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Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
Io ne sono consapevole perchè ero seguito da neuropsichiatri fin da bambino, ma per anni mi sono chiuso in casa ignorando quella diagnosi, solo la consapevolezza inevitabile della prima età adulta ti fa impazzire davvero, ti fai domande e ti metti in discussione, la crisi esistenziale è inevitabile con certi vissuti. Preferivo non sapere e vivere nelle nuvole, ma la visione del mondo cambia ahimè.
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Se non fossi stato iscritto qui non avrei mai saputo di essere asperger.colgo l'occasione per ringraziare il contatto che tiro fuori l'argomento.meno male che esistono siti del genere.vivere senza sapere di avere un problema può essere positivo in apparenza,ma il problema non te lo fa affrontare e superare mai.
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
Bisogna distinguere anche una rappresentazione ossessiva (slegata dai propri vissuti e dalle proprie emozioni) delle proprie difficoltà. Questa non è una vera "consapevolezza", che richiede già un discreto contatto e comprensione della realtà, ma solo un atteggiamento speculare e funzionalmente equivalente alla negazione.
Peraltro, aggiungo che la definizione che si dà dei propri vissuti (un tratto di carattere, una patologia psichica, una patologia psichiatrica, un vizio, ecc.) dipende parecchio dal contesto in cui si vive e si è vissuti, e influisce sulla vita presente e futura. Ad esempio, dichiararsi affetti da una patologia psichica è un handicap rilevante nelle relazioni, molto più del definirsi "timidi" o "esigenti". E' comprensibile e per niente stupido preferire pensare a un tratto caratteriale. Nonostante il tamtam della psicoterapia, il concetto di patologia psichica continua a essere malfamato (anche grazie agli psichiatri, che riconducono tutto a una patologia del cervello) e scegliere di attribuirsene una ha un costo che non è sciocco prendere in considerazione. |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
La fs non è qualcosa legata ad un particolare periodo della propria vita. Chi ce l'ha, ce l'ha da molto tempo più o meno.
La paura, l'ansia, le paranoie, etc sono queste le cose che sono molto evidenti. |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Poi pian piano crollò tutto quanto, iniziai a rinchiudermi sempre di più in me stesso a smettere di uscire e socializzare, ed è stato li che arrivò la consapevolezza di essere sbagliato. Adesso mi rendo conto di essermi cacciato in un bel pasticcio, la mia vita è diventata un incubo fatta solo di doveri e basta, ormai non ricordo più cosa significhi il piacere, la felicità. Ho un vuoto incolmabile che non si riempirà mai più, delle ferite incurabili. |
Non ho mai avuto una diagnosi, ma credo che sia semplice timidezza, anche perché non ho paura di entrare in un bar, di andare nei supermercati ecc.
Stare in mezzo ad altri non mi causa ansia, solo se mi trovo insieme ad altri coetanei mi sento a disagio...ma per altri motivi, la fobia sociale non c entra in questo caso. Cmq conosco un paio di persone che sono molto introverse, ma non sò quale sia la loro diagnosi...ammesso che siano mai andate da un professionista... ma probabilmente se ne sbattono e vanno avanti. |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
le "amicizie" che ho sono tutte con persone che in qualche modo hanno una fs, depressione o comportamenti fuori dalla norma (no relazioni sentimentali, difficoltà varie)
alcune di loro mi sembrano comunque così felici e piene di speranza, come se la vita avesse qualcosa da riservare anche per loro sai, quelle persone che credono alla frase "prima o poi anche a te capita, arriverà il tuo turno..." bla bla bla e io le invidio perché vivono in una loro bolla in cui probabilmente non si rendono nemmeno conto che hanno dei problemi invece io sono qui a dannarmi quotidianamente, rimuginando su ogni mio minimo difetto e comportamento, sul mio aspetto, il mio passato c'è un abisso fra chi è consapevole e non |
Io prima delle diagnosi avevo capito che non avevo una mente normale,una persona intelligente lo capisce.e senza le diagnosi oggi vivrei peggio visto che stavo entrando in un buco nero a cavallo della pandemia,e il rischio di autodistruggersi c'era con difficoltà economiche di salute,sociali,familiari,ho voluto una diagnosi a tutti costi.per ripartire e sapere dove mettere mano.infatti quest anno va decisamente meglio.anche perché fare peggio degli ultimi 4 anni non ci voleva molto.poi se uno vuole vivere come in un limbo senza consapevolezza può farlo.ma secondo me è peggio,e un palliativo.
