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Volontariato..forzato
Una cosa sulla quasi ha quasi subito martellato la psic dopo avermi diagnosticato il fantomatico DEP è il fare volontariato.
Messo alle strette domani dovrei andare alla pubblica assistenza a presentarmi. :pensando: Lei voleva pure mandarmi alla caritas... Non vorrei essere cattivo, ho rispetto per chi fa volontariato ma non penso sia il mio mondo. Non so perché ma non mi ispira. Sarà che con gli anni sono diventato più cinico e individualista e con la gente voglio averci poco o nulla a che fare... Oltretutto è "forzato" quindi pure un controsenso, lo vivrei come un secondo lavoro e quindi forse sarebbe più un peso in più che altro. Neanche saprei cosa dovrei fare..andare in ambulanza sui luoghi degli incidenti?? :unsure: Non penso sia quello che mi faccia stare meglio...anzi pensando a domani sono piuttosto irritato... Qui qualcuno fa volontariato? :interrogativo: |
Re: Volontariato..forzato
Anche per questo non frequento più gli psicologi. Ti consigliano il volontariato, i corsi di cucina, la scuola di ballo.. non hanno capito che la problematica è un po' più profonda.
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Re: Volontariato..forzato
Fai una prova e vedi come va. L'hai detto tu che non sai nemmeno cosa faresti. Magari poi ti piace. Se poi invece vedi che proprio non dovesse piacerti, lo lasci. Almeno ci avrai provato.
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Re: Volontariato..forzato
No, ho provato ma sono scappato. Per quattro motivi.
1) Uno è stato pratico. Mi avevano "assegnato" a una signora anziana con l'idea che avrei fatto da supporto ogni tanto, ma a un certo punto ha iniziato a contare troppo su di me telefonandomi molto spesso. Ho spiegato ai referenti che avevo già tre nonni e altre situazioni per cui questo andazzo mi pesava. Mi dispiace solo che avrei voluto saper "sopportare" un avvicendamento più graduale su un intervallo di tempo ragionevole ma so che era una organizzazione di discrete dimensioni e non credo di aver abbandonato nessuno. 2) Il secondo è stato l'ambiente. Quasi sempre sono ambienti che in un modo o nell'altro fanno capo alla chiesa. Tanto di cappello perché la "base" intesa appunto come il gregge dei fedeli sono spesso persone di grande animo ma l'atmosfera che si respira non mi piace e ho orrore di questo collante socio-spirituale della fede in qualcosa di superiore. Non ricordo se fu Buddha a dirlo ma l'aforisma è su per giù "mettete qualcosa al di sopra dell'essere umano e sarà un disastro", inteso ovviamente come avere un superiore ideale metafisico o sociale. I rapporti finiscono inevitabilmente con l'essere diversi dallo scegliere i propri amici. 3) Mette molto a prova le capacità sociali e relazionali di cui sono privo. Una fatica mentale e disagio veramente notevoli. 4) Il motivo più forte l'ho lasciato per ultimo. Ho capito che si stava innescando una specie di meccanismo consolatorio per cui finivo col trovare in-dignitoso desiderare una condizione migliore e/o lamentarmi di quella attuale. Se vuoi, a tutti gli effetti una variazione de "nel paese dei ciechi l'orbo è re" => quindi stai zitto. Era esattamente come se stessi perdendo il diritto di lamentarmi e la cosa mi pesava perché quanto precede è tutto vero e non riesco a girare la testa dall'altra parte con le mie intenzioni e il mio modo di essere. Molte situazione di vita ci mettono di fronte al fatto che siamo alla fine molto più fortunati di 4/5 del resto del mondo. Da un lato so che è vero, dall'altro ho esempi di gente straricca, spesso di bell'aspetto, con auto, bella fidanzata o moglie eccetera eccetera. Dato che sono un essere umano tendo a invidare chi sta meglio, ed essere richiamati alla realtà non riesco a sopportarlo. Tutt'ora al netto di tutto penso che in un certo senso la vita mi debba qualcosa (chiaramente non è una persona e la natura è un processo impersonale e come tale "indifferente", come solo un Leopardi poteva esprimere). Se ti va potresti fare un report ogni tanto di come sta andando. A mio parere da come scrivi credo che gettarti in un contesto che mette un po' a prova le capacità relazionali non mi pare l'idea migliore ma può essere che la terapeuta ci abbia visto lungo e tu ne venga trasformato. Lo spero. E sarebbe interessante sapere come vanno le cose per migliorare la casistica dell'eterno tormentone "terapia sì o no?". |
Re: Volontariato..forzato
La psicologa del CSM con cui ho fatto psicoterapia per un anno e mezzo a un certo punto, come rimedio alla mancanza di contatti umani che ho, mi ha consigliato tra il resto il volontariato.
