Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
E “nel mezzo del cammino”
di mia vita mi imbattei in me stesso “in una selva oscura” E ho riso+pianto+vissuto+sono morto E non ho capito niente Lawrence Ferlinghetti, da Strade sterrate per posti sperduti |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
“Adesso che non so più niente
che il vuoto è bella dimora che ho passi senza arsura che siedo e imparo a esitare, adesso che non sei più al centro e quello che conta non è più al centro ma spostato tra le mani dove le dita si disarmano e fanno un gesto limato, adesso questa categorica bellezza di rami e cieli pugnala solo perché entri luce.” Chandra livia Candiani |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Trattate bene la vostra solitudine
e la sua. Baciate la sua nuca all’improvviso. Noi siamo bestie che possiamo farci delle gentilezze. Ricordatevi William Blake: «Chi desidera ma non agisce, alleva pestilenza». Diffidate della psicologia, l’inferno del chi sei tu e del chi sono io. Arrendetevi quando vi portano rancore per i torti che vi hanno fatto. Diffidate di chi vi fa la Tac ma poi non vuole spendere tempo per la cura: quando non hanno tempo lasciate stare, non è una storia d’amore; quando non dovete avere pretese, quando dovete essere garbati, lasciate stare, non è una storia d’amore. (Franco Armini) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« I took a deep breath and listened to the old brag of my heart. I am, I am, I am. » ― Sylvia Plath, The Bell Jar. « Stasi nel buio. Poi L’insostanziale azzurro Versarsi di vette e distanze. » ― Sylvia Plath, Ariel (frammento). |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non è proprio una poesia ma una filastrocca. Era presente anche in una puntata di Lamù ma li il pettirosso veniva chiamato Gallo Robin...
Chi ha ucciso il pettirosso? Io, ha detto il passero, Con il mio arco ed una freccia, Io ho ucciso il pettirosso. Chi lo ha visto morire? Io, ha detto la mosca, Con i miei piccoli occhi, Io l'ho visto morire. Chi ha preso il suo sangue? Io, ha detto il pesce, Con un mio piccolo piatto, Io ho preso il suo sangue. Chi farà il suo sudario? Io, ha detto lo scarafaggio, Con un mio filo ed un mio ago, Io farò il suo sudario. Chi scaverà la sua tomba? Io, ha detto il gufo, Con un mio piccone ed una mia pala, Io scaverò la sua tomba. Chi sarà il prete? Io, ha detto il corvo, Con il mio piccolo libro, Io sarò il prete. Chi sarà il chierichetto? Io, ha detto l'allodola, Se non è di sera, Io sarò il chierichetto. Chi porterà la fiaccola? Io, ha detto il fanello, Io la trasporterò in un minuto. Io porterò la fiaccola. Chi riceve le condoglianze? Io, ha detto la colomba, Io sono a lutto per il mio amore. Io riceverò le condoglianze. Chi trasporterà la bara? Io, ha detto il nibbio, Se non sarà durante la notte, Io trasporterò la bara. Chi farà il drappo funebre? Noi, ha detto lo scricciolo, Sia il gallo che la gallina, Noi faremo il drappo funebre. Chi canterà il salmo? Io, ha detto il tordo, Come lui appoggiato su un cespuglio, Io canterò il salmo. Chi suonerà la campana? Io, ha detto il bue, Perché io posso tirare, Perciò addio, pettirosso. Tutti gli uccelli in aria Sospiravano e singhiozzavano, Mentre ascoltavano la campana suonare Per il povero pettirosso. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« La campana del tempio tace, ma il suono continua ad uscire dai fiori. » - Matsuo Bashō. « All’ombra dei fiori nessuno è straniero. » - Kobayashi Issa. « Mondo di sofferenza: eppure i ciliegi sono in fiore. » - Kobayashi Issa. ... |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,
traversata qua e là da soli risplendenti; tuono e pioggia l'hanno talmente devastata che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio. Ecco, ho toccato ormai l'autunno delle idee, è ora di ricorrere al badile e al rastrello per rimettere a nuovo le terre inondate in cui l'acqua ha aperto buchi larghi come tombe. E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troveranno, in un terreno lavato come un greto, il mistico alimento cui attingere forza. O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita e l'oscuro Nemico che ci divora il cuore cresce e si fortifica del sangue che perdiamo. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Abbagliante, tremenda, con che rapidità m'ucciderebbe un'alba,
se io non potessi ora e sempre irraggiare un'alba da me. Noi pure sorgiamo, abbaglianti e tremendi come il sole, e fondiamo la nostra aurora, o anima mia, nella calma frescura dell'alba. Walt Whitman |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Non è vero che sono nata. Io sono ancora raccolta in me
