I miei film preferiti. N. 8 - Matrix.
Un'Opinione di kumquat su Matrix (2 Settembre 2002)
http://www.ciao.it/Matrix__Opinione_358887
Vantaggi: Filosofia mascherata da sci - fi di prim'ordine
Svantaggi: temo per Matrix Reloaded
***** Quando decisi di raccontare al mondo di Ciao.com quali fossero i miei film preferiti, commisi una svista madornale. Dimenticai di inserire Blade Runner, che a suo tempo mi colpì esattamente come quindici anni dopo mi colpì Matrix. Intendevo scrivere un'opinione sul capolavoro di Ridley Scott, ma trovai qualcuno che aveva già fatto meglio di quanto non potessi mai fare io. Andate a leggere la splendida prosa che Ian/Citizen ha redatto per Blade Runner:
http://www.it.ciao.com/opinion_view....ortedReverse/0
Non ve ne pentirete... *******
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Svegliati, Kumquat.
E’ giunto il momento che attendevi..
Potrai trovare la risposta al quesito che ti tormenta da quando hai iniziato a ragionare per conto tuo. La domanda che ti assilla quando non riesci a dormire.
Il vero, il solo, l’unico PERCHE' al quale nessuno ti ha mai saputo rispondere veramente.
Non credere stancamente a ciò che ti è stato imposto.
Non abbandonarti al fatalismo, rinunciando alla scoperta della verità solo perché tutti coloro che ti circondano si crogiolano nella loro beata ignoranza.
Alzati dal tuo cubicolo, reagisci, allontana le convenzioni, non cedere alle facili illusioni che ti circondano; sfida tutti, tutto, persino il tuo destino, ma sii coerente.
Non nasconderti dietro ai paraventi che ti sei creata per difenderti dagli attacchi di chi non intende perseguire il tuo obiettivo.
Perché la strada che stai per intraprendere è la stessa che uomini e donne percorrono da millenni, spinti dalla ricerca alla domanda primordiale, quella che affligge il genere umano dalla notte dei tempi.
….……
ZZZZZZ……..ZZZZZZ…..
………
Ah, no; scusate. Non ero io a dovermi svegliare, non sono la prescelta; l’eletto è un altro.
Quando tre anni fa entrai nella sala del cinema per vedere Matrix per la prima volta, sapevo che quello che stavo per vedere sarebbe stato un gran bel film. Avevo già avuto la mia dose di feedback e avevo sentito pareri differenti sul genere a cui apparteneva questa pellicola che, a conti fatti (sconcertante: annovera ben 261 recensioni inclusa la mia) non necessita di alcuna presentazione.
“E’ un film di fantascienza”.” E’ azione.” “Thriller.” “E’ una parodia cibernetica di Alice nel Paese delle Meraviglie”. “Ha degli effetti speciali strabilianti”. “Un ritmo incredibile.” “Un cast eccellente. “
Ma la frase più ricorrente era:
“Non so spiegartelo. Tutto ciò che posso dirti è che non ti annoierai di certo, vedrai.”
Due ore e venti minuti più tardi, si riaccesero le luci e la mia prima impressione fu che avevo appena visionato un film molto originale, dal meccanismo ben ingranato, molto ben interpretato, ma che non mi aveva convinto appieno. Avevo l’impressione che qualcosa restasse incompiuto; che mi fossero sfuggiti alcuni particolari salienti della trama, o che non avessi compreso appieno il messaggio che i fratelli Wachowsky intendevano trasmettere allo spettatore. Ma poiché i miei compagni di quella serata parevano soddisfatti, persino esaltati, da Matrix, tenni i miei dubbi ben chiusi nel cassettino che ho fra le mie due orecchie.
Da allora, ho rivisto Matrix quattro volte. Ogni volta diedi la mia personalissima interpretazione del significato recondito nella trama del film. Come se Matrix, per me, andasse letto a più livelli; come se fosse una stratificazione di pensieri. Ora che so cosa significa Matrix per me, non ho più bisogno di ripercorrere insieme a Neo, Trinity, Morpheus e compagni la strada che porta alla consapevolezza, alla risposta finale: ora posso finalmente attendere il giorno che Matrix si ricaricherà (il sequel si chiamerà Matrix reloaded) e verificare l’esattezza delle mie percezioni.
