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Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Ciao a tutti. Sono una donna/ragazza di 41 anni. Soffro dall’adolescenza di un disturbo alimentare chiamato “ortoressia” che negli anni mi ha portato a isolarmi tantissimo . Sono stata vegana per molti anni, adesso non seguo uno stile di alimentazione particolare, ma sono salutista in modo estremo, scelgo cibo integrale, bio, di qualità. Il mio problema riguarda il “mangiare fuori” o mangiare cibi cucinati a casa da altri. Riesco a mangiare solo se vado in locali bio e vegani, ma nei ristoranti normali o a casa di amici non riesco a toccare cibo. Ho provato varie soluzioni per cercare di stare comunque in compagnia, ma è un patimento. Chiedere un’insalata non è una soluzione, perchè mi viene portato qualcosa di scarsa qualità in quanto il ristorante, scelto da altri, spesso è specializzato in cucina tipica e non tiene nemmeno insalata né verdure se non per mera decorazione, quindi mi viene portato cibo di bassissima qualità, cucinato male, se chiedo verdure grigliate mi arrivano con le strisce nere carbonizzate, se le chiedo spadellate mi arrivano fritte e con un quintale di olio, io non riesco a toccarle in entrambi i casi. Non riesco a mangiare pane, panini, pizza, pasta o riso bianco raffinato o altre cose del genere che si trovano in giro.
Questo problema mi ha sempre creato enormi difficoltà di socializzazione, sono stata lasciata dal mio ragazzo perché dopo 5 anni di rifiuti a questa o quella proposta, di vacanze sempre in luoghi con cucina bio e vegana, di ristoranti salutisti, non reggeva più lo stress di doversi adattare a me e rinunciare a serate con coppie di conoscenti, cene, ospitate a casa di amici o viaggi in posti dove non c’erano strutture a me compatibili. Ho sofferto e sto tutt’ora soffrendo tantissimo, ma per quanto io lo ami ancora, è una cosa che fatico ad affrontare e non mi sento sostenuta da lui, che anzi la legge come una sorta di capriccio e un voler tenere le distanze. Non capisce, e come lui molti altri, che è l’esatto contrario, ovvero io mantengo le distanze per il terrore di esser messa in situazioni spiacevoli che mi farebbero sentire a disagio, ovvero se mi venisse offerto del cibo che non voglio. Qualsiasi medico, nutrizionista o psicologo mi direbbe “se per una volta mangi un pezzo di pizza non succede nulla, non ti ammali, non ingrassi di un grammo”. Ma non è quello il problema, il mio cervello percepisce il dover mangiare cibo che non voglio come una violenza, come se dovessi andare contro a me stessa per essere socialmente accettata, e non ce la faccio, non riesco a mascherare il disagio che mi provoca quando mi trovo davanti un piatto di qualcosa che non voglio mangiare. Non riesco a fare un torto a me stessa introducendo qualcosa che non voglio nel mio corpo, è come se si valicasse un confine sacro. Scusate forse uso un termine forte ma a livello psicologico lo associo a uno stupro che dovrei fare a me stessa perché me lo impongono gli altri. Esiste qualcuno nella mia situazione? Qualcuno riesce a capire cosa provo e quanto male sto? Io a casa mangio, perchè mangio le mie cose, scelte e cucinate da me, mangio nei ristoranti o posti dove fanno la cucina che piace a me, ma più di così non riesco ad adattarmi. Se mi trovo davanti ad un cibo che non voglio mangiare, perchè contiene qualcosa che non reputo sano, perchè non è quello che volevo, perchè è stato cucinato in un modo che non gradisco, io provo un disagio fortissimo e paralizzante, e non riesco proprio a portarlo alla bocca, e ovviamente se sono ad una cena, vengo guardata come una pazza. In più ho anche un carattere chiuso quindi non riesco a sopperire a questa mia diversità magari con la socializzazione. La gente guarda male il diverso, colui che non mangia quello che mangiano tutti, si chiedono che caspita di problema ho e perchè “quello non lo mangio”, ma io non so nemmeno spiegarlo il perchè, non lo voglio mangiare perchè è una mia libertà, perchè non posso essere amata e accettata anche così? |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Provare a farti portare delle verdure scondite e olio/sale a parte, potrebbe essere un' idea?
