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progettare un futuro da freelance-worker
Come ho potuto già scrivere in altri post, la mia personalità mi ha sempre creato dei problemi in ambito lavorativo. Sono sempre stata una persona chiusa, poco socievole e insicura, fattori che non sono di certo apprezzati in un qualsiasi lavoro di oggi, che richiede prima di tutto capacità comunicative e di interazione a prescindere da qualifiche e formazione.
Le mie performances migliori riguardano l'ambito dello studio in quanto attività da svolgere in solitaria, anche perchè devo render conto esclusivamente a me stessa, senza l'ansia da prestazione dettata dalle aspettative che qualcuno ripone su di me. Ho 28 anni e fino ad ora ho girato diversi contesti di lavoro vivendo un'esperienza peggio dell'altra, dove nonostante l'esperienza accumulata l' insicurezza mia e l'insoddisfazione di datori di lavoro e colleghi rimangono. Per arrotondare guadagni piuttosto miseri e (date tali circostanze) poco sicuri, da tanti anni mi dedico alle ripetizioni private (elementari, medie, biennio superiori). Recentemente ho aiutato un'amica a scrivere una tesi di laurea, sto inoltre studiando seriamente l'inglese per poter raggiungere in qualche annetto livelli molto alti di lingua da certificare (ambisco al c2 e, tasche permettendo, all'abilitazione Cambridge per l'insegnamento nelle scuole private). Il mio obiettivo sarebbe quello di riuscire tra qualche anno ad abbandonare il lavoro da dipendente per potermi dedicare esclusivamente a lavori da freelance (ripetizioni private, traduzioni, aiuti nella stesura delle tesi di laurea, altre forme di lavoro freelance da svolgere anche da pc comodamente a casa). Vorrei svolgere queste attività come lavoro serio e in regola, versare regolari contributi e riuscire a camparci. Dite che è fattibile? Avete suggerimenti? |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Secondo me è possibile almeno in teoria. Ho conosciuto alcune persone che facevano quello che intendi fare tu ma ovviamente se pensi di abbandonare il lavoro dipendente dovrai affrontare la ovvia concorrenza e fare bene i conti dal punto di vista fiscale visto che dovrai per forza di cose regolarizzarti.
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Re: progettare un futuro da freelance-worker
Con la traduzione è possibile, il problema è immettersi nel mercato. Comunque ogni settore è saturo ormai...
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Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Anyway, se riuscissi a intraprendere questa "carriera", sarebbe davvero un sogno, mi leverei tante di quelle rotture di balle e sarei in pace con me stessa senza violentarmi in contesti di lavoro troppo "estro". Consiglio questa strada a tutti voi del forum...anzi no! (concorrenza in meno :ridacchiare:) Ciò che mi intimorisce di più è il poterci campare sul serio senza un ulteriore lavoro. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Dovrai fare molto bene i conti prima e monitorare la concorrenza anche a livello locale specie per l'aiuto alla tesi e le ripetizioni private. Ricordo che le persone che vivevano solo di questo si erano fatte un bel giro di clienti spargendo la voce e facendosi conoscere bene negli ambienti scolastici mentre per la parte fiscale dovresti consultare un bravo commercialista.
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Ho aperto una discussione sul tema nella sezione scuola e lavoro, ma finora non ha ancora risposto nessuno. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Se ti interessa fare la traduttrice, a meno di non frequentare scuole specifiche di eccellenza (ad esempio la SSLMIT di Forlì), credo che la strada migliore sia acquisire un titolo in un dominio (tecnico-scientifico, umanistico) di tuo interesse e proporti poi con un profilo da esperta della materia.
