Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Stasera mi sono messo a fare qualche ricerca su tessuti e filati, in particolare sui tipi di lana.
Leggendo di montoni, lana di agnello, merino, alpaca e cachemire, nonché avendo a mente un certo modo di pensare e sentire, che collega la pregiatezza dei tessuti indossati allo status sociale, è emerso in modo limpido un pensiero che rimugino da un po' di tempo, ai margini della coscienza: a me portare addosso vestiti ottenuti sostanzialmente da una rapina su animali che, piaccia o non piaccia, sono soggetti, non è che mi entusiasmi. Intendiamoci: mi piace la lana morbida. Non sono di certo il tipo spartano, indifferente all'agio e al piacere, anzi. Però, ecco, resta che in questo caso al piacere si associa un sottile dispiacere che non posso ignorare. Penso di capire i sentimenti di chi, in stato di profondo bisogno, decide di ridurre la propria sofferenza a scapito di qualcun altro. In questa discussione non voglio quindi puntare il dito contro nessuno (non essendo tra l'altro, attualmente, vegano e nemmeno vegetariano). Mi piacerebbe invece cercare di capire chi, nell'eterno dibattito su questo tema, ha ragione. Non mi piacciono gli argomenti secondo cui hanno tutti ragione, ognuno dal suo punto di vista e penso invece che esistano fatti oggettivi che è possibile mettere a fuoco. Nello specifico, credo che lo sfruttamento degli animali non piaccia a nessuno, ma proprio a nessuno, indipendentemente da possibili argomenti di comodo formulati (comprensibilmente) per mettere a tacere questa sofferenza. Non è questione delle diverse sensibilità. La sensibilità che gli uomini hanno in comune, di fondo, è una e univoca. Può essere ignorata, anestetizzata oppure si può decidere di accettare di farle violenza spinti da altri (again, comprensibili e spesso irresistibili) interessi, ma essa lì resta. Dunque la linea conclusiva di questo discorso è che chi accetta di beneficiare dello sfruttamento animale, sotto sotto, si sente un po' o tanto mortificato e avvilito, e con solide ragioni. E' un poveretto che soffre per ciò che fa, che è una vera e propria sfiga che gli è capitata. E vale anche per chi sostiene e pensa esplicitamente il contrario. Spiegatemi perché ho torto, se vi va. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Cosa succede ad una pecora che non viene tosata? https://youtu.be/OWf_S_LhV34?si=LarqLf7DmZoTzerX |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Perché ti permetti di sindacare sulle sensibilità altrui stabilendo che hanno tutti di fondo la stessa, e stabilisci chee sopprimono.
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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E' un male, ma si vede però che tra i due (partecipare allo sfruttamento o rinunciare a questa partecipazione) è il male minore per lui. Capita qualcosa di analogo con il vivere e il suicidio in molte situazioni, per suicidarsi in diversi modi bisogna superare dei picchi di sofferenza e quindi anche se si vive male, se questo male non supera questi picchi uno continua a vivere, ma comunque vive male. Da un lato ci sono i metodi per suicidarsi accessibili che producono però forme di sofferenza (se uno ad esempio volesse darsi fuoco prima di morire soffrirebbe un bel po') dall'altro ci sono molte esistenze brutte e piene di disagi, se questa bruttura e disagi non superano certe soglie la persona non si ammazza, ma nemmeno vive bene. Molti vivono male l'esistenza insomma perché di situazioni simili a quelle che hai descritto, dove si può scegliere solo tra più mali il male minore, ce ne sono miriadi e miriadi. Insomma di persone che sono incastrate nel male di esistere ce ne sono tante. In ogni caso modificando certe cose delle persone potrebbero anche scegliere altro e non dover affrontare disagi. Se inventano fibre sintetiche o di altro tipo che funzionano davvero (non sono le solite sòle) non ci sarà più motivo di sfruttare gli animali e questa cosa farebbe vivere tutti più felicemente, sperando che poi non vada a creare altri danni collaterali ben peggiori altrove. In molte