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La timidezza è imbattibile
Portiamo un po' di sano pessimismo in questo forum :sisi:
Ero entrato in bar già sapendo che ne sarei uscito "deluso", perché poi le cose si complicano sapendo che coloro che lavorano lì sono 2 o 3 ragazze, e sempre più spesso anche molto giovani rispetto a te, cosa che aggrava la sensazione di inadeguatezza perché pensi che la figura di quello che non si è saputo adattare alla società la fai da uomo di una certa età. Insomma finisco per risultare titubante, impacciato e allo stesso tempo staccato dalla realtà e schivo rispetto all'umanità circostante fino forse a risultare scostante (vi giuro che queste rime non sono volute). Poi c'è il fatto che parlo a bassa voce e spesso quando saluto non mi sentono, o si sentono in diritto di non rispondere. Comunque ho visto la faccia di una delle due ragazze (forse ce ne era addirittura una terza e non me ne sono neanche reso conto - e non c'erano altri clienti), mentre stavo pagando alla sua collega alla cassa; ho trovato per un secondo il coraggio di guardarla, proprio perché sospettavo che qualcosa non l'aveva convinta e cercavo conferma ai miei timori. Conferma che ho trovato: mi guarda - ma neanche in modo così chiaramente rivolto verso di me, è come uno sguardo assorto, un po' perso - con una faccia perplessa, la bocca leggermente aperta a indicare probabilmente stupore, un non riuscire a spiegarsi, un volto in qualche modo 'stirato' dall'elaborazione dell'aver assistito a un fenomeno strano, distorcendo la regolarità delle sue sembianze nella penombra del locale con le luci ancora spente (o almeno così mi è parso) nell'orario in cui la luce di fuori si sta ritirando. L'impressione è che sia stata una reazione di una persona normale, che sembra deviare per un attimo verso l'anormalità, davanti a qualcosa che non si sa in che categoria collocare e che lascia un retrogusto di una tipologia non gradita seppur di entità lieve. Penso ciò sia stato causato dalle manifestazioni di comportamenti dovuti alla timidezza o comunque alle incapacità di relazionarsi; poi magari sarà stata la mia faccia o il mio modo di vestire (aleatorio, trascurato, consunto), ma questo avrà al massimo contribuito perché quella reazione mi è sembrata come maturata nel tempo e poi scaturita dall'osservazione di quello che stava avvenendo. Capisco che ora qualcuno sia tentato di rispondermi "Vabbé tutto questo film l'hai vissuto nel tuo cervello"; che abbia esagerato nella descrizione è probabile, eppure tutto quello che ho scritto alla fine credo che sia una spiegazione con parole e pensieri miei, con le possibili variazioni di significato che possono essere trasmesse, e romanzando un po', di un effetto che comunque ha avuto luogo in quella persona in un dato momento, d'accordo che ora sarà stato già dimenticato. Ma è l'effetto reale che i sociofobici, evitanti, ecc. conoscono e temono (da qui cerco di giustificare il titolo del thread :sisi:). E prevedendo che nonostante qualsiasi disparato tentativo di 'aggiustarsi' si troveranno, se non subito poi, a leggere (se non corrisponde completamente a realtà) o a sgamare quel tipo di risposte dall'ambiente (dalle persone) vivranno irrimediabilmente ciò che fanno e come sono con paura. Non possiamo convincerci razionalmente che non trovano riscontro i film che ci facciamo se continuiamo a 'vedere' tracce che ci fanno pensare. Non possiamo convincerci che se uno ci guarda strano è espressione di un effetto neutro o addirittura di un'approvazione nei nostri confronti. E se si esagera nell'interpretazione non penso che lo si faccia nel riconoscere qua e là qualche segno di imbarazzo o di perplessità rispetto alle difficoltà del timido. Questo thread non l'ho scritto tra i fumi dell'alcool ma sotto l'influsso di un disturbo ossessivo compulsivo che mi fa scrivere in certo modo; quindi, ecco, giusto per dare una spiegazione a chi eventualmente si chiedesse: ' ma che / come cavolo scrive questo?'. In realtà di quest'ultima spiegazione non sono del tutto convinto ma non credo che in fondo la cosa vi interessi più di tanto. Buona cena P.S. ho sbagliato sezione, un topic sulla timidezza non dovrebbe stare tra le discussioni off topic |
Re: La timidezza è imbattibile
Il mio vissuto quotidiano è fatto di queste cose qui, tanti piccoli episodi anche banali, che vanno a confermare certe convinzioni circa il modo in cui appaio agli altri, come vengo percepito, ossia strano, diverso, a volte buffo e inadeguato.