Da quel poco che conosco dell'ambiente so che è un'attività che non riuscirei a svolgere in alcun modo: non posso assistere altre persone quando, purtroppo, dovrei essere io a venire assistito in diversi campi. Quel che mi stupisce è che una psicologa non sia arrivato a capirlo. |
Re: Volontariato..forzato
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Re: Volontariato..forzato
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Ma ora come ora non riuscirei ad abbandonare ciò che faccio e rimettermi in pista e seguire l'esempio del mio ex compagno di università di cui sopra, anche e soprattutto perché in tutti questi anni ho perso gran parte delle mie capacità di relazionarmi agli altri, che già in partenza non erano eccelse. Sarebbe un ripartire da zero e a questo punto non so se ne avrei le forze. |
Re: Volontariato..forzato
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Re: Volontariato..forzato
Già ancor prima di iniziare la vedo male, così come vedo agli sgoccioli la terapia con la psic dopo 5 mesi. :miodio:
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Il volontariato dovrebbero farlo gli altri su di me :sisi: mi sento anche io tra gli "sfortunati"
Un po' come se un chirurgo dovesse farsi un'operazione e gli venisse detto che può farsela anche lui stesso :pensando: forse è un po' esagerato Però può darsi che ti faccia bene una volta che provi, poi forse non sarai lasciato solo, sarai insieme ad altri e potresti trovarti bene. Tutte cose che non sai se non provi. |
Re: Volontariato..forzato
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https://en.wikipedia.org/wiki/Leonid_Rogozov |
Secondo me dipende da quanto è forzata questa forzatura.. ovvero, talvolta il fatto di sforzarsi a provare qualcosa di nuovo può portare a scoprire nuovi lati di se stessi, nuove "vocazioni". Peró, se la forzatura è eccessiva e causa stress e sofferenza, sono d'accordo sul fatto di lasciar perdere.
Detto questo, io faccio volontariato da circa 10 anni (con alcune interruzioni nel mentre) e credo che la prima e più importante cosa da fare sia quella di capire in quale campo ci si sente più adatti. Quando ho iniziato ho avuto la fortuna di farlo tramite un corso gratuito di orientamento al volontariato, in cui ci è stata fatta una panoramica delle possibili attività e sono anche stati invitati diversi volontari di varie associazioni locali per raccontarci le attività pratiche che svolgevano. Non è un lavoro, nel senso che occupa molto meno tempo... Peró, specialmente per determinate attività, sono sicuramente richieste serietà ed attenzione pari ad un contesto lavorativo. Su questo non ci piove. Esistono comunque attività più leggere. Ad esempio, al momento collaboro con un'associazione locale per la valorizzazione del territorio e mi occupo di allestimento mostre, organizzazione visite e attività di salvaguardia ambientale (sensibilizzazione, plogging). Insomma, serve passione e volontà, ma non è nulla di pesante. |
Re: Volontariato..forzato
Non lo so, per forzare me avrei fatto un patto "se le cose vanno male ho il diritto di menarti", se lo psicoterapeuta sottoscrive vado dovunque mi ordini di andare se per lui la terapia sicuramente funziona e queste cose mi faranno bene.
