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Il vantaggio di essere timidi
Sull'ultimo Venerdì di Repubblica c'è un articolo titolato così.
Riassumo velocemente Quote:
Per quanto riguarda gli umani, viene riportato uno studio su 545 adulti inglesi che ha dimostrato che le persone più estroverse, pur garantendosi un maggior numero di partner durante la vita, avevano più probabilità di finire all'ospedale per incidenti e malattie. Tra le altre cose viene fuori che i manager timidi (cioè solo il 5%) possono essere migliori degli altri "soprattutto quando il contesto è dinamico, incerto e prevedibile" Poi la classica domanda: timidi si nasce o si diventa? Esiste una componente genetica, ma l'ambiente familiare dove crescono i timidi gica una ruolo fondamentale: se questo è sfavorevole i bambini introversi tendono a svilupparsi meno degli altri, ma in quelli favorevoli si sviluppano di più. Quote:
Conoscete delle persone che all'asilo erano supertimidi e che magari adesso sono dei manager alla Briatore? Io no |
Re: Il vantaggio di essere timidi
cose che ho sempre pensato.
il vantaggio evolutivo per quanto mi riguarda c'è ed è evidente. la timidezza mi ha reso decisamente più intelligente e colto della media. questo non serve a molto visto che vorrei essere più stupido e avere molti più affetti, ma pazienza... |
Re: Il vantaggio di essere timidi
Del vantaggio evolutivo non so che farmene....visto che morirò di crepacuore e solo come un cane :(
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Re: Il vantaggio di essere timidi
SCIENZE - NON FACCIAMOCI NOTAREIl vantaggio di essere timidi
Perché, dalle salamandre alla specie umana, comportarsi da introversi può aiutare a sopravvivere. E a risolvere le situazioni di crisi. Grazie alla capacità di ascoltare gli altri di GIULIANO ALUFFI Difficile immaginare Clark Kent che, di fronte a una minaccia per Metropolis, entra in una cabina telefonica, si trasforma in Superman e rimane lì al riparo, per non farsi notare. Eppure, se la timidezza non è un superpotere, poco ci manca. In molti casi rappresenta infatti un vero vantaggio evolutivo, capace di garantire la sopravvivenza. A sostenerlo è una serie di studi a cavallo tra psicologia, etologia e scienza del management. Partendo, per così dire, dal basso, nel 1990 l'etologo Andrew Sih, della University of California, riscontrò che le salamandre più "estroverse" e aggressive crescono sì più in fretta delle altre perché mangiano di più, ma sono meno attente ai predatori e hanno, quindi, una mortalità più alta. In zona più prossima alla specie umana, Stephen Suomi, psicologo dello sviluppo alla University of Virginia, nel 2003 si accorse invece che i macachi rhesus meno estroversi, quelli cioè che impiegano più tempo ad allontanarsi dalla famiglia per avventurarsi nel mondo, hanno una mortalità più bassa dei loro simili, perché lasciano il gruppo quando sono più grandi e saggi. E l'uomo? Era il 2004 quando lo psicologo Daniel Nettle, della Newcastle University, studiando 545 adulti inglesi, notò che l'estroversione, pur garantendo un maggior numero di partner durante la vita, era correlata a una maggiore probabilità di finire all'ospedale per incidenti o malattie. Oggi studi di questo genere si moltiplicano, tanto che, come fa il settimanale New Scientist, in linguaggio darwiniano si comincia a parlare di "sopravvivenza del più timido". "Del resto, considerando le società, è evidente che funzionano meglio quelle dove c'è un assortimento di estroversi e di introversi: se tutti sgomitassero per avere più visibilità, sarebbe il caos. I gruppi umani con un mix di caratteri, sul lungo termine, sono favoriti dall'evoluzione" commenta Robin Dunbar, docente di antropologia e psicologia a Oxford diventato famoso per il "numero di Dunbar", ossia per aver stimato il massimo numero di veri amici che possiamo avere. I timidi, però, per quanto rivalutati dalle teorie evoluzionistiche, non paiono avere vita facile: una ricerca del 2013 della Stagecoach Arts School indica che 4 adulti su 10 ritengono di aver perso promozioni e aumenti di salario a causa della loro timidezza. E la loro non sarebbe solo un'impressione. "Due numeri inquadrano la discriminazione: circa il 50 per cento della popolazione ha