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La felicità è reato
Sono infinite le vie per farsi del male. Ho sempre castrato ogni impulso fisico e psicologico, fondamentalmente rigetto l'idea della felicità o più semplicemente del godere dei piaceri della vita. In quei momenti in cui mi sento meglio, per qualsiasi futile motivo, è come se mi prendesse un senso di colpa, (quasi avessi peccato), come se non avessi il diritto a trovare un pò di pace ed avessi tradito la mia natura di essere "perennemente sofferente". Questo spiega il perchè ogni volta che faccio un passo in avanti verso il miglioramento ne faccio due indietro, stando peggio di prima. Ogni momento felice della mia vita ha avuto sempre una durata minima, perchè neanche il tempo di arrivare a concepire la soddisfazione di aver superato un ostacolo, la mia psiche svilisce le mie conquiste, le svaluta e le svuota di ogni significato, portandomi in un fase di regresso e di dolore, unica emozione che, volontariamente o non, riesco a sentire e quindi mi mantiene vivo e recettivo.
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Re: La felicità è reato
Anche a me a volte succede. Quando magari sono felice per qualcosa, subito la mia mente cerca di riportarmi "con i piedi per terra" facendomi pensare a qualcosa che in qualche modo ridimensiona la felicità che sto provando in quel momento.
Ultimamente questa cosa per me sta migliorando, nel senso che mi sforzo, in questi casi, di pensare che devo vivere il presente... Mi sforzo di pensare a questo concetto, e la situazione migliora! |
Re: La felicità è reato
Provo spesso le tue stesse sensazioni, proprio pochi giorni fa ho aperto un topic a proposito.
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Re: La felicità è reato
io non credo di essere mai stato felice, ma capisco quello che vuoi dire, a me succede quando una certa cosa mi va bene poi ce ne sono due che mi vanno male, quasi a farmela pagare per quella cosa che mi è andata bene; si dice che quando le cose vanno bene o non succede niente è solo perchè Dio si sta preparando a prenderti a calci nel sedere.
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Re: La felicità è reato
ma io i sensi di colpa li ho quando sento di non aver adempiuto a un "dovere" (se cosi si puo dire), quando sento di aver avuto "qualcosa" senza essermela meritata, nel suo caso, forse, lui ritiene quasi un "dovere" essere sempre in uno stato di "sofferenza perenne" perchè avrà sofferto tanto che la sofferenza ormai fa parte di lui o meglio E' lui, quando ha un momento di felicità ecco che il suo io fatto di sofferenza lo mette sull'attenti per farlo tornare alla "normalità" cioè in uno stato di sofferenza...spero di essermi espresso in maniera comprensibile, questa è la mia opinione rapportata a me stesso, mi riservo di rifletterci di più...
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Re: La felicità è reato
Quote:
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Re: La felicità è reato
non so se sia proprio un senso di colpa, nel senso stretto del termine, di certo questo meccanismo blocca ogni momento di relativa serenità riportandomi indietro.
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