alla ricerca del divino collegamento
 

assatanamento edoneistico, è una riflessione molto personale questa:

stavo riflettendo sul perchè da anni sono caduto nello stato attuale, non voglio condannare lo stato attuale che sarà simile al vostro, vorrei capire, e superare cio' che sono... come voi del resto, c'era un epoca quando ero piccolo o chissà ancor prima che nascessi che ero "leggero", ero felice perchè non avevo pesi nel corpo, e da questa leggerezza ne deriva la felicità... crescendo come voi, per situazioni ostili cominciai a odiare, a sentirmi diverso, e il mio pensiero mi appoggiava e mi appoggia tutt ora in questa mia avversità antisociale, cosi' mi isolai.

E ho trovato cio' in cui una creatura sola puo' trovare nella sua gabbia interiore: il piacere, e anche qui il pensiero non lo condanna, anzi, vuole che provo piacere, piacere materiale sfrenato, voglia di donne nel lato carnale, fumare, bere, mangiare, musica, film, sogni, pensieri, illusioni, non semplicemente provare piacere casuale quando si guarda quello o quell altro ma ricercarlo ossessivamente : piacere materiale. ripeto SFRENATO.

Per i primi tempi questa sitiuazione di follia materialistica ha funzionato, i problemi nn erano piu' problemi, ogni istante il corpo viene sballottato da una parte alla altra alla ricerca di piacere, sotto il ferreo comando del mio pensiero dittatore materialista, pooooooii...... è subentrata una cosa sgradevole: il dolore. fisico soprattutto, di cui ancora sono vittima, una volta mi rendo conto non provavo questo dolore ma neanche questo piacere, la lussuria, l'odio per il proprio corpo umano, un corpo debole, non ingrado di sopportare eccessi materialistici a cui il mio pensiero invece vuole mettere bocca.

Io sento dentro di me che è un problema probabilmente illusorio che c'è un modo di abbinare i due nemici di sempre : amore e piacere, paradiso e inferno, amore e odio, nn so quale, ma una via personale andrà trovata, una pace, che implichi una mente vuota da quel tiranno chiamato "pensiero", e un amore che non debba perforza escludere il piacere.