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Le spirali negative
Riuscite a trovare un certo tipo di equilibrio? Mi spiego meglio.. mettiamo caso che io mi trovi in una “situazione x” particolarmente penosa, non particolarmente penosa per un avvenimento oggettivo, esterno, ma semplicemente per un temporaneo intensificarsi di emozioni e sentimenti spiacevoli, un umore penoso ed irrimediabilmente negativo temporaneamente intensificato ad alti livelli, senza esagerare direi una momentanea disperazione dalle cause ignote (per quanto riguarda il fatto che non sono individuabili delle cause vicine nel tempo in grado di giustificare l’umore attuale e senza riconoscere delle cause lontane “traumatiche”).. riuscite in una situazione del genere a ristabilire un certo equilibrio dell’umore in tempi più o meno brevi oppure inevitabilmente vi avvitate in un vortice di pensieri molto negativi che si rafforzano l’un l’altro lasciandovi privi di forze ed assolutamente svogliati ed apatici? Metaforicamente: siete sott’acqua e state annegando.. con i vostri pensieri (e tutto quello che avete a disposizione) siete in grado di alleggerirvi per ritornare in alto oppure vi sospingete verso il basso? A me capita di non capirci più nulla.. ed affondo..
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
E' inutile cercare ostinatamente un equilibrio lottando contro i pensieri negativi. Essi sono intrusivi in una mente depressa, prendono il sopravvento non importa quanto ti sforzi nel tentativo di ribaltare la negatività e riconvertirla in positività. Altrimenti tutti ne uscirebbero con la sola "forza di volontà" e sappiamo bene che non è così.
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Re: Le spirali negative
Credo occorra una buona capacità di pensiero divergente, o non so come si dice, insomma di fare un salto mentale fuori dal circolo vizioso.Non ultima la volontà, spesso ci si incancrenisce su certi loop mentali perché manca magari inconsciamente la volontà di cambiare pensiero.La via vecchia anche se è brutta, rassicura.
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Re: Le spirali negative
Quando mi succede di provare emozioni negative, rendendomi conto che non si tratta di qualcosa di temporaneo, mi concentro sulle cause scatenanti e non cerco a tutti i costi di essere positiva. Preferisco sfogare tutta la negatività accumulata scrivendo su un foglio le mie emozioni o ascoltando musica, in modo da raggiungere una sorta di picco emotivo, anche a costo di piangere. Poi poco alla volta riesco a ritrovare una sorta di equilibrio, anche se sono consapevole di non aver veramente risolto il problema alla radice.
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
Io personalmente vivo un continuo sali e scendi emotivo, riuscire a trovare un equilibrio emotivo sarebbe manna dal cielo. Ho il grande difetto di essere molto sensibile e di conseguenza ogni piccola cosa, sia essa positiva o negativa, mi sbalza l'umore, potrebbe essere anche accettabile se i piccoli eventi positivi fossero maggiori rispetto a quelli negativi, ma visto che sono molto inferiori, tutto ciò diventa logorante, per usare la tua metafora vado sott'acqua 3 o 4 minuti rischiando di affogare, poi torno a dare una boccata d'aria in superficie e poi via altri 4 minuti a rischiare di affogare e via con questo loop interminabile, il risultato è un'usura mentale e fisica enorme che non porta a niente.
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Quando il problema è ben radicato serve l'aiuto della farmaci/psico terapia. Altrimenti è come nuotare controcorrente: ti troverai presto sfinito e alla deriva. Ma dopo che la terapia comincia a dare i suoi effetti e riportarti verso riva, lì deve cominciare un lavoro su di te costante e quotidiano, perché se fai affidamento esclusivamente sulle terapie queste non basteranno a proteggerti per tutta la vita. Bisogna imparare a nuotare nei borghi della mente e sapere come fare quando si avvicina una tempesta. La meditazione in questo può aiutare molto. (Ho cercato di rimanere nelle metafore marine)
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
Nel mio caso non ci sono mai veramente cause ignote, in realtà io quando mi distraggo dalla mia vita non sono depresso quando poi torno ad averci a che fare (con chi sono, dove sono, cosa dovrei fare o non fare, cosa desidero concretamente e la frustrazione dell'irrealizzabile) ritorno ad essere depresso.