Comunque, per evitare le critiche degli altri, puoi dirgli che devi seguire una dieta rigida per problemi di salute, senza altre spiegazioni. Di fronte a questa affermazione, non possono proprio permettersi di dire nulla. A parte che non si dovrebbero permettere in ogni caso, di farti pesare le tue scelte alimentari. Non sono di molto aiuto, lo so... oltre a quello già scritto, posso consigliarti di indagare su questa tua fobia verso certi cibi, con una psicoterapia mirata. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Vorrei chiederti una cosa: ti fidi di quello che l’industria alimentare chiama “bio”, “integrale” e altri termini? Perché potrei capire se tu non volessi mangiare ció che definisci spazzatura (ed è assolutamente spazzatura), però non capisco come puoi fidarti di mangiare cose non coltivate da te.. andrebbe bene anche un un’attivitá commerciale ma devi conoscere molto bene chi la gestisce e che a loro volta si fidino al 100% dei fornitori...
Altrimenti non mi spiego come tu possa non mangiate una pizza a casa di amici ma accettare che un ristorante/negozio classifichi qualche prodotto come “bio”. È interessante questo argomento perché io negli ultimi anni ho sviluppato molta attenzione in tal senso, e oltretutto lavoro nel settore alimentare da molto tempo... non vorrei scoraggiarti ma c’è veramente molto poco di cui fidarsi, per quanto riguarda la qualità dei prodotti. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
il bio è una favoletta pompata dal marketing, il veganesimo non c'entra nulla con la salute, non esistono zone o cose non inquinate sul pianeta ( triste ma vero ).
Il salutismo è un'illusione purtroppo. Sicuramente l'industria alimentare non è trasparente. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Sta chiedendo aiuto per cercare di stare bene in mezzo agli altri, anche con queste sue esigenze, non delucidazioni sul bio... -_-
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Io non ho mai sofferto di ortoressia ma di bulimia e anoressia sì, di bulimia soffro ancora e andare a mangiare fuori con chiunque era una tortura, un continuo inventare balle... Ho fatto finta d essere celiaca una vita solo per evitare di mangiare pasta e pane in giro. Se dovevo andare in vacanza con qualcuno era un continuo stare in paranoia per il peso e vomitare di nascosto. Non ho soluzioni ma capisco il tuo dolore.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
A mio parere devi sforzarti un po per conto tuo ( non subito al ristorante con gli amici) . Devi passare questo disturbo non solo perche limita la tua vita sociale ma sopratutto per te stessa . Non puoi essere cosi "delicata" e poco flessibile. Credo sia pure piu sano variare con il cibo.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Comunque secondo me l’intenzione di alimentarsi solo in maniera corretta (quindi sostanzialmente evitando il cibo industriale) è assolutamente corretto. Gli altri se ne possono andare affanculo... |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Non facciamole venire subito delle paranoie |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Basta che eviti la compagnia .... magari contatti qualcuno con la stessa tua malattia .... nn mi pare che da quello che scrivi che vuoi cambiare , nn puoi chiedere agli altri di cambiare per te .... quindi ..... c e solo quella soluzione
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Onestamente se non cambi almeno un pochino non ci sono molte soluzioni il 90% dei contesti sociali si svolge a tavola,già riuscire a mangiare una pizza fuori ti risolverebbe la metà dei problemi
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Scusa, ma se tu stessa lo definisci "disturbo", perchè non farsi aiutare a superarlo anzichè aggirarlo?