Se tu rischi il culo insieme a me, visto che supponi che la percentuale di peggioramenti è trascurabile, sarò di sicuro più convinto. A me questa impunità degli psicoterapeuti e psichiatri in relazione alla iatrogenicità di certe cure non sta tanto bene. Non informano mai bene in relazione al fatto che una marea di antidepressivi ti stendono a livello sessuale, poi dicono che è la depressione, ma è un'altra cazzata diffusa che a me infastidisce molto. Non è nemmeno vero in generale che dopo la sospensione sicuramente si ritorna allo stato iniziale. Ci deve essere consenso informato anche in queste cose qua, anche quando si tratta di prescrivere cose da fare, se ci sono rischi che le cose peggiorino e deve assumerseli il paziente, bisogna prima parlarne. Per me riuscire a fare con persuasione certe cose comporta fare accordi simili, se c'è un terapeuta con le palle che è capace di assumersi anche lui certi rischi, magari riesco a convincermi che forse ho le paranoie. Persone così non le ho mai trovate, quindi la psicoterapia cognitivo comportamentale con prescrizioni su di me non potrà mai attecchire, anche se dicono che è quella che funziona meglio mi chiedo che si fa se il paziente si rifiuta di esporsi? Questo problema qua è comunque un problema mentale che questo tipo di psicoterapia furbescamente ignora. |
Re: Volontariato..forzato
Gli ambienti di volontariato non sono gli idilli che ci vogliono far credere. Vi sono le stesse medesime dinamiche di qualunque altro contesto dove vi sono i dominanti al centro dell'attenzione e i gregari messi ai margini, così come nelle parrocchie o dove volete voi. Non serve a niente "cambiare aria", tanto l'aria che tira è sempre quella ovunque si va. Solo fughe verso altra malessere, altra umuliazione, altro sentirsi esclusi. Quando si è fatti in un certo modo la merda ci segue ovunque, non c'è scampo solo altre illusioni, altri aspettative demolite sul nascere, altro dolore e poi di nuovo solitudine fino alla fine. Il cerchio della vita non è hakun matata o The Tree Of Life, si stringe nella morsa del vuoto che gira intorno a se stesso sempre più a fondo, sempre più nel buio. E quando il cerchio finalmente si spezza altro non sarà un sollievo.
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Re: Volontariato..forzato
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Re: Volontariato..forzato
Sono molto deluso, da me stesso e dalla superficialità di queste presunte inziative..forzato a fare il volontariato alla pubblica assistenza, roba da pazzi. :(
Come si può ridurre i problemi di una persona al non avere amici e non sapere socializzare io non lo so..quando a dicembre ho scelto di andare in terapia le amicizie non mi passavano neanche per l'anticamera del cervello...ora è tutto in funzione di quello :( A questo punto dubito della diagnosi...sarebbe saggio mollare tutto ma ci vuole forza che non ho |
Noi siamo animali sociali, senza il contatto con il prossimo perdiamo molto. Io penso che male non ti farà, soprattutto quando vedrai con il senno di poi quell’esperienza
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Re: Volontariato..forzato
Nella mia vita ho incontrato diversi sciacalli travestiti da buoni samaritani, e il volontariato era la chiave che permetteva il camuffamento. Esagero, ma quando penso al volontariato penso a una vasca piena di piranha.
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Re: Volontariato..forzato
Non puoi parlare con la psico per cercare qualcosa che sia sulle tue corde? Ci sono tanti tipi di volontariato e non tutti implicano una vicinanza a qualcuno che soffre. Parletene e trovate qualcosa che possa interessarti, no?
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Re: Volontariato..forzato
non vorrei che fosse come dice pokorny, un farti scontrare con la realtà di gente che sta messa peggio di te per tapparti la bocca, o comunque farti sentire meno disagiato. il problema è che io se vedo la sofferenza altrui non sto meglio, mi sento peggio perché tutto quel dolore insensato mi toglie il respiro.
