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-   -   Il verso giusto. L'angolo della poesia. (https://fobiasociale.com/il-verso-giusto-langolo-della-poesia-21354/)

Iac80 26-02-2020 22:40

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Sono uscita di notte, da sola;
Il sangue giovane che scorreva al di là del mare
Sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito –
Duramente sopportavo il mio dolore.

Ma quando ho sollevato la testa
Dalle ombre tremanti sulla neve,
Ho visto Orione, verso est,
Brillare costante come un tempo.

Dalle finestre della casa di mio padre,
Sognando i miei sogni nelle notti d’inverno,
Guardavo Orione quand’ero bambina
Al di sopra delle luci di un’altra città.

Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza
Il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza,
Tutto è cambiato, tranne, verso est,
La fedele bellezza delle stelle.

Ergo Proxy 15-03-2020 04:05

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
« Lontano da tutte le buie valli
giunge il dolce canto del merlo,
ed in un muto tormento il mio cuore
ascolta e trema fino al mattino.

Per lunghe ore, illuminate dalla luna,
la mia brama sta in guardia,
soffre di ferite segrete
e si dissangua nella notte.

Un violino nei giardini manda
con arcata leggera il suo pianto fino a qui,
ed una profonda stanchezza
giunge liberante sopra me.

O violinista straniero che là in basso
piangi con aria sì tenera e cupa,
dove hai trovato la melodia
che contiene tutte le mie brame? »


Hermann Hesse, Un violino nei giardini.

Antares93 03-05-2020 00:48

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Misuro ogni dolore che incontro
con occhi penetranti, stretti -
mi chiedo se pesa come il mio -
o ha misura più facile.
Mi chiedo se l'hanno portato a lungo -
o è appena cominciato -
non saprei dire la data del mio -
sembra tanto vecchio -
Mi chiedo se fa male vivere -
e se devono sforzarsi -
e se - potessero scegliere -
non preferirebbero - morire -
Noto che alcuni - pazienti a lungo -
dopo un po', rinnovano il sorriso -
l'imitazione di una luce
che ha tanto poco olio -
Mi chiedo se con l'ammucchiarsi degli anni -
qualche migliaio - sul male -
che presto li ferì - questo intervallo
dia loro qualche sollievo -
se continuerebbero a sentire pena
per secoli di sensibilità -
illuminati a un più grande dolore -
in contrasto con l'amore –
dolenti - sono tanti - mi dicono -
c'è varietà di cause -
la morte - è una sola - e viene una volta -
e solo inchioda gli occhi -
C'è dolore di mancanza - e dolore di freddo
un tipo detto "disperazione" -
c'è l'esilio dagli occhi nativi -
in vista dell'aria nativa -
E anche se non indovino il tipo -
correttamente - tuttavia
un conforto pungente mi dà
quando passo dal Calvario -
notare le maniere - della Croce -
e come è portata di solito -
sempre affascinata dall'idea
che qualcuna - sia come la mia -

Emily Dickinson - Misuro ogni dolore che incontro

Antares93 07-05-2020 23:29

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Pregavo, all'inizio, bambina,
perché mi dicevano di farlo -
ma smisi, quando fui capace di immaginare
come la preghiera sarebbe apparsa -a me

se avessi creduto che Dio si guardava attorno,
ogni volta che il mio occhio fanciullo
si fissava tutto, fermamente, sul suo,
con infantile onestà -

e gli diceva quel che avrei voluto, oggi,
e le parti del suo distante programma
che mi sfuggivano -
il lato misto
della sua divinità -

E da allora spesso, nel pericolo,
penso la forza che darebbe
avere un Dio così forte che
tenesse la mia vita per me

finché potessi trovare l'equilibrio
che ora così spesso vacilla,
ci vuole tutto il tempo per arrivarci
e poi - esso non dura -

Emily Dickinson

Ergo Proxy 17-05-2020 00:38

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
« Semplici, rari e solenni
noi siamo,
soli sui colli di Cernie,
lontano,
con folli e dolci Espressioni
sul viso antico,
belle ed insolite,
così ci dicono
gli esseri alati dell'Aria
che passano
e spirano
la notte che gli Alberi-scheletro
danzano e gridano.

Teneri, rari e solenni...
Teneri, rari e solenni...

Semplici, rari e solenni
noi siamo,
quando c'incamminiamo
verso il mare violetto
con folli, dolci Espressioni,
sull'antico, nobile Volto,
belle ed insolite, molto,
nell'Unica Notte dell'anno
quando le nuvole
s'aprono
in bioccoli e gli Alberi-scheletro
danzano e gridano.