Con i disturbi, a mio modesto parere, si convive solo dopo aver almeno tentato di curarli. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Bah secondo me chi fa attenzione al cibo che mangia si fa solo del bene. Certo se poi comporta isolamento sociale, e questo crea problemi maggiori, bisogna scegliere cosa è più importante. Non in maniera drastica possibilmente.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Il punto qui è capire cosa si vuole fare: da un lato riconosce di avere un disturbo, dall'altro vorrebbe "tenerlo" ma eliminarne le implicazioni sociali e relazionali.Non penso sia possibile avere tutto. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Comunque oltre all'idea di baby ci potrebbe essere quella semplicemente di evitare le uscite fuori in cui si mangia, o conosci solo gente che vuole andare a ristorante? Cioè c è molto altro...cinema, caffè fuori con gli amici, giri in centro, giri per negozi, andare al mare, in montagna... Ad une eventuale ragazzo spiegagli dopo tot esattamente come vivi la cosa, che il tuo è un disturbo alimentare, se vuole fare una cena fuori normale la facesse senza di te.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Piuomeno capisco il tuo probema, son simile anche se probabimente meno estrema , usualmente il cibo che manigiano gli altri mi fa piuomeno lo stesso effetto di vedere croccantini per gatti, non mi viene certo voglia di mangiarlo e chissa' quante schifezze anche se i gatti ci sono assuefatti, comunque in mncanza di altro si cerca di scegliere il meno peggio, d'altronde e' tutta una graduazione, anche nei negozo bio le cose sono piu' o meno sane. Considera anche che magari qualche aspetto fondamentale ti sfugge, per esempio potresti scoprie che un cibo che credevi salutare contiene molto alluminio, che tossico. Io son simile a te dicevo ma se per esempio in casa non ho altro e i negozi chiusi alla fine spinta dalla fame mangiucchio quel che trovo, dicendomi che quella piccola quantita' non sara' la fine, che gli altri la mangiano quotidianamente e non crepano all'istante (magari stan anche meglio di me), che per tanti anni ho mangiato di molto peggio senza pormi problemi. Insomma quando non ho di meglio o non posso permettermelo per necessita' mi adeguo.
Riguardo al ristorante non ci vado spesso a prescindere ma in effetti scoccia un cibaccio che piace poco, fa male alla linea o alla salute e bisogna pure pagarlo caro e magari avere l'aria contenta... credo che sia una questione di compromessi come in qualunque ambito: dovresti tu fare il sacrificio di adeguarti a qualcosa che non ti va tanto (pur se reputi per buoni motivi) o l'altra persona, nel caso di una coppia, a rinunciare (almeno non farlo con te) a qualcosa che gli piace e magari una novita'...(in effetti capisco possa essere triste chesso' andare in un luogo e non provare le specialita' locali o un ristorantino caratteristico ma dover sempre andare per negozi e ristoranti biologici, che oltre che poco frequenti han tutti un po' la stessa atmosfera, forse un po' triste perche' implicano che la vita normale non e' sana, e no quell'ingradiente, no quell'altro, mia mamma mi definisce "c.gac.zo", rende l'idea) . Riguardo il tuo ex mi pare che nello sbagliato non fossi ne' te, ne' lui , ma siete diversi e o si trova un compromesso o si cercano persone simili, anche loro nell'ambiente vegano, del biologico ecc |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Io uso come metro di giudizio il mio corpo. Non ho iniziato a mangiare bene perché sono illuminato, ma perché stavo malissimo, e ho notato che migliorando l’alimentazione (e lo stile di vita), sono stato meglio. Molti mi prendono per il culo, ma non mi interessa. Quando sto bene per un po mi concedo di nuovo qualche errore, salvo poi pentirmene prontamente.
