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In un certo senso Vannacci ha ragione...
Un sociofobico è in pratica un disabile, se fossimo cresciuti in classi separate saremmo stati meno esposti alla crudeltà dei normies...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Dal titolo del thread credevo fosse tornato l'utente Scott. :D
Chi se lo ricorda può capire cosa intendo. |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Neanche in un certo senso Vannacci ha ragione. Se si parte dal presupposto che da un certo punto di vista tutti hanno ragione, va bene. Anche Mussolini, Hitler, il cannibale di Milwaukee, Ted Bundy... In un certo senso hanno tutti ragione.
Maddai. |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Più che altro dove ha detto cosa? Se si tratta dei suoi libri, dove è la citazione?
OK faccio outing, sono il vero mostro di Milwakee. No non è così poco, è molto peggio: ce li ho perché ormai sulla rete si trova tutto e sono un curioso onnivoro. Ammetto che con il secondo, la sua autobiografia, mi è salito il solito istinto suicida. |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Premesso che Vannacci è schifoso odioso, i manicomi li riaprirei almeno so che da qualche parte mi piazzerebbero a spese dello Stato
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
E' un po' come dire che nei manicomi pre-Basaglia si stava meglio perché i matti si vedevano solo tra di loro.
Comunque Pagliacci è coerente col suo background fascio di fondo, si sa come la pensano loro su certi argomenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Aktion_T4 |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
vabbè è un militare ,che t aspetti ..... la cosa peggio è che c è qualcuno che l ascolta e gli da retta
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
1 allegato(i)
Test del dna subito
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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OK faccio outing, sono il vero mostro di Milwakee. No non è così poco, è molto peggio: ce li ho perché ormai sulla rete si trova tutto e sono un curioso onnivoro. Ammetto che con il secondo, la sua autobiografia, mi è salito il solito istinto suicida. PS per ascolopito: non leggo il pensiero, quindi non potevo sapere che ti desse fastidio non essere quotato. Come puoi ora vedere la mia domanda non poteva che essere relativa al post di partenza, perché si collega logicamente a quello che avevi scritto tu in modo più debole. Anche io potrei parlare di fastidio ad essere apostrofato nel modo che hai usato tu, bastava un più simpatico "è la seconda volta che non capisco se volevi citare me, ma se sì, tieni conto che non mi dà fastidio come ad altri utenti". Non trovi che sarebbe stato molto più positivo in tutti i sensi? |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Non so cosa abbia detto esattamente ma se ha a che fare con la Lega non mi stupisco dica cazzate:D
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Non so se sarebbe molto amico col generale… |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Spero si sia capito che il thread era provocatorio...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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anche io pensavo fosse Enzo Miccio incattivito all'inizio |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
No non credo abbia ragione e come personaggio non mi piace per niente. Candidare uno perchè ha detto che è gay non sono normali non mi sembra una mossa particolarmente intelligente.