CHE COS’E’ MATRIX.
(Il mio parere può essere considerato illogico, folle, assurdo; se così fosse, l’ALIENAZIONE che caratterizza tutti coloro che COMBATTONO CONTRO Matrix ha colpito anche me.)
Proviamo ad immedesimarci nel protagonista del film. Siamo tutti un po’ Thomas Anderson, in fondo. Ogni giorno ci rechiamo al lavoro, tentiamo di renderci conformi ai dettami della nostra società, del nostro habitat, del nostro posto di lavoro. Veniamo forse rimproverati se abbiamo un attimo di sbandamento, e se non seguiamo FEDELMENTE le regole imposte dal nostro MONDO. A costo di OMOLOGARCI e diventare persone pressoché indistinte le une dalle altre, soffochiamo il nostro istinto di ribellione (in misura e maniera differente, d’accordo) e tentiamo di reprimere il nostro Io che ogni tanto ci pone delle domande ben precise.
CHI SONO? COSA VOGLIO? DOVE VADO? PERCHE’ ESISTO? PERCHE’ ESISTE TUTTO QUESTO?
(Domande trite e ritrite, vero? Ve le siete mai poste? Io ho perso il conto)
A volte, per rifuggire dalla realtà che ci circonda, troviamo degli sbocchi alla nostra voglia di definirci, alla nostra creatività, qualcosa che dia un senso alla nostra vita di routine. Arriviamo persino a creare una nuova identità parallela a quella che ci appartiene nella nostra vita ufficiale. Thomas Anderson si creò l’identità di Neo per sfogare il suo bisogno di comprendere, la sua sete di conoscenza; ma le forme possono essere le più disparate.
Di giorno, Thomas Anderson (Keanu Reeves, per quello sporadico essere vivente che non avesse mai visto Matrix) è un programmatore di software. Di notte, è un hacker. Dottor Jekyll e Mister Hyde. Ciò che di giorno potenzialmente crea, di notte potrebbe potenzialmente distruggere. Il tutto per poter comprendere chi è, perché esiste, cosa vuole, dove va, in che mondo vive e perché il mondo è ciò che è.
A volte, le risposte ai nostri quesiti esistenziali ci paiono troppo complicate perché possano essere accettate. Altre volte, preferiamo non tentare nemmeno di comprendere, e ci lasciamo trascinare attraverso il percorso della nostra esistenza che qualcun altro ha già tracciato per noi.
Ma può succedere. Può accadere di vedere una porta d’accesso; una via d’uscita, per elevare la nostra condizione e conoscere meglio il nostro ruolo in questo mondo. Per Thomas Anderson, la porta d’accesso si materializza attraverso il re dei sogni.
Morpheus. Il mentore nero. Che è infinitamente buono e giusto, ma che non è l’Eletto. Che ha dalla sua parte la conoscenza della realtà, ma non ha i mezzi per poter combattere il Sistema. E così, avendo trovato il potenziale Messia, il profeta Morpheus (Laurence Fishburne nella sua forma migliore fino ad oggi) si annida nel subconscio di Neo. Lo guida attraverso i suoi sonni disturbati portandolo, come Alice nel Paese delle Meraviglie, a seguire il bianconiglio che gli indica attraverso Trinity; lo induce a voler scoprire quanto è profonda la sua tana, a scegliere la pillola della conoscenza. Così Neo accede al mondo oltre Matrix, al fine di scoprire qual è il ruolo dell’umanità sulla Terra, perché la percezione del nostro Io è distorta rispetto alla realtà, perché è stato creato un mondo immaginario su un sistema complicatissimo che renda gli esseri umani macchine produttive, compiacenti e disciplinati.
