Re: senza parole
Sono convinta che il 24 enne non fosse consapevole di quello che stava per fare, voleva solo umiliare il 14 enne anche se deviessere stupido forte per non immaginare, a quasi 30 anni, le conseguenze di quel tipo di gesto. Detto questo la madre non dovrebbe difenderlo poichè, se anche il "gioco" è scappato di mano, resta il fatto che se se ne fosse rimasto in casa a guardare la tv tutto questo non sarebbe successo. Insomma, è partito comunque con l'intenzione di umiliare una persona solo perchè sovrappeso... se poi non voleva fargli quello che ha fatto comunque sapeva che avrebbe potuto rovinargli la vita. Questo non poteva ignorarlo. Lo impariamo a 3 anni che la presa in giro pesante sui difetti fisici ci può umiliare. Quindi voleva umiliare una persona ed è finito per quasi ammazzarla. Ok, non lo ha fatto apposta ma la prossima volta occupi il tempo in modo più intelligente. Evidentemente la mamma non gli ha insegnato per nulla a rispettare il prossimo. Ecco, l'aspetto più duro da accettare di tutta la storia è questo: la madre non dice che suo figlio è un idiota e lei se ne vergogna ma non voleva uccidere. Dice che era solo uno scherzo finito in tragedia, minimizza un fatto che è comunque molto grave. In ogni caso. A mio parere la madre dovrebbe stare vicino al figlio aiutandolo a capire dove ha sbagliato, non difendendolo davanti a tutti come ad intendere: "non c'è niente di male a ridicolizzare un obeso... state solo attenti che non vi scappi la mano". Comunque non è solo questa mamma a pensarla così che magari, più che il futuro del figlio, ha a cuore la reputazione della famiglia. Penso che si sottovalutino molto gli effetti del deridere le persone soprattutto in età adolescenziale e nell'infanzia. Insomma: il povero 14 enne ha avuto in dono dall'altro tizio 3 possibilità: 1. morire, 2. vivere rovinato nel fisico e nello spirito (come sarà ora se sopravvive), 3. vivere rovinato "solo" nello spirito (se lo avesse deriso senza infilargli il compressore lì). Vi sembra giusto? Allora il problema non è se voleva uccidere o no. Il problema è che voleva fare del male ad un altra persona senza nessun motivo. Voleva ferirlo, umiliarlo, magari renderlo un disadattato. E vi assicuro che di questo era consapevole. Possiamo non sapere quanto male facciamo infilando un compressore nel sedere di qualcuno, ma sappiamo dall'infanzia che dire: "ciccione" fa male. Lo diciamo apposta. Ma per la sua mamma se si fosse fermato lì non sarebbe stato niente di più di un gioco.
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