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Re: Volontariato..forzato
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magari dopo un bel po' di tempo rivaluterà quell'esperienza, specie se dovesse conoscere almeno una persona fuori dal contesto del volontariato. uno potrebbe dire ok, ho sofferto come un cane. però almeno ho conosciuto tizio. |
Re: Volontariato..forzato
Sono abbastanza perplessa :nonso:
A mio avviso il desiderio di fare volontariato dovrebbe avere alla base un reale interesse verso una causa. Adoperarsi per obbligo (o per stringere delle amicizie) secondo me è il modo migliore per vivere male la situazione. E più la vivi male e più aumenti le possibilità di mollare tutto lasciando la gente (spesso) nei casini. |
Re: Volontariato..forzato
beh ma è un'idea della psico, penso che abbia degli studi alle spalle per proporre queste cose a gufetto.
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Re: Volontariato..forzato
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Re: Volontariato..forzato
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Si, ci sono dinamiche sociali anche nelle associazioni, ma non ho mai vissuto situazioni di prevaricazioni o sciacallaggio. Anzi... Non dico che non esistano, eh. Però dipende molto dal caso specifico. Io ho incontrato tantissime persone che fanno davvero del bene e senza secondi fini. Quote:
Talvolta non ci si rende conto di avere un determinato interesse, finché qualcuno non ti invita a pensarci. Vedo difficile una vocazione in stile religiosa. La scelta del volontariato può essere anche un progetto ragionato, per misurarsi con altre realtà, con l'idea di dare un contributo e magari anche di migliorare se stessi. |
Infatti, si parla sempre di volontariato dal punto di vista degli altri. Ma fino a prova contraria che paga la parcella è gufetto quindi si spera che gioverà a lui, o che comunque smuova le cose in un modo o nell’altro.
Se poi fa anche del bene tanto meglio, ma se dovesse piantare lì mica c’è da condannare qualcuno. È tutto un qualcosa in più. |
Re: Volontariato..forzato
Se senti davvero che non ti piace non devi farlo, trova altre occasioni di socialità che ti interessano di più. A me piace fare volontario e ogni tanto lo faccio volentieri. Lo faccio con i gatti, qualche volta scambio qualche chiacchiera con una signora, visto che c'è solo lei, e va bene così.
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Re: Volontariato..forzato
Si possono avere tante opinioni sulla questione, e ci sono tanti commenti che mi sembrano condivisibili.
Quello che però mi lascia amareggiato è che si ripete molto spesso questo tipo di schema: un utente apre un topic manifestando una certa sofferenza di fronte a un impegno sociale, a una proposta ricevuta, in questo caso a una terapia proposta da un professionista, e di lì a poco valanghe di commenti che rafforzano il "non farlo, non fa per te, che gli viene in mente". Quando poi si ha occasione di commentare negativamente il lavoro dei terapeuti, sembra che sia una cosa che va per la maggiore. Sono tutte osservazioni condivisibili, però sarebbe bello dare anche un qualche consiglio positivo invece che rafforzare opinioni di evitamento che evidentemente sono già ben radicate senza bisogno del nostro spalleggiamento (spero che possiate passarmi il termine), tanto che sono state individuate da un terapeuta come un lato problematico (disturbo evitante). Il fatto che noi siamo quelli da aiutare.... sì ok, ma attenzione, per una persona che ha problemi di fobia sociale aiutare gli altri è parte della soluzione. E' una chiave terapeutica convincente. L'empatia verso gli altri è un passaggio importantissimo per contrastare la fobia sociale. |
Re: Volontariato..forzato
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Inoltre l'OP lo disse qualche giorno fa che non si è mai spostato dal territorio. A naso penso che sia più facile tentare di organizzare un weekend sempre in zona ma dovendo interagire con prenotazioni, ristoranti, etc. piuttosto che calarsi in una realtà che non solo può essere complessa ma che comunque è una specie di collante artificiale delle dinamiche tra esseri umani. In ogni caso facendo volontariato si ha a che fare con una quantità di gente molto maggiore di quella che si incontra in un weekend che per stessa ammissione dell'OP gli crea già problemi. Non ho saputo evitare di dire come fosse andata a me e perché non è stata una buona esperienza. Avendoci dormito sopra, ci ho riflettuto. Può essere che il volontariato sia effettivamente una strada efficace e sia per questo che gli psicologi e i terapeuti instradano in quella direzione. Più interessante