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alienarmy 08-04-2015 04:25

Re: La fatica di vivere
 
quando riesco a dormire il primo pensiero e' domani chi me la da la forza
per andare avanti , e poi mi alzo vado a lavoro e conto le ore dal primo
bicchiere e poi un altro un altro e un altro per me e' cosi che va
non mi fa ne paura io sono questo lo scelto ?? non lo so..

Allocco 08-04-2015 09:42

Re: La fatica di vivere
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 1489347)
Se delle persone avessero [...]

Insomma non è che si risolve il problema così, si afferma solo "adattati alle cose e alle proporzioni tra spesa e guadagno così come sono, perché resteranno inalterate queste proporzioni, e non rompere più i coglioni, se vuoi guadagnare di più investi di più...". Ma si dica questo direttamente, senza tutti questi giri di parole, facciamo prima.
Per me perciò i conti non tornano e nemmeno riconosco delle soluzioni come soluzioni di certi problemi economici (e qua io non mi riferisco semplicemente ai soldi), per me si ignorano soltanto i vincoli da soddisfare per risolverli davvero questi problemi.

Non so se ti riferisci a ciò che ho scritto io (nel qual caso rileggi, non hai capito bene.), ma del resto o ho letto male io il thread o effettivamente nessuno ha scritto qualcosa del genere ("adattati e bla bla").

Ciò che non torna è che si cerca di spiegare che la propria condizione non è definitiva e insuperabile?
Ok XL, il problema è insuperabile. Andiamo avanti così.
La fatica di vivere la superiamo comprendendo i vincoli da soddisfare per risolvere i problemi che la causano, ok, molto chiaro e fattibile.

(e con questo esco ufficialmente dal thread.)

Allocco 09-04-2015 10:46

Re: La fatica di vivere
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 1489659)
Leggi bene ...

Derogo al mio addio al topic per chiarire: avevo capito il tuo discorso.
Giustissimo, ma troppo teorico e privo di sbocchi risolutivi. Se uno ha un problema ORA come deve fare?

Se sono alto 1.90 e devo passare per una porta alta la metà?
Stare a guardarla sperando che si alzi è il comportamento che attua il mio cane quando osserva il biscotto sperando che cada da solo dal tavolo.

Franz86 10-04-2015 14:53

Re: La fatica di vivere
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 1488402)
Il malessere raramente dipende dal riso in bianco, tant'è che ci sono non poche persone di successo che cambiano continuamente pietanza (il sesso, il denaro, l'amore, il cibo, le macchine, la spiritualità, ecc.) e continuano ad essere infelici. Non che siano carenze del tutto insignificanti (a parte le macchine :mrgreen:), ma è evidente che non sono il problema.
Il secondo metodo (cambiare cucina) è un palliativo, seppure.

Possiamo chiudere la questione dicendo che siamo ciò che facciamo, e facciamo ciò che siamo.
:mrgreen:
Quote:

Originariamente inviata da Allocco (Messaggio 1488918)
Il secondo da solo o non l'ho capito, o non ha senso; perché se puoi cambiare pietanza il problema del mangiare sempre riso non sussiste. Se hai il problema del riso è perché hai solo quello credo, no?

Personalmente non credo, le scelte ci sono sempre: certo che per ogni scelta c'è da pagare un prezzo.
Cambiare radicalmente rispetto al riso in bianco si può, bisogna vedere quanto però si è disposti a mettere in gioco ( riguardo all' idea di se stessi e sul proprio concetto di "vita" in generale ).
Quote:

Se mangi solo riso perché solo quello hai senza possibilità di recuperare altro fai quel che puoi per renderlo più buono, o semplicemente diverso ogni volta (basta ad esempio variare la quantità di acqua per renderlo di consistenza diversa - costo 0 - o usare spezie - costo relativo); puoi mangiarlo in modi diversi (forchetta, cucchiaio, bacchette, mani, pestato, frullato ecc..) eccetera eccetera, l'unico limite è "la fatica di vivere".
Ma se l'impegno iniziale è tendente allo zero (es. mettere meno acqua nella pentola) la fatica si può superare anche se depressi. E poi dai piccoli progressi ricavi nuova ispirazione per avere un riso sempre migliore.
Sì e no: cioè, in fin dei conti rimane sempre il solito riso, e se si parte con questo pensiero ( disfunzionale? ), si uccide la motivazione in partenza.

La ricetta ( per restare in ambito culinario :mrgreen: ) della felicità/soddisfazione/entusiasmo deriva dal bilancio tra energie spese e energie ( di altro tipo ) che si incamerano conseguentemente allo sforzo.

Se spendo 1 per fare qualcosa, se ricavo 1+n sono motivato a rifarla, se ricavo 1 posso tollerarlo, se invece ricavo 1-n perdo progressivamente voglia di farla.
Tu dici che sforzandosi per ottenere un 1+ un "n" molto piccolo piano piano si migliora... secondo me no, dal momento che quando si arriva a questi ragionamenti si è già sprofondati in una fossa, e per uscirne non basta più un passettino alla volta, servono proprio dei salti ...

Comunque grazie a voi Angus e Allocco per gli spunti. ;)

cancellato15851 10-04-2015 18:44

Re: La fatica di vivere
 
E' un ingranaggio che ci spezza osso per osso, nessuno può salvarsi


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