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Dialogo in famiglia
Come avviene o avveniva il dialogo nelle vostre famiglie?
Mi spiego meglio: i vostri genitori (o caregiver in generale, per chi non ha avuto una famiglia) incoraggiavano le discussioni a casa? Vi lasciavano la possibilità di parlare, di esprimervi oppure vi bloccavano o, addirittura, non incentivavano alcun tipo di conversazione lasciando morire il dialogo senza dare risposte ai vostri bisogni espressivi? Penso per esempio alla mia famiglia: quando, da ragazzino, tornavo a casa da scuola, venivo sottoposto ad un fuoco di fila di domande su cosa avessi fatto o cosa avessero fatto gli altri ma senza che mi venissero lasciati spazi per una comunicazione attiva. In pratica il dialogo era sempre eterodiretto, se esprimevo pareri personali o volontà di raccontare fatti non richiesti, il bisogno espressivo veniva bloccato con metodi di disconferma (in parole povere, cambiavano bruscamente argomento cercando di riguadagnare il controllo della conversazione) oppure non rispondevano, rispondevano a monosillabi o altri stratagemmi per far capire che non avevano voglia di incoraggiare una comunicazione partecipata e, per quanto possibile, simmetrica. Se facevo una battuta per cercare di far ridere, le risposte erano sempre del tipo "ti credi simpatico/furbo/ma va là/zitto/che ne sai tu di un campo di grano" eccetera eccetera. E voi? Non mi direte certo che a casa vi lasciavano parlare a ruota libera se non addirittura riflettere ed esprimere i vostri sentimenti o le vostre impressioni...no, perché anche se me lo dite, non ci crederò mai, quindi... |
Re: Dialogo in famiglia
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Gli unici limiti erano miei, evitavo certi argomenti giusto per non creare imbarazzo e/o dispiaceri. |
Re: Dialogo in famiglia
A casa sono sempre stato io quello a rispondere a monosillabi e a evitare il dialogo.
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Re: Dialogo in famiglia
Secondo me siete poco consapevoli dei processi interni alle vostre famiglie perché siete troppo presi dal pensare alle cerbiattine pretenziose o ai bulli o ai colleghi che vi mobbizzano.
Ma tutti questi problemi non sarebbero stati gli stessi se aveste avuto famiglia affettivamente solide alle spalle. |
Re: Dialogo in famiglia
Penso che sentissi molta pressione a intrattenere, e sentivo molta attenzione addosso a me. Occhi addosso, ma occhi che vogliono avidamente vedere un personaggio costruito, potrei descriverla così. Questo comunque rendeva la comunicazione stressante e anche stancante. Certo, talvolta c'era una vera espressione da parte mia, ma questo automatismo era abb pervasivo
I momenti di grande pace erano quando mi isolavo nei libri, cosa che però veniva vista spesso come escapismo malsano. In retrospettiva io penso che in realtà mi ha fatto benissimo potere avere quella dimensione di solitudine e di calma. |
Re: Dialogo in famiglia
Nel mio caso sono io che non riesco a instaurare un dialogo. Ho sempre avuto problemi a parlare di quello che mi succede o che penso, con chiunque.
Per riprendere il tuo esempio sulle domande fatte quando tornavo da scuola, l'interazione era sempre: Mamma: " Che hai fatto oggi a scuola?" Io: "Niente" Fine della discussione. Mia mamma ha sempre incoraggiato il dialogo e sarebbe felice di farlo con me. A mio papà credo importi poco. |
Re: Dialogo in famiglia
A casa mia non c'è mai stato dialogo, aveva ragione quello che urlava di più. Già da quando ero molto piccolo non c'era più un buon rapporto tra i miei genitori. Crescendo ho iniziato a parlare sempre meno e a tenermi le cose per me.
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Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
C'era un clima di terrore subliminale, per cui si poteva sì parlare, ma sapendo di poter ricevere una reazione repressiva o inibitoria imprevedibile. Potevano volare schiaffi letteralmente per qualsiasi cosa. Nemmeno i miei genitori dialogavano se non applicando gli stessi schemi. Non sono mai riusciti a fidarsi l'uno dell'altra. Le voci a cena consistevano nelle cose da fare di mia madre, nell'umorismo di mio padre e in Striscia la notizia. Io stavo zitto e non vedevo l'ora che finisse per andare in camera a leggere.