E' la coscienza del mondo, delle persone e del posto che occupo in questo quadro che è un qualcosa di intrusivo e deprimente per me, non sono propriamente pensieri relativi a catastrofi e cose del genere. A me fanno ridere quelli che dicono che la meditazione e il concentrarsi sul sentire il proprio corpo fa stare meglio, io se mi concentro su me stesso e su quel che sento inizio a stare peggio perché un dolore che prima non sentivo (perché distratto da altro) inizio a sentirlo, ed inizio a sentire un mucchio di altre cose sgradevoli che prima magari c'erano lo stesso ma stavano sullo sfondo della coscienza. Più divento consapevole più mi deprimo. L'equilibrio lo riacquisto quando riesco nuovamente a pensare ad altro, ma davvero ad altro. A volte riesco, altre no, e devo aspettare molto più tempo. La mia vita così com'è non mi piace per niente, e non mi piacciono nemmeno certi aspetti generali dell'esistenza, come faccio a stare bene se con questa roba poi bene o male devo averci almeno un po' a che fare? Della vita in pratica mi piace il poter non pensare a questa :mrgreen:, essere presenti a sé stessi? Un orrore senza fine per me. Cerco l'assenza, essere totalmente assenti, pensare ad altro, essere altrove, fuori scena. |
A me capita quanto si fa vivo l'impulso di abbuffarmi, ( soffro di binge eating), a volte riesco a spezzare per così dire le emozioni (non mangiando per non afrontarli), ma meditando cioè non li combatto ma li lascio andare, scorrere nella mente senza reagire, li guardo in terza persona per farla semplice. A volte funziona altre volte no e mi strafogo di cibo non sentire più nulla....
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Re: Le spirali negative
Sarà superficiale il mio pensiero e dettato forse da una grande resistenza, ma anche ci fossero delle cause scatenanti e lontane nel tempo dopo che conosco queste cause cambia qualcosa? Non ho gli strumenti adeguati ed adatti per criticare la teoria psicoanalitica su questo punto, però certe correnti di psicologia come la psicoanalisi dicono all’incirca “andate alle cause scatenanti, ai traumi” e si spiegheranno i vari sintomi e necessariamente avendo consapevolezza profonda di queste cause, che non sono più inconsce ma consce, il problema non sarà più esistente e determinante... il punto è: e se certe cause semplicemente non esistono e si tratta solo di reazioni bio-chimiche? Non sopporto più queste teorie sulle presunte cause che tirano sempre fuori traumi su traumi (mi sembrano miti e la psicoanalisi sembra un mito, una suggestione).. ogni volta che vado a ricercarle non ne tiro fuori una mazza..
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Re: Le spirali negative
Io penso che non sia nemmeno biochimica la cosa.
Se qualcuno mi sta sulle palle, esiste per caso una pillola per non farmelo stare sulle palle? Non credo proprio. E vale anche per il resto. |
Re: Le spirali negative
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Per bloccare tutti i pensieri ho bisogno di una distrazione "potente", vedere un film, leggere non funzionano. A volte riesco con la meditazione, altre volte devo uscire di casa altrimenti "affogo".
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Re: Le spirali negative
Non so davvero..nel mio caso è come cercare di tappare degli enormi buchi sui muri con le mani..ne copri uno e ne esplode subito un altro :(
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
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Quello è eccessivo raziocinio,non consapevolezza. In realtà l'Occidente presenta un grandissimo livello di inconsapevolezza. Quando tu stai annegando nei tuoi pensieri, positivi o negativi,non sei assolutamente consapevole,sei totalmente "addormentato".
