L'eterodeterminazione del cambiamento
 

Dall'inizio di quest'anno ho iniziato ad avvertire in me profondi cambiamenti interiori, una serie di cambiamenti legati al mutare del rapporto con la persona che, nel bene (ma soprattutto) nel male, ha più di ogni altra condizionato la mia vita fisica ed emotiva. Per amor di privacy non dirò di chi si tratta, ad ogni modo da quando ho praticamente smesso di vedere mia madre (ops :D) la mia vita interiore è nettamente cambiata e tutte quelle caratteristiche che mi avevano reso una persona oltremodo degna di figurare tra le fila di questo forum stanno piano piano svanendo. Perché scrivo tutto ciò? Mi viene da pensare che il cambiamento, quello che potrebbe portarci ad un consistente miglioramento nonché ad una liberazione da quelle "catene" psicologiche che per anni hanno tenuto a freno le nostre vite, non possa dipendere totalmente da noi...sarà una riflessione pessimistica, ma nel mio caso sento che è stato così. Resto scettico sulla possibilità di potermi disfare di tutte le disfunzionalità che mi hanno finora accompagnato in maniera del tutto "autodeterminata", ovvero con le mie sole forze. E badate bene che, quando parlo di mie sole forze, faccio anche riferimento ad eventi come il consulto di un terapeuta o simili...già, perché se decido di affidarmi ad uno psic(aggiungete il suffisso che più vi aggrada) compio comunque un gesto dettato dalla mia volontà, il frutto del mio libero arbitrio, ma se una persona intorno a me cambia (in maniera del tutto involontaria e imprevista) e con lei anch'io, non vi è nulla di programmato e "autodeterminato". Specialmente se parliamo di una persona che ha avuto un peso così fondamentale sulla mia interiorità (e non solo)...insomma, avete avuto anche voi esperienze di cambiamento dettate dal mutare dell'atteggiamento di chi vi stava intorno e vi aveva da sempre influenzato? Oppure siete riusciti a farcela (per chi ce l'ha fatta) basandovi solo sulla vostra libera e volontaria iniziativa?

Re: L'eterodeterminazione del cambiamento
 

Al momento io vivo ancora con i miei che sono le persone che mi hanno piegato il cervallo eppure sono migliorato in alcuni ambiti, allentando le prese che avevano i loro insegnamenti e la sola presenza loro.

Certo mi rendo conto che a volte il mio umore è tarato su quello di mia madre (ed è una cosa che odio dover ammettere). Praticamente io vivo di umore riflesso...ho libertà solo quando non percepisco quello suo.

Re: L'eterodeterminazione del cambiamento
 

Dall mio arrivo in Italia,molte cose sono cambiate tra cui anche il rapporto con mia madre . Ai primi tempi sono sprofondata nei mille sintomi della sociofobia , cio nonostante mi sono data da fare per svolgere almeno il minimo sindacale .
I risultati ci sono stati ma sono comunque poco notevoli nonostante il mio sforzo per andare contro le mie tendenze fobiche. In questo periodo mi sto rendendo conto che per avere dei risultati impressionanti bisogna non solo buttarsi nella mischia o tagliare quei rapporti che ci opprimono ma impegnarsi con voglia e convinzione nelle nostre avventure quotidiane. Quindi in definitivo penso che l-autore principale del tuo cambiamento sei tu e non le tue situazioni

Re: L'eterodeterminazione del cambiamento
 

sono intrappolata con i miei e lo sarò ancora per qualche anno. non sopporto più nessuno qui. mi limitano troppo ed è anche grazie a loro se sono diventata quella che sono oggi.

Re: L'eterodeterminazione del cambiamento
 

Certamente. Pensa che allontanandomi da una determinata persona con la quale ho un bel rapporto, la mia eritrofobia passa, non riesco a capire perchè.
Sono combattuta se frequentarla ancora o se diradare il nostro tempo insieme fino a non vederla più unicamente per il mio bene.
Non credo che lo farò, ma purtroppo credo che lo stare con lei (e dipendere un po' da lei in un certo senso) mi blocchi moltissimo e da qui nascono le mie paure.

Re: L'eterodeterminazione del cambiamento
 

Ritengo mia madre -ansiosa e isterica-la causa di buona parte dei miei problemi, ma anche allontanandomi da casa per un paio d'anni non ho risolto nulla. Ero più sereno,ma a livello comportamentale sempre tutto uguale.
Ma mi sa che non ho insistito abbastanza sul cambiamento "autodeterminato".

Re: L'eterodeterminazione del cambiamento
 

Ho potuto sperimentare come cambiare ambiente possa cambiare completamente il tuo atteggiamento. Da quando mi sono trasferita e abito da sola ho una sicurezza e una noncuranza per il giudizio altrui che prima non mi sognavo neanche. E forse potrebbe sembrare che sia cambiato tutto così, radicalmente e all'improvviso.

Però credo che in realtà sia stata solo l'occasione di manifestarsi di cambiamenti che già da tempo stavano accadendo in me, senza che me ne rendessi conto. Perché non si supera l'ansia, la timidezza, da un giorno all'altro; trovo che non esistano soluzioni immediate.

L'ambiente esterno è un riflesso del nostro atteggiamento, perché i comportamenti altrui sono risposte ai nostri.
(L'ambiente "sfavorevole" alla sicurezza me lo ero creato io: la gente era tanto abituata a vedere in me la ragazza insicura da proteggere che continuavano a trattarmi così, e faticavo anch'io a cambiare il modo di rapportarmi con loro.)

Questo per dirti che secondo me ognuno si crea il proprio "ambiente", e cambiare vita, cambiare frequentazioni, ecc. aiuta solamente se si è già messa in moto un'"evoluzione"; ma da solo non può fare molto...