Tutto questo, ripetuto nei secoli dei secoli, finisce per condizionare i tuoi comportamenti, portarti in una condizione di continuo disagio e ansia, magari a volte in modo leggero, ma continuativo nel tempo, ed anche a rinunciare a tante cose. Certamente c'è una componente di esagerazione, siamo iperallenati a cogliere questi segnali, a cui probabilmente molti non fanno nemmeno caso, sappiamo quando e dove guardare, spesso siamo in grado addirittura di prevederli a seconda del contesto e delle persone che abbiamo davanti. Tuttavia non è un problema immaginario, esiste ed è difficile da contrastare. |
Re: La timidezza è imbattibile
che poi fregarsene, come consigliano sbrigativamente alcuni, non è una soluzione; perchè se dare meno importanza a queste sensazioni è sicuramente giusto, neanche puoi pensare di iniziare a fregartene e basta perchè ben presto ti renderesti conto che vai per un percorso rischioso, che può portare a collezionare sbagli; non può funzionare per chi è prudente, chi per natura tende a non essere incosciente. Nelle relazioni sociali non si può fare come si pare senza risentirne.
E le social skills le puoi imparare e usare fino a un certo punto, fino a dove senti che tu sei ancora simile a come eri perchè poi è come sentire il terreno mancare sotto i piedi, senza che ci sia un'improvvisa frattura che lascia sulle due sponde due persone diverse e come se tutto quello che c'era stato fino ad adesso sia stato uno scherzo. E però forse qui si può dire che ok, no frattura, ma una continuità ci può essere tra il vecchio bambino emotivo e scontroso (che tra le righe credo si noterà sempre) e una persona che qualcosa avrà pure imparato che se si trova cerca di mediare con il mondo esterno. Non sono per provare a fare diversamente per il gusto di provarci e perchè 'vedrai che non succederà niente' - falso, se ti vergogni succederà sempre qualcosa - nè per dirsi che si agirà come si vuole o di preoccuparsi zero per il giudizio degli altri prima di cambiare idea nuovamente sul modo giusto di agire e relazionarsi. Cosa fare? Di preciso non lo so, ma intanto sarebbe male non avere troppa sfiducia? L'ottimismo vuole incunearsi anche in questa discussione? |
Re: La timidezza è imbattibile
Niente..anche dopo 26 anni non se ne esce
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Re: La timidezza è imbattibile
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Se ci guardiamo indietro possiamo dire di essere gli stessi di 10 anni fa o di 20 anni fa? Io non credo, c'è stato un percorso fatto di tentativi, di vita vissuta, che qualcosa ha prodotto, che almeno per quanto mi riguarda ha segnato un miglioramento nel modo di stare al mondo e nell'affrontare certe situazioni. Questo significa che ognuno ha dei margini, chi più, chi meno, tocca stare al gioco per come si può, a modo nostro, ma starci, per imparare a vivere meglio, senza pensare di poter diventare qualcun altro, non sarebbe nemmeno giusto. |
Re: La timidezza è imbattibile
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Re: La timidezza è imbattibile
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Re: La timidezza è imbattibile
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Re: La timidezza è imbattibile
Non si può piegarla, ma si può addomesticarla poco a poco.
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Re: La timidezza è imbattibile
Uno dei trucchi che impiego quando devo approcciare un contesto nuovo è quello di cercare di tornare con la mente allo stato d' animo quieto e rilassato che mantengo quando sono a casa mia, e cercare di figurarmi il nuovo ambiente come una sorta di estensione della stessa: e le persone che trovo cerco di figurarmele come degli intrusi nel mio spazio, invece che il contrario.
Che poi penso sia un processo mentale relativamente spontaneo in chi non ha grosse difficoltà sociali, solo applicato "meccanicamente" e forzatamente invece che in modo naturale. Ovviamente se non si sta bene neanche a casa propria manca il riferimento positivo, quindi la cosa non può funzionare. |
Re: La timidezza è imbattibile
Basta non immedesimarsi troppo in questo scenario, altrimenti si scambiano gli altri per ladri d'appartamento e viene da buttarli fuori di casa. :laugh:
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Re: La timidezza è imbattibile
Non è imbattibile, anche se in alcuni casi si può al massimo impattarla (cit.).
