Re: il contesto culturale
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Re: il contesto culturale
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Re: il contesto culturale
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Finché non cambi modo di pensare non cambierai nemmeno la tua condizione, e finché sarai qui a teorizzare sull' immutabilità della tua realtà vorrà dire che non sei ancora pronto. Si continua a star male fino a quando non ci si satura davvero, e allora si comiciano a fare dei veri tentativi di cambiare. Che non implicano la formulazione di complessi impianti teorici. |
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E se per via delle tue caratteristiche non trovi ciò che cerchi (relazioni sentimentali presumo), puoi o cambiare tu o cambiare il cosiddetto ambiente che ti circonda o anche trovare una nicchia di spiriti affini...sono tutte soluzioni accomunate dall'impegno, dallo sforzo e forse anche al sacrificio ma non credere che coloro che hanno più di te, psicologicamente e relazionalmente parlando, l'abbiamo avuto per grazia ricevuta senza fare nulla. Forse sono persone meno fragili, meno suscettibili alle opinioni esterne, forse hanno avuto un'infanzia migliore...e con ciò? Vivere nella recriminazione conduce solo all'infelicità perenne. Anch'io avrei voluto nascere bello, alto e ricco ma ruminare sul perché ciò non è stato rappresenta soltanto un'autocondanna alla sofferenza interiore. E poi devo riconoscere che ho avuto tante altre cose in compenso, e posso ancora averne se mi libero dai miei schemi mentali autodistruttivi. Potevo nascere come un meninos de rua ad esempio, e invece sono qui comodamente sdraiato sul mio letto a scrivere sul computer... |
Re: il contesto culturale
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ma non capisco quali sarebbero quelle cose che dovresti fare 'per convincere una donna a stare con te' credo o forse mi illudo che ogni donna sia differente , se poi è un problema di salute mentale e cioè di depressione sono cose che si curano con la psicoterapia e gli psicofarmaci .. La timidezza non è una malattia ed anzi in una certa forma la trovo anche interessante , una persona timida è coem uno scrigno che non rivela il suo tesoro , in una donna poi è affascinante forse un po' meno in un uomo non sono d'accordo con @muttley su questo punto un timidi non deve affatto sforzarsi di cambiare perchè così broccala meglio è un errore a mio avviso , farebbe invece meglio a puntare sulla sua timidezza facendone un'arma anzichè un difetto |
Re: il contesto culturale
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Il punto è che continui a sostenere che questo contesto discrimini i timidi (o gli omosessuali) alla stregua del contesto che discriminò gli schiavi. Questo non è assolutamente vero. Qui è l'incomprensione e il tuo errore, secondo me. La nostra società non ha sistematicamente come scopo la segregazione e l'umiliazione dei timidi o degli omosessuali; né tanto meno appiccica sistematicamente l'etichetta di cattivo o inferiore al timido (o all'omosessuale), come invece sistematicamente avveniva nel dichiarare inferiore un negro! Ci sono sicuramente sfere della società in cui l'essere timido (o omosessuale) provoca una reazione negativa, come ci sono sfere e idee che circolano nella società che discriminano altre cose; ma appunto questi atteggiamenti non rappresentato la linea del contesto; infatti timidi e omosessuali non trovano limiti tendenti a limitare la loro specifica libertà (sono loro che se li pongono questi limiti!), in generale non è vietato a queste categorie la possibilità di realizzarsi; ci sono infatti persone di questo tipo che occupano posizioni importanti; non è obiettivo del contesto ostacolare i timidi, semmai è quello di selezionare e premiare, quando sono richieste, certe capacità. La società non ti chiede di non essere timido o omosessuale, ti chiede di essere efficiente in un ipotetico ruolo che può benissimo coesistere con la tua omosessualità e timidezza.. Non vedo come potrebbe essere diversamente poi: perché dovrei assumere uno che non dimostra sicurezza e che sembra aver paura anche solo se lo si guarda in faccia se posso scegliere un altro? Cioè, posso farlo, ma anche no. Questo vuol dire accanirsi contro di lui o esprimere una preferenza rispetto a certe capacità? E' selezione naturale; c'è un ambiente con delle caratteristiche che non ha come scopo l'accanimento e l'eliminazione di una specie di individui in particolare, ciò avviene come effetto collaterale, per una loro incapacità di adattarsi, ma quello di offrire ai meglio disposti, più spazio di manovra. Con ciò non voglio dire che bisogna sbattersene di chi ha difficoltà, ma solo che il contesto, così come la selezione naturale, non può che non avere questa forma: vengono premiati e favoriti i "migliori" i possessori di certe caratteristiche, non può non essere che così. Questo non è accanimento contro i timidi. Riesci a far convivere la tua timidezza con quello che si richiede al tuo ruolo nella società? Sì? Benone! No? E' un problema tuo, non del contesto. |
Re: il contesto culturale
Condivido in pieno ciò che ha scritto quantumgravity.
