Blood_Stained_Sky |
16-12-2012 13:42 |
Il giorno in cui sono morto dentro
Ieri credo che sia stato il giorno in cui ho perso la speranza, la speranza di uscire da un incubo che va avanti da mesi e mesi. Sono giunto ad un punto, che la parola che si addice maggiormente alla mia esistenza (mi guardo bene dal chiamarla vita) è "vuoto". Sì, è proprio il vuoto che sento, il nulla più assoluto; sono entrato in un circolo vizioso che pare senza uscita. Da ormai 4 anni abbondanti soffro di disturbi di ansia e panico, dopo una lunga psicoterapia e un parzialmente ritrovato ottimismo, mi ero illuso di poter tornare ad avere una vita dignitosa, ma piano piano, quella che definisco una realtà anestetizzata è andata svanendo lasciandomi in un baratro senza fondo. Ho avuto come una specie di risveglio improvviso, che mi ha fatto rendere conto, di quanto sia solo e di quanto lo sia quasi sempre stato; mi vergogno a dire che ho avuto crisi di pianto in questi giorni, mi sento come se avessi mani e piedi legati e non avessi via di scampo, mi sento imprigionato, senza speranza, non mi resta niente, non ho un futuro, se non, uno pieno di solitudine e di sofferenza.
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