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Cosa fareste al mio posto?
Ciao a tutti, sono giorni che la mia ansia è aumentata a dismisura e so per certo che è dovuta ad una decisione che dovró prendere quanto prima.
Cercherò di essere sintetico, quindi se avete delle domande fate pure. È ormai da mesi che avevo trovato un progetto per partire all'estero, un progetto di volontariato della durata di un anno, che mi offriva esperienza, vitto ed alloggio. Da un mesetto sono venuto a conoscenza di un'università privata che offre una facoltà molto interessante, che a me piace molto, che dura "solo" tre anni e che alla fine di questo ciclo mi darebbe una laurea ed una qualifica professionale (un pezzo di carta è comunque qualcosa). Il problema sostanzialmente è il seguente, ho un clima a casa che io considero nocivo e che, sicuramente, mi darebbe non poche difficoltà a livello psicologico per affrontare questo ciclo universitario (anche se secondo lo psico sono problemi psicologici che io potrei scansare proprio grazie all'università) ed è proprio per questo clima che avevo deciso di andare all'estero, anche se il progetto avrebbe un inizio ed una fine, in altre parole, a meno che non dovessi crearmi qualcosa al di fuori di questo progetto (cosa che ritengo molto difficile), dovrei in ogni caso tornare alla base. Ci sono diversi pro e diversi contro per entrambe le scelte, intanto vi chiedo, cosa scegliereste? Grazie mille per la pazienza e, se avete domande, sarà un piacere per me rispondere. |
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Ad ogni modo, tornare a casa dopo un anno non eliminerebbe i problemi di fondo di cui ho parlato. Se decido di andare via vorrei farlo in maniera definitiva. |
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Re: Cosa fareste al mio posto?
L'idea del volontariato all'estero sembra interessante, sempre che sia un progetto interessante e in un campo professionale (utile) in cui puoi sviluppare le tue potenzialità ...se è il solito servizio civile o robe tipo "cittadinanza attiva" o cagate simili ti direi di lasciar perdere subito che non servono a una beneamata ...
Per l'università se hai già una laurea punterei ad un master più che altro...ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro di 3 anni potrebbe essere molto controproducente se non hai più 20 anni come dici .. |
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Non ho una laurea, non ho più 20 anni ma non ne ho nemmeno 30 o più. |
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Tra l'altro ho anche paura di non avere la costanza di intraprendere gli studi, il dovermi organizzare completamente da solo ed altre ansie che però credo (spero) siano gestibili affrontandole. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
Comprendo perfettamente i tuoi dubbi e le ansie (le hai spiegate benissimo) ma anch'io punterei sull'università...
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Re: Cosa fareste al mio posto?
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Re: Cosa fareste al mio posto?
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Voglio anche specificare che ho posto lo stesso quesito su un gruppo facebook al quale sono affezionato e tutti mi hanno risposto di partire al fine di allontanarmi da casa e quindi dalle problematiche principali che mi attanagliano.
Alla fine spetta a me decidere, tuttavia sono ancora più in confusione. |
Parti per l’estero! L’università ti costerebbe un grande sforzo emotivo se non sei circondato dall’ambiente giusto. Potrebbe in questa situazione costarti molto più di tre anni. E l’esperienza all’estero non sarà mai inutile.
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L'esperienza all'estero durerebbe dai 6 ai 12 mesi e, a quanto ho capito, non ci sarebbe la possibilità di prolungare la cosa. Inoltre si parla di volontariato, quindi zero retribuzione e zero "riconoscimenti", l'unica cosa possibile sarebbe quella di cercare di costruirmi qualcosa al di fuori e trovare magari il modo di stabilizzarmi definitivamente lì, ma senza qualifiche professionali o pezzi di carta (come una laurea) il lavoro che potrei trovare sarebbe solo quello non qualificato. L'unica cosa positiva sarebbe quella di allontanarmi dalla mia famiglia...ma mi chiedo, vale la pena buttare nel cesso l'ipotesi l'università ora che posso ancora farla???? |
Re: Cosa fareste al mio posto?
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Poi saresti piu' maturo, magari piu' stabile emotivamente dopo un 'esperienza simile grande, impegnativa, probabilmente umana, per decidere il da farsi se cercar subito lavoro o far l'universita'. Secondo me e' meglio l'esperienza gratuita all'estero che iniziare gia' con poca stabilita' emotiva un percorso diffficile che potrebbe anche rilevarsi piu' lungo e penoso del previsto. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
Un'esperienza come quella all'estero non ti ricapiterà mai più. Un anno di attesa per l'università non ti cambierà la vita, le esperienze che invece potrai fare all'estero forse si. Io mi mangio le mani per non averlo fatto quando potevo per cercare di costruirmi un "futuro". E mi sono trovato in mezzo a crisi e depressione (bel futuro di merda). Secondo me non c'è titolo né lavoro che puoi ricambiare con certe esperienze di vita.
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Ma l’università è lontana da casa? O resteresti a vivere lì?