Non sei presente a te stesso. Con consapevolezza,nel gergo della spiritualità,sì intende grande presenza, essere presenti a ciò che si sta facendo, rendersi conto di essere l'osservatore dei pensieri, piuttosto che identificarcisi. Nella meditazione, è vero, è inizialmente richiesta una consapevolezza mentale del corpo,ma è un mezzo per rilassarsi,ed arrivare ad uno stato di non-mente,uno stato di beatitudine ,di pace. Non è facile, soprattutto per noi occidentali,e ancora meno per noi introversi, così ipercerebrali. Se si insiste un po', tuttavia, con un po' di pratica si ottengono buoni risultati. Spesso sono solo sprazzi e, giacchė la mente è molto forte, tende a rientrare dalla porta sul retro,come suole dire Osho. Servirebbe costanza e pratica quasi quotidiana Certo, questi brevi momenti di serenità sono temporanei, palliativi. Nella vita di tutti i giorni, invece, occorrerebbe una pratica di presenza attiva,o Mindfulness, che ci consenta di evitare di vivere col "pilota automatico" attivo,e di essere quindi trappola delle già citate spirali negative,o qualsiasi altra paturnia. Ma anche qui, è molto difficile e serve molta pratica. |
Re: Le spirali negative
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Anche se non mi identifico con quel che mi succede e faccio, comunque 'sta merda quando sono sveglio la subisco. O con questa consapevolezza posso far sparire tutto? Poi il mio è un senso di impotenza, essere consapevole di essere un osservatore non è che poi mi fa stare meglio, ma peggio. Non riesco proprio ad afferrare come possa mai funzionare. Si ripete sempre questa cosa dell'essere presenti, vigili, e me la ripetono sempre, ma a me ha fatto sempre stare più male che bene esser presente e vigile, attento, perché se stai male sei presente e vigile anche nei confronti del dolore, di quel che disturba. Poi se già a monte non ti disturba nulla non è la consapevolezza che aiuta ma il fatto che non ti disturba nulla. Prova a fare un'operazione dove ti squartano senza anestesia e poi vediamo se si sta meglio da svegli o addormentati, non è affatto vero che si sta meglio con la presenza mentale nei confronti di quel che ti accade nel presente, questo è un controesempio evidentissimo. Alcune persone riescono con l'ipnosi (o autoipnosi) a spostare l'attenzione su altro (almeno così dicono, non so se sia vero) e a non essere presenti (in parte), il canale che trasmette il dolore non arriva alla coscienza, ma appunto viene creato qualcosa di ben diverso dalla consapevolezza di cosa senti, si riesce a spostare il sentire su altro selezionando quel che si vuol sentire e non si sente più il dolore, ma è qualcosa di simile ad essere addormentati da svegli, come l'anestesia locale, ed è un qualcosa che con la consapevolezza non ha nulla a che fare, si va nella direzione opposta. Quindi o si usano espressioni diverse da "consapevolezza" e si parla di "attenzione controllata e guidata" (come quando sei concentrato a guardare un film o a fare qualcosa e riesci a "fare il vuoto attorno") che è una cosa totalmente diversa dall'esser presenti a tutte le percezioni sottostanti, al mondo e tutto il resto, o secondo me qualcosa non va, il termine viene usato in modo scorretto se applicato a cose del genere. Qua si ha a che fare con forme di presenza selettiva, e non di esser presenti e consapevoli in generale, si potrebbe anche disattivare in linea di principio il flusso di autocoscienza che "ci ripete" che esistiamo e provare mentalmente questa assenza. Se non sei cosciente di esistere (ossia elimini la parte cosciente di te di essere cosciente di qualcosa) le barriere tra te e il resto del mondo dovrebbero sparire. Ma questo con la consapevolezza cos'ha a che fare? Qua a me sembra si abbia a che fare con una cosa che va nella direzione opposta, in pratica si riuscirebbero a disattivare certe funzioni delle coscienza, ossia si riesce a rendersi volontariamente inconsapevoli di un mucchio di cose. Puoi ripetere anche "io non sono questo dolore", certo non sei quel dolore, ma poi lo provi comunque e lo provi solo tu e nessun altro, finché non impari a controllarne il flusso concentrandoti su altro (e quindi escludendo questo canale) non è che la cosa poi torna utile. |
Re: Le spirali negative
In che modo la consapevolezze di me dovrebbe farmi stare meglio se è proprio questa cosa il fattore principale di sofferenza? Il fuggire da me stesso tramite strumenti di alterazione delle coscienza sono l'unico modo, altrimenti è un pozzo nero senza fondo. Una visiona distorta e surreale della realtà per me è un sollievo, non affrontare la realtà stessa, meditare per me vuol dire finire alla merce' dei pensieri intrusivi. Concentrarmi per essere presente a me stesso è il miglior modo per ottenere la consapevolezze della necessità del suicidio.
