuno ha i propri problemi...!
siamo tutti uguali!

allontanare_il_pensiero 06-05-2005 14:45

riflessione
 
Apprezzo molto il suggerimento di spinner.
Sai cos'è la cosa che m'infastidisce? E' che proprio la gente che deride trascura i propri problemi personali. In sostanza guarda la pagliuzza nell'occhio altrui, ma non la trave...

06-05-2005 14:49

cerca di dire il massimo... il resto non conta...

troverai sempre il cretino che è pronto a criticarti..... cerca di essere migliore di lui.. ignoralo!

allontanare_il_pensiero 06-05-2005 14:49

Non esattamente quello che avverto senna.
Spesso non considero gli altri come migliori di me.

E' come se evidenziassi all'interno dei rapporti interpersonali questa cosa.
Da parte mia ho spesso poca stima delle altre persone ma un elevato rispetto. Verso di me invece avverto il contrario: le persone hanno una stima tendenzialmente elevata ma uno scarso rispetto.

06-05-2005 15:11

La tua è una solo una sensazione o hai delle prove concreti e reali per credere che l'oggetto dei loro sussurri e risatine sia proprio tu?

Cmq negli ambienti di lavoro non si può pretendere di coltivare dei veri rapporti di amicizia, specie se si è in competizione con gli altri. Il fatto di dover lavorare in autonomia e non in collaborazione con questi tuoi colleghi ti avvantaggia, perché puoi permetterti anche di fregartene dei loro giudizi. Concentrati sul lavoro e fregatene di loro, tanto è impossibile non essere comunque giudicati dagli altri.

allontanare_il_pensiero 06-05-2005 15:16

Il mio parere
 
E' da un solo giorno che utilizzo questo forum.
In linea di massima mi sembra che vada abbastanza bene.
Allora, rileggendo un po' tutti gli interventi:
- l'area OT è già presente;
- in effetti sarebbe meglio pensare di avere un moderatore (che faccia un po' i turni).
- un controllo sui post

:)

allontanare_il_pensiero 06-05-2005 15:19

Ops...scusate, dovevo rispondere a un altro post.
Sì puoi fregartene, ma fino a un certo punto insider.
Se hai la sensazione che hai intorno persone che ti giudicano negativamente la tua vita può apparirti solamente impossibile.

06-05-2005 15:37

Sì ma ripeto, le tue sono solo senzazioni/paranoie o hai motivi reali di pensare quello che pensi? Per quale motivo dovrebbero avercela con te? Non penso che l'invidia porti delle persone mature (o che si presume tali) a coalizzarsi tutti contro di te. A quale scopo?
Se sono sensazioni prova (se riesci) a verificare se sono effettivamente tali. Questo penso lo si possa capire semplicemente parlandoci. Poi voglio dire le alternative non sono molte, bisogna cercare pur sopravvivere anche in ambienti ostili.

allontanare_il_pensiero 06-05-2005 16:06

Avere la certezza? Su alcune cose sì.
Il fatto è che ciò che loro individuano come motivo di derisione non ha alcun fondamento. Però mi ferisce ugualmente.

spinner 06-05-2005 23:57

x
 
mi spiace insider ma non sono daccordo.non credo che "allontanare_il_pensiero" sia così sprovveduto da vedere quello che non c'è.è possibile che lo amplifichi,questo si.ma comunque se sente di essere deriso sarà così.inutile fare tutti gli psicologi e dirgli che sono sue paranoie.non credo sia così.semplicemente spesso le persone sanno essere molto cattive.magari inconsapevolmente.in effetti ha ragione anche sul fatto che spesso gli altri vedono lapagliuzza nel tuo occhio ma non la trave nel loro(come diceva un grande insegnante di vita di nome Gesù).

FunkyGallo 07-05-2005 01:19


07-05-2005 09:14

Ma non c'è bisogno di arrabbiarsi tantomeno di preoccuparsi di dispiacermi. Lo consigliavo solo di verificare visto che parlava di "sensazioni" di cose "sussurrate ma non sentite". Un conto è avere l'impressione di una cosa un conto è avere la certezza. Nessuno qui è uno psicologo e non credo tu sappia le sue cose tanto meglio di me. Faccio domande per capire, tutto qui. Nessuno ha scritto che è un paranoico.
Partendo dal presupposto che sia effettivamente malgiudicato o che abbia motivi validi per pensarlo, credo che comunque dovrebbe cercare di non farsi condizionare così tanto dai loro giudizi, specie se non fanno centro. La gente giudica e giudicherà sempre. Troverà sempre da ridire per quello che hai fatto o non hai fatto, che hai detto o non hai detto, per come sei o non sei...In tutti i posti di lavoro esistono invidie, rivalità, non si può pretendere che i rapporti di lavoro siano come veri rapporti di amicizia, dove c'è stima, affetto, almeno non con tutti. Nel posto dove lavoro io la mia collega s'è fatta trasferire perché non ne poteva più. Abbiamo dei colleghi che neanche ci salutavano. Lei si dispiaceva e se la prendeva, io sinceramente me ne frego. I loro eventuali giudizi che non conosco, non incidono né sulla mia autostima né sulla mia prestazione quindi non vedo perché dovrei preoccuparmene. Alle situazioni negative bisogna comunque cercare di reagire in modo positivo, altrimenti è la fine.

