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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Indubbiamente d'accordo. Avere le spalle coperte e il culo al caldo non aiuta ad alzarsi e darsi da fare.
E' inoppugnabile che la fame sia una notevole motivazione. |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
può essere uno stimolo ad uscire e darsi una mossa, ma non risolve certo tutti i problemi
di buono c'è che così, non crogiolandosi a tempo pieno nel proprio mare di problemi, puoi avere più forza per reagire :bene: |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
il rischio che si corre quando si ha questo tipo di problemi è proprio quello di abbandonarsi tra le braccia sicure dei genitori che quantomeno ti mantengono economicamente.
Non è facile per nessuno andare la fuori e combattere, non lo è per chi non ha problemi particolari, figuriamoci per chi ha certi tipi di problemi. Le sociofobie e i problemi affini secondo me implicano l'adagiamento, è un modo per evitare di affrontare situazioni che ci farebbero soffrire e star male, un tentativo di difesa passiva insomma. Nel tuo caso hai avuto lo stimolo e l'opportunità di scontrarti con le tue paure, e questo ti ha fatto sicuramente bene, anche se il tempo per le seghe mentali c'è sempre, lo dico per esperienza, anzi facendo vita sociale per motivi di lavoro tutti i giorni crescono e si moltiplicano. :) |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Può essere che la forza della disperazione superi la paura. Non credo tuttavia basti lavorare per sconfggere la sociofobia, poi dipende comunque dal grado di sociofobia.
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Più che adagiamento, per me è il fatto che non sopporto proprio di star in mezzo alle persone per troppo tempo. Mi sento proprio esaurita fisicamente.
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Credo che la cosa sia un po' più complessa...
Questa sarebbe la logica per cui "quando l'acqua la tocca il culo, s'impara a nuotare". Ma secondo me non funziona proprio proprio così. Secondo questo principio per imparare a nuotare basterebbe buttarsi in acqua, ma se fosse così facile nessuno sarebbe mai morto annegato. :ridacchiare: Personalmente allo stato attuale delle cose ho il terrore di trovarmi improvvisamente da solo a dover sopravvivere solo con i miei mezzi, credo che impazzirei. C'è del vero sicuramente in questo discorso, ma la cosa secondo me va vista in un contesto decisamente più ampio, fatto anche di tante altre cose... (Tra l'altro penso che indugiare su questo punto di vista, comporti il rischio di alimentare i sensi di colpa... il che non è molto utile... :pensando:) |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
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Io più che vitto e alloggio non ho mai avuto aiuti economici dai genitori da farmi "la bella vita" come molti si fanno... ti posso assicurare che quando i miei soldi son mancati... non poter uscire e perdersi delle occasioni, delle esperienze importanti per questa età.. è veramente ma veramente una merda. E ,se da una parte può succedere quello che tu dici, di persone che in fondo non voglion davvero lavorare.. io penso che i veri arricchiti figli di papà non si pongano neanche il problema del trovare lavoro. Chi se lo pone, se richiede e si aspetta di trovare un lavoro -serio- secondo me non si può dargli contro e dire che è choosy.. che è un bamboccione ecc... è troppo? è tanto richiedere la propria soddisfazione e realizzazione in quello che si fa? Perchè ,guarda, in tempo di guerra se ti butto un pezzo di pane nel cesso tu lo vai pure a prendere e lo mangi.. ma questo è un motivo per il quale noi, i "giovani" dovremmo adattarci a condizioni indegne? No grazie. Lo trovo un discorso patetico. Noi ESIGIAMO.. che vengano rispettati niente meno che i nostri DIRITTI a farci una vita normale e DIGNITOSA. Quello che un paese CIVILIZZATO dovrebbe permettere. Ed è giusto che sia così. Non facciamo paragoni assurdi.. non ci arrampichiamo sugli specchi dicendo "una volta qua.. una volta là.." di merdate una volta se ne son fatte tante.. c'era gente che lavorava tutta la vita in miniera e si spaccava l schiena per un tozzo di pane. Ma questo NON deve rappresentare una giustificazione ad una situazione che, contestualmente ai giorni nostri è oggettivamente GRAVE. Una volta c'era anche la schiavitù allora.... cosa facciamo, la riportiamo in auge? Non siamo stronzi schiavi.. siamo esseri umani, siamo persone alcune anche con competenze notevoli ed aspettative.. vogliamo nè più nè meno che la possibilità di farci una vita. IL GIUSTO. E' giusto che la gente rivendichi i suoi diritti.. e il fatto che ciò accada.. e che ci sia gente che di fronte ad un offerta di lavoro semplicemente RIDICOLA dica NO, IO NON CI STO. Perchè non siamo degli ignoranti. Tienti presente che una volta ci si adattava di più.. non per fantomatiche "palle" di cui tu parli.. ma per semplice ignoranza. Io credo e voglio sperare che da allora abbiam fatto dei progressi, che non siamo rimasti a quel livello, no? |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Non so dire quanto tu abbia ragione, dovrei trovarmi in una condizione di emergenza come quella da te descritta per sapere come concretamente il mio corpo e la mia mente risponderebbero e se effettivamete il motivo "se non agisco subito, morirò di fame e freddo" diventerebbe improvvisamente la priorità, spingendomi necessariamente a cercare un lavoro e ad accantonare tutte le mie paranoie; davvero ora come ora non saprei come reagirei. Certo tutte le teghe spesso astratte di cui siamo vittime avrebbero molto meno spazio a disposizione, dopo un paio di giorni senza mangiare forse pensandoci bene il "perchè siamo al mondo?" "dio esiste?" "Berlusconi ha fatto sesso con Belen?" e tutte quelle belle domande esistenziali insomma, verrebbero sostituite da "oggi rubo una pagnotta o mi cerco un lavoro?"
