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Incide più feed-back nostro o altrui?
Vi e' mai capitato di apparire l'esatto opposto di come pensiate essere? Cioè commenti altrui che vi han lasciato di sasso proprio perché sono diversi di quello che pensate e/o di cui siete convinti di essere?
Come li avete giustificati? Nel caso della timidezza io ne ho una marea...mi han detto spesso delle cose totalmente lontane dalla timidezza. Quando però mi "fido" del parere altrui succede sempre che faccio performance da fobico totale. La convinzione deve partire sempre da me...purtroppo è disarmante a volte, perché se la mia testa dice che non valgo nulla, non c'è verso di ragionare diversamente, supporto la convinzione fino alla morte. Quindi il giudice di me stesso, quello che ha il parere finale sono sempre io. Qualcuno e' più influenzabile da pareri esterni? Oppure le redini le avete sempre voi sia per stritolarvi che per viaggiare veloci? |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Il parere finale non lo possiamo mai avere noi in un mucchio di faccende. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Le sfumature della percezione mentale sono più evanescenti di un parcheggio ad s, o di un innesto di marcia, e soprattutto decisamente contraddittorie. Quindi la metafora non regge...
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Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Uguale a te, anche se qualcuno ogni tanto dice quel che penso di me, confermando le mie fisse ( se lo sono), mentre in molti dicono il totale opposto. Ma secondo me nella mia testa sono rimasto ad anni fa dove effettivamente apparivo come mi immagino di essere, ma ora avendoci un po' fatto d'abitudine non lo do più a vedere, perciò in parte sicuramente avrò una visione distorta di me.
Comunque per me incide quello che penso io, i commenti altrui al massimo possono farmi piacere lì per lì se dcono quello che vorrei essere. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Alcune cose su me stessa ,ad oggi,le so con certezza.
E non sono cosí perchè le penso io, ma perchè sono verità. Su queste cose la gente può dirmi ciò che vuole,non cambio la mia opinione.Può farmi piacere se gli altri mi dicono che alcune cose non si vedono,tipo"non sembri fobica",ma quel che è resta quel che è. La maggior parte delle persone mi conosce superficialmente, e ha scarsa conoscenza dei miei problemi, e quindi il loro feedback conta fino a un certo punto. Se ricevo complimenti o attestazioni di stima sono comunque contenta.Dovrei essere meno dipendente dal giudizio altrui e riconoscermi valore da sola,ma non mi riesce |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
I pareri esterni m' infastidiscono, non m' interessano, non ci bado piu' di tanto. Penso di avere
abbastanza conoscenza di me da non dover considerare cio' che dicono gli altri. Son sempre gli stessi. Se dicono che sono un bravo ragazzo tranquillo, significa friendzone (donne); se dicono che ho una testa dura e non seguo consigli e perche' vogliono mettermelo in quel posto; se dicono che ho fatto bene qualcosa e' invidia e vogliono sapere come ho fatto. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
In questo campo, ogni cosa accade dentro di me, quindi è sempre la mia interpretazione ciò che prevale.