Morpheus lo istruisce. Lo diseduca e lo rieduca. Lo accompagna. Lo protegge, anche se ciò comportasse il proprio sacrificio. Lo guarda crescere, acquisire coscienza, ampliare le proprie conoscenze, finché non arriva il momento che anche il pupillo Neo crede al suo mentore Morpheus e comprende di essere il predestinato alla guerra contro il Sistema.
Per millenni, il genere umano ha adorato divinità differenti per potersi fornire una spiegazione convincente della propria esistenza e dell’esistenza del pianeta Terra con il suo meccanismo perfetto che viene comunemente chiamato ecosistema. Abbiamo testimonianze di religioni che risalgono praticamente all’era dell’Homo Sapiens. Abbiamo tentato, attraverso il progresso, la tecnologia, la scienza, di trovare delle spiegazioni più adeguate a ciò che è stato, è tuttora e sarà il percorso della Terra e dei suoi abitanti. Ciononostante, l’uomo avverte ancora oggi il bisogno di credere in una forza sovrannaturale che regoli e impartisca ordini perché il quadro di ciò che viviamo appaia completo ai suoi occhi. Tutte le religioni occidentali si basano sulla concezione di un Dio, di un Piano, di una serie di comandamenti.
Alla domanda “Che cos’è Matrix?” la prima risposta di Morpheus è:
“E’ controllo.”
La mia personale traduzione di Matrix è stata RELIGIONE. Religione non solamente intesa come credenza; anche come CONTROLLO, imposizione di ciò che è bene e ciò che è male. La creazione di un’illusione che possa agire da placebo al genere umano, l’uomo che sa che il proprio percorso nel cubicolo identico a quello di Thomas Anderson è già segnato, che sa che cosa pretende il mondo, e come deve agire per non scontrarsi con la forza sovrannaturale che lo punirà se non intende sottostare alle regole che gli vengono impartite. Il Sistema. Seguilo senza porti troppe domande, o verrai punito per i tuoi peccati.
Trinity è il messaggero di Morpheus. La Trinità che chiama The One (Neo anagrammato, l’eletto) perché abbracci un’altra religione, perché si convinca che ciò che gli hanno imposto non è reale, ma una serie di percezioni che sono dettate da un programma subliminale nel quale lui altro non è se non una pedina. Che in realtà il mondo convenzionale è arido, freddo, tetro; ma che la trasmutazione da uomo convenzionale a uomo spirituale può allontanarlo dalla realtà implacabile celata sotto la facile illusione creata dal Sistema.
Comprensibilmente, Trinity è una donna. Non esistono religioni di diffusione mondiale al giorno d’oggi che rappresentino le donne come entità spirituali degne di venerazione. La donna è terrena, ed è colei che trasmette i sentimenti terreni dell’amore e della pietà. Carrie-Ann Moss è molto efficace ad incarnare il ruolo di una donna che combatte per i propri ideali, ma che viene alimentata dal senso della pietà e dalla spinta dell’amore. Gli occhi limpidi e puri, che riflettono il carico di dolore che porta con sé da quando ha scoperto tante, troppe cose; i lineamenti che si induriscono quando combatte contro il Sistema, che si addolciscono quando osserva il suo Profeta e il suo Messia.
Eppure, si deve pur credere in qualcosa. Il Profeta spiega al suo Messia che non è ammissibile credere in ciò che il Sistema ha creato; quindi, poiché la percezione del proprio essere e dei propri limiti è distorta, il proprio corpo umano posto nel Sistema può oltrepassare i limiti convenzionali della mortalità.
Gli Indiani sono convinti di poter dormire su un letto di chiodi e di poter camminare sui carboni ardenti. Neo, il Messia, è convinto di poter schivare le pallottole. La materia incorporea, la nostra ANIMA, è immortale e priva di limiti; l’involucro è una mera reincarnazione di ciò che pensiamo di essere. E' questo il significato che ho colto nelle parole di Morpehus a Neo.
..E te lo dimostro con il Kung Fu. Userai le arti marziali, che si basano sul concetto di lotta non cruenta né fine a se stessa, per combattere contro gi uomini del Sistema quando le pallottole non serviranno.