Comunque mi sembra di intuire che a te piace più l’idea dell’università quindi scegli quella Devi sentire dentro quello che desideri di più |
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Ho già fatto esperienze all'estero (anche se non così lunghe) e non sono andate bene, ma va detto che stavo molto peggio di adesso psicologicamente parlando. Io credo che partire per poi tornare non abbia senso, soprattutto perché una volta tornato a casa il clima famigliare sarebbe sempre il medesimo. Quindi, anche iniziare l'università tra un anno sarebbe emotivamente difficile, con molta probabilità tornare significherebbe tornare punto e a capo. |
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Diciamo che è quella che razionalmente trovo più concreta e costruttiva, al contrario di un'esperienza a tempo determinato che, come dicevo, sarebbe solo un trampolino di lancio per qualcosa di incerto. Partire e tornare non avrebbe alcun senso. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
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No, non ci sarebbe la possibilità economica per vivere altrove. Hai centrato comunque il punto ed allo stesso tempo hai compreso in pieno la mia confusione. Fossi stato con una situazione famigliare diversa avrei scelto l'università ad occhi chiusi. Come dicevo in un post, il mio psico dice che se il problema è studiare potrei farlo a casa di amici o nelle biblioteche, quello che lui non capisce è che non sono un robot in grado di vivere distintamente la vita famigliare e quella lavorativa/universitaria, perché comunque la mia famiglia (in particolare mio fratello) in qualche modo mi influenza nella quotidianità. Non riesco ad uscire di casa ed essere totalmente spensierato solamente perché ho altro su cui potermi concentrare. La risposta dello psico, in sintesi, è stata che io sono solo una parte della famiglia, il figlio e non spetta a me risolvere i problemi in questione, di dover pensare al mio futuro e di dovermi realizzare (cosa che in qualche modo dovrebbe rendere i miei contenti). Ho spiegato molto velocemente spero sia chiaro comunque. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
quanti laureati sono disoccupati?
quanta gente può vantare esperienza all'estero sul cv? parti! |
Re: Cosa fareste al mio posto?
Se credi che l'ambiente a casa sia nocivo, parti senza manco guardarti indietro. Come detto da altri l'università la puoi anche recuperare più avanti ma l'esperienza all'estere potrebbe essere un treno che passa una sola volta.
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Ripeto, non la considero un'opportunità unica. |
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Lo psico mi ha posto una domanda semplice e precisa quando ho iniziato a tentennare e non ero più così convinto di partire.
Vuoi partire perché pensi che quest'esperienza sia formativa e ti piace l'ambito per cui faresti volontariato oppure partiresti solo per allontanarti dalla tua famiglia? La mia risposta è stata la seconda ed è questo il punto essenziale. Quindi la domanda da porsi è, vale la pena non intraprendere il percorso universitario per via di un clima famigliare negativo? Poi, come già detto in precedenza, mi sono stati dati dei consigli su come marginare questi problemi. |
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Per quanto riguarda l'ipotetica soluzione da te citata è praticamente impossibile per vari motivi, soprattutto quello economico. |
Quale facoltá?
Se non c'é molto lavoro in quel campo meglio partire per l'estero. Magari scegli un paese tipo Germania dove trovare un part-time non é impossibile, oppure UK così perfezioni il tuo inglese. |
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Ad ogni modo ho qualche amico e penso, anche se difficile, che l'università possa essere un buon trampolino di lancio per allargare la propria cerchia di conoscenze. |
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Università PRO - intraprendere un corso di studi che mi porterebbe ad acquisire una qualifica professionale. - Nuove conoscenze e possibilità di allargare il proprio cerchio. - studiare qualcosa che piace. - continuare la psicoterapia. - non dover provvedere in totale autonomia a me stesso. CONTRO - Ansia e paura di dover intraprendere una nuova strada. - Doversi rimettere sui libri dopo tanto tempo e trovare la costanza nel farlo. - Rimanere a vivere dai miei. Per l'esperienza all'estero molti pro università diventano contro e viceversa... Qualcuno che non si è ancora espresso???? |
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Resoconto psicologo. Non siamo giunti ad una conclusione, io avevo la mia idea e lui la sua. A mio parere, l'università sarà un inferno per via delle ansie legate all'organizzazione autonoma, alle paure legate alla costanza nella studio ed ai problemi famigliari. Secondo lui, alcune cose sono gestibili/risolvibili con il tempo, mentre i problemi famigliari diventeranno secondari rispetto all'università che diverrà la priorità. In poche parole, prima di intraprendere questo percorso è normale avere delle paure o degli stati d'ansia. Morale della favola, fin tanto che non provo non posso dire niente, tocca con mano e vedrai. Per come la vedo io, nulla di fatto. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
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Se no, guarda che in uni fai 3 mesi di lezioni e poi 2 mesi stai a casa a preparare gli esami, se hai problemi in famiglia ti peseranno, pensaci. |
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Faccio un esempio, la mattina mi alzo e vado a lezione, torno a casa stanco e magari con l'intento di voler studiare (fuori) il pomeriggio, come faccio a dissociarmi mentalmente dalle ore "nocive" che passo a casa? Secondo lo psico, quelle ore (che ora che non faccio nulla rappresentano la maggior parte della giornata) diventerebbero secondarie e poco condizionanti in quanto l'università diventerebbe la priorità. |
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