Come un gambero mai mangiato, un gomitolo nel refe nodoso - da non tessere, o la maglia pungerà. Sono inutilizzata e mai in servizio nella vita. E' pur vero che consumo, risparmio, occupo e sgombero con la ripetitività dei viventi - tuttavia attendo ancora la mia mangiatoia e alito di bestie a scaldarmi. Alle vostre vite io oppongo progetti e alle vostre case la convivenza impossibile in questo condominio di carne. C'è un errore dunque se io aspetto ancora di venire al mondo. Non badate se respiro non ingannatevi se lavoro non credetemi se la mia ombra vi copre durante un giorno di luce. Io sono quella mai nata e che ancora può scegliersi un cuore le mani giuste un ventre senza ombre un destino ingiudicabile - alla cordata finale un'eternità trattabile. Da questo buio, appena prima dell'esecuzione del nascere io vedo ciò che il chiaro nasconde - la scure pronta a oltraggiare e fendere secondo il rito degli agnelli. Forse arriva adesso quest'età improvvisa e impura questo ipotecare o prendere in affitto. - E' la mattanza della luce. |
Nel Nord su un'altura spoglia
sta solitario un abete. Ha sonno; con bianca coltre l'avvolgono gelo e neve. Lui sogna di una palma, che lungi in terra d'Oriente solitaria langue in silenzio sopra un dirupo ardente. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balía del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea. » Konstantinos Kavafis, Per quanto sta in te. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Dunque nulla di nuovo da questa altezza
Dove ancora un poco senza guardare si parla E nei capelli il vento cala la sera. Dunque nessun cammino per discendere Se non questo del nord dove il sole non tocca E sono d’acqua i rami degli alberi. Dunque fra poco senza parole la bocca. E questa sera saremo in fondo alla valle Dove le feste han spento tutte le lampade. Dove una folla tace e gli amici non riconoscono. (Franco Fortini, Foglio di via) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Nella mia vita di volpe ero tutto e tutto ero addirittura la luce da mordere il sole del mio volto immacolato Non sapevo il mio nome era solo e costantemente là dove la zampa tocca la terra Nella mia vita di volpe ero la fame e il gelo ero gioco e ricciolo nel fiume e l’ultimo odore un segnale sulla mia strada attraverso il bosco Io leccavo la pelliccia delle colline e caddi improvvisamente nelle felci. » Leta Semadeni, Nella mia vita di volpe. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Incontrai un viaggiatore, da una terra antica Che disse: "Due immense gambe di pietra senza tronco Si ergono nel deserto. Accanto a loro, sulla sabbia, Mezzo sommerso, un devastato volto giace, il cui cipiglio, E raggrinzito labbro, e il ghigno del freddo comando, Dicono che il suo scultore quelle passioni lesse, Che ancora sopravvivono, scavate su queste cose senza vita, Alla mano che le derise ed al cuore che le alimentò. E sul piedistallo queste parole appaiono: “Il mio nome è Ozymandias, Re dei Re: Guardate alle mie opere, voi Potenti, e disperate!” Nulla accanto rimane. Intorno alla rovina Di quel colossale relitto, senza confini e nude Le solitarie e piatte sabbie si stendono all’infinito. » Percy Bysshe Shelley, Ozymandias. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Silenzioso amico di molte lontananze, senti, come il tuo respiro ancor lo spazio accresce. Nella tramatura d’oscuri ceppi di campana abbandonati e risuona. Ciò che ti consuma, diventa forza per questo nutrimento. Nella metamorfosi entra ed esci. Qual è in te l’esperienza più dolente? Se ti è amaro il bere, diventa vino. Sii in questa notte della dismisura magica forza all’incrocio dei tuoi sensi, senso del loro incontro strano. E se terrestrità ti ha dimenticato, dì alla terra immota: io scorro. Alla rapida acqua parla: io sono. » Rainer Maria Rilke, tratta da I sonetti a Orfeo. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
« Nei recessi del monte dove ho cercato rifugio dentro la porta di erba secca il mio cuore si identifica con la luna. » |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Notte, strada, lampione, farmacia,
luce torbida e insensata. Vivi pure ancora un quarto di secolo — sarà sempre così. Non c'è via di scampo. Morirai — daccapo ricomincerai e tutto si ripeterà come prima: notte, il gelido incresparsi del canale, strada, lampione, farmacia. |
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