Votare a queste europee sarà complicato. |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Nasciamo Vannacci, è il dopo che conta
28 April 2024 Stamattina, leggendo la Stampa, sono arrivato a due articoli a due pagine di distanza l’uno dall’altro. Uno era del direttore, che non ho mai conosciuto e di cui leggo alcune opinioni solo dal poco tempo in cui è direttore e in cui le esprime con frequenza. L’altro era un’intervista a Fabio Concato, che non ho mai conosciuto e delle cui canzoni non sono mai stato un grande fan. Dico le due cose rispettosamente, solo per sostenere – anche con me stesso – che non ho ragioni pregiudiziali favorevoli nei confronti di quello che possano dire Malaguti o Concato. Ma li prendo solo come ennesimi esempi ravvicinati di una delusione assai diffusa: Concato dice che “in questa Italia non c’è niente che mi rappresenti realmente”, Malaguti scrive di “masse inquiete, senza una bussola”, della sparizione del “popolo responsabile”. Ora, non parlerò dei social network: i social network c’entrano, ma quello lo scrivono tutti ogni giorno. Dico una cosa che viene prima. Ed è che l’ignoranza peggiora le persone e le comunità, la conoscenza le migliora. Il “progresso” delle civiltà è avvenuto grazie all’educazione delle masse: espressione che uso senza timori, considerando me e chiunque parte delle masse. Gli umani nascono conservatori, geneticamente votati alla conservazione di se stessi, difensivi, timorosi del cambiamento, della novità, del diverso nelle loro vite. La scoperta, la ricerca – e quindi anche l’amore per gli altri e diversi, piuttosto che il timore – crescono con la conoscenza e la comprensione delle cose. Cosa diavolo sto farfugliando? Sto farfugliando che la regressione civile a cui assistiamo, e di cui una parte di noi si duole, deriva da un’inversione di valori che ha portato a screditare la conoscenza, l’informazione, la cultura, a favore dell’ignoranza e della sua rivendicazione. Le persone – noi – diventano rispettose e amanti del prossimo, con tutte le sue differenze, man mano che si allontanano dall’ignoranza: ignoranza che oggi è fatta di due cose, non è più l’ignoranza vuota di analfabetismi e di assenze di informazioni di un tempo. È fatta 1) di riempire la propria conoscenza di cazzate, e 2) di disprezzare la conoscenza che ci manca per non sentirsene umiliati. Quando si è detto “le tv di Berlusconi hanno rincoglionito gli italiani” l’errore è stato ridurre una questione assai più ampia alle sole responsabilità di Berlusconi, raccontandosi che il problema fosse Berlusconi (non lo era, come si vede). Ma gli italiani – e altri popoli altrove – sono stati rincoglioniti da quella cosa lì proclamata da ogni parte, dalla liberatoria narrazione che le cazzate fossero equivalenti alla conoscenza, le balle alla verità: lo sdoganamento di Alvaro Vitali, la battuta di Fantozzi sulla corazzata Kotiomkin, l’idea che “il popolo” (dove il popolo è sempre un eufemismo demagogico per definire le persone più ignoranti senza dirglielo) debba essere apprezzato nelle sue inclinazioni più basilari e animali, panem et circenses, il qualunquismo, “io non mi occupo di politica”. E al tempo stesso demolire il valore della cultura, della conoscenza, del sapere, sfottere gli “intellettuali”, avvilire ogni termine e contesto legato a questi concetti, “non accetto lezioni“, accusare di “spocchia” e “superiorità morale” qualunque impegno dedicato a trasmettere cultura, costruire una retorica di insulti per i “professoroni”, il “ditino alzato”, le “maestrine”, in modo da legittimare le proprie ignoranze. Attenzione, con un concorso e una complicità gravi e gravemente responsabili. Qualche settimana fa, alla fine della proiezione milanese del suo film – il seguito di Ferie d’agosto, con gli intellettuali di sinistra nobili e noiosi e i cialtroni di destra caciaroni e simpatici – Paolo Virzì si è sentito fare questa domanda da uno spettatore, evidentemente di sinistra come lui: “ma non potevamo fare un po’ più feste anche noi?”. E per buffa coincidenza avevo sentito dire la stessa cosa in una conversazione pubblica a Cremona, a un evento del Post, tra Michele Serra e Matteo Bordone: un’autocritica sull’avere opposto al berlusconismo non una risposta concorrenziale e di sinistra al desiderio di leggerezza e allegria, ma una contestazione della leggerezza e dell’allegria. Forse ormai è tardi, per questo, e io sono troppo vecchio per fare proposte: so fare solo osservazioni, e probabilmente di soltanto un pezzo delle cose. E quindi l’osservazione è che c’è in giro da tempo una regressione verso l’ignoranza, in parte inerziale, in parte strumentalmente incentivata, in parte vilmente consentita, che inevitabilmente genera gli andazzi che deprimono Malaguti, Concato, me, e molti e molte altre. Regressione che ha occupato le attività di grandi servizi pubblici radiotelevisivi, di commentatori salaci, di tweet e di pensieri: riportandoci verso gli stati di ignoranza che ci fanno essere conservatori e frenando la crescita di conoscenza che ci fa essere progressisti. Una domenica bestiale, e ogni giorno è domenica. E hai voglia a scandalizzarti per Vannacci: a noi umani piace quella roba lì, e se vuoi educarci ad avere gusti migliori devi educarci, come alcune meritevoli avanguardie hanno fatto per secoli prima che diventasse una brutta parola e che decidessimo di tornare da dove siamo venuti. Luca Sofri su Il Post. |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Muttley, cambia letture. Non mi paiono tanto meglio di ciò che possono scrivere Libero o Il Giornale. 'Sto Sofri ha tutta l'aria snob di sinistra di chi scrive dal pulpito o interviene a La7. Lo voglio vedere nel privato, nel quotidiano, con la moglie, coi figli, coi disabili, con i fragili, con la legalità, con le minorenni, coi vicini di casa..ecc..
