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Sul compiacimento per i propri mali,
il lago di bitume che attende l'anima sfortunata che ha scelto di abbandonare ogni forma di lotta contro le avversità perché non vede opportunità alcuna nel suo orizzonte ma solo qualche possibile conquista piccola e mediocre che non promette nessun miglioramento duraturo.
Cosa rimane a chi, a torto o ha ragione, non trova più motivazione alcuna che possa sostenere qualsiasi mediocre proposito positivo e si avvede con sgomento che gli unici beni in suo possesso sono la disillusione, le afflizioni, le tristezze e la noia? L'unica scintilla vitale rimasta è innescata quell'istinto morboso che impone a quell'anima triste di contemplare la vita di quelle persone che vorrebbe tanto avvicinare e di straziarsi con il disprezzo che suscita il confronto con loro. Annientare qualsiasi desiderio positivo con l'inconfutabile argomentazione che sciorinano l'insieme delle disfatte passate che hanno reso la sua memoria una landa desolata: questo l'unico esercizio del raziocinio che rimane praticabile. |
Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Della serie "non ci resta che piangere"...
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Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Parlavi di me?
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Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Quote:
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Re: Sul compiacimento per i propri mali,
De complacentia malis.
Il nuovo trattato di Ciceron... anzi no, è Labocania... :mrgreen: Ho dovuto rileggerlo 4 volte per capirlo .-. |
Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Quote:
In parole povere: "Conosco solo tristezze e sconforto ho accumulato solo esperienze amare: tanto vale abbracciare il tutto e farmelo piacere invece di provare ancora a ribellarsi alla sorte crudele!" |
Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Sia quel che sia, est seria et spinosa quaestione. L'avevo in testa, ma non voleva concretizzarsi espressivamente.
Mi ci rivedo. I tentativi di combinare qualcosa di buono sono stati molti, ma non hanno mai portato a nulla di concreto o duraturo. Anzi. Piccolissime soddisfazioni, magari, ma nient'altro. Mediocre ero, sono e probabilmente sarò. E l'ambiente che mi circonda, specchio del mondo stesso, non mi infonde alcuna speranza nel futuro (vedere qui, per esempio: non riesco ad essere ottimista). Da quando ho perso il lavoro, poi, questa sensazione s'è acuita oltremodo. Per quanto possa cercare qualcosa di valido in ciò che mi contiene, la mia condizione è riassumibile in una citazione musicale: «It's the end of the world as we know it, and I feel fine...» Le sensazioni delle mie giornate sono infatti pervase da quell'elettricità che precede un temporale estivo. Vento, nubi grigie e pesanti, angoscia. Solo che, se al posto della tempesta stesse per verificarsi un'apocalisse che spazzasse via l'umanità, me compreso, non me ne importerebbe nulla. Anzi, sarebbe, tutto sommato, una liberazione. Non ha senso trascinarsi senza motivazioni, a... Quote:
Scusate lo sfogo (che - beninteso - non vuole condizionare nessuno). E grazie per lo spunto |
Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Purtroppo la disillusione in me è sempre più forte e faccio sempre più fatica a trovare la forza di andare avanti. Nel mio caso mi sembra piuttosto naturale... più si hanno delusioni meno si tende ad illudersi... penso che sia una sorta di meccanismo di autodifesa :pensando:
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Re: Sul compiacimento per i propri mali,
Amo sguazzare nel bitume e rotolarmi nella mia valle di lacrime :applauso:
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