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Dietro la maschera, la libertà...
...la libertà di essere finalmente, autenticamente sé stessi.
E' da un numero ormai considerevole di anni che avverto l'esigenza di indossare delle maschere. Con l'inizio dell'adolescenza, delle scuole medie, è nato in me il bisogno prepotente di saper mutare all'occorrenza il mio atteggiamento esteriore, il mio modo di stare in mezzo agli altri, per riuscire ad affrontare le diverse situazioni, per sentirmi in grado di essere accettato, oppure capace di sottrarmi al coinvolgimento in faccende e situazioni ritenute troppo compromettenti e impegnative. La maschera, le maschere, sono da allora divenute una parte integrante della mia vita, una componente spontanea e basilare della mia personalità, uno strumento versatile ed efficace attraverso cui simulare e dissimulare la mia vera essenza, nasconderla agli occhi altrui quando non addirittura ai miei, ed evitare così di pormi sgradevoli domande, di sollevare dubbi destabilizzanti, di far precipitare la mia esistenza. La maschera, in quest'ottica, ha gradualmente assunto la funzione di "nascondiglio" dietro il quale celare gli aspetti più inquietanti ed eversivi di me stesso, al fine di incatenarli e renderli inoffensivi. Una funzione, dunque, che si potrebbe definire negativa, in quanto volta appunto a negare, ad escludere, a reprimere l'espressione di determinati aspetti della personalità. Da qualche tempo, tuttavia, mi sono reso conto di essere attratto da una diversa forma di mascheramento. Mi capita cioè di pensare e desiderare il possesso di una nuova maschera che mi consenta di liberarmi delle precedenti, di annullare gli effetti delle passate censure, di riportare a galla aspetti altrimenti dimenticati od oscurati del mio essere. Una maschera con cui schivare i fendenti morali del mio "giudice interiore", una maschera con cui sospendere il suo insindacabile, spietato giudizio nei confronti di me stesso, rendendomi così capace di compiere attività altrimenti impensabili, quali ad esempio ballare, stare con le ragazze senza l'ossessiva paura di deludere, picchiare chi lo merita, fregarmene delle quotidiane paure, sprigionare ogni fonte di energia che posseggo. Una maschera simile, questa volta, assumerebbe una funzione positiva, poiché liberatoria, edificante. Forse, chissà, se è vero che i supereoi sono una delle metafore esistenziali più potenti e ricorrenti del nostro tempo, ciò potrebbe essere dovuto proprio al fatto che il motivo della loro forza risiede non tanto nel possesso di facoltà sovraumane, quanto piuttosto nella presenza di una maschera che, permettendo loro di sottrarsi alle proprie censure interiori, di nascondersi agli occhi non soltanto del nemico ma anche di sé stessi, li rende capaci di sprigionare sino in fondo e senza remore le loro facoltà. Esisterebbero un Peter Parker, un Bruce Wayne, senza la copertura del mascheramento? E' evidente di no. E allora, mi domando: possibile che per esprimere realmente sé stessi sia necessario far ricorso alla finzione di una maschera? In che razza di epoca viviamo, se per essere persone bisogna fingersi personaggi? Voi cosa ne pensate? Capita anche a voi di provare qualcosa di simile? |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
per fortuna ho un ristretto gruppo di amici con cui mi sento libero.
per il resto sono il festival della protezione verso me stesso |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
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Re: Dietro la maschera, la libertà...
bè nella vita sociale ci può stare di "mettersi" la maschera, intendo nel lavoro, a scuola, in ambienti in cui ci si misura con gli altri. Lo facciamo tutti in genere, è una forma di difesa e\o attacco.
Il punto secondo me è che nel momento in cui vuoi qualcosa di più di una semplice relazione utilitaristica e di circostanza allora la devi togliere, e questo avviene tipicamente in un'amicizia sincera e ancor di più nell'amore. Quando conquisti una ragazza devi farlo mostrandoti per quello che sei, "questo sono io". A meno che tu non abbia altro che il sesso come finalità, allora puoi mettere la maschera che vuoi. La difficoltà nel togliere la maschera è che esponi il tuo vero essere al giudizio degli altri, e se non trovi conferma la sofferenza è profonda. Per questo l'amore è difficile, perchè devi giocare a carte scoperte, rischiando |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
C'è anche chi (come me) le maschere non riesce nemmeno a portarle o sostenerle, proprio per incapacità ... quindi si ritrova ad essere se stesso sempre, con tutti i pro e contro che ne derivano...
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Re: Dietro la maschera, la libertà...
Se non sbaglio il termine "personalità" deriva esattamente dal latino persona, ovvero "Maschera", che gli antichi latini indossavano nelle rappresentazioni teatrali.