Ma se come dice claire il tuo problema non è di razionale salutismo, ma di natura psichiatrica, beh sicuramente qualche medico che ti imbottisce di tranquillanti si trova. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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PS:sto attendendo in privato una tua risposta. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
risposta a cosa? Non ho ricevuto nessun messaggio
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
L'hai definito bene, si tratta di un disturbo alimentare e la cosa migliore è farsi aiutare da chi sa farlo
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ma dubito che un bravo psicologo o psichiatra ti dica una frase del genere è un problema che a quanto leggo ti limita fortemente, in particolare nei rapporti con le persone posso immaginare quanto sia pressante questa cosa. Ti consiglio di farti aiutare superando il tuo pregiudizio, che non è altro che una forma di difesa. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Mi sembra che l'op non voglia abbandonare il suo disturbo, ed è comprensibile, ma compreso questo, lascerei perdere i consigli su come portarlo avanti. |
Mi par di capire che è più una questione mentale che prettamete salutista. Anche se devo darti ragione sul fatto che molti locali non sono preparati o sono scadenti, e in un paese simbolo del cibo come il nostro la vedo una mancanza mica da poco. Volevo chiederti se hai per caso problemi con la pizza e il pane a causa di intolleranze o celiachia ?
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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invece si tratta di una patologia esattamente come l'anoressia è una forma di controllo portata all'estremo e per questo patologica che le impedisce di vivere tranquillamente cose banalissime e che le complicano la vita al punto da non riuscire a stare con altre persone in una situazione che per la gente comune è la normalità. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Certamente si può tenerselo, ma è ovvio che comporti sofferenze di qualche tipo, altrimenti disturbo non sarebbe. Non credo si andrebbe a dire a un'anoressica che magro è bello, e le si consiglierebbe come fare per far accettare la sua scelta di mangiare pochissimo agli altri. Non credo che tolte le difficoltà sociali, l'op stará bene. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Anch'io sto meglio, non bene bene ma 1) non faccio tutto al meglio, perche' c'e' quasi sempre un meglio (spesso troppo costoso o scomodo e a volte difficile fin da sapere quale) 2) alcune cose che fan male e non dico principalmente di alimentazione sono inevitabili, non in mio controllo 3) chissa' come starei altrimenti Pero' la questione e' che non ci si puo' rinchiudere in una campana di vetro per evitare ogni cosa che un po' nuoce , la vita non lo permette. Ora uno dice ma cosi' e' andarsela a cercare... Pero' per esempio e' chiaro che per esempio alcol, birra, fumo anche passivo, rimanere alzati fino a tardi nuoccia alla salute e a tutti pero' la gente un po' se lo concede per divertimento o per non rimaner tagliato fuori. E' piu' sano andare a dormire alle 9 anche a capodanno e farsi una tisana invece dello spumante, solo che gli amici in generale ti taglieranno fuori, considereranno una persona strana ecc. Si' non necessariamente l'amicizia e la compagnia rima sempre con maggior salute, se ci son dei benefici anche fisici dimostrati dettati dal sentirsi integrati e ben voluti ci sono pero' anche degli effetti invece nocivi dettati da comportamenti non sempre sanissimi, d'altronde a volte proprio questi comportamenti facilitano l'allegria e evasione che spesso si desidera in questi momenti. Poi io non so l'autrice del post se riesce sempre a seguire la strada migliore per lei ma uno magari non va in pizzeria con gli amici per evitare la tremenda pizza poi magari finisce per deprimersi per il rimaner solo e arrivare a tagliarsi, insomma l'ideale srebbe che gli altri ci fossero e ci portassero sempre verso quello che meglio per noi, ma e' chiedere troppo, bisogna valutare i pro e contro. La strada dei tranquillanti...prima ci va una terapia che non le faccia avere orrore di questi farmaci visto che come si dice non son caramelle...e lei gia' evita le caramelle, almeno quelle non bio... l'ironia e' per dire che anche secondo me la strada non e' la terapia, quantomeno non farmacologica. Pero' deve accettare di essere diversa dai piu' (e la gente e' str.nza mica solo su questo, come vede qualcuno che fa differente e' occasione di risa e pettegolezzi), deve accettare anche che non puo' aspettarsi che sia sempre solo il fidanzato del momento