situazioni delle persone si trovano costrette a dover rinunciare a certe cose perché se non rinunciassero a queste rinuncerebbero a cose più importanti, è chiaro che in situazioni simili l'individuo dall'interno non può fare nulla, è l'esterno che dovrebbe riuscire a produrre un qualche cambiamento significativo, qua per esterno intendo proprio la modifica oggettiva di certi fattori e non la testa della persona perché magari il problema non è nella testa, ma nell'incastro oggettivo che si è andato a creare, è questo che bisogna cercare di disincagliare se possibile. Che esistano davvero alternative valide ed abbordabili è dubbio, però secondo me queste risolverebbero se non si vuole andare a modificare i valori della persona convincendola che in fondo che l'altro soffra (in questo caso l'animale) non è un problema o viceversa che il proprio sacrificio per alleviare la sofferenza altrui non è un problema. Diciamo che per me questa cosa degli animali viene dopo molti altri problemi analoghi che vengono a crearsi con i miei simili. Ma è la mia posizione. Non produce molto disagio in me, ma non si tratta di sensibilità, magari un altro si preoccupa degli animali e se ne fotte dei disagi che provoca alla sua cameriera e roba simile. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Le pecore che vivono in natura perdono la lana in maniera naturale. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Che mi dici di chi porta il cane a farlo tostare, sfruttamento? |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Secondo me è di quei fenomeni che chiaramente causano tantissima sofferenza, e tutto il sistema si regge sull'essere desensibilizzati a questo, se ce ne rendessimo conto davvero di ciò che stiamo facendo non lo faremmo mai
Goenka (un maestro buddista) in un discorso diceva che la carne di animali aveva dentro la cattiva energia della sofferenza dell'animale, e per questo faceva male e la persona davvero illuminata se ne asteneva, perché percepiva l'energia negativa. Beh questo è un modo allegorico per dire che non è possibile che non ti influenzi l'elemento di violenza e sofferenza quando mangi la carne, e devi fare proprio uno sforzo per non sentire una certa quantità di orrore. C'è un disagio ineliminabile scaturente dalla consapevolezza ineliminabile che quello da cui trai piacere in quel momento è prodotto di un atto violento contro l'anima di qualcuno Penso non sia tanto dissimile da quanto difficile sarebbe stare bene in una casa in cui il proprietario precedente era un nazista che torturava e trucidava i bambini nel salotto dove guarderesti Netflix; magari sulla carta è un'ottima casa ma una sensazione a pelle di disagio difficile non provarla, i tentativi di razionalizzazione possono molto poco |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Comunq detto questo a me non convince essere vegana o vegetariana per me stessa, più che altro più presto vera attenzione a queste cose e meno mi viene voglia di mangiare carne. Però appunto se mi viene voglia di mangiarla non me lo imporrei di non farlo, per me la disciplina ha senso in alcuni ambiti ma qui no
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Quelle utilizzate per fare la lana sono state selezionate nei secoli dall'uomo per avere il pelo più folto. Di fatto le pecore che faticano a camminare se non tosate sono state create da noi, in natura non esistono. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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In natura è pieno di esempi di animali che hanno una qualche caratteristica che non è ideale alla loro sopravvivenza, per questo ho fatto l'esempio del cane che ha bisogno di essere tosato esattamente come ne ha bisogno una pecora, e nel caso del cane non si può certo dire che sia stato selezionato per produrre lana. Capito quel che voglio dire? |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Considerando gli abusi continuamente perpetrati nei confronti degli esseri umani in tutto il mondo, dubito che chiunque indistintamente provi una mortificazione, seppur latente, per lo sfruttamento degli animali.
