parere interessante
 

Un originale punto di vista di un quarantenne realizzato che vive in Germania su tematiche correlate al ns forum

http://www.wolfstep.cc/post/hokikomori/

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Uriel pecca di eccessivo ricorso all'universalizzazione di un caso particolare, sempre detto.
Per questo poi una settimana dopo piglia a dire il contrario di ciò di cui era convinto una settimana prima.

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Esiste anche la violenza domestica ed il cyberbullismo, quindi rintanarsi non è sempre la soluzione adatta per sfuggire da queste ingiustizie. Per il resto è un articolo che merita di essere letto...

Questa però non è così, non per tutti.
Il mio mi ha detto di non stare chiusa in casa dato che alcuni miei problemi nascono da lì.

Punta troppo sulla etichetta di sanità mentale e non si pone la questione che se uno sta veramente male e vuole rimuovere questi disturbi, ci va da solo, in fretta e furia dallo psichiatra. Non è che uno in quello stato smette di fare gli incubi sentendosi dire che è sano, ma se lo deve sentire da solo.

Eh, questo credo sia tristemente vero in certi casi...

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Comunque ha visto giusto.
Per la psichiatria è malato chi non si adatta all'ambiente, cerca di cambiarlo e non riuscendoci sclera.
Infatti le terapie alla fine sono tutte incentrate all'accettazione della realtà così come è.
Chi è malato di mente?
Il bambino che in un ambiente mafioso diventa boss o quello che da grande si suicida perché gli hanno bruciato per l'ennesima volta il negozio?

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Resta il fatto che l'hikikomori, una volta maggiorenne, se continua a condurre la sua vita senza cercare alternative (che esistono) qualche problema comunque ce l'ha.

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Bah.

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Già. Poi c'è pure quello che si fa giustizia da solo...

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Mai letta una stronzata peggiore

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Il blogger non è preparato: non tutti gli psichiatri la pensavano come dice lui: l'antipsichiatria, che annoverava tra i suoi sostenitori molti psichiatri, come Basaglia e Szaz, ipotizzava proprio che [semplifico] il disturbo mentale fosse la reazione ad una società malata.

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Si torna lì: chi è che sta male se non riesce a trovare il suo posto nel mondo? Il soggetto o l'ambiente esterno (gli altri)?

Se anche si volesse dire che si cambia l'ambientr esterno, può il soggetto problematico, da solo, cambiare l'esterno? O ha più margine di azione su se stesso? Questo non vuol dire conformarsi.

Messa come dice lui, poi, sembra che esci di casa e ti becchi bande di bulli, stupratori, criminali......ma dove? Nemmeno a Firenze ste cose......

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Barclay, il blogger è un informatico anarchico flippato che deve far pagare al mondo il fatto di avecela dovuto fare da solo. Prende una tesi e ci ricama su conseguenze su conseguenze, senza mai badare alla letteratura su un particolare argomento, fino a quando non ci tira fuori un nemico contro cui si resiste più o meno consapevolmente o una massa di imbecilli che si sono consegnati a tale nemico senza accorgersene.

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Per dire che se uno se lo vuole leggere deve aver presente che non parla del mondo, ma solamente di un sistema di rapporti assoluti che si svolge nella sua testa.
Tanto può andar bene, tanto può andar male.
Quando ci sono dei dati, va meglio. Quando si tratta ad esempio di temi morali, gli basta formalizzare il worst case scenario; e poi vengono fuori cose come la metropoli disumana che dissemina di figli assassini le sue strade.

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E meno male che questo tizio accusa altri di non avere contatto con la realtà.
Mica ha del tutto torto, ma non ha senso della misura, ed il senso della misura separa l' opinione condivisibile dalla stronzata sensazionalistica.

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Beh, un articolo deve necessariamente semplificare. Anche in non pochi scritti a tema antipsichiatrico si fa riferimento alla 'psichiatria', senza fare distinguo. Quanti ce ne sono poi, oggi, di operatori che mantengono un orientamento critico?

Per negare un estremo, affermi l'altro. Che le persone che mostrano un malessere abbiano problemi propri da risolvere, non significa che l'ambiente esterno sia il migliore possibile, e dunque non criticabile. Di fatto, a meno di non nascere con la camicia, crescere nel nostro mondo e' piuttosto difficile.