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Depressione altalenante
Nella mia vita sono stata depressa quando ebbi 14-15 anni per un evento molto grave che non oso spiegare qui per ora. Andai da una psicologa alcune volte senza riuscire piu di tanto a parlare. Mi vergognavo.
A 18 anni, nuovamente problemi e sono andata da una psicologa per penso 1 anno e ho preso medicinali abbastanza forti per problemi di autostima, ricordo che stavo con un ragazzo e aveva molto lavoro e non ci potevamo vedere mai. Lui era stressato e al primo posto c'era il lavoro. Arrivai dalla psicologa una delle prime volte, parlando proprio di lui: lui che non volevo piu' ma da cui non riuscivo a disfarmi. Non ho idea quali siano visto che...odio i medicinali, mi sentivo veramente floscia... Da febbraio lavoro in una ditta e uno dei miei capi e' riuscito a farmi sentire male e per tre giorni non sono andata al lavoro e piangevo come se qualcuno mi avesse aggredita. In fin dei conti e' uno di quei tipi che si erge sempre piu' in alto, presuntuoso e quando gli parlo a volte fa come se non dicessi nulla e devo dire che mi ha fatto stare tanto male da non voler piu' andare al lavoro e la depressione era in agguato.. Il problema del capo di lavoro non e' fra i problemi piu' gravi qui ma mi sono sentita male nel prendere coscienza che il suo atteggiamento influenzasse cosi' tanto l'opinione che ho di me. Non voglio essere cosi'. Ora sono tornata dalle vacanze e sono a casa, in citta' non conosco molte persone e sono uscita nuovamente da sola ieri sera...che dire. Spero che la situazione migliori, mi piace stare da sola ma penso che se avessi gli amici con cui uscire...a casa ci starei veramente poco! |
Re: Depressione altalenante
Anche io mi sono sentito spesse volte come te...ti do solo un consiglio in base alla mia esperienza...continua a credere nella farmaco-terapia e se puoi abbinagli anche una sana psicoterapia...vedrai che andra' meglio :)
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Re: Depressione altalenante
Il pensiero e i sentimento sono più importanti dei farmaci...
Nella solitudine magari riuscirai ad analizzare con calma i tuoi problemi da ogni punto di vista e a trovare così il tuo equilibrio ;) |
Re: Depressione altalenante
Dipende se è il suo carattero o un disturbo vero è proprio...di questo deve rendersi conto prima di tutto..e per fare cio' bisogna rivolgersi ad uno specialista.Nella solitudine nn sempre si migliora secondo me..
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Re: Depressione altalenante
Un pò mi riconosco in quello che scrivi. Le esperienze di vita sono molto diverse ma ci accomuna la sensibilità: anche io mi sento sempre vulnerabile e vengo influenzata in negativo da quello che mi succede, certe volte fino a deprimermi... Non so bene com'è la tua situazione, ma non ti abbattere, pensa che non sei l'unica. :)
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Re: Depressione altalenante
Nella solitudine magari riuscirai ad analizzare con calma i tuoi problemi da ogni punto di vista e a trovare così il tuo equilibrio ;)[/QUOTE]
cito aldo busi che dice che bisogna trarre beneficio non dallo stare SOLI, ma dallo stare DA SOLI nel senso che, come dice Labo, c'è una solitudine che può diventare risorsa, non limite, per raccogliere i pensieri, conoscere meglio se stessi, trovare un equilibrio.. :rolleyes: |
Re: Depressione altalenante
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Avere degli amici, trovare in loro sincerità e fiducia, aumentare l'autostima, sentirsi più indipendenti, non temere più il giudizio altrui. In bocca al lupo! :yes: |
Re: Depressione altalenante
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Re: Depressione altalenante
Ma perché, al lavoro la socializzazione invece è obbligatoria? :huh:
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Re: Depressione altalenante
Dipende dal tipo di lavoro e settore: essendo sempre stato in ambiti commerciali ho dovuto caricarmi sulle spalle questo fardello. Beati coloro che stanno nell'ufficio tecnico :cool:
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Re: Depressione altalenante
Ah, capito, sì in effetti...
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Re: Depressione altalenante
E invece purtroppo è necessario. Poi molte entrano in gioco molte variabili che dipendono da lavoro a lavoro
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Re: Depressione altalenante
A me tutto sommato sta cominciando a piacermi l'idea di socializzare, non con ogni genere di persone, è ovvio.
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Re: Depressione altalenante
Io invece ho fatto di tutto durante la mia adolescenza per isolarmi dagli altri, i quali continuarono a mantenere un'attitudine inclusiva nei miei confronti. Poi quando capii che in fondo un po' di compagnia desideravo averla, arrivai a disperarmi per essere isolato dalla gente così a lungo. Ora vivacchio in una condizione ambigua e altalenante: la solitudine non mi piace, se non a tratti, e avverto l'esigenza di fare nuove conoscenze ed entrare in ambienti nuovi, anche se poi una volta entratoci mi accorgo di quanto difficile sia muoversi all'interno. Gli altri già si conoscono, hanno modi di interazione e aneddoti da condividere da cui io resto sistematicamente escluso...e allora ci si accorge, in casi come questi, che è sempre meglio entrare a far parte di un gruppo non consolidato, in fase di novella formazione.
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