Teneri, rari e solenni...
Teneri, rari e solenni... »


Tratta da Tito di Gormenghast.

Ergo Proxy 17-05-2020 12:49

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
« Chiederti in quali templi
bruciasti come incenso
solingo e fiero forse
è sogno metafisico:
nel sacrificio incredulo
del tuo essere antico,
il mio risveglio è pure
il più profondo dei sogni miei.
A te volte, ora sorridono
stelle lontane come lanterne
ardenti di volontà remote.
Luce e calore traboccano
gli occhi atarattici del cielo
là dove, nella fredda notte,
albeggia il sole interiore. »

Ergo Proxy 22-05-2020 20:55

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
« Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto. »


Giuseppe Ungaretti, Il Porto Sepolto.



« Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita. »


Giuseppe Ungaretti, Veglia.

Biancalatte 22-05-2020 21:40

Ne scrivo una che invento sul momento, poi se qualcuno vuole puó aprire il topic poesie create sul momento, dal cell non ci riesco.

È arrivato Tino,
Il piccolo gattino
Non si sa se é giovane
O vecchiettino.
I suoi occhi son ciechetti
Sorpresi ovunque tu li metti.
Stupore candido e dolcezza
Mi fan venire tenerezza.
Mi addormento pensando a Tino
E la magia entra nel mio cervellino.

Kanon 22-05-2020 22:53

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Una volta, a mezzanotte, mentre stanco e affaticato
meditavo sovra un raro, strano codice obliato,
e la testa grave e assorta — non reggevami piú su,
fui destato all’improvviso da un romore alla mia porta.
«Un viatore, un pellegrino, bussa — dissi — alla mia porta,
solo questo e nulla più!»

Oh, ricordo, era il dicembre e il riflesso sonnolento
dei tizzoni in agonia ricamava il pavimento.
Triste avevo invan l’aurora — chiesto e invano una virtù
a’ miei libri, per scordare la perduta mia Lenora,
la raggiante, santa vergine che in ciel chiamano Lenora
e qui nome or non ha più!

E il severo, vago, morbido, ondeggiare dei velluti
mi riempiva, penetrava di terrori sconosciuti!
tanto infine che, a far corta — quell’angoscia, m’alzai su
mormorando: «È un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
un viatore o un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
questo, e nulla, nulla più!».

Calmo allor, cacciate alfine quelle immagini confuse,
mossi un passo, e: «Signor — dissi — o signora, mille scuse!
ma vi giuro, tanto assorta — m’era l’anima e quassù
tanto piano, tanto lieve voi bussaste alla mia porta,
ch’io non sono ancor ben certo d’esser desto». Aprii la porta:
un gran buio, e nulla più!

Impietrito in quella tenebra, dubitoso, tutta un’ora
stetti, fosco, immerso in sogni che mortal non sognò ancora!
ma la notte non dié un segno — il silenzio pur non fu
rotto, e solo, solo un nome s’udì gemere: «Lenora!»
Io lo dissi, ed a sua volta rimandò l’eco: «Lenora!»
Solo questo e nulla più!

E rientrai! ma come pallido, triste in cor fino alla morte
esitavo, un nuovo strepito mi riscosse, e or fu sì forte
che davver, pensai, davvero — qualche arcano avvien quaggiù,
qualche arcan che mi conviene penetrar, qualche mistero!
Lasciam l’anima calmarsi, poi scrutiam questo mistero!
Sarà il vento e nulla più!

Qui dischiusi i vetri e torvo, — con gran strepito di penne,
grave, altero, irruppe un corvo — dell’età la più solenne:
ei non fece inchin di sorta — non fe’ cenno alcun, ma giù,
come un lord od una lady si diresse alla mia porta,
ad un busto di Minerva, proprio sopra alla mia porta,
scese, stette e nulla più.
Quell’augel d’ebano, allora, così tronfio e pettoruto
tentò fino ad un sorriso il mio spirito abbattuto:
e, «Sebben spiumato e torvo, — dissi, — un vile non sei tu
certo, o vecchio spettral corvo della tenebra di Pluto?
Quale nome a te gli araldi dànno a corte di Re Pluto?»
Disse il corvo allor: «Mai più!».

Mi stupii che quell’infausto disgraziato augello avesse
la parola, e benché quelle fosser sillabe sconnesse,
trasalii, ché, in niuna sorta — di paese fin qui fu
dato ad uom di contemplare un augel sovra una porta,
un augello od una bestia aggrappata ad una porta
con un nome tal: «Mai più!».

