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Quasi un'apologia alla competizion
Un giapponese e un inglese sono nel mezzo della savana africana, quando ad un certo punto la loro jeep tira le cuoia. Decidono quindi di avventurarsi a piedi verso il villaggio più vicino.
Durante il percorso tuttavia, sentono il ruggito di un leone. Lo vedono. Capiscono che li ha puntati. Il giapponese tira fuori velocemente dalla sua sacca un paio di nike sgargianti. L'inglese gli fa "non spererai mica di correre più veloce del leone... con quelle?" E di rimando, il giapponese risponde "no, non essere assurdo: mi accontento di correre più veloce di te :D " Più volte su questo forum ho criticato l'eccessiva importanza che si dà alla competizione nella nostra società, e nello stesso tempo ho criticato l'eccessiva critica nei confronti della competizione, che è una forza positiva se non esasperata. Ma ora voglio provare a cambiare la prospettiva di analisi. Purtroppo, il potenziale che ciascuno di noi possiede per cambiare la società è molto basso. Possiamo impegnarci e dobbiamo farlo, ma è un percorso lungo. Nel frattempo la società attuale tende a premiare in maniera sporporzionata chi eccelle in un dato gruppo. Ciò è ingiusto e scarsamente meritocratico, ma è lo status quo. Non potremmo sfruttare questa caratteristica, cercando un gruppo dove eccellere? |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
La competizione mi ha rovinato.
Non posso essere obiettivo parlandone, la ripudierò sempre. Preferisco essere bravo e basta, non relativamente ad altri. |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
io eccello in sociofobia ma non mi sembra di trarne vantaggi...
sì cmq se uno riesce a trovare qualcosa in cui eccellere che lo faccia, purchè poi non si erga a superiore agli altri guardandoli dall'alto in basso... |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
Io son la migliore nel rompere le scatole alla gente :sisi:
Serve a qualcosa? :ridacchiare: |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Si ottengono risultati infinitamente superiori abbandonando quest'ottica posizionale per abbracciarne una assertiva. |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
Come a dire: dato che la competizione ci esclude, estendiamo il dominio della competizione; ovvero doniamole ancora più poteri.
Cioè ancora più esclusi. Perché si compete appunto per il potere di escludere. Ogni eccellenza produce sconfitti. Così come la ricchezza di uno può esser tale solo al prezzo della povertà di molti. È ormai storia di ogni giorno. È così che il dominio si riproduce attraverso i dominati. |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
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nel forum dei playboy mi sentivo troppo poco figo in quello dei ricchi mi sentivo un poveraccio in quello dei giocatori di basket mi sentivo troppo basso in quello dei musicisti mi sentivo un inetto non sapendo suonare in quello dei geni informatici mi sentivo scarso in quanto non sapevo nemmeno usare il tasto spoiler girlpower è un bel forum, ma mi sentivo troppo in inferiorità a parlare di cerette e cose così su yahoo answer mi sentivo un filino indietro rispetto ai 14enni esperti di sessualità e discopub a quel punto mi sono detto....qual'è il forum in cui sono certo di poter eccellere? et voilà ...eccomi qui coi miei 12mila post :mrgreen: |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
La competizione è sempre una cosa brutta per un uomo.
E' chiaro che all'inizio può piacere essere considerati più degli altri, piacere più degli altri, e guadagnare più degli altri. Ma alla fine logora e finisci per vivere nella paura che gli altri siano più bravi di te, capisci che appena sbagli è finita, non recupererai più terreno. Capisci che tutto richiede grossi sacrifici, per essere i migliori. In pratica, secondo me è come una droga che finisce per consumarti. Può essere considerata positiva soltanto se porta a dei miglioramenti a termine, come ad esempio la competizione tra due corridori che si accingono a preparare una gara: sfidandosi si allenano meglio. Però dopo la gara tutto finisce. C'è una sorta di competizione anche qui dentro? |
Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
di fatto la competizione in stile mors tua vita mea non è sempre la strategia migliore, collaborare è molto più produttivo anche se bisogna rinunciare a una fetta di successo personale in nome del successo del gruppo, o della società. non è rassegnazione, debolezza, ma vuol dire avere una prospettiva molto più ampia. singolarmente possiamo fare ben poco, ma la forza del gruppo è qualcosa che va oltre qualsiasi possibilità del singolo e alla fine garantisce un benessere più diffuso e ripartito equamente. e penso che non impedisca a chi vuole di eccellere in qualcosa. ma dal momento che ci insegnano che pensare a noi stessi è la scelta migliore e ci infarciscono di espressioni come "realizzazione personale" e simili, è normale che questa prospettiva sia ritenuta impraticabile.
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
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Re: Quasi un'apologia alla competizion
il problema è che si vuole comunque piacere, bisogno profondamente umano di essere accettato
ma alla gente di solito piacciono le persone di potere. Da qui nasce una profonda ambivalenza esistenziale. |
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