Con una formazione linguistica pura cavarsela è abbastanza difficile, vuoi per la concorrenza (spesso al ribasso), vuoi perché si tratta di un mercato che va e andrà a restringersi, dati gli sviluppi dell'AI. Ti troveresti a lavorare tanto, guadagnando poco. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Ecco, tu parli di programmi specifici per le traduzioni...ignoro completamente la materia :mannaggia: Comunque anche nel campo ripetizioni la concorrenza è spietata e si gioca sul ribasso, senza considerare il rapporto concorrenziale tra i regolari e i lavoratori in nero, oltre alla ovvia generale preferenza per un madrelingua nel campo delle ripetizioni di lingue straniere. Al giorno d'oggi chiunque fa ripetizioni, anche il liceale, quindi spero di poter dare valore in più alla mia professionalità formandomi in modo serio), mantenendo un prezzo orario che sia rispettabile. Qualcuno ha sostenuto l'esame per conseguire il Bulats? Vale la pena farlo? (E' una certificazione Cambridge per apprendere un inglese settoriale che ha a che fare con il mondo delle professioni) |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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L'optimum sarebbe passare un periodo di tempo all'estero (portafoglio permettendo), in modo da DOVERE parlare la lingua degli indigeni. Come surrogato, ci sono tantissimi video su YouTube in lingua inglese. Ti consiglierei di incominciare da persone non-inglesi e non-americane, perche' l'inglese degli altri popoli e' piu' facile da capire. In bocca al lupo, e buon spicchi inglisci! |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Re: progettare un futuro da freelance-worker
Io ho più o meno cercato di fare la freelancer ma è un casino anche lì.
Per forza di cose, ho dovuto passare 3/4 anni in casa e mi ero messa in testa di farmi uno stipendio solo tramite PC. Provato prima con le traduzioni (piccole, tipo manuali in Inglese di prodotti cinesi - non si capiva niente - tradotti in Italiano) per pochi spiccioli. Poi ho provato come creatrice di siti web e anche qui la concorrenza è tanta, l'aggiornamento è costante, ci sono anche i programmi che ti creano in pratica il sito. Però ovviamente se uno vuole una cosa personalizzata deve per forza chiedere a qualcuno ma sono cose davvero molto specifiche e specializzate. Alla fine mi ritrovavo a lavorare tutto il giorno, notte, festivi ecc senza contratto, senza una sicurezza per il futuro (e io rimarrò da sola, una volta che i miei genitori non ci saranno più, se mi ammalo o altro come farò a sopravvivere?). Ho trovato alla fine un lavoro come aiutante amministrativa in ospedale, a tempo indeterminato. E' comunque orribile, perché ovviamente in un ambiente simile se non hai 3000 lauree e sei una stracciona come me sei vista e trattata malissimo... ma alla fine meglio freelance, con libertà sì ma senza nessuna certezza per il futuro, oppure un lavoro "tradizionale", sicuro ma dover sopportare le angherie degli altri? Sentendosi poi sempre inferiori perché non belle/simpatiche/socievoli ecc? Io ancora non mi sono data una risposta.. forse dipende anche dal tipo di lavoro, cambia se ad esempio devi fare un lavoro come portiere rispetto a segretaria con gente che ti arriva a chiedere cose ogni 5 minuti. Tu che lavori fai/hai fatto? |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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La cosa più importante è cercare un lavoro che permetta di mantenere la propria salute psicofisica intatta... anche se c'è sempre meno scelta. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Io alla fine arrivavo a 700€ al mese circa ma era una noia, oltre sempre all'ansia "Se mi buttano fuori / non trovo altro ecc come farò a pagare le bollette e fare la spesa?". Se come freelancer stai bene ma poi non trovi più lavori come fai? Io non ce la facevo più con "Ma tanto qualcosa troverò sempre", il mercato è sempre in movimento, oggi puoi fare anche 10.000€ al mese per esempio e poi magari esce qualcos'altro e non lavori più.. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Si riesce laddove ci si sente bravi, laddove quello che si fa dà vita a sogni ed ambizioni. Non riesce e/o non si rimane soddisfatti se invece si cerca una scappatoia al malessere. Conviene invece imparare a fare i conti con l'ansia e, possibilmente a vincerla, per poi concentrarsi su quello che si vuole e in cui ci si sente bravi. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Uno potrebbe essere comunque bravo in qualcosa ma poi sul lavoro non riuscire lo stesso a lavorare bene. Se ad esempio uno fa il lavoro dei suoi sogni (ma poi alla fine esiste veramente il lavoro dei propri sogni?) ma si è circondati da colleghi str*****? E anche qui si potrebbe dire che in qualunque lavoro si hanno colleghi così, chi poco chi tanto. E comunque ci sono lavori più o meno a contatto con le altre persone.. il problema è capire quali sono e soprattutto diventarlo. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Infatti, uno dei problemi del freelancing è la mancanza di garanzia e tutele.