Ed ecco perché oggi voglio uccidere Ezio Greggio. |
Re: Dialogo in famiglia
Comunque una cosa particolare è che c'era un clima di grande accettazione per "le cose importanti", e una selva di rifiuti più piccoli per i dettagli. Questo si riflette molto nel mio carattere, molto solido per certi aspetti di fondo e più fragile per altri più sottili, indipendentemente dall'importanza oggettiva delle cose.
Rubo un cd in un negozio di dischi: va bene, non preoccuparti, è chiaro che è una sciocchezza, tranquillo, occhiolino, a quello stronzo che fa la sceneggiata ci pensiamo noi. Rispondo male a mio padre: ah! guerra dei Roses. |
Re: Dialogo in famiglia
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I problemi - nel mio caso - sono frutto del destino. Dovevano capitare e basta. :nonso: |
Re: Dialogo in famiglia
Sì essenzialmente mia madre vuole sapere tante cose, ma poi non è che abbia aiuti concreti o altro. A volte ho potuto fare lunghe discussioni ma non hanno mai portato a nulla. Mio padre invece non mi ha mai fatto tante domande o altro...
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Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
Non incentivavano nessuna discussione con me, erano molto egoisti, se davo problemi(o anche se non li davo ma erano nervosi)mi picchiavano, di conseguenza per anni non abbiamo parlato e io sono diventato silenzioso con tutti, forse per quello ho sempre bevuto tanto, per essere più disinibito.
Ora che sono vecchi e hanno avuto la loro parte di lotta nella vita e i loro desideri si sono ridotti considerevolmente chiacchieriamo, perchè ho deciso di essere positivo nei loro confronti, dicono cose per me prive di qualsiasi interesse ma li ascolto comunque, chiedo come stanno, cerco di essere accogliente. I traumi infantili a un certo punto smettono di essere una discriminante, una persona adulta non può scaricare le responsabilità solo su eventi accaduti decenni prima. |
Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
E' così Keith, devi ammetterlo.
Altro che genetica. Del resto non ci sono prove. |
Re: Dialogo in famiglia
Mi sono fermato a caregiver
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Re: Dialogo in famiglia
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Arrivare a comprendere possibili cause per modificare atteggiamenti del presente. |
Re: Dialogo in famiglia
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E anche poca barba, aggiungo. |
Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
Non credo che una persona possa diventare insicura per via della sola balbuzie.
Di certo la balbuzie si trasforma in un problema se al di sotto non vi è stata la costruzione di una personalità solida attraverso un supporto affettivo solido. E non tiriamo fuori i soliti discorsi sul fatto che una volta i genitori ti prendevano a schiaffoni senza troppi complimenti perché non è su questo che si basa il discorso, piuttosto tante volte è l'assenza di qualcosa che porta la struttura dell'insieme famigliare (e di conseguenza della persona che vi cresce) ad essere scricchiolante, invece della presenza. E' difficile accorgersi di qualcosa che manca (il dialogo è una di queste cose). E' come una casa costruita con fondamenta poco solide: se viene un terremoto la fa crollare, ma il vero problema è che non stata costruita coi giusti criteri. Anche una personalità può non essere stata edificata nel modo consono, poi uno può avere poca barba, essere di bassa statura, avere le sopracciglia asimmetriche e la balbuzie, ma non sono queste cose da sole o sommate ad aver creato il problema, semmai si sono aggiunte al problema che era alla base di tutto, ovvero una comunicazione affettiva poco trasparente, assente o intermittente. |
Re: Dialogo in famiglia
Su cosa deve fare una persona adulta mi autocito.