Inoltre sfruttamento non significa sofferenza o comunque una sofferenza che debba provocare senso di colpa. Non mi sento certamente più in colpa mangiando uova di galline allevate in gabbia, rispetto ad acquistare pomodori coltivati da migranti vittime del caporalato. Anzi orienterei volentieri il mi consumo ai solo alimenti di origine animale, se questo servisse a dare dignità -ad esempio- ai braccianti agricoli. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Alcuni cervi rimangono impigliati con le corna nei rami degli alberi e muoiono di stenti, Ad alcuni tipi di facoceri africani crescono le zanne inferiori fino ad andare a bucare il palato. Perché è tanto difficile credere che anche le pecore allo stato brado potrebbero trarre beneficio dall' essere tosate? O meglio, come fai a sapere che non è così, che pecore che non hanno mai conosciuto l'allevamento non producono pelo in eccesso? |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Per me ci sono premesse sbagliate nel tuo ragionamento:
- hanno tutti ragione, a seconda del proprio punto di vista - non a tutti frega realmente qualcosa dello sfruttamento animale Per quel che mi riguarda, non esiste una singola idea/pensiero che possa ricevere unanimità. W ANNABELLA PAVIA!! :D |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Come ti sentiresti a indossare un maglione di capelli di rumeno merino, allevato apposta per questo, oltre che per il latte, il lavoro e la carne? A parte questo, è palese che le nostre civiltà si basano sullo sfruttamento animale pesante, in generale. Come detto, non volevo iniziare un dibattito su chi ha torto e chi ragione, ma capire se è vero che un disagio di fondo questa cosa la crea. Anche se farlo fosse necessario per sopravvivere, il disagio resta (con questo rispondo anche a XL e a niubi dico: io sfrutterei anche i braccianti agricoli adulti se servisse a risparmiare lavoro, per dirne una, ai bambini, ma non significa che non proverei comunque disagio, quindi non capisco il suo discorso). Tutto questo renderebbe i vegani sostanzialmente delle persone fortunate e privilegiate, che possono risparmiarsi questa violenza senza soffrire particolari conseguenze negative, a differenza degli altri più"sfigati". Tipo i ricchi che possono comprare il made in Italy o il biologico che non sfrutta i braccianti agricoli. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
mentre agli aspetti collegati al mangiare carne ci ho pensato, e in qualche caso ho provato anche disagio mentre la stavo consumando (mi succede quasi esclusivamente con la carne di maiale), al discorso dello sfruttamento per la produzione di tessuti non mi è capitato, anche perchè sinceramente non so come avviene, ho sempre dato implicitamente per scontato che non ci sia molta sofferenza per gli animali. Se non sofforno o soffrono poco viene meno la preoccupazione, in quanto non vedo necessariamente come 'ingiusto' lo sfruttamento degli animali, a differenza di quello degli umani (almeno quello più palese, se si entra nel campo psicologico forse un po' tutti sfruttiamo in qualche modo altri). Magari è anche vero che di base abbiamo tutti la stessa sensibilità potenziale, in quanto essere umani, ma allo stesso livello comunque non tutti ci arrivano, non lo toccano o si avvicinano più tanto, come se ci fosse qualche caratteristica personale che trattiene e impedisce di sentire di più, per cui alla fine il disagio che si prova o si può effettivamente provare è diverso, da persona a persona
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Ma soprattutto perché dovrei essere io a cercare punti a favore delle tue argomentazioni? Non è così che funziona una discussione. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Un fattore che viene spesso ignorato è il fatto che lo sfruttamento (anche nel senso neutro della parola) animale è così radicato da essere perfino radicato nell'esistenza degli animali stessi, e a quel punto diventa difficile sradicarlo. Ad esempio, come ha fatto notare Maffo, una pecora che non viene tosata arriva a soffrire e probabilmente a morire per le complicazioni della sua condizione. Sono abbastanza sicuro che normalmente, in natura, una ricrescita del genere non potrebbe esistere, e che il motivo per cui succede è che le pecore sono state selettivamente riprodotte per avere quella caratteristica specifica. Di fatti, animali simili selvatici come il Bighorn non hanno bisogno di essere tosati.