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Re: La timidezza è imbattibile
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Comunque a me aiuta, ho dimenticato di scrivere che è importante esercitare questa roba in vari contesti, se si prova ad utilizzarla subito in uno che crea disagio a 1000 è difficile porti grandi frutti. |
Re: La timidezza è imbattibile
Quello che mi porta a non pensarla come te:
1) in un bar non si socializza, si prende qualcosa e paghi, stop; non ho spazio per rivelare chissà cosa. 2) anche se rivelo impaccio penso che la prossima volta mi comporterò in maniera normale, non essendo bar-fobico o acquistofobico. 3) di gente stramba e che veste in maniera impropria ce ne sta tanta; 4) se come mi comporto la fa scappare, problemi suoi, a me servono rapporti di qualità con gente affine, non con introfobe. |
Re: La timidezza è imbattibile
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Quindi sarà che si vanno a notare e a risaltare segnali parziali, occasionali, che sono una componente che non rappresenta a sufficienza ciò che uno persona può pensare dell'altro, se però quest'ultimo non riscontra altro che può aggiungere qualche punto alla propria autostima di quel momento (tipo un sorriso o altro elemento rassicurante), siccome uno continua a percepire e non può far a meno di notare ciò che non gli piace, o se ne frega e basta oppure si rivolge all'interno e si dà delle spiegazioni. Certo poi come si verificano queste spiegazioni? Se io dopo averci ragionato su, riesco a modificare qualcosa nel comportamento in modo tale da notare anche un cambiamento (in positivo) nell'interazione con gli altri allora quei ragionamenti possono essere ritenuti utili, ma se si ripetono le stesse dinamiche difficile farsi bastare quelle conclusioni, vere o sbagliate che siano. Cioè alla fine penso che se uno si limita a dirsi 'no, ma in realtà non risulto così male agli occhi altrui, è una mia percezione distorta' non ne esce fuori, meglio a quel punto pensare di sorvolare e provare a fregarsene, perchè il primo caso mi sembra quello di uno che vuole convincersi ogni volta. Per avere esperienze diverse bisognerebbe intervenire anche nel concreto cambiando i propri modi, non solo nel pensiero. Evidentemente per farlo bisognerebbe regolare l'emotività, ma questa fino a che punto può essere aggiustata da una diversa prospettiva mentale che vuole essere inculcata un po' con la forza? Secondo me è più vero il contrario, le emozioni vengono prima e determinano i giudizi; le emozioni arrivano da ciò che si vive giorno per giorno. Infine magari uno non ci tiene a cambiare i propri modi, magari non se la sente di farlo. A questo punto io direi che il massimo che potrei fare, a parte migliorare giusto un po' le social skill, è agire direttamente sull'emotività, anche se non avrei idea di come. Che poi in buona parte porterebbe a concetti vicini a quelli del fregarsene. |
Re: La timidezza è imbattibile
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Re: La timidezza è imbattibile
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La sequenza è questa: situazione -> pensiero -> emozione -> agito. Tutto sta nel modificare il proprio pensiero e tutto il resto verrà di conseguenza. Che non vuol dire raccontarsela, ma accettare che possiamo piacere agli altri come anche no, senza che questo ci rovini la giornata, la settimana o la vita. |
Re: La timidezza è imbattibile
Alien boy mi è piaciuta molto la tua descrizione della situazione e il disagio provato, è capitato anche a me e quasi quasi mi hai fatto riprovare le stesse cose.
