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Non è vero che il giudizio degli altri non conta!
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sintetizzando:EQUILIBRIO :D
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Hai ragione. Io personalmente però ho bisogno di fare un altro pò il menefreghista...
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Vivendo in un contesto sociale la approvazione/disapprovazione degli altri
conta. Siamo isole interconnesse dalla corrente. Bisogna poi distinguere e sopratutto saper riconoscere l'approvazione disinteressata da quella generata a scopo utilitaristico. L'approvazione degli altri non deve divenire un motivo ossessivo, una dipendenza. Ognuno di noi avrà costruito dentro di se una scala di valori etici che ci permette di giudicare autonomamente il nostro operato. E poi che caz.o sentirsi dire "hai fatto proprio una bella cosa" mica è una bestemmia, che diamine. |
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conta è vero...ma...IL GIUDIZIO DEGLI ALTRI SEI TU STESSO A CREARLO...
insomma...sei tu a dover prendere le redini x uscire dalla fobia....e una volta usciti, beh...sei tu che se ti dimostri propositivo non puoi che suscitare una buona sensazione....certo x essere un po' il leader ci vuole quel pizzico in più di capacità di giocare innanzitutto con se stessi e gli altri... |
Re: Non è vero che il giudizio degli altri non conta!
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quando ho deciso di non usare più l'account orso_bipolare stavo passando nella seconda fase, quella del recupero dell'autostima. ne è testimone animasolfa di questo. |
Io non penso che conti il giudizio degli altri...
anzi non conta proprio nulla... perchè dovrebbe ?? la nostra vita su sta terra è transitoria... una volta morti in pochi si ricorderanno di noi e anche quei pochi creperanno prima o poi e di noi non resterà nessuna traccia... quindi SE e dico SE si sta bene con se stessi chi se ne frega di essere stimati dagli altri ? ma poi gli altri chi ?? basta star bene con se stessi... e il menefreghismo è in assoluto l arma migliore per star bene con se stessi... anche perchè il concetto di "stima" ed "essere ben visti" è estremamente "volatile" per così dire.... ciò che può essere da stimare per alcuni può essere da disprezzare per altri, e così via.. |
who devi leggere dei libri interessanti
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A parte la citazione del "super-io": quella, sarà perché ho i due volumazzi dell'opera omnia di Freud sul comodino, che mi sono dilettato di leggere diverso tempo fa (mica tutto!! qua e là...) e che ora stanno prendendo polvere... |
Fregarsene del giudizio degli altri non è facile soprattutto quando le persone ti affibiano lo stesso aggettivo tante volte, non a caso si dice che le parole fanno male più delle mazzate.
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Re: Non è vero che il giudizio degli altri non conta!
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Non conta una mazza il giudizio degli altri, semmai l'effetto che fai ...sugli altri. Il giudizio é una parola grossa. |
Re: Non è vero che il giudizio degli altri non conta!
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In linea di massima sono d'accordo con ciò che scrivi, anche se non vedo tutta questa rigidità schematica nelle cose. Lo stesso schematismo è un limite, se non si è capaci di trascenderlo e uscirne per vivere le emozioni. La chiarezza che ci si deve creare prescinde in una certa misura da esso. La base è sicuramente costruirsi una propria serenità personale e raggiungere una stabile pace col mondo, per poter procedere oltre. Incaponirsi con quella che chiami fase 2, quando dentro si vive ogni più piccola cosa con l'angoscia, l'ansia e la paura di venire giudicati, smascherati o etichettati, è una strategia che non paga. Per molto tempo ho provato anch'io e il risultato è violentarsi sempre di più. Ma vivere violentandosi non ha senso, si fanno cose, ma queste cose non ci danno la soddisfazione che ci darebbero se le vivessimo serenamente, condividendole e vivendole in maniera aperta e sociale. Tutto rimane segreto e nascosto, mentre la tensionne generata dal continuo forzarsi si accumula e ci rode dentro, rovinandoci lentamente e inesorabilmente.