Abbiamo profondamente cambiato la biologia di un animale perché ci è utile. Un animale di allevamento nasce ed è già da allevamento. Ci sono specie di pollo selvatico che volano molto più del pollo da allevamento, perché? perché il pollo di allevamento è stato creato per essere grasso e dalle ali deboli. Per non parlare del cane, la quale esistenza è totalmente basata dallo stare accanto all'uomo e ad essergli utile. è uno sfruttamento così profondo da fare il giro su se stesso e mettere in dubbio perfino il concetto di sfruttamento, nel momento in cui per la pecora, ora, fa comodo essere tosata e per il cane è necessario e benefico essere accanto all'uomo. Credo che l'opzione più comoda in queste condizioni è sfruttare gli animali in maniera etica e magari non farlo con un'intensità che va al passo col capitalismo odierno. Insomma, è possibile tosare le pecore e farle vivere decentemente. è possibile perfino uccidere gli animali ma farli vivere decentemente prima (sistema morale che agli uomini non applichiamo allo stesso modo). Altrimenti, si potrebbe essere in supporto di un reintroducimento di questi animali in natura per ridargli la loro indipendenza, che sarebbe un processo possibile ma impraticabile da molti punti di vista. I vegani hanno ragione sulla sensibilità e sullo sfruttamento animale, punto. Però peccano di superficialità filosofica. Ragionano su un'idea di perfezione e moralità che non esiste nel mondo reale. è facile sentenziare sulla moralità di una cosa specifica quando non si cosnidera l'intero quadro della situazione. Dovrebbero dannare Dio che ha creato le cose così come sono, non l'uomo che, tutto sommato, la moralità l'ha pensata, creata e messa in atto prima di ogni altro animale. Ci deve essere la consapevolezza che però non viviamo in un universo morale ed il nostro può essere solo un tentativo di far sembrare più giusto ciò che è ingiusto. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Uno per salvare un animale produce comunque un disagio minore ad altri esseri umani. E' un discorso un po' personale, l'ideale sarebbe togliere il male a tutti, ma siccome non si può togliere, preferirei sacrificare degli animali per non far provare nessun disagio agli esseri umani, ma è una cosa mia, altri magari sono in disaccordo con questa cosa qua e preferiscono far star male gli esseri umani e salvare degli animali riducendone la sofferenza. Per come la vedo, se tutti la pensassero come me gli animalisti non dovrebbero esistere proprio visto che togliere disagio agli animali, ora come ora, significherebbe procurarne molto di più agli esseri umani. Si è sensibili verso il disagio animale ma non si vede poi che togliendo questo disagio la cosa a boomerang va a colpire tanti esseri umani. Diciamo che in me scatta più disagio verso certe scimmie tipo gli oranghi, anche se in concreto dal vivo non li ho mai visti. Bisogna scegliere verso quale male si debba essere più sensibili, e ognuno è un po' diverso, ci sono anche dei fattori di simpatia ed empatia verso certe categorie, e non c'è una cosa equa e giusta secondo me, a me sembra una boiata credere che esista questa equità. Io ad esempio non esito a schiacciare un insetto o una zanzara (se riesco) se questo provoca un minimo disagio ad una persona. Sono più sensibile verso il male umano che verso quello animale. Ma è una posizione mia, altri invece hanno una sensibilità distrubuita diversamente. Ma non è che uno è sensibile e l'altro no, non c'è una regola giusta, non vedo come dovrebbe istituirsi questa regola giusta. Se da un lato aumenta la sensibilità nei confronti dei mali di certi animali dall'altro diminuisce nel momento in cui bisogna prendere una decisione e scegliere a chi arrecare disagio. Chi l'ha distribuita la sensibilità sarà meno sensibile nei confronti dei disagi provati dagli esseri umani, è inevitabile. Bisogna scegliere e decidere e vedere come la si pensa a riguardo. Io la penso in un certo modo e sono abbastanza sbilanciato sul lato umano rispetto ad altri, forse per educazione familiare. non saprei. Ma poi anche all'interno dei mali