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bardamu 26-01-2008 12:55

Kublai Kan
 
Quote:

Chiese a Marco Kublai: - Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi...
...Già il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.
Dice: Tutto è inutile, se l'ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo: - L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
E' il modo in cui vedo la realtà, è la speranza che mi fa andare avanti, imparare a distinguere e separare l'inferno dal non inferno. Sapere che per quanto le persone cerchino di far marcire tutto e trascinarti con loro, esisteranno sempre angoli di Eden per i quali lottare e sui quali erigere la propria città invisibile. Perciò voglio dire a tutti voi: anche se finora avete conosciuto solo fiamme eterne e una pena ininterrotta, sappiate che non tutto è malvagio e corrotto e il paradiso c'è, ed è fatto di cose sparpagliate e sporche, da raccogliere per terra e ripulire. E' nel pagliaio, nell'oceano e nella sabbia e cercarlo può far bruciare, soffocare, annegare. Ma rinunciare a trovarlo significa dannare un po' di più il mondo.

Jolly_joker 26-01-2008 13:23

Re: Kublai Kan
 
Quote:

Originariamente inviata da bardamu
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Precisamente, o quasi, quel che anch'io, spesso, ho ipotizzato...
Si suol pensare che, dopo la morte, ci attendano paradiso ed inferno.
E se...questo fosse l'inferno?
Certo lo è per me (...anche se non dubito ci sia di peggio...)...suppongo non lo sia affatto per molti altri.
Pensandoci...la mia potrebbe essere, semplicemente, una subconscia propensione al focalizzarmi su certe fantasie...al solo scopo di auto-consolarmi fornendomi, così, quel poco di forza in più...che mi permette di sopravvivere.
Spero solo che, cercar questa forza residua, abbia un senso...spesso mi chiedo: <<...ma chi me lo fa fare?>>.

Bye.

Mau 26-01-2008 13:26

bellissimo questo dialogo tra il kan e Marco Polo...anch'io sono convinto che in parte, l'inferno sia già sulla terra...


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