"La deresponsabilizzazione è una reazione umana di difesa da esperienze non affrontabili. E' una strategia che può assumere varie forme, anche molto strane, ma che in sé è razionale. A volte le persone cercano di correggerla sulla base di una pseudo-razionalità, di pseudo-responsabilità o principio di realtà. Non è un vero principio di realtà, non è una vera razionalità. Se stiamo male e non possiamo affrontare la cosa, è razionale produrre endorfine (in termini metaforici) in qualsiasi modo. Autoinganni, allucinazioni, credenze assurde, contrazioni muscolari, qualsiasi cosa che possiamo permetterci va bene. Tale pseudo-principio di realtà coincide con un dovere astratto, etico, di cui le persone si fanno carico prima di sviluppare un autentico senso del dovere nei propri confronti. Prendiamo ad esempio l'omosessualità. Io la considero (non me ne voglia nessuno) una strategia difensiva del tipo di cui sopra - un modo per soffrire di meno ingannandosi. Riconoscerla come tale e superarla richiede però delle condizioni che non per forza si verificano. Il moralismo (anche in salsa psicanalitica) non è un vero principio di realtà, ma uno pseudo-pdr. Una doverizzazione. La doverizzazione è un cancro mentale e una delle matrici dell'intolleranza. Quanto sopra la dice lunga su alcune persone che "si impegnano" in processi di cambiamento ma non tirano fuori un ragno dal buco. Non vogliono realmente capire o fare qualcosa, ma recitano una farsa. "Questa brutta fobia non vuole saperne di risolversi, e sì che le ho provate tutte, accidenti."" Sono 60 euro, 90 per muttley (vale come aggiornamento professionale). |
Re: Dialogo in famiglia
"Non è colpa dei tuoi genitori" di per sé è una tale ovvietà che, se uno non lo pensa da solo, non si capisce come dirglielo possa essere d'aiuto. Avrebbe ragione a chiedersi "perché questo mi tratta come se fossi scemo?".
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Re: Dialogo in famiglia
È buffo: non ho ricordi fino all'adolescenza.
Negli anni delle superiori ricordo un "com'è andata a scuola" e poi nient'altro. Non c'era una volontà di dialogare ma d'altra parte mia madre ha un cervello tipo primate/cane da compagnia e mio padre non è un padre se non per -purtroppo, maledetto lui- dna. |
Re: Dialogo in famiglia
spesso preferisco mangiare solo perché non ho molto da dire, salvo rari casi in cui sono su di giri o c'è qualche ospite a tavola.
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Re: Dialogo in famiglia
Non c'è dialogo, non c'è mai stato. Sono persone mooolto problematiche e ignoranti e di conseguenza non riesci a parlare di nulla, proprio di nulla. I miei problemi sono dipesi anche da questo? Senz'altro, ma ora non ci penso più, penso a me.
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Re: Dialogo in famiglia
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La gran parte del tempo in cui si parlava era sfruttato per denigrare persone esterne o interne alla famiglia, per svalutare, sminuire, ridicolizzare. Per il resto mio padre non accettava che venisse messa in discussione nessuna delle sue decisioni, posizioni, idee. Quando veniva fatto o reagiva con violenza o non diceva nulla. Mia madre scattava sulla difensiva come se qualsiasi opinione espressa fosse un processo nei suoi confronti, faceva scenate d'ansia e vittimistiche, bloccando così anch'essa qualunque dialogo. Già verso la primissima adolescenza, capendo che non c'era modo di discutere, in famiglia non ho mai detto quasi nulla delle mie vicende, idee, sensazioni personali. Ma anche questi ovviamente non andava bene, e venivo quindi accusato di "non dire mai nulla", non esprimermi, ecc. |
Re: Dialogo in famiglia
Nessun dialogo.
Sempre compensato con l’internèt |
Re: Dialogo in famiglia
Per esperienza esistono genitori quasi perfetti con figli problematici e viceversa. L'influenza della famiglia d'origine ha sicuramente un peso ma nella vita si trovano tanti incastri, situazioni, predisposizioni e contesti diversi. Alla fine siamo un mix di vari elementi, le valutazioni dovrebbero essere fatte più per i singoli casi che altro..