ah edit!! ho dimenticato un pezzo importante, ora come ora mi sento un parassita vivendo sulle spalle dei miei, sono solo capace di lamentarmi e fare lo schizzinoso appunto perchè ho le spalle coperte |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Eh, ma le persone a cui fai riferimento avevano disturbi di FS? Perché è qui il punto... :interrogativo:
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Sono daccordo che ci sia un sacco di gente abituata troppo bene, ma se metti insieme questa cosa con la FS tocchi un tasto per me delicatissimo
forse è meglio che mi astenga e mi limiti a leggere la discussione, per ora :pensando: |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
Senza offesa, ma trovo il tuo discorso semplicistico, perché non tiene conto della varietà nelle dinamiche psichiche.
E' un po' come fare i pesi. Se vuoi provare da zero a sollevare 100kg su panca, puoi farlo, o non farlo. Ma se per un'esigenza di forza maggiore sei costretto ad alzare quei 100kg, per esempio per alzare un'auto abbastanza da tirarci fuori da sotto una persona, c'è la seria probabilitá che ti esca fuori un'ernia, o peggio. Non a caso molti dei barboni presenti in giro manifestano evidenti sintomi di problemi mentali. Se non hai risorse mentali a sufficienza non te le puoi inventare da zero, fa niente che ti trovi in un momento di bisogno impellente, se non ce le hai soccombi. In questo caso l'unico modo per migliorarsi è procedere con gradualitá ad un rafforzamento della propria psiche, prima che certe contingenze obblighino a sforzi psichici fuori dalla propria portata. E per fortuna che siamo in italia e non in un paese privo di welfare, lì se non hai un minimo di supporto (economico, parentale, amicale, ecc.), con certi problemi ci rimani sotto, e non per modo di dire. |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
i miei problemi sono reali,ma se non produco non mangio,niente genitori a pararmi le spalle,direi che oltre alle difficoltà umane ho anche tutto il resto,al csm in pratica mi hanno detto c'è chi sta peggio di me,quindi non ti prendiamo in carico per cure,grazie stronzi,io pago le tasse e manco vengo curato,aspettano che uno faccia crack prima di aiutarti? secondo loro me la cavo da solo, ma ormai ho ridotto la vita all'essenziale per andare avanti,fare scelte autodistruttive,come allontanare persone semplicemente perchè non ce la faccio gestirle...e quant'altro...
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Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
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Tra l'altro è pure il caso mio, che mi ritengo viziato. Tuttavia la mia presenza su questo forum mi ha fatto scoprire situazioni molto più drammatiche della mia, grazie alla cui conoscenza ora vado molto più cauto a stabilire che l'azione tout cort basti a salvare. L'azione indubbiamente serve, ma dev'essere calibrata adeguatamente, e solo con la fortuna di essere sufficientemente robusti per sopportare il carico drammatico di una situazione tragica, se ne può trarre un'insegnamento positivo. Indubbiamente questi casi esistono, e la tua riflessione non è campata in aria. |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
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Quindi il tuo discorso non fa una grinza ma resta un "caso" molto estremo quello che tu presenti. E che non toglie quello che ho detto.. e cioè le lamentele sul lavoro che si leggono qua... mi sembrano comprensibili, per la maggior parte. Poi nello specifico non so a quali "discorsi filosofici" ti riferisci, di gente che rischia di finire sotto i ponti. :nonso: ma si, il tuo discorso fila. Speriam nessuno debba proprio arrivare mai a trovarsi in quella situazione.. |
Re: Sociofobia: fino a che punto reale, fino a che punto "adagiamento".
secondo me il discorso fatto dall'autore del topic regge solo per quelli poco timidi
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