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Una cena dal sapore amaro
Ciao a tutti, vorrei farvi presente una situazione che ho vissuto recentemente e che mi ha portato a delle amare riflessioni.
Ormai sono rimasto senza nessun amico e quindi nell'ultimo periodo ho cercato di partecipare a eventi organizzati in cui si riuniscono persone sconosciute, anche per il solo intento di migliorare le mie abilità sociali. Sono sempre stato un tipo piuttosto introverso, naturalmente più portato alla riflessione e all'ascolto che all'esposizione, non è un mistero quindi che in determinati contesti faccio fatica. Quello che però proprio non riesco a capire è l'atteggiamento di certe persone verso il mio modo di essere. Nonostante nei gruppi mi sforzi di parlare e partecipare il più possibile c'è sempre qualcuno che mi si rivolge con frasi del tipo "Ma tu sei timido vero?" "Tu sei uno che parla poco" "Non ti fai sentire". Queste frasi mi fanno male, mi fanno sentire sbagliato e inadatto, come se dovessi giustificarmi per quello che sono. Ho vissuto queste circostanze per tanto tempo durante l'adolescenza ma non pensavo che si ripetessero anche nell'età adulta, dove si presuppone che le persone siano più mature e in grado di cogliere determinate sfumature. A quanto pare mi sbagliavo. Qualche settimana fa mi trovavo a uno di questi eventi, si trattava di una cena, io ero seduto accanto a una persona, di circa 15 anni più grande di me. Durante la serata abbiamo quella che a me sembra una piacevole conversazione, ci scambiamo pareri, l'ascolto, la faccio parlare delle sue passioni, alla fine mi dice che mi considera un tipo introverso ed equilibrato. Terminata la cena il gruppo si raccoglie per i saluti, questa persona che era seduta accanto a me saluta tutti uno per uno e quando è il mio turno se ne esce con "Salutiamo il muto". Una parte del gruppo ride di gusto a questa "battuta" e qualcun altro accompagna con frasi del tipo "E' vero, non ti abbiamo mai sentito". Io indosso un sorriso cercando di nascondere il mio disagio in questa circostanza. Piano piano ho cominciato a sentirmi l'anima che si disperdeva in mille pezzi. Sono tornato a casa, mi sono messo a letto e ho iniziato a piangere, lacrime che mi rigavano il volto e si infrangevano sul cuscino. Il mondo era ancora lì a ricordarmi che sono diverso, che avrei sempre fatto fatica a integrami nei contesti, non importava quanto mi sforzassi per venire incontro a determinate esigenze. Come faccio a ricostruirmi una vita da zero se nei circoli sociali finisco sempre per passare come lo "strano" di turno? Ho la sola colpa di essere quello che sono. Forse devo rassegnarmi, smettere di inseguire la serenità come un miraggio e limitarmi a cercare di essere meno triste. E' una situazione difficile da accettare, ma è l'unica che per il momento mi spetta. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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In realta' col tempo mi sono reso conto che non basta solo la loquacita' e le cose dette, ma conta anche il come, il quando, l'intonazione della voce, con chi parli e in che occasioni....senza contare tutto il linguaggio non verbale che nel nostro caso e' decisamente negativo. E questo senza contare il fatto che oramai situazioni sociali come le tavolate, non le faccio piu', e diciamo che mi sono messo (quasi) il cuore in pace. |
Re: Una cena dal sapore amaro
ti conviene fare uscite con persone che già conosci un po', tipo conosciute online.
Con sconosciuti totali possono capitare episodi spiacevoli come quello raccontato |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Anche per questo essendo anche io introverso cerco di non partecipare ad eventi in cui non conosco nessuno. Non dico che sia giusto come faccio io, anzi forse è sbagliato, però penso che per affrontare certe cose, fossero anche viaggi organizzati, gite organizzate, tutti eventi in cui non conosci nessuno.. bisogna avere un minimo di forza interiore, ed essere pronti ad affrontare il giudizio altrui.. cosa non facilissima per un fobico. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Mi pare anche che raccontai qui l'episodio e il post-ritorno a casa non fu tanto diverso dal tuo. Da quel momento ho troncato cene sociali e quant'altro e certamente non per questo non esco più ma sempre piccoli gruppi con persone che conosco. Ancora non mi sono ripreso da quella serata che credo risalga a una quindicina di anni fa, ma minimo dieci. Più che altro perché è solo il tassello di un mosaico di tristezza e inadeguatezza al mondo. E' stata un sintomo, non l'intero problema. Per quanto riguarda me (ovvero: spero che a te vada diversamente) so che è una specie di destino, qualcosa con cui si nasce e che mi devo tenere perché per cambiare dovrei essere una persona diversa, un altro individuo cosa impossibile. Aspetto, conto i giorni e sicuramente tra 30 anni al massimo non esisterò quindi non soffrirò più. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Personalmente sto cercando di accettare il mio status, in modo da evitare avventure alla cieca. Attenzione, non sono contrario in generale a queste iniziative, chi vuole e si sente di farlo può farlo, dico che per me è sconsigliabile. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
Non sapevo esistessero eventi per far incontrare sconosciuti.