Comunque, al di là dei pensieri personali (come hanno suggerito altri) io credo che dipenda anche dall'ambiente specifico (o individuo specifico). Ci sono bar dove davvero "si presenta di tutto" e un tipo un po' impacciato (come me) non lo nota nessuno (in senso negativo), anzi magari come tipo di cliente vengo anche apprezzato. Staranno a notare qualche sbavatura i baristi e bariste in quegli ambienti dove si presentano persone tutte un po' "fighettine" che non c'hanno un capello fuori posto. A mio avviso è vero che certe persone in certi ambienti hanno delle reazioni più vistose nei confronti di certi tipi di individui, non sono tutte paranoie, me ne sono accorto anche io, ma è altrettanto vero che altrove magari c'è, per così dire, più tolleranza (anche se non è il termine che volevo usare, ma non me ne viene un altro più adatto, faccio un po' di fatica a pensare) nei confronti della diversità o del disagio. I bar sono come le persone, non sono tutti uguali. In base alla mia esperienza in relazione alla tipologia di locali "bar" io suggerirei un evitamento parziale di bar specifici, soprattutto perché di bar ce ne sono a bizzeffe e si può fare in questo ambito ristretto qua, non diventa disfunzionale. Se un ambiente non ci dà nulla in termini di benessere perché frequentarlo? :nonso: C'è una cassiera (o barista) che ci dimostra antipatia (anche con piccolissimi gesti) amplificando il nostro disagio? Si può anche provare ad andare altrove la prossima volta. Questi problemi specifici qua secondo me sono risolvibili anche senza modificarsi più di tanto. |
Re: La timidezza è imbattibile
questa cosa mi succede ogni volta, ed è umiliante perché succede nonostante io provi in tutti i modi a mimetizzarmi con gli altri.. io provo a sembrare normale, a fingere e a parlare usando lo stile degli altri, a usare un tono di voce che magari sia di una persona sicura di se e appunto normale come loro.. ma in realtà mi pare che loro appartengono a una specie e io a un'altra e quindi non posso ingannarli a lungo.. ho notato spesso questi sguardi strani, sguardi persi e annoiati, sguardi tristi nel rivolgersi a me. Però non ho mai saputo darmi spiegazioni, sul fatto che quando guardano gli altri hanno lo sguardo presentte, interessato e cercano sempre approvazione nell'altro e di risultare interessanti.. con me non lo fanno mai, come se non esistessi, non valessi niente e non dovessero dimostrarmi nulla
tutto ciò però ho sempre cercato di rimuoverlo e di negarlo, mi dicevo che ero io a farmi i film. Sono contenta di non essere l'unica e che esiste davvero tutto questo. Sono un difetto sociale |
Re: La timidezza è imbattibile
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Re: La timidezza è imbattibile
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Re: La timidezza è imbattibile
la timidezza e la paura del giudizio sono solo due dei tanti percorsi tortuosi da attraversare, poi c'è tutto il resto. non ci provo neanche più a migliorarmi, aggiusti una cosa e si apre una falla in un'altra.
ormai è così. anzi più uno cerca di migliorare e più è pateticamente destinato a crollare sempre più giù. meglio non violentarsi troppo e accettarsi, a malincuore per quel poco che si è. |
Secondo me la timidezza è affrontabile. Bisogna solo fare esercizio e imparare dagli altri. Il che non significa scimmiottare il maschio o la donna alpha di turno... e neanche armarsi di sola arroganza, come spesso fanno tanti apparentemente "sicuri di se". Basta modellare il proprio comportamento affinché i tratti più disfunzionali emergano ma senza interferire nella relazione.
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Re: La timidezza è imbattibile
La timidezza nasce dal pensiero di essere inferiori
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Re: La timidezza è imbattibile
ho notato anche io questa cosa, infatti le poche volte che mi vedo bene non sono timido o comunque non tanto da non alzare nemmeno lo sguardo
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Re: La timidezza è imbattibile
Bel topic. E bell'analisi. E no, non credo sia tutto nella tua testa.