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
Generalmente chi pratica meditazione e Buddhismo non ha disturbi psichiatrici come la gran parte delle persone che scrivono qui. Non sono contrario a queste pratiche, ma sono inutili e forse dannose in presenza di un malessere psichico pesante e radicato- Può essere utile per rilassarsi e combattere lo stress ma sempre in un contesto di mentalità funzionale e non disturbata. Altrimenti possiamo abolire farmaci e psichiatri e riconvertirli in santoni Buddhisti.
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Mi rendo conto che finché si rimane sul ragionamento possa essere una cosa difficile,nel senso di aver difficoltà a vedere quali e dove siano i vantaggi. Io sono ateo e scettico in generale,ma questa è una cosa comprovabile. Certo va fatta bene,e non è facile inizialmente. Ma dopo un po',dopo che continui a lasciare scorrere i pensieri,e li ignori,il loro flusso diminuisce,fin quasi a sparire del tutto. E lì,in quel momento in cui non ci sei più tu,nel senso di Ego,di nome,di problemi, famiglia, nazionalità.. ecco a quel punto si raggiunge proprio ciò che voi auspicate. Il dolore non esiste più, è tutto sostituito da una profonda calma. E la cosa comunque lascia strascichi positivi anche dopo la sessione. È un modo per fare coping, chiaramente,non è che ti risolva i problemi o ti cambi la situazione in cui vivi (ma neanche farmaci e droghe d'altra parte). Tuttavia può predisporti ad un atteggiamento molto diverso verso le cose,le può relativizzare e renderti più ben disposto, schiarirti la mente.
Tutto ciò è scientificamente provato, anche con test strumentali. Sì può affiancare ai farmaci non è che li debba per forza sostituire,anzi. Io inviterei ad avvicinarsi all'argomento con mente aperta, leggere qualcosa in proposito. E nel caso qualcuno intendesse provare, decisamente consiglio di ascoltare musica rilassante,o onde binaurali su YT,la cosa risulterà decisamente più facile. Quindi in sostanza: via facile, totale inconsapevolezza (sonno,droghe, farmaci etc) via difficile: totale consapevolezza,che poi si tradurrà comunque in "essere altrove",o per meglio dire, "non esserci" (meditazione,yoga). Si può integrare i due approcci,io personalmente non ho sempre la costanza,e non sono nemmeno un invasato di queste cose, solamente cercavo di chiarificare la questione, quanto possibile. Ma ne va fatta esperienza |
Re: Le spirali negative
l ironia , la satira, nn aiuta ma è divertente nel mentre
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Re: Le spirali negative
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Se in questo stato sparisce la tua identità e il mondo circostante... Di cosa sei consapevole? Che non esistono? E come fai a saperlo con certezza? Sei entrato solo in uno stato mentale in cui ti sembra che non esistano queste cose, che non esistano davvero comunque non lo sai e quindi si parla di "consapevolezza" a sproposito secondo me. Anche se sei ubriaco o ti droghi ti dimentichi dell'ego, del mondo e così via, sinceramente la differenza sostanziale mi sfugge, non capisco perché l'ubriaco non sia consapevole e il tizio che resta fermo per ore fino a provocare certe reazioni psicofisiologiche sia consapevole. Sono stati alterati della coscienza entrambi, uno indotto da certe droghe, l'altro indotto da una sorta di deprivazione sensoriale, dall'immobilità forzata e certe tecniche particolari. Per quale motivo dovremmo credere che questi stati della coscienza alterati vanno bene per conoscere qualcosa? A me sembra che sia più vero che stati intermedi della coscienza portino ad essere consapevoli, a conoscere qualcosa rettamente, non questi estremi. Uno va in