a venirle incontro e mai lei a lui, lei forse e' piu' nel giusto (forse perche' e' come le ideologie politiche, non e' che si puo' valutare a pie pari una concezione che si' piu' sana ma porta anche grosse limitazioni autoimposte), ma lui in fondo piu' nella normalita' statistica (la maggioranza). E' che per i piu' la sua e' un'ossessione immotivata (colpa anche che non viene diffusa una cultura adeguata al riguardo ma questo esula dalla discussione) , un conto e' andare a mangiare una volta in un ristorantino vegano o biologico che praticamente tutti fanno volentieri, un altro e' non poter mettere piede in un locale normale (o pranzare con davanti una persona che spiluzzica con aria sofferente come fosse stata portata al supplizio). Quindi se a lei non va di adeguarsi l'unica e' trovare persone come lei, che mettano la salute al primo posto , siano informate sui pericoli dei vari cibi o cibi industriali , pesticidi ecc., frequentino i locali e ambienti che piacciono a lei ecc, alla fine ne e' coinvolto l'intero stile di vita, e' una caratteristica importante nella compatibilita' (anche perche' normalmente riflette una certa consapevolezza e un certo tipo di carattere o comunque lo causa )e non un dettaglio trascurabile , un gusto come un altro , chi preferisce la nutella e le patatine di mc donald e chi invece le zucchine grattugiate crude biologiche purche' locali e di stagione e condite con olio di oliva extravergine biologico spremuto a freddo. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Per fortuna non mi riguarda, però sto attento al cibo che mangio senza tuttavia renderlo un problema significativo perché non ho problemi a mangiare fuori o a fare strappi alla regola. Però mi rendo conto comunque di esagerare perché al mese spendo centinaia di euro per l'acquisto di "buon cibo" nonostante io viva con i miei e mio padre faccia regolarmente la spesa acquistando ottimo cibo.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Non mangio bene, anzi, spesso esagero e/o mangio schifezze vere :mannaggia: Anzi per fortuna che cucina mia madre, altrimenti mangerei ancora peggio. Non mangio fuori casa (tranne casi eccezionali) nè tantomeno in compagnia di altre persone. Non è che mi risulti difficile, visto che non vedo nessuno :pensando: Comunque...pur essendo consapevole del problema, ma tu stessa lo sei, ovviamente chi ti sta accanto non può risolverlo, non avendone gli strumenti. Immagino sia emarginante (prima mi sono dilungato con la mia vita e i miei problemi ben diversi, ma tutto sommato il risultato si assomiglia). Fosse per me, non emarginerei chi mangia in un modo diverso. Posto appunto che si abbia libertà reciproca. Assomiglia per certi aspetti al disturbo ossessivo compulsivo, che mi condiziona in molte cose. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Il tuo fidanzato capisce, è stato con te per 5 anni.
A me viene l'impressione che nonostante tu lo definisca un disturbo, non lo vuoi tanto superare, ma lo assecondi, forse perché anche solo l'idea di mangiare le cose non sane (almeno secondo i tuoi standard) ti fa un senso di disgusto(?), e ti impedisce perfino di iniziare un percorso. Devi cercare di far prevalere la parte razionale a quella... emotiva? instintiva? qualunque cosa ti impedisca di superarlo. Poi, come detto prima, anche se lo definisci un disturbo ma in cuor tuo sai che è "giustificato", non ci sono soluzioni soddisfacenti. Alla fine è una cosa che ti crea disagio, non è una scelta alimentare. Inoltre, è vantaggioso (nel contesto di avere un disturbo) il fatto che è un qualcosa di concreto, che non ha bisogno di essere prima trovato e poi risolto. Il percorso psicologico dovrebbe essere lineare e il fine sarà mangiare una fetta di pizza, una buona si spera, altrimenti meglio l'insalata :D |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Il disturbo secondo me va curato, perché non ha proprio senso fare una vita così, nel senso che non serve proprio, non ti preserverà da malattie o ti farà vivere 100 anni. il fisico è molto più complesso di quel che pensiamo.. e va anche un po' "aggredito" per mantenerne le difese.. discorso lungo, però credimi, è così, mangiare SEMPRE salutista fa più male che bene, sarà proprio quella pizza oleosa e mozzarellosa mangiata ogni tanto, non 5 volte a settimana, ma ogni tanto, a mantenerti in salute.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Io non le ho risposto di curarsi perché ho dato per scontato c abbia provato... A me la psichiatra aveva detto in sunto che dopo un decennio o giù di lì i disturbi alimentari sono cronici e quindi in sunto per la bulimia posso attaccarmi al cazzo....detto più fine.