Secondo me, provocando, si potrebbe pure dire che l'ignoranza media di oggi è comunque superiore all'ignoranza media di 20-30 anni fa. |
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Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Dare dello snob a chi parla di arretramento culturale è proprio quello che scrive Sofri nel suo articolo: se ti azzardi a operare un'analisi critica in merito all'attuale situazione culturale di questo paese ti becchi dello snob, del professorone, del radical chic e altri termini ombrello che servono piuttosto a dire "'mbè so ignorante, e allora?"
Io ho sempre ammesso di essere ignorante di biologia molecolare ma non vado a dire che chi me lo fa notare è un professorone che monta in cattedra. Ebbene, allora perché ammettiamo tutti di essere un pochino ignorantelli invece di rispedire al mittente osservazioni giuste con le solite definizioni liquidatorie? |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
Più che altro è un articolo che non dice niente. Le cose vanno male perché siamo ignoranti e mediamente apprezziamo l'ignoranza come valore. Ma non l'avrei mai detto, meno male che adesso lo sappiamo.
Personalmente penso che non ci siano cause che siano realmente tali. Mi pare che tutti i problemi da cui siamo circondati siano quelli di una civiltà in fase di decadenza. L'unico che io sappia ad essere andato leggermente al di sotto della superficie è stato appunto Arnold Toynbee con la sua teoria evolutiva delle civiltà: nascita, sviluppo, stasi, declino, morte. Per quanto siano stati evidenziati i punti deboli della sua analisi almeno guarda in direzione di dove cercare il problema. Tutto quello che vediamo, almeno secondo me, sono i segnali di un invecchiamento generale della comunità (che vale anche per l'Europa e altri paesi). Non credo ci sia rimedio. Vorrei come sempre avere la fortuna di vivere in un posto isolato e tranquillo, in una comunità almeno in parte al riparo dai casini di cui siamo circondati. Non vedo altro da fare, della serie "chi può scappi". Questo non esclude dare contributi specifici, mirati ed entro le proprie competenze, giusto per morire un domani sereni. Ma il massimo a cui si può mirare è rallentare l'inevitabile. |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
E comunque volevo dire a tutti che la cultura woke non esiste. E' un'invenzione dei conservatori per creare una specie di casus belli, una smoking gun all'interno del dibattito culturale americano e noi, come sempre, ci siamo accodati.
In realtà ciò che noi chiamiamo appunto cultura woke non è altro che una popolarizzazione delle teorie critiche nate e diffusesi tra gli anni 50 e 70 come ad esempio lo strutturalismo e il post-strutturalismo di Derrida, Deleuze, Barthes o quelle della scuola di Francoforte (Horkheimer, Adorno ecc.), che in un ambito accademicamente asfittico e tradizionalmente anti-intellettuale come quello statunistense non vengono colte o più spesso vengono volgarizzate e ridotte ai minimi termini con esiti caricaturali (un certo tipo di cultura americana non è aperta al confronto critico, ritiene puro nonsense l'analisi critica dell'impalcatura ideologica occidentale che, quasi dogmaticamente, non può essere messa in discussione). |
Re: In un certo senso Vannacci ha ragione...
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