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shade 15-09-2007 05:01

mancanza della figura paterna
 
chiedo scusa in anticipo per questa lettura di eccessiva lunghezza e pesantezza. tuttavia, nel caso decideste di cimentarvi, vi prego di leggere con attenzione.

dopo una notte di nervosismo, ho deciso di scrivere qualcosa di me su questo forum, che seguo ormai da tempo.
ho 21 anni. ho il classico carattere di un agorafobico/fobico sociale che molto raramente riesce a trovare un pizzico di serenità per potersi esprimere liberamente. i miei problemi mi creano non pochi ostacoli nello sport e negli studi, che tuttavia continuo senza perdere di vista l'obiettivo, anche se lentamente. negli ultimi tempi ho sviluppato dei tratti aggressivi difficili da controllare, che vengono alla luce quando mi trovo in situazioni di disagio.

i miei genitori sono separati da quando molti anni. mio padre non esiste. ci vediamo in media una volta al mese, in cui ci soffermiamo in brevi chiaccherate peraltro interrotte dal suo cellulare, al quale risponde con una celerità nettamente superiore all'attenzione che dedica ai miei discorsi, pur trattandosi di argomenti di importanza e serietà.

ho passato dei brutti momenti, in cui ho avuto bisogno di aiuto, di una spalla, di una persona maschile, paterna, su cui contare. lui non mai è stato presente. alle mie poche richieste (sia per telefono, che in presenza fisica) ha sempre palesato a parole un'apparente disponibilità, continuando tuttavia a rimandare il suo contributo nei miei confronti.

mi duole dire di aver scoperto anche la sua ambiguità di carattere: quando abbiamo qualche dialogo sporadico, soprattutto telefonicamente, continua a pavoneggiarsi da padre perfetto e sempre presente, anche quando è distante (eppure abitiamo nella stessa città). questo suo fastidioso comportamento emerge soprattutto in presenza di altre persone, davanti alle quali cambia totalmente atteggiamento, raccontando di quanto sia un buon genitore, disponibile, pronto ad accontentarmi, e di quanto io sia pretenzioso ma parco di gratitudine.

nonostante io sia una persona ipercritica di natura, non riesco a trovare riferimenti reali al suo punto di vista, che sembra creato al solo scopo di giustificarsi.

ho sempre cercato di soprassedere, ma qualche mese fa, stufo di un silenzio che continuava a farmi soffrire, gli ho fatto presente la situazione completa: il suo carattere sfuggente, la sua assenza, la mancanza di calore e di sicurezza propria di un padre, la sua ambiguità, da me percepite. mi aspettavo negasse tutto, replicandomi, cercando di focalizzare la mia attenzione su qualche episodio reale.
tuttavia la sua risposta è stata deludente: dopo essersi alterato, mi rinfaccia quanto raramente io vada a trovare i miei parenti e quanto sia un figlio degenere.

non mi ha mai ispirato calore, sicurezza, fiducia, poche volte mi sono confidato, altrettante volte i dati confidenziali sono stati divulgati a persone estranee. ho provato a parlargliene, ma qualsiasi discorso cominciato con lui non è mai portato a termine, per la sua scarsa chiarezza con la quale tende a girare attorno ai problemi senza considerare, neanche forzatamente, il succo del discorso.
gli ho accennato spesso ai miei disagi, ma non posso esprimerli chiaramente, poichè la cosa si divulgherebbe a molti suoi conoscenti.

pur seguendo una terapia da uno psichiatra (solo colloqui, nessun medicinale) in cui sono emersi molti aspetti dovuti all'atteggiamente del mio pseudo-genitore, non riesco del tutto ad accettare la sua assenza, pur ammettendo obiettivamente che egli sia praticamente 'morto'
(la sua morte come concetto mentale non si allontana molto dalla realtà, pur apparendo una frase squallida da pronunciare).
come conseguenza, in passato ho sempre cercato di identificare la figura paterna con altre persone, psichiatra compreso (l'ovvio transfert), tuttavia ho capito subito l'inutilità di tale processo mentale di voler a tutti i costi colmare un vuoto fin troppo evidente, e ho smesso.

la mia attenzione è rivolta a coloro che vivono situazioni simili. come avete fatto a liberarvi o, perlomeno, cancellare in parte questa figura dalla vostra vita? oppure come state vivendo, quali sono i vostri problemi?
ve lo chiedo perchè sto cercando di uscirne. capisco che alla fine può capitare di non riuscire a legare con un genitore, però desidererei voltare pagina e trovare una soluzione.

c'è solo una cosa di cui sono sicuro, anche se mi dispiace doverlo dire: da oggi in poi, nel momento in cui egli avrà bisogno d'aiuto, con molta probabilità potrei non esserci.

rectius74 15-09-2007 08:54

sono con te , complimenti per il post

vetro 15-09-2007 12:21

Forse hai idealizzato troppo la sua figura.Avresti voluto un padre perfetto ma ti sei scontrato con la realta' dei fatti.Puo' essere anche che tua padre voglia continuare a coltivare un rapporto padre/figlio con te ma non riesci a sintonizzarti probabilmente a causa del divorzio.Ormai lo vedi come una figura lontana,l'hai relegato li' distante ma presente al telefono.Dovresti proporgli qualcosa,un piccolo viaggio ,una giornata insieme per capire se c'è ancora terreno fertile.Fai almeno questo tentativo.