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Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Cerchi di costruire un ponte, questo crolla, e qualcuno ti fa notare anche magari che è crollato e tu poi pensi che sono più fondamentali le tue regole interne di ingegneria rispetto ai feed-back negativi "guarda che il ponte così crolla, quello che ha costruito è crollato, qualcosa non va" che fino ad ora attestano una tua forma di incapacità (che forse poi in futuro potrebbe essere colmata, certo che se fai errori a ripetizione non so quanto sia realistico scommettere sulla cosa o magari provare a dedicarsi ad altro). Se ignori la cosa e ti dici "sono un grande ingegnere e sicuramente posso diventarlo" al di là di questi feed-back non è detto che poi le cose funzioneranno per forza. Per questo alla fine il giudizio finale sul nostro operato lo danno sempre i feed-back secondo me (umani e non umani, a seconda dell'obiettivo) e non quel che pensiamo noi. Un feed-back non può provenire da noi per definizione, non possiamo dirci di aver fatto bene indipendentemente da certe variabili esterne. I valori che assumono certe variabili esterne rappresentano i feed-back, ed in certi contesti, se l'obiettivo è relazionale, i feed-back umani, ossia i giudizi delle persone che ci stanno attorno, non si possono ignorare. Se vuoi che un tuo libro sia letto da molte persone e vuoi che lo comprino, che senso ha ignorare il fatto che quasi nessuno lo ha comprato (nonostante la pubblicità) e il libro ha ricevuto solo recensioni negative e così via, se poi in fin dei conti a te questo interessava ottenere? :nonso: Come fai a dire in contesti del genere che "il giudice di me stesso, quello che ha il parere finale sono sempre io"? In che senso dovrebbe esser vera questa cosa? Dovresti affermare che hai centrato l'obiettivo (relativo al tuo desiderio di popolarità) anche se poi in sostanza l'hai mancato? Alla fine riesci a capire di aver fallito in questi contesti proprio in relazione a dei giudizi di altre persone, non è che il verdetto finale poi è tuo, mi sembra una cosa falsa questa perché il tuo giudizio non è indipendente da quello degli altri in molti contesti, dici di aver le redini in mano quando poi magari sei il cavallo imbrigliato in queste redini. Il giudizio degli altri io non lo ignoro perché in senso pragmatico non si può ignorare né risulta possibile rendere il proprio indipendente da questo. Come faccio a giudicarmi adesso un grande amante se nessuna donna ne vuol sapere di stare con me manco per andare a prendere un caffé? Sono io a poter decidere che qualità dovrebbe avere un buon amante? Io non sento di aver le redini in mano, ma in base a quel che ho visto non le hanno neanche altre persone dato che in genere poi si adattano, mica riescono a modificare facilmente tutto il genere femminile. Stile Renzi e Partito Democratico. Forze politiche senza appoggio o che ignorano l'assenza di questo appoggio (perché non è importante il giudizio degli elettori è importante il proprio) finiscono con lo sparire e non esistere proprio. E' come se si volesse coniare una nuova moneta (i soldi del monopoli magari), sì in privato puoi farlo e giocare da solo, ma in pratica questi soldi non ti servono a nulla perché nessuno li accetterebbe come elementi di scambio. Quel che fa star male le persone è lo scarso valore sociale, questo valore non può darselo da solo nessuno, il valore privato ce l'hanno tutti, tutti magari si mettono al primo posto, ma son due cose diverse. Non si ha in mano alcun giudizio libero ed indipente in relazione al proprio valore sociale. Così come un solo individuo non può dare un valore di scambio a piacere a quel che gli pare (e darlo significa che la cosa viene riconosciuta anche da altri, altrimenti non ha senso parlare di questo valore), così un solo individuo non può giudicarsi da solo, questo valore esiste nel momento in cui anche altre persone lo riconoscono. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
esempi negativi tanti, troppi. Me li sono spiegati dicendomi che le opinioni degli altri li aveva influenzati, un circolo vizioso.
esempio positivo solo uno, una ragazza mi disse che ero una brava persona e le faceva piacere quando c'ero anche io nelle uscite di gruppo, rimasi sconvolto. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Dicono che i principali problemi mentali sono legati ad una errata percezione di sé stessi, sia in senso positivo (es. narcisismo patologico) che negativo (distimia, depressione).
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Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Grazie del link Mirco, è interessante ma nel mio caso trovo correlazione solo nel fatto di essere stato precoce nel cavarmela da solo, ma non per sopperire a qualche mancanza, più che altro per questioni caratteriali e perché percepivo un grande affetto da parte dei miei genitori e quindi volevo far di tutto per cercare di ricambiare in qualche modo, facendo l'adulto e non il bambino viziato.