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Non conoscevo questa definizione.
Mi riconosco in tutto quello che dici ma in forma più lieve. Sono un vegetariano molto rigido tendente al vegano e preferisco gli alimenti bio. Mangio solo cose che hanno un'etichetta perché si insidiano ingredienti che non posso mangiare: strutto, siero, siero in polvere, caglio animale, formaggi DOP, cocciniglia/carminio(E120), gelatina animale(E441)(E485), fosfato d'ossa(E542), guanilati(da E626 a E629), inosinati(da E630 a E635), glicina(E640), cisteina-lanolina(E910-E913-E920-E921), acido colico(E1000). Ed evito cose (qualora non fosse specificata l'origine) come mono- e digliceridi degli acidi grassi(E471-E472), (da E430 a E436), (da E470 a E495), acido stearico(da E570 a E573), formaggi o derivati del latte poiché possibili prodotti ricavati da cagliata : (ricotta, mozzarella, ecc.) Il nemico numero uno sono i mono e i digliceridi degli acidi grassi che al supermercato sono in quasi tutti i prodotti e vorrei una legge che obbligasse i produttori a specificarne l'origine. Andare al ristorante è un grosso problema ma non soffro più di tanto questa condizione perché in realtà ci vado una o due volte all'anno. Amici non ne ho, parenti non li frequento quindi non mi capita di mangiare a casa di altri. Ho anche problemi a mangiare in pubblico ma mi piacerebbe andare al ristorante più spesso perché ovviamente è buono. Capita spesso che siano i miei famigliari a scegliere il ristorante e sono ristoranti con scarsissima scelta per vegetariani/vegani e finisco per ordinare cose fuori dal menu come tagliatelle ai funghi.. in questo senso non ho mai avuto problemi me le han sempre fatte. Al ristorante mi fido di più in un certo senso perché è roba più genuina rispetto al supermercato, in un ristorante non ti aspetti che il cibo sia imbottito di emulsionanti e conservanti come lo sarebbe per prodotti da scaffale. A volte mi capita di finire in trattorie dove "vegetariano" non sanno nemmeno cosa vuol dire e in quei casi mi sono sempre portato cibo da casa, il mio cibo preferito da portare è la confezione di tramezzini vegan alibio, mi piace, tiene poco spazio, è molto calorico, è indiscreto, non servono posate e si mangia rapidamente. Ovviamente la gente ti giudica, non comprende, commenta e critica, ti senti diverso ma dopo tanti anni mi ci sono abituato e non mi da più tanto fastidio. |
Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Kitsune, ma sei cosí per motivi etici o salutistici?
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Re: Il mio disturbo alimentare: l’ortoressia
Un miscuglio che non saprei definire bene, ho iniziato a 18 anni come dieta per dimagrire misto a buddhismo poi piano piano è diventata una scelta salutista, poi animalista.. oggi è anche un discorso ambientalista.
Oggi principalmente sento che il mio è un rifiuto contro l'industria alimentare degli allevamenti intensivi, lo sento profondamente sbagliato e non dovrei farne parte in alcun modo. |
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