..Te lo dimostro con il bambino/Buddha che ti spiegherà come il cucchiaio non esiste, e può essere piegato, perchè è la forza del pensiero che rende reale un oggetto.
..Te lo dimostro con un oracolo sibillino che per stimolarti a scavare nel tuo Io ti metterà alla prova, ponendoti di fronte a scelte che solo l’Eletto può compiere in maniera saggia.
..Te lo dimostro rendendoti cosciente del fatto che non necessiti di cibi che solleticano il tuo palato, né di abiti caldi e appropriati per poter sopravvivere adeguatamente. Che spoglio del superfluo, aumenterai la tua cognizione.
..Te lo dimostro con programmi impiantati nella tua anima, assimilati, che rendono la tua conoscenza sempre più vasta, purchè tu continui a credere nel nuovo Sistema nel quale ti guido io, Morfeo, il Profeta, che vede in te il nuovo Eletto.
(Se non è FILOSOFIA ORIENTALE questa…..Non voltarti, Siddharta; non cedere a facili tentazioni. Guarda avanti. Credi solo in te stesso e nella tua anima, perché l’OM si avvicina.)
Ecco. Per me Andy e Larry Wachowski hanno voluto piantare nello spettatore il seme del dubbio. Se la religione occidentale intesa come spiegazione della nostra esistenza è solamente un palliativo per confortare l’essere umano e renderlo schiavo docile di un sistema, le religioni orientali sono la Verità? Si basano sullo sviluppo dell’individuo anziché delle regole, sull’arricchimento dell’anima attraverso percorsi infiniti e pertanto conducono alla Verità? Non lo sappiamo; ma è una possibilità. Oppure è semplicemente un’altra illusione nell’illusione, che però si basa su concetti meno artefatti e quindi più possibili rispetto alle filosofie occidentali? Anche questa è una possibilità. Anche i fratelli Wachowski non sanno rispondere alla “domanda infinita”, ci mancherebbe; ma ci lasciano con il dubbio, e con la certezza che per Neo, Trinity, Oracle, Mouse, Tank, Apoc, Switch e Dozer, il mondo al di fuori della concezione filosofica occidentale è migliore sebbene più difficile da vivere e meno agevole di quello che conoscevano. Sanno che il percorso da seguire per poter “illuminare” altri esseri umani e liberarli dal Sistema è impervio, pieno di pericoli, e che mette a repentaglio la loro stessa esistenza; ma sono disposti a correre il rischio. D’altronde, Neo viene messo in guardia da Morpheus; ci sono individui che sono talmente inerti, talmente dipendenti del Sistema, che lotterebbero ferocemente per proteggere l’unica realtà che conoscono finora. E com’è prevedibile, esiste anche chi, a conoscenza di un’altra realtà, sceglie la via più comoda e si lascia corrompere; Cypher preferisce poter mangiare una bistecca, sapendo che non è reale, anziché lottare per salvare altri esseri umani dal Sistema.
Quando vidi per la prima volta la locandina di Matrix, avendo già sentito pareri di persone che parlavano di messaggi subliminali, pensai che probabilmente la trama offrisse un messaggio celato all’omosessualità latente di una persona che spinto da un mentore avrebbe abbattuto le proprie difese e avrebbe manifestato la sua diversità. D’altronde, il primo film di larga distribuzione dei fratelli Wachowsky (Bound-Torbido Inganno) verteva proprio su una storia di donne omosessuali. Una chiave di lettura residua, in Matrix, conduce all’omosessualità; e non a caso, tutti coloro che sono a bordo della navicella che naviga fuori dai confini di Matrrix – chiamata appropriatamente Nabucodonosor – quando si trovano in Matrix sono vestiti in pelle lucida nera; il primo incontro fra Trinity e Neo avviene in un club sadomaso; e ci sono numerose allusioni al mondo omosessuale. Piccole frasi, accenni, ruoli; ma non credo che l’intento fosse quello di celebrare l’omosessualità. Credo invece, a differenza di quanto pensai inizialmente, che Keanu Reeves non sia stato scritturato in quanto icona gay, ma perché nella sua recitazione migliore, fatta di poche parole e di atteggiamenti oscillanti fra l’incredulo, lo scioccato, e il meditativo, fosse il miglior interprete possibile per rendere credibile un personaggio “eletto”. D’altra parte, Keanu Reeves ha dato prova della sua capacità di interpretazione in questo senso anche nel Piccolo Budda; anche Bertolucci aveva visto in lui queste potenzialità. Ma il film si presta a molteplici interpretazioni; pertanto, una vena omosessuale, in un contesto dove coloro che vogliono scoprire CHI SONO, DOVE SONO, e DOVE DEVONO ANDARE sono destinati ad essere degli EMARGINATI e vivere in un contesto di alienazione totale dal mondo che prima conoscevano può anche coesistere.