un carattere estroverso, ma tra i manager gli estroversi superano il 95 per cento" dice Francesca Gino, che insegna scienze del comportamento alla Harvard Business School. Dal suo punto vista, una vera ingiustizia. Sulla base di test condotti negli ultimi due anni, lei sostiene infatti che gli introversi possono essere manager migliori degli altri. "Soprattutto quando il contesto è dinamico, incerto e imprevedibile. Perché allora diventano preziosi gli input che arrivano da chi sta sotto nella gerarchia, ma è più vicino agli eventi e al mercato. Perché i suggerimenti dal basso portino l'azienda al successo serve però un leader capace di ascoltare i suoi sottoposti, e un leader introverso è l'ideale, perché i leader estroversi tendono a sentirsi minacciati dai suggerimenti altrui". Quando si tratta di essere ricettivi, insomma, i timidi hanno una marcia in più. "Riescono a percepire meglio gli aspetti emotivi delle situazioni: sono più consci delle proprie emozioni e di quelle altrui " spiega Anna Ogliari, docente di psicopatologia dello sviluppo e responsabile di corsi per la terapia della timidezza patologica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Inoltre si è visto che i bambini introversi sono degli ottimi lettori degli indizi emotivi espressi dai volti. In loro, infatti, funziona al meglio quel meccanismo di difesa atavico che l'evoluzione ci ha dato per riconoscere i segni di pericolo. Che non va confuso con la timidezza eccessiva e patologica, che diventa un punto debole perché porta a sovrainterpretare come ostili anche espressioni neutre, generando un'ansia immotivata che paralizza". Ma timidi si nasce o si diventa? "C'è una componente genetica, ma non bisogna sopravvalutarne il peso" risponde Anna Ogliari. "I disturbi d'ansia, ossia l'aspetto estremo della timidezza, hanno una matrice genetica comune. Sono gli stessi gruppi di geni a modulare il disturbo d'ansia generalizzato, l'ansia da separazione e il panico. Ma i singoli effetti ambientali, e specifici eventi nella vita, fanno sì che ognuno di noi manifesti una patologia invece di un'altra". E anche in questo caso il bicchiere della timidezza si rivela, sorprendentemente, mezzo pieno. "Si è pensato per diverso tempo che questi geni fossero geni della vulnerabilità, oggi però li si ritiene, più correttamente, geni della plasticità. Perché, se l'ambiente in cui si cresce è favorevole, possono predisporre al successo" sottolinea lo psicologo Jay Belsky, docente alla University of California di Davis. "In ambienti familiari sfavorevoli, i bambini introversi tendono infatti a svilupparsi meno degli altri, ma in contesti favorevoli tendono a svilupparsi di più. Sono più sensibili all'ambiente ". Lo conferma un altro luminare della timidezza infantile, Nathan Fox, direttore del Child Development Lab dell'Università del Maryland. "La componente genetica, da sola, non basta. Il gene trasportatore della serotonina (neurotrasmettitore che regola l'umore, il sonno e l'appetito) 5-HTT, ha due varianti, dette alleli, di lunghezza diversa. Gli individui con l'allele corto non hanno molta serotonina e, se esposti a eventi negativi, hanno maggior rischio di sviluppare timidezza e depressione. Ma l'associazione tra l'allele corto e la timidezza non è forte di per sé: diventa forte quando c'è un ambiente avverso". Del resto l'ambiente influenza non solo l'insorgere della timidezza, ma anche il modo in cui viene considerata: lo stigma sociale che colpisce le persone riservate e taciturne non è assoluto, ma relativo e dipendente dalla cultura. "Il mio collega Xinyn Chen ha chiesto a genitori canadesi e cinesi di giudicare il temperamento dei figli. Bene, i canadesi che consideravano i loro figli timidi pensavano che quello fosse un problema. Invece i genitori cinesi la ritenevano una cosa molto buona e auspicabile per lo sviluppo sociale" spiega Nathan Fox. "Anche noi occidentali, però, rispettiamo la timidezza. Circa il 15- 20 per cento della popolazione si dichiara "molto timido": se davvero lo considerassimo un tratto negativo, ad attribuirselo sarebbe molta meno gente". |
Re: Il vantaggio di essere timidi
Io da piccola ero timidissima, poi sono migliorata, anche se la timidezza non mi ha mai abbandonata completamente.