Sentirsi a proprio agio, questo è il fine. Certe volte non posso nemmeno stare in fila alla cassa, o camminare per strada, con tutti quegli sguardi. |
Re: La timidezza è imbattibile
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In generale non penso sia vero che proprio tutti ti guardano dall'alto in basso sperando di non vederti più entrare nel loro locale, però sono esperienze mie. Mi viene in mente questo episodio risalente a molti anni fa, lo racconto, poi vedete voi. C'era una persona che avevo conosciuto al cim della mia zona affetta da una certa forma di disturbo compulsivo abbastanza invalidante, spesso questa persona non riusciva a trattenere delle risate nervose anche in assenza di battute. Spesso andavamo insieme agli altri in una rosticceria storica del posto là intorno prima di tornare a casa (frequentavo un gruppo di arteterapia dove c'era anche lui). La signora al banco è sempre stata molto gentile con noi, ci ha sempre trattati normalmente come tutti gli altri clienti, perciò ci fermavamo spesso lì. Una volta comunque capitò che un certo tipo presente nel locale cercò di mettersi a canzonare questo mio conoscente, ora non ricordo più di preciso cosa disse, in ogni caso la signora vide tutto e praticamente buttò fuori l'altro avventore dal locale dopo averlo rimproverato aspramente. Io quando capitano queste cose non sono tanto capace di rispondere in modo adeguato (non possiedo buoni sistemi di autodifesa), ci pensò la signora al bancone in quella situazione. Ora si dirà che le persone più giovani non si comporterebbero mai così, ma in generale non è vero. Anche le persone più giovani son tutte diverse, noi non possiamo saperlo ma magari qualcuna ha un fratello (uno zio, un amico ecc. ecc.) impacciato proprio come noi al quale è affezionata, ed in base a questo già magari non ci vede più come alieni, ma con simpatia. Probabilmente è vero che ambienti più accoglienti ce ne sono di meno, ma non trovo sia vero che non esistano proprio (almeno in questi ambiti qua). |
Re: La timidezza è imbattibile
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In che senso dici 'affinché i tratti più disfunzionali emergano'? Quote:
Non riesco a inserirmi stabilmente in nessun contesto e alla fine finisco o per isolarmi e/o per studiare un modo per cambiare aria. |
Re: La timidezza è imbattibile
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I timidi sono sempre esistiti ma nella società di oggi sono solo zavorra. Se fai corsi sull'automiglioramento o ti informi su come fare un bel colloquio ti ritroverai solo gente che tratta la timidezza come fosse una malattia, quando è solo un modo di essere. Si è timidi > si scopre che non sei ritenuto "normale" > ti senti inferiore > stai male> ti chiudi ancora di più > ricomincia da capo. |
Re: La timidezza è imbattibile
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Dalla tua descrizione è emerso che hai percepito un atteggiamento un po' negativo da parte di una persona che lavorava nel locale. Se il problema è questo, penso che sia risolvibile cambiando ambiente, se il problema invece consiste nel fatto che vorresti interagire e non riesci a scambiare alcuna battuta, è più difficile da risolvere perché non penso che dipenda soltanto dall'atteggiamento dell'altra persona. Se provi ad andare più volte in un posto dove non ci sono persone come la persona che hai incontrato (che già ti hanno un po' escluso a monte) quasi sempre chi lavora là cercherà di avviare una conversazione, ti farà qualche domanda ecc. ecc. Se vede però che a te non va (o almeno così afferra se non interagisci) magari poi non insiste immaginando che sei un tipo più introverso. Dipende anche poi da cosa vuoi fare tu, se ti va di interagire interagisci, se non ti va nessuno inizia a giudicarti male secondo me in certi ambienti più tranquilli, ci puoi tornare non è che ti tolgono il saluto. |
Re: La timidezza è imbattibile
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Chiaramente parlo della mia esperienza, che non vuole essere un "siccome è valido per me, funzionerà così per tutti" ci mancherebbe. Nel mio caso, sono molto più tranquilla, razionale e ragionevole adesso rispetto a quando ero più giovane. A 20-25 anni non capivo un cazzo, ero rigida, troppo emotiva e avevo una marea di convinzioni errate, in giovane età il disturbo è lì in tutto il suo splendore, complice l'energia dei 20 anni, ci sono casi in cui il problema regredisce col passare degli anni. Cosa che ho riscontrato anche nelle mie amicizie, anche se c'è da dire che tutti i miei amici sono in terapia da anni, quindi hanno anche un percorso alle spalle. Vero che la gente intorno a noi si abitua ad alcuni atteggiamenti, e poi resta spiazzata di fronte al cambiamento. Ma lì io direi anche sticazzi, io ho deciso di cambiare e provare a migliorare alcun cose, non per dimostrare qualcosa agli altri o per farmi accettare, ma solo ed esclusivamente perchè stavo male io e non volevo più soffrire. Vero anche che puoi essere confuso e non riconoscerti più, falso che inizieresti a disprezzarti. Quando stai meglio, sei sorpreso che certe cose non ti agganciano più come un tempo, che gestisci le situazioni in modo migliore e più equilibrato, ma non c'è disprezzo verso se stessi (non mi hanno fatto il lavaggio del cervello, non ho cambiato la mia personalità, ho solo smussato rigidità e difficoltà) anzi, ti riscopri in modo nuovo. Quote:
Tendenzialmente funziona così: una persona viene aggredita da un'altra, metti per strada, da uno sconosciuto. Questo trauma causerà un terrore cieco ogni volta che avrà a che fare con una persona che non conosce (tutti indistintamente, non solo rivedendo quella persona che gli ha causato il trauma, che sarebbe pure normale) è così che inizia il problema ed è quello il motivo per cui quando si fa terapia si sviscera il passato. Il lavoro è razionalizzare il pensiero e capire che quel trauma viene da un fatto e/o persona specifica, e che avere paura di tutti a prescindere non è funzionale, causa chiusura e sofferenza e rovina la vita alla vittima, che da quel giorno in poi non vive più. Magari avrà sempre un po' di sfiducia verso gli estranei, anche una volta risolto ed elaborato il trauma (che lascia comunque un segno, come una cicatrice, non puoi rimuoverlo del tutto), ma un conto è tenersi un po' a distanza, un altro è chiudersi in casa e non voler più avere a che fare con gli altri. |
Re: La timidezza è imbattibile
Situazione, emozione, pensiero.