spinner 07-05-2005 13:21

funky vacci piano col parlare di paranoia se non conosci le situazioni.

andrea564298 07-05-2005 21:20

Re: Socialfobico.
 
Quote:

Originariamente inviata da allontanare_il_pensiero
Ciao a tutti,
la mia condizione di disagio è veramente inestinguibile.
Nel preciso momento in cui parlo di fobia sociale, mi affaccio a tutti i contesti nei quali riscontro malessere, famiglia esclusa.
Apro la mia vita, parlandovi di quello che mi accadeva solo un anno fa, e durava da diversi anni. Avevo crisi di panico, in situazioni nelle quali dovevo mangiare con altri individui, prevalentemente persone che non conoscevo. Da qui erano poi sorti i ben noti meccanismi difensivi dell'individuo (rifiuto l'invito, non vado a quella festa, ecc). Sceglievo di accettare o non accettare degli incontri in funzione di questo evento discriminante. Stavo male, rigettavo. Con il passare degli anni ho imparato a riconoscere in tempo il disagio crescente e quindi a trovare le adeguate vie di fuga per estinguerlo.
Poi, attraverso l'avvicinamento autonomo alla P.N.L., focalizzata sulla risoluzione di quel problema, sono riuscito a estinguerlo. Mi sentivo bene! Ma una minaccia di portata maggiore si stava delineando.
Ho cominciato a scoprire forme di imbarazzo apparentemente ridicole, ma che in realtà cominciavano ad addensarsi in una enorme nube. Cambia la mia situazione. Sul piano dell'affermazione professionale non ho problemi. Ho un lavoro di responsabilità, conosco il significato della parola autonomia e non ho problemi di remunerazione. Il tipo di lavoro che svolgo mi costringe a isolarmi, per cercare la giusta concentrazione. Sono un perfezionista e questo m'impone di guardare sempre al buon esito di ogni cosa che produco. C'è qualcosa che non torna. Avverto che le altre persone mi deridono. Ma sì, sarà qualche malignità. Il pettegolezzo d'ufficio è quello che esiste un po' ovunque. Ma un momento... mi sembra di avvertire un'ostilità nei miei confronti. Non si tratta di mobbing. Ma ci sono alcune persone che vogliono deridermi. Li sento bisbigliare e poi ridere. Non ho mai avuto grande stima nei confronti di queste persone, ma nonostante ci sia questo parziale disinteresse, esso si rende acceso nel momento in cui avverto che una derisione mi sta rendendo protagonista. Come faccio a capirlo? Beh, intuisco la direzione degli sguardi, cerco di cogliere quello che viene solo sussurrato. Non ne ho la certezza, ma dentro di me trovo tutto il necessario convincimento. Cresce un malessere diffuso, un malessere che mi porta a vedere l'uscita dall'ufficio come un obiettivo.
Il malessere nasce alla mattina, ancora prima di uscire di casa, quando inizio a pensare ai primi problemi d'ufficio. Sento che inizierà una nuova giornata all'insegna della derisione. Parli al telefono e senti partire una risatina sommessa, parli con loro e ti accorgi di non essere molto apprezzato. Mi è venuto spontaneo a un certo punto chiedermi se si trattasse d'invidia. Forse, ma sembra non valere per tutti i soggetti coinvolti. Ci sono anche altre forme di disagio, ma preferisco non parlarne.
In certe situazioni raggiungo il diapason del malessere. Vorrei licenziarmi subito, sparire da questo luogo di lavoro. Sto male. Vivo con un disagio costante. Perché la gente si nutre di apparenze e di un passaparola idiota per cercare di conoscermi?


Io credo che in fin dei conti la tua presenza è "integrale" (non sò se si dice così - fai parte di un gruppo di persone) e già questo è molto, la derisione ben venga, stai facendo del bene a quelle persone e non te ne rendi conto (ridere fa bene!)