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Re: Dialogo in famiglia
io sono uno di quelli che accende il tg tanto per non avere il silenzio a tavola, nonostante le lamentele di mia madre che insiste sul dialogo. che cazzo abbiamo da raccontarci? sono stanco, non ho voglia di parlare del lavoro né di altro, per cui sentiamo le catastrofi che accadono in giro. ma è impossibile ascoltare una notizia, a volte devo mettere silenzio perché si urla per niente, solo per fare confusione. il momento più bello della cena è quando verso il bicchiere di vino
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Re: Dialogo in famiglia
Poco dialogo, dinamiche ingessate e tossiche dalle quali si poteva solo scappare. Col tempo ho cercato di adottare uno sguardo più indulgente, anche se ho ancora della rabbia dentro. Ho capito negli anni che a loro volta i miei genitori sono cresciuti in ambienti problematici, persino per i tempi di allora, dove sicuramente c’era meno consapevolezza, e hanno i loro limiti. Come io ho i miei peraltro, perché il dialogo presuppone almeno due parti, invece talvolta viene scambiato col “non mi hanno ascoltato e non mi hanno capito nel mio profondo ed esclusivo malessere” anche se é vero che soprattutto fino all’adolescenza inoltrata il rapporto tra le parti non é in equilibrio.
Sullo specifico della balbuzie (che ha sia cause psicologiche che neurologiche) mi sento di intervenire in quanto affetto dal problema: se la costruzione della personalità passa essenzialmente dalla comunicazione e dalla riflessione sulle esperienze, pur partendo da basi genetiche, avere un blocco o una fortissima limitazione nel parlare, veicolo principe dell’espressione dell’emotivitá, al punto da autoinibirsi, dal ricevere costantemente feedback negativi (solo un balbuziente sa cosa vuol dire confrontarsi costantemente con gli sguardi e gli atteggiamenti degli interlocutori di un balbuziente), é una condizione invalidante molto grave, più di altre, tipo alcuni difetti fisici (anche se le gerarchie in questo senso valgono quel che valgono), e che può da sola far crescere un edificio pericolante, anche su basi solide. |
Re: Dialogo in famiglia
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Ma ormai neanche me la prendo più, dall'esterno non si può capire. Nessuno può capire il trauma che si prova quando a scuola è il tuo turno di leggere ad alta voce un testo. |
Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
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Vi sono fior fiori di libri e pubblicazione sull'influsso della famiglia nella genesi dei disturbi dell'umore, del comportamento, dell'ansia. Ancora non mi pare di aver letto pubblicazione su come la balbuzie possa favorire l'insorgere della fobia sociale da sola. Così come la bassa statura, la calvizie, il polso piccolo...sono tutti svantaggi che si vanno a innestare sul terreno fertile dell'autosvalutazione che è una forma mentis iniziata prima di prendere consapevolezza di avere uno di questi deficit. Sicuramente non aiutano, ma una persona potenzialmente felice e risolta non diventa tutta un tratto fobica o depressa al punto di non riuscire ad alzarsi dal letto solo per una di queste cose. All comes from the family (cit.) |
Re: Dialogo in famiglia
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Re: Dialogo in famiglia
A me la storia della famiglia cattiva pare un effetto collaterale del Melaraccontix, il noto ansiolitico/antidepressivo. C'è la famiglia trascurante, abbandonica, inibente, con cui noi interagiamo, ma quella cattiva no, è un'invenzione bella e buona.
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Re: Dialogo in famiglia
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Ad esempio se io sono poco bravo di matematica perché da ragazzino ho avuto un insegnante empatia zero™ che mi ha reso insicuro coi numeri, non posso però pensare che questa mia lacuna vada a inficiare l'intero complesso delle mie abilità cognitive. C'é dell'altro. |
Re: Dialogo in famiglia
Ma alla fine è tutto molto casuale, c'è gente che fuma due pacchetti e campa 95 anni. Ci sono i figli degli eroinomani alcolizzati pregiudicati violenti (qualcuno dirà che sono dei genitori affettuosi :sisi: ) che sono ragazzi d'oro, che fanno volontariato, si laureano con il massimo dei voti, etc. Se nella vita ti deve dire bene ti dirà bene, sennò no. Rimane il fatto che la vita è un inferno per tutti.
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