Ma severo e grave il corvo più non disse e stette come
s’egli avesse messo tutta quanta l’anima in quel nome:
sovra il busto, appollaiato — non parlò, non mosse più
finché triste ebbi ripreso: «Altri amici m’han lasciato!
il mattin non sarà giunto ch’egli pur m’avrà lasciato!».
Disse allor: «Mai più! mai più!».

Scosso al motto ch’or sì bene s’era apposto al mio pensiere,
«Certo, — dissi, — queste sillabe sono tutto il suo sapere!
e chi a tale ritornello — l’addestrò, forse quaggiù
sarà stato sì infelice ch’ogni canto suo più bello
come un requiem, non aveva ogni canto suo più bello
a finir che in un mai più!»

Ma un pensier folle ancor voltomi a un sorriso il labbro torvo:
scivolai su un seggiolone fino in faccia al busto e al corvo,
e qui, steso nel velluto — presi intento a studiar su
cosa mai volesse dire quel ferale augel di Pluto,
quel feral, sinistro, magro, triste, infausto augel di Pluto
col suo lugubre: «Mai più!».

Così assorto in fantasie stetti a lungo, e sempre intento
all’augello i di cui sguardi mi riempivan di spavento,
non osai più aprire labro — sprofondato sempre giù
fra i cuscini accarezzati dal chiaror di un candelabro
fra i cuscini rossi ov’ella, al chiaror di un candelabro,
non verrà a posar mai più!

Allor parvemi che a un tratto si svolgesse in aria, denso
e arcan, come dal turibolo d’un angelo, un incenso.
«O infelice, dissi, è l’ora! — e infin ecco la virtù
e il nepente che imploravi per scordar la tua Lenora!
Bevi, bevi il filtro e scorda! scorda alfin questa Lenora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».

«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
o l’Averno t’abbia inviato — o una raffica di bora
t’abbia, naufrago, sbalzato — a cercar asil quaggiù,
in quest’antro di sventure, di’ al meschino che t’implora,
se qui c’è un incenso, un balsamo divino! egli t’implora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!»
.

«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
per il ciel sovra noi teso, per l’Iddio che noi s’adora
di’ a quest’anima se ancora — nel lontano Eden, lassù,
potrà unirsi a un’ombra cara che chiamavasi Lenora!
a una vergine che gli angeli ora chiamano Lenora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».

«Questo detto sia l’estremo, spettro o augello — urlai sperduto.
Ti precipita nel nembo! torna ai baratri di Pluto!
non lasciar piuma di sorta — qui a svelar chi fosti tu!
lascia puro il mio dolore, lascia il busto e la mia porta!
strappa il becco dal mio cuore! t’alza alfin da quella porta!»
Disse il corvo: «Mai, mai più!»

E la bestia ognor proterva — tetra ognora, è sempre assorta
sulla pallida Minerva — proprio sopra alla mia porta!
Il suo sguardo sembra il guardo — d’un dimon che sogni, e giù
sui tappeti il suo riflesso tesse un circolo maliardo,
e il mio spirto, stretto all’ombra di quel circolo maliardo
non potrà surger mai più!

Iac80 29-05-2020 18:53

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Certo, certo, è giusto ma, ah ah!
E' giunta l'ora, amiche care, ormai di chiacchierar
di cappellini, di chiffon, di cavoli e di re
di come il mare dà calor, se i gatti san volar
Orsù allegria, venite via,
coi cavoli e coi re

Ergo Proxy 30-05-2020 15:12

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Jonathan Swift Somers

« Quando vi siete arricchita l'anima
fino al massimo,
con libri, pensiero, sofferenza, comprensione,
la capacità d'interpretare occhiate, silenzi,
le pause nei mutamenti importanti,
il genio della divinazione e della profezia;
tanto da sentirvi capace, a momenti, di tenere il mondo
nel cavo della mano;
allora, se, per l'affollarsi di così grandi poteri
nel recinto della vostra anima,
l'anima prende fuoco,
e nell'incendio
il male del mondo è illuminato e reso limpido -
siate grati se in quell'ora della visione suprema
la vita non vi canzona. »



Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River.

Antares93 14-06-2020 19:15

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
"Sogno. Non so chi sono in questo momento.
Dormo sentendomi. Nell’ora calma
il mio pensiero dimentica il pensiero,
non ha anima la mia anima.
Se esisto, è un errore saperlo. Se mi desto
mi sembra di sbagliare. Sento di non sapere.
Nulla voglio né possiedo né ricordo.
Non ho essere né legge.
Intervallo della coscienza fra illusioni,
mi limitano fantasmi e mi contengono.
Inconsapevole di cuori altrui,
dormi, cuore di nessuno!"

