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a parti invertite
Mi siete mai chiesti o avete mai pensato se e come avreste affrontata una relazione sentimentale con persona sociofobica, depressa, ansiosa e chi più ne ha più ne metta? In breve una persona che soffre delle nostre stesse difficolta' ma con noi nella parte dei "normaloni" come qui si usa dire.
So che e'difficile ragionare in tal senso poiche' spesso i problemi ci portano a concentrarci quasi esclusivamente su noi stessi ma ho scelto di aprire questo thread a seguito di una esperienza personale vissuta lo scorso anno e forse anche altre, in cui sono stata praticamente "rifiutata" e "giudicata"per i miei problemi psicologici, per il fatto che assumessi farmaci, ecc. Ora mi chiedo che avrei fatto a parti invertite? Credo sia abbastanza legittimo che certe problematiche spaventino e facciano indietreggiare soprattutto chi non le hai mai vissute e vorrebbe per se'una vita senza problemi. Problemi di questo tipo intendo. Voi cosa ne pensate? E continuando, pur nella vostra situazione attuale vivreste di buon grado una relazione con persona che soffre di problemi psicologici? Sareste più comprensivi e meno spaventati che i normaloni? |
Re: a parti invertite
Premettendo che è una questione relativa a molti fattori diversi, in linea di massima credo che mi comporterei in modo simile a un "normalone". Non ha senso che un estroversone vada a cercarsi uno che soffre di depressione o fobico, non vedo che relazione potrebbe uscirne. Neanche a me interessano persone diverse da me (l'ultima cosa che voglio è una "normalona"). Ma questo vale anche nelle amicizie, del discotecaro non me ne faccio niente.
Invece nel caso scoprissi solo in seguito particolari problemi psicologici di una persona che mi interessa particolarmente sarebbe una questione diversa... Comunque sono tutti discorso ipotetici, nel dettaglio non saprei come mi comporterei davvero |
Re: a parti invertite
Una ragazza normalmente normale, con un lavoro e aspettative di vita normali, con una vita sociale normale, non prenderebbe neanche molto lontanamente in ipotesi l idea anche sol vaga diabete un rapporto con uno tanto diverso da lei, considererandolo el migliorerei casi una palla al piede, sensibilità emotiva compresa.
Lo stesso farei io |
Re: a parti invertite
Il fatto è che molti "normaloni" soffrono di problemi psicologici... Magari non sono sociofobici ed hanno altre problematiche (disturbi alimentari, borderline, doc, ansia) ma non avete idea di quante persone apparentemente "normali" prendono psicofarmaci...
Detto questo con un sociofobico non ho problemi, anzi, penso che due persone che soffrono dello stesso problema benché poi con sfumature diverse riescano a capirsi meglio e ad interpretare nel modo corretto certi comportamenti di evitamento o certe stranezze che lascerebbero perplessa una persona che non conosce il problema. Mentre io - forse - non riuscirei a stare con una persona con un disturbo totalmente diverso dal mio... le cose per capirle bisogna viverle. Quindi non mi stupisco che un "normalone" in una relazione con una sociofobica non si trovi proprio a suo agio. |
Re: a parti invertite
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P.S.— La faccina contrariata è indirizzata ai normaloni, ovviamente. |
Re: a parti invertite
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Non è colpa loro, semplicemente non ci sono passati. Per questo sono convinta persone simili dovrebbero stare fra di loro. |
Re: a parti invertite
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Scherzi a parte non saprei proprio dare una risposta certa alla questione posta da Manuela.. Ritengo verosimilmente che dipenderebbe dal tipo di problematiche della persona... L'importante è che non sia troppo soffocante o ipercritica per quanto concerne il resto ritengo di potermi tranquillamente adattare.. Avendo avuto un certo tipo di esperienze traumatiche sono maggiormente tollerante e disposto al dialogo di un "normalone".. |
Re: a parti invertite
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Re: a parti invertite
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Ma qui potrebbe sorgere un problema che trovo davvero interessante: 1 - Essere comprensivo significa discriminare chi sta male. 2 - Chi sta male non vuole essere discriminato. 3 - Chi sta male non vuole un partner comprensivo. Ovviamente, è uno schema che si applica a un caso. Ma data la sua forma paradossale l'ho dovuto riportare. In sostanza, se si vive con un sociofobico trattandolo in modo da assecondare le sue paure, o comunque riservandogli speciali attenzioni eccetera.. si sentirà più "pesante" e malato di quanto non dovrebbe/vorrebbe, e potrebbe risentirsene. E' un circolo vizioso la cui soluzione sta, secondo me, nel limitare la sensibilità e la comprensione teoriche (quindi nei discorsi, nelle proposte eccetera) e dedicarsi a quelle pratiche (ossia, non abbandonarlo, dargli affetto ecc.). Se vuoi uscire il sabato sera con un sociofobico, la cosa migliore che puoi fare è dirglielo, e rompergli le palle perché lo faccia. Poi non verrà, s'incazzerà. Tu te la prenderai, ma non gli farai "perdere punti" per questo. Semplicemente anche tu hai diritto ad incazzarti, e ad avere dei desideri. E il sociofobico lo sa. Non è mica scemo. Se si finge e lo si commisera lo vede. :pensando: Ecco, tutto si sintetizza nella necessità di trattare normalmente anche chi sta male. |
Re: a parti invertite
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:riverenza: |
Re: a parti invertite
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Re: a parti invertite
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Re: a parti invertite
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E quindi dico senza paura che non mi avrebbe creato nessun problema, anzi avrei apprezzato chi preferisce attività tranquille al casino sempre&comunque. - Al netto delle paranoie che c'ho, facendo conto che queste non esistano ma esista solo il mio orientamento caratteriale: Preferirei pure affrontare insieme ad un fobico/a quest'ordine di problemi (paura di luoghi affollati e uscite generiche) rispetto a tanti altri, perchè si sposano più col mio carattere e con ciò che comprendo e sopporto (sopporto è la parola giusta: io sopporto un amico/a che ha paura di uscire, qualcuno non sopporta me o chi ha paura di uscire). Anzi, son pure convinto che mi farebbe bene perchè riuscirei a limare alcuni aspetti negativi di me imparando ad uscire, e potrei farlo bene solo con chi non mi fa sentire costantemente giudicato, ossia chi ha difficoltà nell'andare in giro, piuttosto che l'estro arrivato. |
Re: a parti invertite
Bè, credo che alla base di tutto ci sia il sentimento. Se non c'è sentimento non c'è niente. Almeno io la vedo così.
Quindi, se c'è amore, ma amore vero, trasporto emotivo e attrazione fisica, si possono superare le difficoltà. Insieme. Quindi se fossi un "normalone" - miodio che parola orrenda, nessuno è normale - e mi innamorassi di una sociofobica-disadatta-depressa probabilmente cercherei di starle vicino, assecondarla e darle tutto il mio amore. Ma questo lo farei anche se non fosse sociofobica....ripeto, l'amore è tutto. |
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