Non ho mai capito se sono nata cosi o se lo sono diventata in seguito a qualcosa che è successo ma che ho rimosso. Chi è timido penso che nella maggior parte dei casi sia più riflessivo, meno superficiale e spesso più colto perchè si dedica maggiormente alla studio per evitare le brutte figure e perchè non ha molte distrazioni visto che le amicizie sono limitate. Sinceramente avrei preferito avere qualche amicizia in più. essere più aperta e spigliata, senza strafare; diciamo che mi sarebbe piaciuto godermi di più la mia infanzia e giovinezza :( |
Re: Il vantaggio di essere timidi
AHahahahah Che spettacolo, ora pure questa: la timidezza è un superpotere.... ma andiamo, chi è timido ha poche conoscenze e poche ragazze, è già tanto se si riproduce...... Certo che rischia meno, non esce mai di cassa, difficilmente morirà in autostrada il Sabato sera. Ed intanto si perde tutti i divertimenti...
Se poi uno riesce a vivere dentro un bunker nucleare per sempre ed uscire con un carro armato quel minimo che gli basta per abbordare una, sedurla e riprodursi [metterla incinta quindi], bravissimo. I thread che vogliono esaltare le qualità del fobico/timido sono alquanto assurdi. Non saremmo qua, soli come cani, vuoti dentro e con tanto dolore, ad augurare la morte degli altri, se fossimo effettivamente migliori. |
Re: Il vantaggio di essere timidi
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Re: Il vantaggio di essere timidi
La timidezza ha ben pochi vantaggi, discorso diverso per l'introversione.
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Re: Il vantaggio di essere timidi
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Non tutto gira intorno alla farfalla. |
Re: Il vantaggio di essere timidi
Per il giornalista autore dell'articolo:
http://emoticonforum.altervista.org/...ficate/153.gifhai detto! http://emoticonforum.altervista.org/...ficate/119.gif http://emoticonforum.altervista.org/...stacci/040.gif Questo non sa neanche cosa dice,deve aver bevuto pesante prima di scrivere.Non ha neanche la pallida idea di cosa vuol dire avere la vita rovinata per anni e anni dalla timidezza.Non aggiungo altro che e' meglio va. |
Re: Il vantaggio di essere timidi
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Re: Il vantaggio di essere timidi
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Poi la cosa che gli estroversi hanno più incidenti mia ha fatto sganasciare. E anche quello delle salamandre. Certo se stai fermo e chiuso in caso e eviti di certo vai sul sicuro... ma che vita di m.. |
Re: Il vantaggio di essere timidi
Sinceramente, io preferirei essere un semi ritardato con la licenza media ma piacere alle ragazze piuttosto che essere quasi laureato ma solo come un cane come sono ora.
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Re: Il vantaggio di essere timidi
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Re: Il vantaggio di essere timidi
(Al pennivendolo) tojeteie er vino!!
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Re: Il vantaggio di essere timidi
Un titolo del genere mi ha subito fatto pensare "Che sarebbe sta c.....a??", così come alcuni commenti più riflessivi mi hanno fatto vedere anche un possibile aspetto positivo.
Comunque a mio parere non c'è nulla da guadagnare nel campare più a lungo se poi la qualità della vita è tanto scarsa da non farti apprezzare quegli anni in più che avresti. Preferirei regredire allo stadio animale e vivere quel poco tempo ma senza i pensieri e i problemi che mi faccio ogni giorno. |
Re: Il vantaggio di essere timidi
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Re: Il vantaggio di essere timidi
Che poi le statistiche parlano sempre di droga,alcol,ecc...e di quante persone abbiano la vita rovinata da queste cose.Se sapessero la timidezza quante vite rovina,e non e' che uno decide di diventare timido.Ma di questo nessuno ne parla mai.Ne' credo lo faranno in futuro.
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Re: Il vantaggio di essere timidi
Io non vedo nessun vantaggo nell'essere timidi.
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Re: Il vantaggio di essere timidi
Solo se uno è fobico allora si, è meglio essere timidi.
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