Un conto è avere trent'anni, un altro averne cinquanta e trovarsi a dover competere su un mercato, magari con molto meno entusiasmo di quello con cui si è partiti. Bisogna mettere in conto di diventare molto bravi e qualificati per non ritrovarsi con una vita difficile da riportare sui binari. Detto questo, è comunque una scelta che ha i suoi indubbi vantaggi. Se si riesce a guadagnare decentemente (e in questo lo spazio per un po' di intraprendenza c'è), la possibilità di decidere su cosa lavorare e su cosa no, di gestirsi gli orari in tutto e per tutto, di poter lavorare in qualsiasi luogo sono benefit meravigliosi. Partendo da questo, la prospettiva di un lavoro 8/5 non entusiasma, almeno da giovani. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Re: progettare un futuro da freelance-worker
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E se non ti rinnovano il contratto da dipendente che hai, cosa fai? Ormai anche se hai un lavoro da dipendente non hai chissà quali garanzie, eh... |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Penso che sia un segno di maturità arrivare a comprendere i propri limiti, accettarli, e lavorare sulle proprie virtù e in ciò che si riesce meglio: io riesco meglio nei lavori in autonomia e che non richiedono capacità di interazione e collaborazione. Tra l'altro perderei lavoretti che neanche sono definibili formalmente lavori, quindi non starei perdendo niente di che. Nonostante anni di esperienza, risulto ancora "inoccupata" perchè la mia esperienza si limita a mille forme di tirocinio, volontariato, servizio civile etc etc...quindi per lo stato italiano io non ho mai lavorato. Attualmente "lavoro" per una associazione, il che significa che ricevo un contributo spese come socia di un'attività che in teoria non dovrebbe essere a scopo di lucro. Lavoro part-time per una paga che di per se' è misera, e inoltre quando non servo mi lasciano a casa (e le ore non lavorate non sono pagate, yee). Poi mi trovo a lavorare con colleghi meno qualificati di me, ma che hanno quello sprint caratteriale che io non ho, questo crea notevoli problemi che mi mortificano.. che senso ha continuare così? il mese scorso ho portato a casa poco più di 400 euro. Ovviamente se lasciassi, non potrei prendere la disoccupazione perchè di fatto non sono occupata :) |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Hai mai pensato di fare un lavoro statale?stipendio basso ma sicuro,contratto a tempo indeterminato una marea di diritti e in molti casi un ritmo di lavoro tranquillo almeno paragonato al privato,io lo valuterei.
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Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Anche se ovviamente anche come dipendenti statali bisogna fare le cose fatte bene, sennò ti possono (se vogliono) buttarti fuori (scarso rendimento principalmente). Ma comunque è sempre meglio che da dipendente di un privato, lì hai ancora meno tutele.. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Hai in genere molto a che fare con il pubblico, sempre se non hai fortuna e riesci a farti spostare in un posto come un archivio o un piccolo ufficio. Però è comunque sempre un essere visti come dei poveretti con problemi :( Mentre gli altri, anche se dipendenti pubblici, li vedi che sono "normali".. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Sono sulla tua stessa barca, grossomodo.