questi stati alterati e gli sembra che quel che conosceva sia un'allucinazione, ma si può anche ribaltare la cosa e supporre che l'allucinazione mentale consiste nel credere che non si esiste in certi modi e che questa sorta di stato allucinato in cui spariscono barriere ed attributi è stato indotto dalla meditazione. Può essere illusorio quel che si prova e si arriva a credere in questi stati, e quindi non è così chiaro che debba essere vero che si diviene consapevoli, la cosa risulta estremamente discutibile per me. Il fatto che queste persone si siano accaparrate l'uso del termine "consapevolezza" che significa essere coscienti e a conoscenza di qualcosa, per sostenere che questi stati alterati della coscienza rappresentino la vera conoscenza di sé e del mondo per me resta discutibile. Io sono scettico ed esercito il dubbio, anche se ci entrassi in questi stati non li prenderei comunque per oro colato. Continuo a pensare che fanno star meglio proprio perché vanno comunque nella direzione opposta alla consapevolezza. L'esistenza spesso è brutta, è violenta, è detestabile, ci sono malattie, lutti, mancanze, e ci si difende così cercando di negare l'indipendenza dalla nostra volontà di tutte queste cose, un mondo che va per conto suo e disordinato fa paura, uno controllabile un po' meno, ma alla fine si controlla in locale solo quel che si percepisce, ma quel che si percepisce non è il mondo, e non si può arrivare mai ad essere sicuri che si riduce a quello che pensiamo. Che si possa percepire qualcosa così com'è con la mente soltanto deve essere per forza un errore (anche se si resta a livello fenomenico non si conoscono un mucchio di cose, guardo questa pagina ma non sono a conoscenza di quanti caratteri visibili sono stampati), le cose così come sono dovrebbero essere molto più vaste, complicate e complesse delle nostre elaborazioni che ne afferrano sempre e solo una parte (di tutte queste connessioni). Insomma la consapevolezza in tale senso rappresenta un qualcosa di irraggiungibile che sovrasta ogni singola mente, nessuno potrà risvegliarsi o essere illuminato grazie al mettersi sotto a una cascata, ci saranno verità ignote che rimarranno nel pozzo senza fondo (per noi) di quel che c'è da conoscere e non c'è alcuna Via maestra perché non c'è un singolo metodo per conoscere cosa siamo e cosa c'è attorno a noi. Essere completamente consapevoli equivale ad essere onniscienti, ma questo può farlo in teoria dio non un essere umano, l'essere umano che crede e sostiene di poterlo fare mente, sta già falsificando le cose per me, si sta raccontando una storia rassicurante... Poi possiamo conoscere qualcosa con verità o trovarci nell'errore, la meditazione non vedo come possa aiutare a distinguere le due cose nettamente, magari ci prende di più il pessimista quando formula che tutto prima o poi andrà nello sfacelo che chi pensa che l'ordine durerà per sempre o che tutto è ordinabile ad uso e consumo umani. Che queste cose aiutino a star meglio qualcuno, non lo nego, che poi rappresentino un sistema per conoscersi e conoscere meglio qualcosa lo dubito fortemente, perché per me può esserci un forte conflitto tra la conoscenza di certe forme di realtà e il benessere psicologico. |
Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
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Devo quindi cercare di mantenere le distanze dal pensiero spiacevole, ma so che alla base c'è un problema di autostima che non mi permette di andare avanti per la mia strada anche di fronte a un giudizio negativo sul mio conto; quindi in teoria sono convinta che se riuscissi a fortificare la mia autostima, anche le ruminazioni mentali diminuirebbero, perché darei meno importanza ai giudizi negativi o a quelle maldicenze o pressioni psicologiche che mi fanno stare male. Quote:
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La consapevolezza mi ha fatto capire proprio questo, a volte la mente genera pensieri negativi in modo automatico. Nel mio caso quando ho un impulso riesco in alcuni casi a osservare quei pensieri cone se fossi al cicena lì vedo scorrere senza reagire su di essi, così facendo si placano.... Quando invece agisco abbufandomi do il via ad altri pensieri ed emozioni negativi che durano anche 2 giorni interi. Due giorni della mia vita sprecati a mangiare.... Tutto qui non credo che possa sostituire i farmaci, pensavo solo che poteva essere utile |
Re: Le spirali negative
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Restando nel generico, diciamo che prendo degli stabilizzatori dell'umore. |
Re: Le spirali negative
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Quando divento cosciente della situazione in cui mi trovo realmente (con le sue possibilità e soprattutto limiti) inizio a rattristarmi perché così io non vorrei essere e vivere. Che poi la tristezza, i desideri e la rappresentazione del mondo siano nella mia mente lo sapevo già da un bel pezzo, non è che c'era bisogno della meditazione per capirlo. So farli passare i pensieri negativi, ma poi tornano visto che la mia esistenza così com'è non mi piace e la detesto... Anche il metterci una pezza e curarla adeguatamente poi è ancora un altro problema che mi deprime. Anche se io non posso farci nulla o non sono motivato e non ho le energie per cambiare certe cose, queste cose lo stesso le detesto così come sono, la meditazione non capisco come può farmele accettare, visto che io così come sono non sono interessato ad accettarle. Tanto tutta la mia vita si svolge nella mia mente, che devo fare aspettare che passi senza reagire? E quando ho fatto questo si è aggiustato qualcosa? Come dovrebbe curarmi 'sta cosa? La mia vita continuerebbe ad essere quel che era, io l'ho lasciata solo scorrere, ma questa non è una cosa che a me interessa conseguire, non me ne frega nulla, dovrei sforzarmi per ottenere poi un qualcosa di cui non me ne frega nulla. Che senso ha? Ma a me interessa davvero lasciarla scorrere? Visto che questo è un film che non mi piace nemmeno guardare? Se sei al cinema e scorrono le immagini di un film che senso ha aspettare che passino se poi dopo c'è un altro film che non piace, e un altro e un altro, conviene uscire dal cinema, non continuare a guardare qualcosa che alla fine disturba o cercare di abituarsi a lasciar scorrere le immagini come se niente fosse o farselo piacere per forza. Se diventi consapevole che il film gradevole per te non arriverà più, pur sapendo che tu non corrispondi al film proiettato, vivi comunque male in quella situazione e la mancanza ad essere non la colmi davvero. Io non voglio abituarmi a guardare un film che non mi piace guardare, ne voglio guardare uno che mi piaccia, non mi interessa questo tipo di soluzione, è un niente per me, non sono educabile in tal senso, c'è un'opposizione a monte che non penso proprio sia scardinabile con la pratica, la pratica acuirà solo i conflitti che già ci sono. Io ho un mucchio di domande senza risposta e problemi senza buone soluzioni e la meditazione risposte e soluzioni per me non ne ha, prende domande e problemi e dice che non c'è bisogno né di risposte, né di buone soluzioni, dice di non reagire che tutto passa, ma a questo punto preferisco l'inutilità e l'arrendevolezza dell'arte o il rumore del mare, preferisco altre discipline "inutili" in tal senso, sono più vicine a me. |
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