Naturalmente, agli albori del nuovo millennio, raccontare una vicenda basata esclusivamente sulle filosofie e religioni occidentali versus orientali non sarebbe stata accolta favorevolmente dal grande pubblico. La patina fantascientifica che avvolge Matrix è confezionata in maniera ideale per essere recepita da un pubblico moderno e avvezzo a produzioni di stampo hollywoodiano, nel contempo resa ancor più appetibile da effetti speciali innovativi. L'intreccio spuerficiale e visivo della trama non è del tutto nuovo agli occhi di spettatori che hanno già avuto modo di conoscere Alien, Terminator, Die Hard, Strange Days, Dark City e chi più ne ha più ne metta; in fondo, la parte sci-fi di questo film è un compendio di “prestiti” da altri film di culto del genere. Tuttavia, anche in questo Matrix è incredibile; come tutti sanno, le scene d’azione sono strabilianti, e gli effetti speciali lasciano davvero lo spettatore a bocca aperta. Le sequenze, per quanto siano del tutto irreali ed impossibili, paiono davvero verosimili e sono girate in maniera del tutto innovativa e con una sofisticatezza mai raggiunta prima. Gli attori si prestano ad azioni che vanno contro ogni legge logica di gravità e fisica, e lo sforzo considerevole che devono aver impiegato per poter eseguire le scene più celebri di Matrix ha ripagato ampiamente nella naturalezza apparente dei loro movimenti impossibili. Oltre alla sceneggiatura, insomma, i fratelli hanno fatto un lavoro eccellente anche in termini tecnici di esecuzione della pellicola. Un lavoro di precisione infinita, grazie anche al direttore della fotografia Bill Pope, che ha eseguito un lavoro impeccabile. Persino il tono verdastro e cupo che contraddistingue la pellicola e l'indovinata colonna sonora trasmettono istintivamente un senso di angoscia e di tensione. Il lavoro coordinato di tutta un’equipe al suo meglio – dai fratelli registi e sceneggiatori, alla fotografia, agli autori della colonna sonora, agli attori, al produttore Joel Silver (che non sbaglia mai un colpo, o così pare); tutti hanno contribuito per rendere questa straordinaria storia di immaginazione e futurismo un capolavoro del cinema d’azione e di fantascienza.
Ma per favore, non relegate Matrix a titolo di una mera produzione di fantascienza. La Matrice va ben oltre; va interpretata. I personaggi non volano né fermano pallottole solo per il gusto di farlo. Non corrono sui muri solo per dimostrare l’efficacia degli effetti speciali. Non scappano appesi al filo di un elicottero solo perché è una scena ad alto impatto visivo.
Lo fanno perché si elevano durante la ricerca della risposta alla domanda che accomuna il genere umano. Lo fanno perché solo scevri da condizionamenti, da regole imposte, da realtà apparenti, possono essere veri uomini. Liberi.
Forse dovremmo liberarci anche noi di tutti i preconcetti, i pregiudizi, le futilità che condizionano la nostra esistenza. Lottare contro le regole del Sistema dal quale non siamo in grado di svincolarci.
Sarebbe bello. Forse, così, anche noi finalmente potremmo svegliarci ed essere liberi. Ma anche se forse sono troppo vigliacca per farlo, questo film per me resterà una piccola lezione di vita.
Tuttavia per ora, purtroppo, ho scelto la pillola blu.
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