Fernando Pessoa

Odradek 15-06-2020 00:00

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Molti leggono ancora «Mein Kampf»

e sognano di far bollire
il prossimo su una graticola,
molti curano l’anemia del mondo
coi paroloni bavosi come lumache,
manovrando i reostati di mostruosi magneti,
con lingua di formichiere essi leccano
il pube della violenza.
Dal coito dell’onore e della forza
nasce, pidocchiosa, la tortura.

Quante verdi cose scricchiano, piangendo
nelle rozze mani di costoro.
Come lampade, gli eroi si schiantano
sotto i loro tacchi di ghisa.
Con le pinze attaccate al lobo d’un orecchio
saltano come ranocchie
in un fiume disseccato,
hanno la gola secca
ma non parleranno, perché non è morta
la forza, la dignità degli uomini

A.M. Ripellino

Iac80 20-06-2020 16:14

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera

berserk 27-07-2020 09:32

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
"Si farà una gran fatica, qualcuno / direbbe che si muore / ma a quel punto /ogni cosa che poteva succedere / sarà successa e noi / davanti agli occhi non avremo / che la calma distesa del passato /... ./ E tutto, anche le foglie che crescono, / anche i figli che nascono / tutto, finalmente, senza futuro"

da Barlumi di storia di Giovanni Raboni

Pluvia 28-08-2020 18:04

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Zeus dell'Olimpo, compi tu questo mio voto giusto:
dammi per tanto male un po' di bene.
O la morte, se a tante angosce amare io non mi trovo
una tregua, esigendo occhio per occhio.
La norma è questa. Eppure una rivalsa io non la vedo
su chi m'ha depredato, con la forza,
di tutto. Io sono il cane che varcò la forra
cedendo tutto alla rapina d'acqua.
Ch'io beva il loro sangue nero, e spunti un dio
buono, che compia tutto a modo mio.

(Teognide, I 341-350)

Angus 30-08-2020 23:03

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
So there it is in words
Precise
And if you read between the lines
You will find nothing there
For that is the discipline I ask
Not more, not less
Not the world as it is
Nor ought to be -
Only the precision
The skeleton of truth
I do not dabble in emotion
Hint at implications
Evoke the ghosts of old forgotten creeds.
All that is for the preacher
The hypnotist, therapist and missionary
They will come after me
And use the little that I said
To bait more traps
For those who cannot bear
The lonely
Skeleton
of Truth

(The Manuscript, Gregory Bateson)

Ergo Proxy 02-09-2020 16:26

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
« Quando la notte attendo il suo arrivo,
la vita sembra sia appesa a un filo.
Che cosa sono onori, libertà, giovinezza
di fronte all’ospite dolce
col flauto nella mano? Ed ecco è entrata.
Levato il velo, mi guarda attentamente.
Le chiedo: “Dettasti a Dante tu
le pagine dell’Inferno?” Risponde: “Io”. »



Anna Achmatova, La Musa.

dharma 16-09-2020 14:15

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
adoro Ferlinghetti

Rischiando continuamente assurdità
e morte
dovunque si esibisca
sulle teste
del suo pubblico
il poeta come un acrobata
s’arrampica sul bordo
della corda che s’è costruita
ed in equilibrio sulle travi degli occhi
sopra un mare di volti
marcia per la sua strada
verso l’altra sponda del giorno
facendo salti mortali
trucchi magici coi piedi
e altri mirabili gesti teatrali
e tutto senza sbagli
ogni cosa
per ciò che forse non esiste
Perché egli è il super realista
che deve per forza capire
una tersa verità
prima di affrontare passi e posizioni
nel suo supposto procedere
verso quell’ancor più alto posatoio
dove la Bellezza sta e aspetta
con gravità
l’avvio della sua girandola di morte
E lui
un piccolo Charlot
che potrà cogliere o no
la sua dolce forma eterna
con le braccia distese in croce nell’aria vuota
dell’esistenza

Odradek 16-09-2020 14:35

Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
 
Crepuscolo

Le crode non hanno più rose:
il sole le ha tutte portate
con sé
nel suo morire.

Anima, del tuo sfiorire
perché ti duole?
Lo stesso tuo pallore
è sulla fronte
d'ogni montagna,
lo stesso tuo desio
d'assopimento.
Vedi le grandi cime
come si sbiancano:
gli immensi volti
come distendono
sul dolore degli occhi
le palpebre
e giacciono puri,
protesi
a una carezza stellare.

O non attendi anche tu
per la tua vita
che si scolora
il bagliore supremo?

S. Martino di Castrozza, gennaio 1933

A. Pozzi


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