Aggiungo solo una riflessione: il senso di infelicità, insoddisfazione, non realizzazione e più in genere tutte quelle sensazioni che ci portano a mantenere costante la mancanza di serenità, sono tracce emotive impresse in noi fin dalla primissima infanzia, lascito di vissuti famigliari disfunzionali, opera di genitori incapaci (non necessariamente in malafede, anzi spesso il contrario) di trasmetterci quella pienezza interiore di cui avremmo avuto bisogno. Tutto ciò si fa poi sottofondo nella nostra vita psicoemotiva: non sappiamo con chi prendercela per il fatto di sentirci perennemente sofferenti, e naturalmente il capro espiatorio più comune sono gli altri e la società nel suo complesso, che sarà pure imperfetta ma lo stesso desiderio di mutamento radicale di essa è il frutto di un ragionamento massimalista: di sicuro non si cambia nell'arco di una vita e, qualora fossimo riusciti a cambiarla, siamo sicuri che il senso di insoddisfazione svanirebbe? Bisogna prendere atto di un aspetto fondamentale della vita: il nostro vivere emotivo è qualcosa di appreso e come tale va cambiato, specie quando ci impedisce di stare bene. |
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In più, su un piano non legislativo ma di fatto, omosessuali e timidi/fobici si trovano a dover combattere contro tutta una serie di pregiudizi e stereotipi dominanti e diffusi presso larghi strati della popolazione che li penalizzano a vario titolo in diversi ambiti sociali. E non si tratta sempre di ostacoli così marginali o in ambiti poco rilevanti come vorresti far intendere tu. Quote:
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Attenzione, poi, a chiamare in causa la "selezione naturale" per giustificare la precedenza da accordare a determinate categorie della popolazione: nella storia ci sono pessimi esempi di cosa può produrre una tale concezione... Non è poi casuale, in quest'ottica, la conclusione non può essere che così, che richiama a princìpi superiori, all'ineluttabilità della prevaricazione degli uni sugli altri, una versione aggiornata del Deus vult di epoca medievale. Quote:
E a rigore, in una società degna di essere chiamata tale, "è un problema tuo" non esiste come concetto. |
Re: il contesto culturale
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Fortunatamente ci sono alcune donne che non danno per scontate queste condizioni, come invece fanno le altre (e anche tanti altri uomini, si tratta di pregiudizi purtroppo diffusissimi). |
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Alcune contestazioni che muovi sono legittime, altre meno. Ma so come vanno queste discussioni, è un continuo botta e risposta infinito; ognuno vede quello che vuole vedere, si concentra su un aspetto piuttosto che un altro e lo pone al centro del problema; probabilmente ho fatto così anche io. Mi ritiro con la consapevolezza che potrei aver scritto anche fesserie |
Re: il contesto culturale
Dio perdona, Winston no. (semicit.) :sisi:
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a parte forse il 'lamentoso' , sono il tipo che sopporta con virile silenzio ... |
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quando alla second a parte del tuo discorso quelli che hanno erezioni con un uomo si chiamano gay o al limite bisessuali e nessuno ti obbliga a ciò |
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faccia sacrifici a stare in mezzo alla gente , ad avere degli amici ? un sociofobico non è altro che una persona che sta male psicologicamente l'uomo è di natura socievole , naturalmente non sono tutte rose e fiori ma se così non fosse non si capirebbe perchè si formino comitive di amici perchè la gente si incontra , fa amicizia si sposa etc... evidentemente trovano piacere a farlo :) |
Re: il contesto culturale
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hai messo l'accento su un problemone tipico di noi fobici mi pare un progresso per questo forum ... |
Re: il contesto culturale
Beh ma è fuor di dubbio.. senza andare a parlare di cose come medioevo ed epoche passate.. già solo in oriente una persona estroversa è vista più male che bene. Cioè.. estroversione è quasi sinonimo di maleducazione / cafonaggine. D'altronde... è anche naturale.
Quando l'estroversione è un volersi mettere in mostra, un essere "sopra le righe" come spesso è da noi, è vista come maleducazione quasi ovunque. Probabilmente, in realtà, è vista come maleducazione anche da noi in contesti in cui ci sono persone pensanti ed equilibrate e non "di parte". Forse in questo forum un pochino c'è un culto per l'estroversione... ma è assolutamente facilmente spiegabile. Non è altro che l'espressione dell'odio per ciò che si è.. che si mostra nel culto per tutto ciò che è all'estremo opposto. Un ragionamento umano assolutamente prevedibile. Ed ecco spiegato perchè tendono a venerare e vedere come positivo l'estremo opposto non accorgendosi che entrambi gli estremi sono da evitare. Infatti ironicamente fra persone al di fuori di questo contesto si parla molto peggio delle persone estroverse. Come è normale che sia. Insomma ,per schematizzare, se entra uno tiene un atteggiamento sopra le righe: In questo contesto, sotto sotto, diverse persone pensano "vorrei essere come lui / ha buone social skills " e dio solo sa cos'altro... Viceversa le persone normali ,che non disprezzano e non rifuggono da ciò che sono, giudicheranno quella persona semplicemente un idiota (che effettivamente è) e non ci vedranno nulla di invidiabile. |
Re: il contesto culturale
Forse potrei trovarmi bene in una società alla "Demolition Man". Tutti educati, tranquilli e rispettosi delle regole. Indossi un casco e fai sesso virtuale.
Ci sarebbe il problema bagno, le tre conchigliette non è che mi ispirino molta fiducia. |
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