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Il problema dell'essere persone anonime
Fs aw
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
Stai parlando con l'anonimo in persona. Mi hai fatto ricordare un episodio della mia adolescenza. Un mio amico intelligentissimo fighissimo, insomma uno che ha tantissime qualità, mi chiamava "er nullo". Lui diceva che non ero nè positivo nè negativo, ma proprio nullo. E la cosa assurda è che sembrava mi avesse letto nel pensiero perchè ciò era proprio come mi sentivo.
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
Si, questa legge vale nella nostra società come nello stesso mondo dello spettacolo. Hai presente Morgan di X-factor? Ecco, è un personaggio che non ha nulla da dire ma grazie al suo linguaggio pseudometaforico e al suo caratteristico abbigliamento elegante è diventato un idolo.
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
purtroppo mi rivedo un sacco in questo post anch'io... nessuno si ricorda mai di me o il mio nome... sono sempre "l'amico di..." o "il collega di..." dove al posto dei puntini c'è il nome di qualcuno figo,estroverso e sempre al centro dell'attenzione!
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
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era per fare un esempietto delle implicazioni pratiche che porta questo "anonimato" |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
ma l'essere anonimi non c'entra nulla in quel caso.
per quanto uno voglia essere anonimo non capiterà mai che si scordino addirittura della sua presenza. te l'hanno fatto apposta, o per farti capire che non ti vogliono tra i piedi oppure per farsi quattro risate alle tue spalle. dove abito io c'è una comitiva che a turno si porta nei locali il caso umano di turno come se fosse una sorta di giullare da perculare per passare la serata |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
Non è questione di "essere anonimi".. che poi non significa neanche niente: Dato che -> L'importanza delle cose è relativa a chi le guarda.
Per me può essere importante una persona che non parla mai o che se ne sta in disparte.. e per nulla importanti quelli che stanno "sul palcoscenico". Anzi mi è capitato sovente di pensarla così. Quello che è sicuramente anomalo è il fatto che tu ti senta in dovere di fare qualcosa per gente che per te non pare aver fatto neanche lo sforzo di ricordarsi della tua esistenza. E' come se desiderassi apparire importante rispettivamente persone che, di te, se ne fregano. Quello non lo concepisco proprio. Per me se una persona se ne frega di me sono io il primo a renderle indifferenza. Dovresti curarti di chi si interessa a te e su quelle persone riporre i tuoi sforzi. Non certo di chi se ne frega. |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
Avrei potuto aprire io il topic. Ci sarebbero chilomentri e chilomentri di parole da dire sull'argomento, ma sono troppo di mal umore per farlo. Ho più volte ribadito di sentirmi un fantasma in qualunque ambito o contesto sociale mi sia trovato. E la cosa triste è che non è un problema di timidezza, ho visto persone ben più timide e silenziose di me non fare un emerito cazzo ed essere coinvoltene e cercate dalla gente. Io, entro i miei limiti caratteriali, ho sempre cercato di fare un passo verso il prossimo per integrarmi, ma non ė mai servito ad un fottuttissimo nulla.
Non so quale sia la causa di ciò, ma ormai mi sono quasi rassegnato ad essere trasparente. Scusate il linguaggio colorito, ma purtroppo l'argomento tocca una ferita scoperta. |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Puoi contarci. Non è per deprimerti, ma purtroppo è così. Mi hai fatto venire in mente delle volte in cui io ero in una stanza con una persona, quella persona lasciava la stanza e spegneva la luce come se dentro non fosse rimasto nessuno. :bene: A volte poi se ne accorgeva un istante dopo e la riaccendeva chiedendo scusa. |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
Quando uscivo ero sempre "anonimo", adesso sono solo da quasi un anno:testata:
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
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La causa -ipotizzo- è che hai un desiderio inconscio di essere allontanato (perché non sai come gestire la "vicinanza", e la vicinanza e la condivisione ti fanno paura, ecc), e questo si percepisce (consciamente o inconsciamente) all'esterno e gli altri ti "accontentano". Credo succedesse/succeda sovente anche a me. |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
Ribadisco, l'episodio che ho citato non centra molto col problema di per sè
è stato solo un evento che in parte mi ha fatto riflettere in questo senso io voglio parlare più in generale di della questione anonimato non è un singolo episodio, in generale tendo ad essere così, ho fatto questo esempio che ho vissuto solo per citare un caso estremo :bene: Quote:
però un'altra parte tenta di rifuggirne, perchè dopotutto provo fastidio per tutto questo |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Non hai centrato il punto. Il punto è che a certe persone capita così con tutti gli altri; altrimenti sarebbe troppo facile: basterebbe "cambiare compagnia". |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
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Re: Il problema dell'essere persone anonime
la riservatezza e la semplicita sono dei valori per me
apparire per forza fa di una persona,solo un buffone |
Re: Il problema dell'essere persone anonime
A me è capitato, dall'adolescenza in poi, di attraversare tre "fasi".
1) Una fase iniziale di completo anonimato per tutti. Situazioni-tipo: dimenticato al momento del passaggio in auto (è successo anche a me), gente che telefona e dice "Vieni ci sono Tizio, Caio, Sempronio ecc..." (l'elenco di tutti i nomi dei presenti meno il mio), gente che arriva e saluta tutti i presenti chiamandoli per nome tranne me (giusto perché un ciao generico mi avrebbe forzatamente incluso)... 2) Una fase intermedia in cui per reazione ho iniziato ad esasperare i lati eccentrici della mia personalità che prima non esternavo proprio perché consapevole che mi avrebbero fatto fare la figura del "pazzo": risultato, rapporti sociali decisamente più soddisfacenti, etichetta di "alternativo" e di "eccentrico" ma in senso buono, purtroppo però vivevo ancora con la mia famiglia e i rapporti sociali funzionavano solo all'università, perché avevo limitazioni così grandi, alle quali ancora non avevo imparato ad oppormi, che ogni interazione "normale" fuori dal contesto universitario mi era quasi estranea. 3) La fase iniziata nel 2005 che attraverso tuttora, caratterizzata da rapporti sociali normalissimi, diverse ragazze, uscite serali e allontanamento definitivo dalla famiglia (se non per le visite "canoniche" nelle feste ecc.), il tutto però funestato da attacchi improvvisi e imprevedibili, seppur di breve durata, durante i quali torno a convincermi che la gente pensi di me quello che pensava nella fase 1, anche se nella realtà non è vero, con conseguenti autoisolamenti e incazzature per gli altri assolutamente inspiegabili... |
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