Secondo me, come già hanno accennato altri utenti più sopra, il problema forse è proprio questo, ovvero che prendendo un gruppo di sconosciuti a caso diventa molto probabile che in mezzo ci siano i tipici individui propensi a fare gli "spiritosi" con chi si espone di meno. Una soluzione può essere quella di passare da gruppi di sconosciuti casuali a in gruppi di persone con interessi affini, che quindi, in teoria, dovrebbero essere più simili e comprensive a noi. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
Si, diciamo che è una cosa che va messa in conto quando ci si ritrova in una situazione tra sconosciuti che non sono uniti da niente. A prescindere da ciò però la cosa che mi stupisce è come queste situazioni si presentino anche con persone di età adulta, in una fase della vita in cui dovresti aver capito che ci sono vari tipi di caratteri e che ognuno ha il suo modo di socializzare e stare al mondo. Mi chiedo che senso abbia metterlo in evidenza e farlo in quel modo, prendendosene gioco. Praticamente questa persona ha aspettato che tutto il gruppo fosse riunito per fare questa sceneggiata mettendomi in imbarazzo e in ridicolo in mezzo agli altri, tra l'altro scoprendo che la maggior parte delle persone la pensava esattamente come lei. Che tristezza.
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
Bisognerebbe avere la prontezza di spirito di rispondere "di solito parlo un sacco, ma persone con argomenti più noiosi dei vostri non ne avevo mai incontrate" e poi andarsene senza voltarsi. Ah ah
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Di solito quando mi trattano male non me ne sto zitto ma non sono così arguto, rispondo mandando semplicemente a fan*ulo [emoji23] |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Anche a me purtroppo in varie situazioni durante le occasioni sociali come a te mi è stato fatto notare il fatto che non parlavo, non nego che anche a me ha fatto male ma ormai col tempo mi sono rassegnato. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Il problema è la prontezza di spirito. Da zero assoluto sono riuscito a svilupparla al 40% ma il minimo sindacale per vivere è 80% quindi sì, avrei sicuramente detto qualcosa del genere ma con zero arguzia e parole un po' contorte. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
Capisco benissimo la tua situazione e anche a me sono state rivolte frasi simili, sia da bambino che in età adulta, anche (o forse soprattutto) dai parenti.
L'ultimo episodio è successo durante la settimana scorsa, durante la pausa caffè a lavoro. C'è un gruppetto che è un po' la colonna portante, dove sono tutti molto loquaci e hanno sempre la battuta pronta. Ho sempre parlato abbastanza, anch'io mi sono sforzato di interagire e credo di non essere visto proprio come taciturno, ma l'altro giorno, appunto, una frase detta da un mio collega mi ha lasciato amareggiato, un senso di rabbia e delusione. C'era frastuono davanti alle macchinette e una collega ha detto una cosa mettendo di mezzo il mio nome e guardandomi, non certo per dire una cosa contro di me, anzi, forse per coinvolgermi. Dato che però c'era casino mi sono limitato a guardare nella sua direzione e l'altro collega dice "Eh ma [il mio nome] non parla" e l'altra ha chiuso gli occhi facendo una risatina e mi sono limitato a dire "Io ascolto", in modo simpatico e scherzoso. Anch'io mi sono sentito come se, nonostante gli sforzi di interagire, comunque c'è sempre qualcosa che fa trasparire la mia timidezza. Neanche farlo apposta, poco dopo, sempre nella stessa stanza relax, un altro collega bontempone ha tirato in ballo un altro collega che era lì, dicendo anche a lui che è uno che parla poco (o non parla mai), dicendo una cosa tipo "ah ci siamo dimenticati di X. Eh ma non parla mai!", o una cosa del genere e X ha detto una cosa tipo "Quando devo parlare, parlo, ma se non ho niente da dire sto zitto" o una cosa del genere. Purtroppo anche i miei genitori non sono esenti da questo "vizio", dato che più di una volta, in presenza di bambini che parlano poco, hanno detto cose simili e dentro di me ogni volta penso "chissà se quel bambino sta provando rabbia come succedeva a me?", scruto il suo viso e vorrei tanto potergli dire "tranquillo, ti capisco benissimo, non sei solo e non sei sbagliato". Detto questo, probabilmente, questi due colleghi che se ne sono usciti con queste frasi poi sono anche brave persone, semplicemente non si rendono neanche conto di quello che fanno, così come i miei genitori. Credo che gli manchi quella sensibilità che solo chi è o chi è stato timido può capire, venendo incontro all'altra persona. |
Re: Una cena dal sapore amaro
Racconto che mi ha fatto molto male perché mi riporta alla mente episodi simili.