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
Ti rispondo in generale. Non sono convinto che pensare ad un problema e affrontarlo quando ancora non è esploso, sia utile. Ad esempio a me non piacerebbe parlare della futura morte dei miei genitori, anche se venissi sollecitato sotto il mantra del "prima o opi succederà". Oppure a livello sessuale sto meglio quando non penso al mio basso value. Pensare a cose brutte magari ti prepara a brutte vicende, ma ti farà vivere nella tristezza. Vale la pena?
Diversa è invece l'accusa di misoginia per le questioni sulla redpill e le varie dinamiche di potere sessuale, perché lì prima di tutto puoi evitare di leggere le discussioni, e poi uno non è che può fare finta che Gesù Cristo è morto di fame. |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
A che serve essere consapevoli? Comunque la vita di tutti i giorni ti da la consapevolezza di essere uno scarto prendendoti regolarmente a calci nelle palle sin dal primo vagito. Nascere come me menomato nel corpo e nel cervello ma non abbastanza da essere riconosciuto tale e la vita diventa peggior condanna. Da fuori sembri normale e con le stesse opportunità degli altri ma dentro c'è un abisso sepolcrale di nulla. Troppo "normale" per avere i riguardi che la società ha verso chi ha certe menomazioni e troppo menomato per essere accettato in una vita normale. L'unica soluzione è una morte veloce, ma essere menomati significa anche non avere abbastanza coraggio per farlo. Si aspetta che la natura faccio il suo corso, ma nel frattempo si arranca nell'agonia.
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
Più che consapevolezza a me sembra solo un'appiccicare un'etichetta a una situazione. Se una persona vive come vive magari lo sa, non c'è bisogno di un tizio con gli occhiali che gli dica "il tuo modo di vivere si chiama X".
Ad esempio sadismo e masochismo credo che esistessero già a livello sessuale molto prima che qualcuno gli appiccicasse queste etichette, non sono così sicuro che avere un'etichetta con cui chiamare un modo di vivere e pensare corrisponde ad avere maggior consapevolezza di qualcosa. E' come credere che il fatto che io abbia un nome mi renda più consapevole di chi sono. Quando anche s'è chiamata "fobia sociale" o "disturbo evitante" una serie di sintomi e modi di comportarsi comuni a diverse persone perché questa cosa dovrebbe rendere più consapevoli di cosa si pensa e cosa si fa? :nonso: :interrogativo: Qua alla fine magari non è la consapevolezza di cosa o chi si è che risulta importante, è riuscire a conoscere in modo persuasivo un sistema che ci faccia stare abbastanza bene e che si riesca ad attuare. Questa consapevolezza mi sa che uno potrebbe non raggiungerla mai o magari è proprio inesistente questo sistema, non è poi così sicuro che questi tizi che si mettono a catalogare tutto con le loro (inutili) etichette abbiano in mano qualcosa di utile in tal senso. Gli stati melanconici accentuati esistevano già molto prima che gli psichiatri gli associassero certe etichette e la letteratura dimostra che le persone erano tutt'altro che inconsapevoli di quel che pensavano e come vivevano. |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
Sicuramente la presa di consapevolezza può avere un effetto negativo perché ci si inserisce in una categoria e questo può scoraggiare la spontaneità, o le speranze di migliorare.