L'affetto dei miei l'ho sempre percepito in quantità industriale. Il mio dubbio era riferito al fatto di non capire bene i feedback altrui per quanto riguarda il mio lvl di interazione, e visto il trauma di dep e fobia, di farmi condizionare sempre dal mio passato e non prendere per buoni i feedback positivi altrui. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Quindi l'inversione di marcia passa proprio nel mettersi nelle condizioni di essere giudici di se stessi più neutri, più razionali e meno direzionati dai pareri altrui, perché il parere altrui viene sempre metabolizzato male quando c'è una fobia o un problema di socialità di fondo. Se in questa neutralità la si riempie di un po di orgoglio e di autostima, la bilancia alla lunga si equilibra da sé. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Mi lascio influenzare molto. Sono tendenzialmente insicuro, e quando questa insicurezza trova dall'altra parte un riscontro mi inibisco. Questo funge da profezia autoavverante, e mi impedisce di esprimermi al 100% delle mie possibilità.
Mentre nel caso in cui mi sento sicuro, riesco a tirar fuori il massimo da me stesso, risultando in certi casi irriconoscibile. Tuttavia non influisce tanto il feedback verbale esplicito, quanto la mia percezione rispetto all'altrui accettazione. In sé le parole possono far ben poco. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Se è irrazionale e condizionato questo giudizio ed il giudice è interno, anche se la persona ottenesse lavoro ben stipendiato, donne, amicizie e via dicendo dovrebbe rimanere tale... Negativo. Io ci credo poco, sono scettico nei confronti di queste interpretazioni. L'autostima poi per me è legata alla percezione della propria efficacia (in relazione a quella di diversi altri) o di caratteristiche che si osserva che sono effettivamente apprezzate (o in senso economico, o amoroso e così via) non è un motore interno che si regge sul nulla. L'autostima è qualcosa che dipende dall'esterno e da una serie di fattori reali. Può essere comunque che si ha una percezione distorta proprio dell'esterno, in tal senso poi ci troviamo. Ma non è la stima di sé che deve cambiare, dovrebbe cambiare la rappresentazione della realtà sociale (e di altro tipo), poi in seguito cambierebbe di conseguenza anche la stima di sé ed il valore che il giudice interno assegna (giudice interno che altro non è che una duplicazione interna di quello che si crede esterno). |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
mi viene in mente l'anno scorso.
senza entrare nel dettaglio, avevo a che fare con VIP americani e relativo management e a fine rapporto lavorativo mi hanno detto tra le altre cose "thanks for your coolness", intendendo non solo che fossi una persona a posto, ma anche che avessi gestito tutte le loro cose e li avessi rappresentati con i clienti italiani concon massima professionalità in ogni occasione. la cosa mi ha stupito, e mi ha fatto pensare che la mia incapacità di riuscire a farmi coinvolgere può apparire da fuori come grande professionalità e maturità. in realtà è solo profondo disagio che mi impedisce di legare con il prossimo, dentro di me vorrei ma le preoccupazioni sono troppe e divento estremamente distaccato. per lo stesso motivo (incapacità relazionale e comunicativa) nel corso del tempo, familiari hanno pensato non avessi sogni né speranze, amici hanno pensato mi piacesse stare solo, donne hanno pensato non tenessi al nostro rapporto. che merda la mia vita... |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Io non ho la condizione base da fobico...la depressione (indotta) mi ha portato a soffrirne. Ma lo strascico, nonostante sia tornato su molte cose a livelli antecedenti dep (e quindi fs) mi frena ancora su molti ambiti. Ho ripreso abitudini caratteriali che rispecchiavano il Crystal prima di questi eventi...e nonostante questo il mio giudizio a volte è negativo...perché aver vissuto la fobia sociale cozza contro la mia personalità di base...La personalità si scontra con l'irrazionalità della paura del socializzare. A volte mi vengono dei flash in cui mi ricordo che devo avere ansia per le situazioni sociali...fai te. Quote:
Se l'autostima fosse a zero assoluto, saremmo sul fondo di un fiume o nella migliore delle ipotesi a letto come dei vegetali. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Alcune persone mi hanno trovato molto socievole e quando dicevo loro che sono , in realtà, timido e introverso facevano fatica a credermi. :nonso:
Ho confessato ad alcuni miei amici del mio essere ansioso, quasi fosse lapalissiano ma ho ricevuto in cambio risposte dubbiose. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Nel mio caso incide sicuramente di più il mio feedback. Sorprendentemente ho scoperto, tramite osservazioni altrui, che ad alcuni appaio sicura e socievole... esattamente il contrario di come mi sento nel momento in cui sono a contatto con altre persone.