Il fatto di indossare diverse maschere a seconda delle situazioni ha anche un chè di sano e funzionale: ti consente di adattarti meglio alle circostanze. Il fatto è che ci deve necessariamente essere anche una componente tendenzialmente stabile e duratura, che determina la coerenza nelle azioni di una persona. In passato ho anche pensato che cambiare contesto di vita, abitudini, lavoro etc potesse aiutarmi a gettare la maschera, invece non è andata così. In questo caso coerenza e stabilità sono state deleterie. |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
Bel topic e bel titolo "Dietro la maschera, la libertà..." si io per una serie di eventi recentemente capitati che mi han "svegliato" mi sento proprio così.. in realtà non ho propriamente indossato maschere a mio parere, mi son semplicemente calato in un ruolo e un contesto che mi stava stretto.. e ora me ne sono accorto e voglio prenderne le distanze. Per me però tornare ad essere me stesso coincide con un allontanamento dagli altri e una riduzione della socialità.
Essere me stesso non equivale a stare bene con gli altri per me, ma molto più verosimilmente a tornare a girare da solo come facevo un anno fa quando mi facevo le vacanze da solo. Stavo bene.. avevo meno pensieri.. ero proprio felice. Quindi ho deciso di ritornare a quelle condizioni tirandomi un po' indietro di nuovo e isolandomi. Non farò più noiose uscite di gruppo e cercherò di fare solo quello che davvero piace fare a me.. cercando, se possibile di coinvolgere almeno una persona importante per me. Se poi non vuole rimango da solo. Proprio perchè mi son reso conto che sto meglio da solo o al max con una persona con cui posso confidarmi, rispetto che in un gruppo. Pensavo di aver bisogno di socialità intesa come giri di amicizie e consocenze.. invece mi sbagliavo. Quindi tornerò ad eclissarmi e ad essere quello di una volta e a girare per i cavoli miei. |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
Se un giorno noi cercassimo
chi siamo veramente ho il sospetto che non troveremmo niente. Gaber |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
....maschere.... nn mi piacciono e nn mi sono mai piaciute, purtroppo però.... senza usarne socialmente é molto molto difficile esistere.....
...si come han detto gli altri le uso, per difendermi, per galleggiare socialmente secondo gli schemi richiesti (anche se spesso mi disgusta).... trovare qualcuno con cui poterla gettare, essere se stessi ed accettati per questo....é qualcosa di ormai raro purtroppo .... |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
È vero che tutti quanti, in misura maggiore o minore, a seconda i contesti, indossiamo una qualche maschera. Personalmente, però, io non riesco tanto a trovarmi a mio agio in una finzione duratura; prima o poi sento il bisogno di vivere il più possibile prossima a me stessa, nell'utopia (forse irrealizzabile) di poter essere apprezzata e stimata dal prossimo per ciò che sono, comprese quelle che sono le mie fragilità.
In realtà, anzi, temo anche di essere incapace di indossare queste fantomatiche maschere e il mio stesso psicologo afferma che faccio proprio fatica a mettere i confini tra me e il mio prossimo e questo non mettere le distanze probabilmente deriva appunto dalla profonda difficoltà che ho nel calarmi in ruoli che io avverto troppo posticci e lontani dal mio modo d'essere. Se la "recita" giornaliera mi porta su lidi e sentieri troppo distanti dalla mia natura, incomincio a sentire un senso di alienazione ed estraneità che mi crea nel tempo profondo malessere, così alla fine cedo e spesso tendo a rivelarmi agli altri per ciò che sono, forse sbagliando, dato che mi espongo con molta facilità al giudizio altrui; però talvolta preferisco correre questo rischio ma riuscire però, a entrare in contatto profondo con qualcuno proprio per mezzo di questa mia sincerità. Mi rendo però conto che è comunque sano riuscire a proteggersi, imparando un po' di "dissimulazione onesta". Posso aspirare solo a questo e all'acquisizione di strategie che mi aiutino a mantenere i confini tra la mia sfera emotiva privata e il mondo, però non riuscirei a vivere fingendo di essere un personaggio. Starei troppo male, soffrirei una specie di nostalgia di ciò che sono, visto che sono abituata a dialogare con me stessa in profondità da quando sono piccolina. Quando mi relaziono con gli altri faccio fatica a "mettermi da parte" e prepotente affiora in me il bisogno di scambio autentico col prossimo. Devo dire che grazie a ciò sono entrata anche in relazione sincera con l'altro e ho instaurato amicizie per me preziosissime... |
Re: Dietro la maschera, la libertà...
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