l'ipotesi avanzata da qualche parte nel topic che sia stato un espediente terapeutico per cui l'OP potrebbe tornare incavolato come una jena dalla terapeuta e lei proprio quello volesse, ovvero sbloccare la capacità di esternare emozioni e dissensi. Quindi potrebbe essere una specie di tentativo di sblocco e il volontariato solo un espediente. Lo sapremo se ci racconterà il séguito della storia :) Però per natura sono scettico. Quante volte ho sentito gli amici di adolescenza scegliere la specializzazione in medicina o il corso di laurea esclusivamente per tornaconto economico. Uno psicologo (che ha un raggio di azione limitato dalla normativa) o persino un terapeuta che ha un raggio di azione maggiore, non rischia niente. Non si deve alzare la mattina per andare in ospedale, fare manovre mediche o chirurgiche, avere sempre l'incubo della denuncia per presunta malasanità. Persino uno psichiatra è quasi completamente immune dai problemi dei colleghi; anche se lavora in ospedale e sbaglia la terapia c'è una tale aleatorietà e incertezza in questo settore della medicina che può quasi sempre sottrarsi a eventuali cause legali. E' forte la tentazione di pensare che queste figure professionali anche se animate da buone intenzioni non prendano sul serio al 100% quello che fanno o addirittura abbiano scelto il corso di studi per il rapporto favorevole studio/sbattimenti. In tutti i casi non hanno il fiato sul collo di niente e nessuno. Per questo credo che se proprio si vuole percorrere questa strada serva molta cautela. E' solo un fatto mio, non pretendo ovviamente che sia vero in assoluto. |
Re: Volontariato..forzato
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Pensare, come mi sembra facciano certi terapeuti, che basti buttare il fobico nella situazione sociale e questi miracolosamente e spontaneamente svilupperà da sé tutte quelle abilità che gli permetteranno di interagire normalmente, be'... non so se sia molto sensato. È la differenza che passa tra un'esposizione lenta, graduale e controllata alle situazioni che generano fobia e venirci invece buttati dentro di botto. Nel secondo caso si rischiano pure di produrre danni e di aumentare la fobia, e questo lo dico anche dopo aver letto molte storie in questo forum. Per questo a me non convincono i terapeuti che, appena constata la diagnosi di fobia sociale o altre problematiche legate all'interazione con gli altri, dicono semplicemente "vai a fare volontariato", come se quest'ultima attività "guarisse" magicamente la persona. E lo dico perché è lo stesso sistema usato dai miei genitori quand'ero piccolo, e vedevano che avevo palesi difficoltà nell'interagire con gli altri: mi prendevano, mi buttavano nella situazione sociale e lì dovevo cavarmela da solo. Questo non ha mai sortito alcun risultato, se non di procurarmi tanto malessere e farmi odiare le situazioni sociali. |
Ho fatto volontariato al csm
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Re: Volontariato..forzato
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Il problema è che non se ne esce: l'esposizione deve essere graduale, ma ogni esposizione deve pure essere tale, deve creare un seppur minimo trauma per poter allargare la cosiddetta comfort zone. Non deve essere terapia shock e non deve essere immobilismo, e nelle infinite sfumature intermedie tra questi due opposti, trovare le pratiche più adatte (anche per sé stessi, senza terapeuti) non è facile, e in astratto è spesso il caso di dire "hanno ragione entrambi". |
Re: Volontariato..forzato
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Li ci vogliono persone pratiche, risolute, socievoli ed empatiche.. per quanto mi riguarda, ma parlo per me, penso che sarei più di impaccio che altro. Come hai suggerito giustamente tu bisognerebbe prima esporsi un po' facendo delle gite fuori porta, poi gradualmente farle di più di un giorno, poi incontrare altri utenti o qualsivoglia persona, però graduale, e poi il volontariato deve essere la rifinitura finale, come la convergenza alla macchina, la fai alla fine dei lavori di cambio gomme, braccetti ,ammortizzatori, etc. non ha senso farla prima, fai solo una gran confusione. Poi però c'è anche da dire che personalmente nelle situazioni critiche o di emergenza riesco spesso a darmi una "svegliata" termine brutto ,ma che rende l'idea, e ad affrontare le situazioni quasi come un uomo normale. Forse è questo che vuole la terapeuta, un percorso "shock".. può essere anche questo, io non me ne intendo di queste tecniche, ma potrebbe essere che irrazionalmente funziona. |
Io ho iniziato circa 1 anno e mezzo fa ad andare in Misericordia e mi sono trovata abbastanza bene diciamo.