akiko 15-09-2007 12:35

Ho letto con molta attenzione. Penso che l'esserti affidato allo psichiatra sia stata una scelta saggia e credo che il suo lavoro nel tempo, riguardo a questo tuo problema serissimo, sarà quello non solo di farti elaborare la sua "morte", ma anche di farti arrivare ad una sua assoluzione (chiarisco subito: che non vuol dire che dovrai imparare a perdonarlo)ma ad assolverlo, a spostare i baricentri delle colpe in maniera vantaggiosa per te, senza per questo annullare i suoi addebiti. Imparerai a sostituire forse non tanto la figura paterna, ma ad elaborare una tua valida alternativa senza di essa.
Io ti auguro tutto il bene del mondo, di cuore. Credo che il mio consiglio sia quelo di non staccarti dallo psichiatra, transfert compreso che è previsto nel percorso terapeutico in quanto naturale, e se lui è bravo saprà adeguarlo all aterapia adata per te.
Con i miei migliori auguri
Akiko

lialian 15-09-2007 15:05

sai secondo me ci sono dei padri che non sono proprio portati nel ruolo di genitore. Io lo so per esperienza, comunque ti posso dire che pur non vedendo mio padre da 10 anni, non mi manca lui, perchè era davvero una persona squallida, io non mi ricordo quasi niente di lui, e ne sono felice. Io ho sempre identificato mio zio come la figura paterna ideale, perchè è buono, simpatico, amorevole con i suoi figli. Mi dispiace per quello che provi, però sai tuo padre comportandosi in questo modo, sono sicura che un giorno se ne pentirà. Tu prova a chiedergli come mai si comporta così con te, se c'è qualcosa che non va, vai a fondo nella ricerca delle origini del problema fra voi. Forse non è contento di te come figlio ? Si come se lui come padre fosse perfetto, beh se così fosse dimostragli il contrario e quanto vali, vedrai che si ricrederà, se così non fosse mandalo a ******, sono cavoli suoi, solo perchè è tuo padre non ha il diritto di trattarti come una pezza da piedi....Credo che si possa vivere benissimo senza un padre, io ci riesco anche se a volte la mancanza si fa sentire, ho comunque imparato a farmene una ragione, nel senso è così e basta, conto sull'amore di mia madre che è 100000 volte più potente di quanto lo possa essere l'amore di un padre...

Livi 15-09-2007 15:23

Sto vivendo una situazione molto simile…
i miei genitori non sono separati, ma tra loro è finita ormai da molto tempo. Tra me e mio padre non c’è mai stato dialogo, solo un rapporto disinteressato… fin da piccola non mi ha mai riservato grandi attenzioni, per me è sempre stato un mondo a sé.
Schivo e silenzioso in casa, fuori si trasforma in un altro uomo. Parla di sua figlia con una disinvoltura tale che pare aver passato ogni singolo momento della sua vita accanto a me, peccato che non sia così…
All’inizio il suo comportamento mi infastidiva, adesso mi fa solo sorridere. D’altronde non gliene posso fare una colpa perché per lui tutto questo è normale. Non credo si sia mai messo in discussione come padre e non credo senta il bisogno di avvicinarsi a me…paura o indifferenza? Boh, non l’ho ancora capito. A lui va bene così.
La psicologa mi ha consigliato di accettare questa situazione, pretendere qualcosa di più da lui significa andare incontro solo a delusioni…purtroppo non è semplice...

desperados 15-09-2007 23:12

Io con mio padre ho lo stesso rapporto che ho col vicino di casa, ovvero quando non posso farne a meno lo saluto altrimenti cerco di evitarlo!...il bello è ke viviamo nella stessa casa!

vetro 15-09-2007 23:28

Quote:

Io con mio padre ho lo stesso rapporto che ho col vicino di casa, ovvero quando non posso farne a meno lo saluto altrimenti cerco di evitarlo!...il bello è ke viviamo nella stessa casa!
complimenti!

demos79 16-09-2007 07:31

Io credo che non si possa pretendere che gli altri capiscano, che gli altri "accettino"...è vero che da un padre ci si dovrebbe aspettare la massima disponibilità ma non va dimenticato che egli è un uomo tra gli uomini, con le sue Ombre, con i suoi limiti più o meno marcati. Biasimare genitori così? E' meglio acquisire la consapevolezza dei loro limiti e cercare di risolvere i propri problemi solo con gente effettivamente capace di dare un aiuto.
Ma non è dagli altri che ci si deve aspettare la soluzione del rebus in cui ci troviamo. Tocca risolverlo da soli.
Sarebbe interessante sapere dall'autore del post quale è il suo rapporto con le persone di sesso opposto e con il gruppo di simili ( cioè ragazzi coetanei, colleghi di università o lavoro).

Immortal 16-09-2007 20:06

Quote:

Originariamente inviata da desperados
Io con mio padre ho lo stesso rapporto che ho col vicino di casa, ovvero quando non posso farne a meno lo saluto altrimenti cerco di evitarlo!...il bello è ke viviamo nella stessa casa!

quasi stessa cosa,per fortuna lui vive per conto suo

shade 17-09-2007 02:17

grazie delle risposte e dei consigli, mi sento rincuorato

: - )


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