Allo stesso modo so che altre persone hanno individuato i miei problemi a socializzare o comunque relazionarsi. Fatto sta che mi sono rotta i co***oni di farmi tutte ste pippe mentali e vorrei avere almeno qualche amicizia. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Insomma poi se si sa già che sono apprezzate e sono apprezzate certe caratteristiche che si possiedono, il giudice interno cosa c'entra visto che giudica correttamente? :nonso: Questo giudice interno bisogna allinearlo a quello esterno o no? O bisogna farlo diventare tale fa farci valutare attraenti 8 anche se poi mediamente lo siamo 6? Perché poi può essere che la salute dipende dal fatto che si coltivano illusioni, anche questa cosa potrebbe esser vera. Io personalmente in certi ambiti non ho mai ricevuto apprezzamenti o segnali positivi, anzi, ora cosa dovrei fare per modificare la percezione di me in questi ambiti? Dirmi che è tutto falso e che l'assenza di apprezzamenti e di stima (e soltanto quella di giudizi negativi) dipende dalla mia immaginazione? O spiegare la cosa col fatto che io sono fatto in un certo modo e se resto così come son fatto ora questi apprezzamenti e questa stima non posso riceverli? :nonso: Quale delle due spiegazioni risulta corretta? Visto che poi anche quando vado dallo psicoterapeuta questo cerca di convincermi a cambiare (ad esempio facendomi notare che ho un certo tipo di postura, che sono pallido e dovrei prendere più sole e cose del genere), non posso credere che è il giudice interno in errore quando continua a dirmi "queste caratteristiche non vanno" quando poi rileva solo la percezione sociale media di queste caratteristiche. Poi lo psicoterapeuta parallelamente mi dice le stesse cose che dici tu, "il giudice è interno, siamo noi a dirci certe cose e a non validarci quando poi in concreto risultiamo validi", solo che io a questo punto penso che sia solo una presa per i fondelli. Bisogna coerentemente scegliere la linea da seguire, se è vero che è il giudice interno a sbagliarsi allora andiamo bene già così come siamo socialmente, è la nostra percezione della realtà che è distorta, non dobbiamo parlare di più, non dobbiamo cambiare postura, non dobbiamo curarci meglio e così via, queste son tutte cose inutili che non servono, è il giudice interione che non capisce un tubo ed è scollato da quello sociale, anche se abbiamo queste caratteristiche siamo ritenuti ottimi partner sessuali e così via, siamo noi a non accorgerci di avere file di pretendenti che ci piacciono ed interessano. Poi inizio a pensare che questa teoria è una teoria messa su per intortarmi, mi si vuol convincere a cambiare certi aspetti esteriori, interiori e così via dicendomi che il motore giudicante di partenza è mio quando poi io ho soltanto valutato come vengo percepito in certi ambiti e se fosse per me e solo per me, me ne sbatterei altamente di tutto se potessi ottenere comunque certe cose che mi mancano. Certe spiegazioni io così le percepisco come false, la spiegazione deve reggersi su dei fatti, se ci sono addirittura fatti che la contraddicono, la spiegazione cede e cade. Non si dovrebbe far leva in alcun modo su certi cambiamenti se la spiegazione corretta è quella relativa al giudice interno scollato. Se si cerca di fare più manovre distinte di questo tipo, si invalida la spiegazione di partenza. Per me sarebbe estremamente gratificante credere che è soprattutto il giudice interno a sbagliarsi, non dovrei fare quasi nulla (cercare di scalare certe gerarchie sociali ad esempio) per ottenere effettivamente quel che mi manca. Sono già stimato ora molto socialmente e non me ne accorgo. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
Perche' il giudizio altrui e' cosi importante?