Io quando andavo a lavoro (esp. con call center) mi sentivo all'inizio osservato poi non riuscendo ad integrarmi mi sono reso conto che creavo imbarazzo agli altri e disturbavo con la mia presenza quel feeling di gruppo che normalmente si instaura;

cmq capisco che è difficle - in bocca al lupo :wink:

Anonymous-User 07-05-2005 22:45

Leggendo questo post mi e' ritornato in mente il periodo in cui andavo a scuola: non sono una paranoica e non lo sono mai stata,riesco perfettamente ad accorgermi quando qualcuno ride di me o no,e' qualcosa che ho d'istintivo,fino ad ora le mie sensazioni non mi hanno mai tradita...lo stesso credo sia anche per "allontanare il pensiero",in fondo per tutti e' cosi'...da quando ho finito poi la scuola sono notevolmente diminuiti i casi di derisione nei miei confronti,anche perche' ho avuto modo di fare piu' esperienze,acquistare piu' sicurezza,il che si e' riflettuto poi anche sull'autostima,e sul fatto che sono diventata piu' disinvolta anche nei rapporti con gli sconosciuti che normalmente si incontrano(commesse nei negozi,ad es.,che fino a qualche anno fa ridevano per come ero impacciata,ecc..ecc..),,,ora ho trovato un gruppo di amici che davvero mi vuole bene e mi rispetta per come sono,se un domani fossero cosi' i miei colleghi di lavoro,non mi mancherebbe davvero nulla...tuttavia non mancano i casi isolati di derisione,infatti proprio ieri alla patente mentre aspettavo di fare la visita medica ho avuto la sensazione che un gruppetto di ragazze stesse ridendo di me,anche se le ho ignorate benissimo,cosi' poco dopo mentre tornavo un attimo a casa anche una mia vicina di casa mentre era in macchina con il marito,il figlio e la nuora mi hanno vista passare e sono scesi ridendo(guarda caso proprio quando passavo io iniziavano a raccontarsi barzellette...) e un mese fa alla posta l'impiegata che mi conosce ha riso per tutto il tempo con le sue colleghe e per quanto cercava di far finta di nulla si vedeva benissimo...eppure,dico io,non sono affatto brutta,anzi mi fanno tantissimi complimenti,vesto bene,chissa'

Anonymous-User 08-05-2005 15:50

...chissa' cosa gli passera' mai per la testa a questa gente...se c'e' una cosa che comunque piano piano ho imparato a fare e' fregarmene altamente,anche se devo dire che mi manda in bestia quando non c'e' un motivo apparente...mi chiedo ma che ho di strano in questo momento,inizio a guardarmi il pantalone o la gonna che indosso,mi specchio per guardarmi il trucco,gli orecchini,qualsiasi cosa e mi chiedo cosa ci sia che non va...e il piu' delle volte,non trovando nulla fuori posto mi innervosisco ancora di piu' se avessi trovato qualcosa che non va...e qui inizio a chiedermi:ma allora sono proprio sbagliata io,gli altri lo percepiscono cosi',senza un motivo apparente,l'aspetto fisico addirittura non conta piu' nulla...chissa'...cmq ripeto,sono casi isolati,non mi capita quasi per niente,ma quando succede per quanto sappia fare finta di niente alla grande veramente ci rimango male,ad esempio nel caso della vicina di casa,che e' successo venerdi',sono stata nervosa per due o tre ore di seguito anche perche' era una persona dalla quale non me lo sarei mai aspettato,quando ci vediamo sul terrazzo e' normalissima,mi saluta sempre,probabilmente lo ha fatto sentendosi forte della presenza di altre persone e questo significa che lo fara' di sicuro dietro le spalle...non sono paranoica,ho visto benissimo,una persona non incomincia a ridere di punto in bianco appena ti vede,a meno che non abbia problemi suoi psicologici...

allontanare_il_pensiero 09-05-2005 12:33

Buongiorno e buon inizio settimana!
 
Vi ringrazio per tutti i commenti espressi.
Voi non sapete come siete preziosi per me in questo momento.
Al di là del fatto che voi non siate degli psicologi, mi state offrendo molteplici spunti di riflessione.
E proprio di questa riflessione vorrei parlarvi. Attualmente sto leggendo un libro "La paura degli altri" di Marshall, un libro che ritengo possa essere uno spunto d'indagine sulla fobia sociale in tutte le sue manifestazioni. La domanda che ora voglio farvi è la seguente. Io ritengo in questi mesi di aver accresciuto la mia consapevolezza relativamente ai miei disturbi, che coinvolgono la sfera psicologica, quella fisica e infine quella comportamentale. Ma questa consapevolezza può essere nociva? Il pericolo non potrebbe essere quello di spingersi in una autoanalisi troppo spinta che favorirebbe soltanto l'intensificazione del malessere?
Apro così un paragone rispetto a uno stato di ignoranza. Vale a dire: sono consapevole del disturbo (perché lo avverto) ma non ho informazioni a riguardo, non lo conosco. Quanto malessere c'è rispetto a questo stato?
Quale delle due situazioni è preferibile secondo voi?


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