degli esseri umani c'è maggiore o minore empatia nei confronti di questo o quel male. Infatti per questo a livello politico non si è d'accordo praticamente su quasi niente e su cosa sia prioritario fare e bisogna negoziare con diverse parti sociali. Magari una persona pro suicidio empatizza verso certi disagi umani, è più sensibile verso il male di vivere della persona suicida che verso il male che arreca la persona suicida alla società e agli altri uccidendosi. Chi sarebbe più sensibile in mezzo a tutta 'sta gente? A me sembra una questione irrisolvibile in termini oggettivi come vorresti fare tu. Ognuno ha la sua sensibilità e poi magari a livello politico cercherà di spostare quella di altri verso la propria per ottenere certe cose che altrimenti non otterrebbe. Per quanto riguarda il disagio. Il disagio di fondo c'è sempre in molte situazioni analoghe dove, ripeto, bisogna scegliere il minore dei mali, diciamo che in me è abbastanza debole, sono contrario al maltrattamento inutile questo sì, ma se la cosa servisse a ridurre il disagio delle persone, anche di chi lavora con gli animali, non sarei più tanto contrario. L'ideale morale di non arrecare danno a nessuno non è soddisfacibile il problema è questo. Questo problema, puoi essere buddista o quel che ti pare, non lo risolvi. Nel momento in cui inizi ad esistere diventi automaticamente colpevole in tal senso. Altro motivo per sostenere l'antinatalismo. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Il cane l'abbiamo selezionato in modo tale che ora non ha più un habitat naturale. Il loro habitat siamo noi e magari in un clima appropriato a differenza della razza, ma non hanno funzioni biologiche molto specifiche come i lupi, leoni e cervi per fare un esempio. Ora è semplice non trovarci un problema perché il lavoro di 300.000 mila di selezionamento sta alle nostre spalle, ma si potrebbe facilmente definire "sfruttamento" lo sradicare un animale dal proprio habitat naturale al punto da non poter più tornare indietro, se non con metodi sofisticati e poco pratici di reitroduzione artificiale, che devono comunque essere autorizzati. Semplicemente siamo più a nostro agio con certi sfruttamenti e altri no. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
[quote=Angus;2899929]
Ti rispondo un punto alla volta: Quote:
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Però dobbiamo sempre considerare che gli animali che usiamo per ottenere carne, latte, uova ecc vivono in allevamenti dove gli vengono garantite condizioni di vita molto migliori rispetto a quelle che avrebbero allo stato brado, in particolare: disponibilità illimitata di cibo, protezione dalle malattie con vaccini ed antibiotici, calore (non rischiano di morire assiderati), protezione dai grandi carnivori. Potrebbe essere diverso il caso in cui gli animali (la selvaggina) vengono cacciati, in quel caso questo disagio nel mangiarne la carne, per me personalmente è molto più forte, perché all' animale non è stato dato nulla in cambio. Quote:
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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L'universo della fauna è fottuto perché prima di tutto è fottuto l'Homo sapiens |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Anche se il mio post non è stato cagato ci tengo a precisare che io non ho una sensibilità anestetizzata o inconscia, me ne sbatto proprio le palle della lana delle pecore, ho altro a cui pensare.
Tuttavia questo topic potrebbe essere uno spinoff sui levapelucchi. Avevo anche pensato di fare un sondaggio sui levapelucchi. Ai levapelucchi ci penso. Che bella parola levapelucchi, la scriverei all'infinito. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
I fobici hanno la fissa con questa cosa dello sfruttamento degli animali XD!
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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È solo un dato di fatto, non ho espresso nessun giudizio (non ancora). |
Non ho capito l'assunto iniziale che qualsiasi umano debba avere la stessa sensibilitá di base, perchè dovrebbe essere così?