Il pericolo del crogiolarsi nella fase uno è reale, ma il passaggio fra le due fasi lo vedo molto più sfumato e irregolare. La cosa principale poi è che tutto è volto, almeno per quel che mi riguarda (ma credo che ad un livello generale, la mia situazione sia condivisa da parecchia gente qua dentro, anche se non tutta), ad un recupero del nostro lato emotivo e della nostra spontaneità, rieducando in qualche modo il pensiero e l'eccessiva cerebralità, in funzione di una leggerezza che non è "disimpegno", "disinteresse" o "menefreghismo" (del giudizio altrui per esempio), bensì un modo di vivere la realtà più vicino alle cose e alle persone e meno mediato e appesantito dagli schemi disfunzionali che ci siamo creati negli anni per non soffrire. Una leggerezza in qualche modo simile a quella del Calvino delle Lezioni Americane, per chi ha presente. La prima fase è paradossalmente una rinuncia al bisogno di fasi e di imposizioni rigide. Se ha successo, la seconda fase è qualcosa di automatico e spontaneo, il desiderio di concretizzare e di buttarsi nella mischia viene naturale ed è accompagnato da emozioni positive quali il senso di esaltazione e di sfida e il desiderio di esprimere se stessi. La voglia produrre, di trovare il proprio posto nel mondo, di porsi degli obiettivi, cresce in conseguenza alla propria ritrovata stabilità, al fatto che si riescono ad affrontare gli altri senza ansie e paure abnormi. Darsi degli obiettivi è qualcosa che si fa spontaneamente, per un bisogno interiore ben diverso da quello razionale e calcolato di "dover dimostrare" (a sé o agli altri). Se la transizione fra queste due ipotetiche fasi non avviene in maniera automatica, spontanea e naturale, significa a mio avviso che la prima fase, l'inizio, il cominciamento del proprio cammino personale, non ha dato i frutti che doveva dare, ma ci si è forse in qualche modo ingannati, per la smania di ottenere cose concrete da gettare in pasto ai soliti meccanismi nocivi. Il proprio percorso, se procede nella direzione giusta, funziona un po' come il Barone di Munchhausen, che riusciva a sfuggire alle sabbie mobili tirandosi per i capelli...diventiamo noi stessi il motore delle nostre azioni, gli stimoli giungono dalle nostre emozioni e sensazioni, piuttosto che dalle idee razionali che cerchiamo di imporci (le famose "decisioni a tavolino"). Ciò che ho scritto è forse un po' confuso, ma è difficile spiegare a parole, in maniera razionale e a chi poi si aspetta spiegazioni razionali, cose che si muovono in direzione fondamentalmente opposta. |
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Allora rivedendo certe frasi come mantra, in esse rivedi tutto il vissuto, le esperienze che ti hanno portato a quelle conclusioni. Ma io non posso spiegare a te il significato di una frase se tu non hai fatto il tuo percorso per arrivarci, perchè il significato della meta è il viaggio, non la meta. La foto di gruppo di alcuni alpinisti in cima ad una montagna per loro significa il ricordo dei passaggi difficili che hanno superato per arrivare lì, per te invece non dice nulla. Casa mia è piena di soprammobili simbolici, che per me riassumono mete di un mio viaggio interiore. |
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Comunque tutto questo è molto pesante e mi accorgo che anch'io sono pesante mentre ne parlo, non si possono trasmettere cose di questo tipo scrivendo su un forum, ci sono dei limiti. E' come descrivere il silenzio parlando a voce, in un certo senso è come tradire l'oggetto in sé. |
accidenti che pensieri profondi e difficili ...provo invidia per i vostri cervelli
..il mio è in grado di pensare solo questo : il Menefreghismo totale ..è valido solo per chi ha intenzione di restare da solo ..perchè ti porta solo che all'esclusione sociale ....è sicuramente una sensazione di libertà che personalmente vorrei tanto provare anche solo per un giorno ma credo che per me sia pura utopia.. nella società moderna il giudizio altrui è importante e condizionante per tutti ..nn si può vivere solo che per se stessi ( alla lunga CHE PALLE!) ..la vita è condivisione ..ed è anche vedere noi negli occhi dell'altro |
Non credo esista un modo giusto o sbagliato nel dare o no peso al giudizio altrui, ma solo convinzioni su quanto peso dargli che possono essere utili o limitanti per una certa persona, in un certo momento, per stare bene emotivamente e raggiungere un certo obiettivo.
Se non si ha come obiettivo quello di fare vita sociale con persone normali e diventare come loro, ma solo riuscire a conviverci quando si deve, convinzioni e obiettivi sono diversi da chi invece vuole integrarsi e buttarsi nella mischia, per fare un esempio. Certo bisogna considerare che in molti contesti sociali se si è giudicati male si verrà trattati male, e volenti o nolenti se ne soffre e gli obiettivi possono essere intaccati, per esempio la vita lavorativa. Quindi in quei contesti bisogna modulare i propri modi di presentarsi e comportarsi in modo che causino giudizi positivi su di noi. Se si procede agendo da totali introversi e fregandosene dei giudizi negativi, il trattamento cattivo conseguente che si riceverà ogni giorno ti farà stare male e quindi in quel caso la convinzione menefreghista sui giudizi è funzionale per buttarti ma limitante dopo. Così come lo sarebbe una che dà un peso esagerato ai giudizi e ti porta ad evitare, quindi ci vuole un equilibrio. Il problema è riuscire ad adottare e a credere davvero in questa convinzione sui giudizi altrui flessibile e funzionale per la situazione, quando per anni se ne è avuta solo una totalmente limitante; ma ciò va accompagnato all'applicazione di comportamenti sociali più 'normali', perchè altrimenti attenuata la auto-limitazione derivante dalle convinzioni sul giudizio altrui, rimane quella pratica di non sapersi comportare, di non sapersi relazionare nella situazione sociale, che porta ad isolamento, fallimenti e ti fa tornare subito al vecchio modo di pensare. Comunque la convinzione di essere una persona in sè valida in quanto dotata di empatia, sensibilità, e rispettosa degli altri, direi che è una base di autostima che va bene per tutti. Così come fregarsene di quei giudizi, che valgono poco o nulla, dati da chi non ci conosce, non ci rispetta o ha intenti aggressivi. |
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