È sicuramente un esposizione notevole per chi soffre di ansia sociale ma quando poi ti ambienti, fai amicizia diventa molto carino. Io ci andai per conoscere gente e infatti ho conosciuto delle brave persone giovani e meno giovani e persino un ragazzo con cui sono uscita per un po'. Dopo qualche mese che andavo è venuto anche un altro ragazzo della mia età collega di un altro volontario che è un timido/fobico sociale a dei livelli parecchio alti, cioè si nota proprio e credo che a lui piano piano stia facendo bene ad esempio esporsi un pochino, parlare con qualcuno di diverso, essere preso in considerazione. Quindi sì, consigliato ma ricordati è pure sempre volontariato quindi se hai voglia ok ma se non hai voglia nessuno ti constringe |
Re: Volontariato..forzato
Forse l'appuntamento è saltato, ancora non sono stato contattato, di solito il coach mi contattava nel primo pomeriggio...forse per una settimana sono salvo
Comunque tuto procede per il peggio, a lavoro sono stato minacciato ed ho capito che dopo 10 anni ancora non conto niente e sono rimpiazzabile... Mi chiedo a cosa possa servirmi il volontariato perdipiù forzato..uscire da lavoro e andare a far che, quando vorrei solo starmene tappato in casa...temo che nel mio caso non è solo ansia sociale... |
Re: Volontariato..forzato
Quando andavo a scuola decisero di mandare tutti a fare volontariato per alcune settimane. Si trovano brave persone sicuramente, anche se non sempre, il problema principale però è che sono quasi esclusivamente persone molto socievoli, che amano stare sempre in compagnia degli altri, sicuramente è un ambiente in cui la percentuale di socialoni convinti è più alta della media. Se arriva qualcuno che invece è timido, chiuso, "problematico", sembra strano. Io, per quanto mi potessi impegnare, sembravo strana e fuori luogo. Mi ricordo pure che un giorno chiamò qualcuno che si proponeva per un ruolo per lo più "solitario", in cui avrebbe avuto pochi contatti con gli altri volontari e la questione fu oggetto di discussione per tutto il giorno, non riuscivano proprio a capire come fosse possibile preferire questo tipo di attività, che loro solitamente non svolgevano volentieri proprio per quel motivo. Questa è la mia esperienza e personalmente ho dubbi quando vengono dati questi consigli, poi può essere che qualcun altro invece ne abbia tratto giovamento, io direi che non fa per me.
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Beh ma una psicologa laureata è iscritta all’ordine lo saprà che gufetto, con la sua diagnosi da dep, vivrà come un inferno quelle ore di volontariato. Come hanno già scritto è una terapia d’urto, magari potrà portare benefici e gli effetti negativi per me sono temporanei, la stanchezza, l’ansia, passeranno un giorno e qualcosa ti rimarrà di quello che hai fatto.
A volte sembrano sadici questi terapeuti però se fanno così è perché pensano che peggio di così non si possa andare e che il male sia restarsene a casa a rimurginare sul lavoro o su altro |
Re: Volontariato..forzato
anche dedicarti a qualcosa che non vuoi fare sviluppa resilienza
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Re: Volontariato..forzato
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