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Ci sono anche studi al riguardo, che mostrano che osservando immagini di sfruttamento e maltrattamenti sugli animali si attivano aree cerebrali legate a emozioni negative e spiacevoli, e questo indipendentemente da quello che le persone credono a livello cosciente. La logica dello scambio secondo me non funziona, perché uno scambio richiede il consenso di entrambe le parti coinvolte, e insomma, direi che non c'è, no? L'ultimo tuo argomento invece lo trovo sensato, ma è troppo generalizzato, come lo era del resto il mio. E' però un fatto evidente che i vegan siano in media persone privilegiate, socialmente, culturalmente ed economicamente. È veg la figlia laureata dell'avvocato, non quella della lavandaia con la terza media. Quindi ecco, una certa fortuna io comunque ce la vedo. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
"I veg sono privilegiati". Questo è addirittura un luogo comune, no? I nostri nonni hanno fatto la fame e non potevano permettersi il lusso di essere così sensibili.
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
Per aggiungere un rif., sul post ho letto questo interessante articolo che parla appunto del "paradosso della carne", ovvero del contrasto tra il viscerale rifiuto della violenza e l'insieme di vantaggi che si ottengono mangiando carne.
https://www.ilpost.it/2023/09/22/paradosso-carne/ Si accenna anche alla profonda interdipendenza tra uomini e animali domestici di cui ha parlato froschio. Comunque, l'articolo è in linea con i presupposti del mio discorso: "Per risolvere questo conflitto, secondo Loughnan, Haslam e Bastian, le persone applicano una serie di soluzioni. La prima è smettere di mangiare carne, banalmente, in modo da non provare più sentimenti negativi determinati dall’incoerenza tra l’amore per gli animali e il cibarsene. Un’altra è indebolire attraverso diverse abitudini e pratiche umane consolidate – tra cui l’agricoltura aziendale su larga scala – la relazione tra gli animali e la carne, offuscare quella relazione attraverso i vari processi lungo la catena di produzione, in modo da non mettere sullo stesso piano il manzo ordinato al ristorante e le mucche che pascolano. E un altro modo ancora di risolvere la dissonanza cognitiva, suggerì lo studio, è privare gli animali di uno status morale e negare la loro capacità di soffrire." Notare che il secondo tipo di soluzioni corrisponde ad alterare strumentalmente la propria percezione della realtà. Una cosa che mi ha sempre colpito è che, se una parte consistente di persone risolve il conflitto rinunciando al piacere di sfruttare gli animali, praticamente nessuno dichiara di seguire la strada opposta: rinunciare al piacere di non partecipare ad atti di violenza. Una cosa tipo "sì, effettivamente mi dispiace, ma lo faccio comunque perché mi piace anche e nel complesso il bilancio è positivo". Quello che si fa quasi sempre è appunto negare che dispiaccia (non sono sensibile a questi temi), o che si tratti di violenza, usando vari sutterfugi mentali. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
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Ai cani non cresce pelo all'infinito, dopo un tot si stoppa. Quote:
Anche negli acquari, gli istruttori ripetono constantemente che le orche di norma vivono massimo pochi anni e anzi, negli acquari ne riescono a vivere anche 15 grazie al fatto che hanno cibo, medicine e riparo. Hanno instillato in loro l'idea che quella sia realtà e che fanno anzi nel bene. Poi ti informi un attimo e scopri che in natura le orche vivono anche fino a 90 anni, e tutti il castello cade. |
Re: Un altro topic sullo sfruttamento degli animali
ma aldilà della durata di vita, aldilà che sarebbe preferibile vivere la metà allo stato brado che il doppio in gabbia, e questo lo ammetterebbero quasi tutti.
E' meglio vivere 80 anni di carcere dal primo giorno o 40 in libertà? La critica secondo me è un'altra ed è molto più feroce. Senza allevamenti questi animali non esisterebbero, non sarebbero mai proliferati in questa misura, perciò se da domani vietassimo la carne nel giro di pochi anni ce ne sarebbero molti di meno sul pianeta, perché sarebbe meno redditizio. quindi per salvare gli animali dagli allevamenti, ne riduci drasticamente il numero. anziché avere 100 polli in gabbia, ne avrai 3 o 4 liberi. i 96 polli non nati sono delle vite in meno, seppur vite di merda- |
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