Mi da l'idea che funziona così. La paura è un istinto innato non nasce dall'esperienza. Quando incontri lo sconosciuto per strada istintivamente ti ritrai anche se ha buone intenzioni. Nasce così un pensiero di difesa che se è eccessivo anche in situazioni positive diventa patologico. Credo eh.. |
Re: La timidezza è imbattibile
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La paura è un'emozione primaria che esiste negli animali e nei bambini solo quando c'è un effettivo pericolo davanti a loro. L'ansia è un'emozione secondaria, evoluzione della paura, che sviluppa l'uomo e nasce per esperienze negative pregresse. L'ansia ce l'hai prima che si verifichi un certo evento, che ti fa paura per tutti i pensieri che colleghi alla situazione. E il pensiero disfunzionale è la causa di tutte le emozioni ad esso collegate, che sia paura, rabbia, tristezza, etc. |
Re: La timidezza è imbattibile
Ci ho rinunciato..ci sono nato e me la tengo
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Re: La timidezza è imbattibile
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Penso che l'ansia si sviluppi anche in situazioni non collegate all'evento e che l'evento è una scusa per far scaturire l'ansia che squilibri chimici, caratteriali etc la fanno nascere. Poi subito subentra il pensiero e il suo rimuginare. Poi non so … |
Re: La timidezza è imbattibile
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parlo per esperienza diretta ... |
Re: La timidezza è imbattibile
Io non ci so stare in mezzo alla gente..
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Re: La timidezza è imbattibile
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Dovrei ripetermi e dire che è tutto nella ns. testa , l'ansia è una difesa sì ma INATTUALE, magari ci riporta alla infanzia e al rivivere certe situazioni che ormai non esistono più, il guaio è che a volte (per non dire sempre) ne siamo pure consapevoli ma non sappiamo staccarci da simili sensazioni |
Re: La timidezza è imbattibile
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L'ansia è quasi normale in certe situazioni ma poi diventa patologica e da questa che nasce il pensiero disfunzionale. Troppo psicologismo secondo me :D … è un cercare un confronto, non è certo uno scontro.. :) |
Re: La timidezza è imbattibile
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Non sono molto ferrata sulla chimica, quindi non saprei, ma penso dipenda anche dalla diagnosi di base. Mentre nel disturbo della personalità influiscono predisposizione del soggetto e ambiente, quindi situazioni traumatiche che portano ad un comportamento non funzionale nella vita quotidiana (questo non vuol dire che non esista uno scompenso chimico, ma magari è più controllabile?), nel disturbo dell'umore, non dovrebbero esserci collegamenti di questo tipo. O meglio, mi è capitato di sentire persone parlare di diagnosi di disturbo dell'umore quando al cambio dell'umore appunto, non corrisponde nessun pensiero disfunzionale, quindi probabilmente una questione più chimica che altro. Io con la terapia psicologica e la razionalizzazione del pensiero sono cambiata tantissimo e la cosa è costante nel tempo, non mi riconosco più in tanti pensieri che prima erano la norma, mentre con i farmaci non ho risolto niente, o molto poco. E vedo che è una costante anche nelle mie amicizie che sono in terapia, associano sempre dei pensieri e dei traumi a ciò che vivono ora. Però ecco, più che parlare della mia esperienza non posso fare. |
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