Credo che il problema principale sia l'esposizione e l'approfondimento di un discorso di medio/lungo termine e non solo di una botta e risposta. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Tanto dal momento che sei stato canzonato e definito come "il muto" e tutti ridono, in quel gruppo sociale sei ridicolizzato, bruciato, in poche parole finito.. tanto vale almeno togliersi il dente e andarsene senza portarsi il male dentro. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Queste considerazioni sul mutismo poi dipende anche chi te le fa. Avevo un mio zio che nei pranzi di famiglia mi diceva sempre "ma non avrai parlato un po' troppo?" oppure se dicevo qualcosa "Ohh, Keith ha parlato, stappiamo una bottiglia" e tutti a bere ed io ero felice di questo XD! Ma lo diceva in modo bonario, con il sorriso, e gli altri nessuno rideva, al massimo qualche sorriso. Ma da lui lo accettavo perché era si un uomo un po' rozzo e non dotato di grande sensibilità, come alcune persone di una volta, però era anche molto generoso ed amava molto i suoi nipoti, in particolare me. Ma se arriva lo stronzo della situazione, alla cena sociale o di lavoro, uno/a che neanche conosco.. allora lì scatta la violenza.. sempre verbale, si capisce. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Re: Una cena dal sapore amaro
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Questo ovviamente in astratto, poi ci sono molte realta' ibride, molte vie di mezzo, e anche altre (poche) in cui prevale l'aspetto comunicativo, ma il problema e' che non lo sappiamo in anticipo, dobbiamo sperimentare e per gente come noi non e' facile. |
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Ho risolto evitando di partecipare a praticamente tutte le situazioni di quel tipo, sinceramente se per avere una vita sociale devo passare del tempo con persone con cui non mi diverto e se devo essere costretto a subire le loro battutine solo perché io non sono estroverso come loro preferisco stare da solo... |
Re: Una cena dal sapore amaro
Quoto quasi tutte le vostre esperienze.
E vedo che é un male comune quello che molte persone hanno di sottolineare con arroganza un atteggiamento riservato perdendo la bella occasione di tacere. Ci vorrebbe, si, un pò di coraggio e rispondere a tono. Vorrei tanto averne. |
Re: Una cena dal sapore amaro
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Solo che qualche settimana fa non ci ho visto più e ho salutato. |
Re: Una cena dal sapore amaro
Da anni lo sai come rispondo a questi commenti?
Come mai parli poco? Io amo il silenzio Sei timido? Tantissimo Quando entravo a lavorare i primi tempi,dopo che mi.ero un po' sciolto lo dicevo prima io....."mi raccomando oggi silenzio eh" "iniziate a parlare dopo le 10 che sono rincoglionito dal.sonno" Ricordo inoltre un episodio: neo assunta affiancata dalla collega,erano entrambe accanto al mio computer mentre lavoravano al suo. Questa non si chetava mai e diceva proprio "io parlo sempre non mi zittisci mai" con quella voce da oca come dire,sono tanto simpatica perché parlo....la mia collega l aveva già preparata dicendole che io parlavo poco ma dopo questa sua affermazione serio mi giro verso di lei e le.dico"non è un punto a tuo favore.... sappilo" e mi rigiro verso il monitor. Ormai è una mia battaglia contro l equazione parlare tanto = simpatico Di episodi come il tuo.potrei scrivere un libro. Gli episodi più toccanti sono stati da adulti mentre io ero un adolescente. Ricordo ancora l allenatore di calcio che davanti a tutti mi diceva "zivago parli sempre,come.mwi? Si sente solo te. Stai un po' zitto ecc....." In un ambiente che già odiavo per il bullismo che subivo |
Re: Una cena dal sapore amaro
Finché gli introversi sono una minoranza intorno al 10/20% della popolazione è normale sentirsi diversi ed essere discriminati da chi vuole fare il simpatico.
Purtroppo fanno tante battaglie sulla body positivity ma sul carattere e sull'introversione mai nulla...non ne parla nessuno. |
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