Fobia sociale o introversione?
Mi farebbe piacere condividere con voi ciò che ha scritto lo psicoterapeuta Nicola Ghezzani:
1)Sei timido? La timidezza è lo scontro tra due emozioni contraddittorie, il bisogno di stare con gli altri e di relazionarsi e il senso di inadeguatezza e insicurezza. «Il timido è vivo, ma la sua soggettività rischia di non contare più nulla». La persona timida è ambigua e pertanto in grado di giudicarsi e il giudizio che dà a se stessa è spietato. La strategia, invece, è quella di usare questa ambiguità in senso positivo, per tirar fuori da sé non il lato negativo, ma quello originale. 2)Hai paura degli altri? La timidezza è sinonimo di fobia sociale, diversa è invece l'introversione. La giusta misura per relazionarsi con gli altri è quella di avere fiducia in se stessi, una fiducia relativa. In poche parole: mettere in imbarazzo ciò che ci mette in imbarazzo, esprimere con fiducia ciò che ci crea disagio. 3)Ti senti osservato? Sei in pubblico o tra amici o in una situazione che ti mette a disagio: qualcuno di interpella, tu rispondi, ma all'improvviso ti senti tutti gli occhi addosso e da gentili e disponibili ti paiono ostili e critici. Lo sguardo di uno diventa collettivo, ti senti solo contro tutti. Ti senti diverso, sbagliato, non all'altezza della situazione. La tua timidezza è diventata una fobia sociale, un disturbo d'ansia che ti fa soffrire e minaccia la naturale vocazione alla convivialità. 4)Riconosci i sintomi. Hai paura di trovarti in situazioni sociali e di fare qualcosa di impegnativo: dal parlare in pubblico al mangiare in mezzo alla gente fino al rivolgersi a un'autorità. In genere viene una sorta di ansia anticipatoria prima dell'evento che si manifesta con tremori, palpitazioni, brividi, nausea… Hai paura del giudizio e vivi nell'angoscia di scoprirti davanti agli altri, a tuo parere, negativo. 5)Provi vergogna. Hai paura di rivelare ciò che pensi e senti davvero, le tue emozioni profonde, perché temi di ottenere un giudizio negativo dagli altri. Ogni timido si trova di fronte a un dilemma: celare se stesso oppure rivelare le verità nascoste. «Se si vuole uscire dalla patologia morbosa della timidezza o della fobia sociale la prima cosa da fare è leggere a fondo i propri sentimenti interiori e poi decidere se è il caso di esteriorizzarli o meno». 6)Hai due alternative. Potresti sviluppare l'introversione riflessiva che ti consente ti coltivare la tua interiorità oppure sviluppare l'estroversione dinamica, mostrando la tua originalità. Il consiglio e una via di mezzo ovvero l'arte della mediazione e la strategia del rischio ponderato: «Una manifestazione progressiva e mirata del proprio sé nei tempi e nei modi migliori perché possa essere mediato e magari accolto e gratificato». |
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Spesso, in varie situazioni, non appena il momento giusto o la situazione stessa era passata da poco, mi è subito venuta in mente una risposta adeguata, una frase o un atteggiamento che avrei dovuto tenere, ma sempre troppo tardi.... |
Re: Fobia sociale o introversione?
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Il successo sociale riscosso mettendo in mostra la mia personalità originale è però effimero, le condizioni che hanno reso possibile tale esibizione si ripresentano dopo troppo tempo, il pubblico cambia e quindi mi tocca ricominciare da 0 o quasi. Essere veramente compresi, non apparire solo come il classico secchione che parla in modo ricercato e fa un po' l'istrione è però quasi impossibile, la gente desidera solo divertirsi non pensare. |
Re: Fobia sociale o introversione?
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E quante volte ci son capitato. |
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Io vedo in questo il bisogno di ricondurre un qualcosa che trovano eccezionale, al loro livello di contenerlo e definirlo, per renderlo misurabile e comprensibile. |
Re: Fobia sociale o introversione?
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se se esatto perche' il tuo cervello cerca di tenerti ben separato e protetto dalla gente, per questo vieni sabotato |
Re: Fobia sociale o introversione?
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una persona sicura semplicemente se ne frega del giudizio altrui, e quando gli interessa è scarsamente propensa ad avere sensi di colpa. un'altra reazione contraria ma speculare è quella di rifiutare la responsabilità. è un meccanismo di difesa che si viene a creare quando si teme eccessivamente il giudizio altrui e allora si evita di assumersi le responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni. spesso quindi dobbiamo trovare un equilibrio tra la maturità che deriva dal farsi carico delle proprie azioni e l'evitare che il giudizio altrui condizioni troppo le nostre scelte. mi rendo conto, come ho già detto, che troppe cose le faccio per evitare di essere criticato dagli altri o valutando quello che potrebbero pensare (soprattutto mia madre e le donne, e qui si apre il discorso dell'archetipo della Grande Madre...) |
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