Però è anche vero, secondo me, che la consapevolezza è una buona pratica in tutto, e avere una maggiore conoscenza dei propri processi interiori aiuta a riconoscerli, a capirne l'entità, e ad affrontarli. Se invece ci si scontra con le difficoltà ma non si sa dare loro un nome si rischia di ingigantirle, e di dire genericamente "sono sbagliato". |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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C'è una differenza tra dire "domani ho un impegno sociale, sento arrivare le mie solite resistenze dovute alla timidezza e alla paura del giudizio, soprattutto perché in questo periodo non lavoro e questo è un punto debole per me; però se ci penso bene questa ansia non è fortissima, riesco a respirare bene, riesco a mangiare e stasera probabilmente dormirò; e poi so che la volta scorsa sono poi stato bene, oppure se mi concentro a parlare con gli altri poi mi rassereno ecc. ecc.", e dire "ecco mi sento male, non so che c***o c'ho, chissà che succederà". |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
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Sapessi come rendere gradevole e positiva la mia vita lo avrei già fatto, ma non lo so, non riesco a capire chi o cosa ha davvero in mano cose del genere, e se le ha in mano perché si sta in tanti così male. Mi infastidisce la morte, la sofferenza delle persone care, la solitudine sentimentale e un mucchio di altre cose e malanni, io sinceramente non capisco come l'essere consapevoli di questa merda che mi gira intorno e mi si attacca addosso possa aiutarmi se poi non possiedo niente per tenerla lontana o disincrostarla o pulir tutto definitivamente. A un moribondo in un letto a cosa gli serve sentire il dolore o il disagio? A cosa gli serve esser cosciente dell'orrore che vive, del suo aspetto magari malandato? Non riesco a comprendere come la consapevolezza di un certo stato possa essere utile se non si è consapevoli di un rimedio efficace, senza il secondo step il primo non serve a nulla. Non serve essere consapevoli della propria condizione penosa se di pari passo non viene fuori anche la consapevolezza di come uscirne e star bene. Se uno psicologo non sa come tirar fuori una persona da una situazione spinosa e questa persona magari coltiva certe illusioni, togliere le illusioni prima che la persona elabori o possieda un sistema per venir fuori da questa situazione non è una buona idea, è meglio che resti in uno stato inconsapevole secondo me. Per questo per me c'è qualcosa di profondamente sbagliato anche nella psicoanalisi e tutte le psicoterapie basate sul disvelamento di qualcosa, non basta la verità per curare, serve ben altro, anche forme di tecnica. |
Re: Chi è consapevole vs Chi non è consapevole
Ripeto però che ci sono consapevolezze "buone" e consapevolezze più ossessive ed esse stesse "evitanti".
Poniamo che io muova il braccio regolarmente in modo inusuale, in quello che sembra un tic, e che lo faccia perché il movimento mi permette di attenuare un qualche dolore muscolare. Se mi focalizzo solo sul movimento, patologizzandolo magari in quanto inusuale, non ho affatto consapevolezza di ciò che sto realmente facendo. Potrei stare addirittura compiendo un'azione mentale, appunto, di tipo ossessivo: mi fisso su un qualcosa (il mio "disturbo", ovvero il mio comportamento) perché questo ha un effetto anestetico, cioè mi permette di sentire meno il dolore al braccio. Disclaimer: ne parlo perché io lo faccio, me ne sono accorto da poco. E allentare certi (corto)circuiti del pensiero mi sta facendo solo bene, portandomi tra l'altro a occuparmi di altri problemi, più concreti. |
Senza diagnosi di bipolarismo la mia vita sarebbe naufragata ormai brancolavo nel buio da 4 anni.non ho risolto molto ancora ma per ora c'è una strada da seguire,e la mia vita va un po meglio.certo a 34 anni non è facile cambiare tanti schemi mentali,sono cose radicate.pero se conosci meglio te stesso,puoi valorizzare meglio i tuoi pregi.
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