Dopo una vita da dipendente non riesco più a immaginarmi un capo che mi rompe i coglioni perché la notte prima ho avuto problemi a dormire e mi sono trovato a far tardi, anche se all'atto pratico non c'era nessuna contingenza a giustificare la mia presenza in ufficio. Ma per entrare nel mondo del freelancing prima di tutto è necessario professionalizzarsi nell'ambito della gestione burocratica, finanziaria e fiscale. In altre parole, bisogna ragionare da imprenditori. Cos'è un'impresa? E' un'attività che trasforma dei beni/servizi in altri beni/servizi. E' insomma una funzione di trasformazione, in cui il plusvalore è derivato dalla differenza tra il bene/servizio offerto e i beni/servizi utilizzati per offrirlo. All'atto pratico se non ragioni nell'ottica della domanda di beni/servizi esistenti, di quello che tu potresti offrire e delle risorse di cui disponi, rischi di incappare in una sonora delusione. Ad esempio, io potrei aver in mente il più bel romanzo di fantascienza filosofica mai scritto (incidentalmente la cosa è pure vera :sisi: ); ma la domanda per questo servizio è attualmente zero (il romanzo è solo nella mia mente). I beni/servizi richiesti per produrlo invece sono notevoli. Supponendo di scrivere 20 pagine al giorno (molto velleitario) e pianificando un prodotto finito di 800 pagine, avrò bisogno di:
Diciamo che me la cavo con 1000 euro, perché il computer già ce l'ho, la documentazione la ricavo in libreria, ecc. Se per ogni romanzo venduto ci ricavo 5 euro, potrei raggiungere il pareggio vendendo 200 copie del romanzo. Da lì poi si inizia a guadagnare, con un bel po' di fortuna. Questo è il cosiddetto rischio imprenditoriale. E' da tenere in conto. Ma se mi domandi a proposito della fattibilità: beh, c'è chi lo fa. E molti ci campano anche bene. Quello che farei io nei tuoi panni (che poi è quello che sto cercando di fare) è trovare un lavoro part-time spegnicervello, in un bar o come commessa o simili -cosa che ti permetterebbe peraltro di tener allenate le competenze sociali e sfidarti nelle tue difficoltà, anziché sfuggirle (come osserva Muttley). Nel frattempo inizierei a cercare clienti e mi informerei sull'aspetto fiscale e contributivo del freelancing (se non erro sotto un certo fatturato la p.iva non è necessaria). La differenza sostanziale tra la libera professione e il lavoro dipendente è che nella prima sei te la prima responsabile della risoluzione dei problemi dei tuoi clienti; mentre il dipendente deve "solo" fare ciò che il capo dice, lasciando che sia il datore di lavoro a preoccuparsi di far incontrare la domanda con l'offerta. Il vantaggio di avere un lavoro part-time è che ti permette di avere un'entrata fissa che compensi le fisiologiche fluttuazioni di mercato; inoltre se risparmi il più possibile puoi costruirti un tesoretto da utilizzare per eventuali investimenti (ad esempio un sito e relativo SEO/marketing), i quali se ben studiati accelererebbero parecchio la costruzione del tuo portafoglio clienti. Tutto ciò ovviamente non vale nel caso di una fobia sociale gravemente invalidante. In quel caso ti direi di rinunciare a meno che tu non sia un genio dell'informatica. Ho conosciuto geni dell'informatica che si sono ritirati a vivere nella loro stanza (o nel bel mezzo della foresta amazzonica!): campano di lavori su commissione, non comunicano coi clienti se non per via telematica e sono talmente autonomi che non hanno neanche bisogno di un posto specifico da dove lavorare. Ma questi sono casi estremi. La maggioranza delle persone necessita di abilità sociali e relazionali minime per potersi sostenere: devi capire se il tuo è un bisogno di fuggire da un problema che ti sembra irrisolvibile, oppure la presa di consapevolezza che, pur sapendoti sforzare per relazionarti agli altri, la tua indole è prevalentemente solitaria. Nel primo caso lascerei perdere questo discorso almeno per il momento e mi dedicherei a curare la fs con un percorso psicologico/psichiatrico ben definito. |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
si potrebbe vivere di qualsiasi cosa, in fondo basta essere sopra la media in quel che vuoi fare.. palate di disciplina
che alla fin fine è anche l'unico modo sensato di prendere la vita |
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Re: progettare un futuro da freelance-worker
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"da oggi con il simpatico uomo medio in omaggio" |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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Stavo leggendo questo blog: https://www.esperienzeviaggimondo.co...ita-a-30-anni/ |
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In ciò che per me era appassionante mi sono sempre impegnato molto, a partire dalla musica (alle superiori invece di studiare mi esercitavo 4/5 ore ogni giorno al sax) fino ad arrivare all'università. Purtroppo però se si hanno problematiche sociali, malattie mentali o non si riesce nonostante il duro lavoro ad ottenere competenze minime per stare al passo con gli altri, gli esiti sono tutt'altro che positivi. A chi ci circonda interessano i risultati, non l'impegno. Se fossi un ragioniere e ogni volta in cui bisogna fare dei calcoli sbagliassi tutto, non penso che ai superiori interesserebbe granché della mia dedizione... |
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Il signore del blog intanto non ha problemi relazionali... |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
Come va lo spicchi inglisci?
Hai imparato qualche parolaccia nuova? |
Re: progettare un futuro da freelance-worker
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