Se ho un amico che prima o dopo gli scappa un commento negativo sulla mia persona magari pure sbagliato con me l'amicizia ha durata breve. Non puoi fare l'amico e poi dirmi che ti faccio pena, che mi vedi un po' " ritardato" e altre cazzate simili in passato e' successo pero' molti anni fa. Il giudizio degli altri incide molto ma serve per selezionare la gente, quella che deve stare lontano da noi. Il giudizio personale e' quello che deve contare di piu'. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Puoi dirti di essere un ottimo amico che dovrebbe piacere a certe persone, ma come fa a reggere questa cosa se poi in concreto non hai alcuna persona attorno di questo tipo e non l'hai mai nemmeno trovata? Se il giudizio negativo è limitato a pochi e sporadici casi, e ce ne sono tanti altri ottimali, il problema non si pone, ma in alternativa non si può non dare importanza a certi giudizi se si vogliono ottenere certe cose o per spiegarsi il motivo per cui non le si riesce ad ottenere. Hai aperto tu stesso una discussione in cui chiedevi consigli su come poter piacere ad una donna attraente, ecco come si fa ad ignorare il giudizio dell'altro e non dargli peso in casi del genere? :nonso: Le cose più importanti dell'esistenza dopo la mera sopravvivenza, "le relazioni con gli altri" dipendono da questi giudizi e preferenze a monte. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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L'ottimismo però ha il rovescio della medaglia di prendere una marea di delusioni in molti campi, e se non c'è alle spalle una spinta caratteriale forgiata nel corso della crescita dell'individuo (soprattutto con rinforzi positivi da parte delle persone più vicine) nel credere in se stessi, si dura poco. Quote:
Che ne sappiamo noi se siamo in grado di socializzare decentemente, normalmente se siamo sempre sgambettati dalla paura? Chi dice che qui dentro siamo tutti socialmente inadatti? Da come si scrive qui (e cioè al netto dell'ansia, non c'è ne UNO che non abbia capacità relazionali). Quote:
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Quando ti porrai nell'ottica di accettare quello che ti dice e che non'è che sbagli ad avere una postura errata, che sbagli a trascurarti, capirai che è solo una fisiologica derivazione delle tue convinzioni nate dalla paura e dall'ansia. Tu sei contento di essere un po' trascurato? Sei contento di provare timore in alcune/tante situazioni sociali? Non credo proprio...hai paura. Quella ti fa assumere atteggiamenti, modalità che non sono tue, che fanno parte di una sorta di difesa, rifugio, apatia verso il mondo, e che nulla c'entrano con la tua vera essenza. Quote:
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Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
purtroppo le persone non hanno mai capito un cazzo di me, hanno sempre equivocato qualsiasi cosa e voluto vedere quello che volevano vedere, ma d'altronde ho l'empatia di una ciabatta e non me ne frega nemmeno gran che degli altri. Non so è un circolo vizioso, piu' mi sento giudicata e più sviluppo insofferenza e rabbia e mi chiudo quindi alla fine fanno bene a giudicarmi (?). Ma come non capiscono me io non capisco loro, beh sono pure estro ma non sono mai riuscita ad avere delle relazioni normali
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Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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Se sei alto 1,65 lo possono verificare tutti che è così ma se ti dicono che sei un nano in modo dispregiativo, giudicano negativamente questa caratteristica. C'è spazio e come per il giudizio. Quote:
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Come faccio a decidere che una certa capacità è buona o meno sbattendomene del giudizio degli altri se poi quel che voglio ottenere dipende proprio da questo giudizio? :nonso: Lo ripeto per l'ennesima volta facendo ancora un altro esempio. Io da ragazzino ero sporchissimo, ma ci stavo bene nel mio sporco, una meraviglia, ignoravo totalmente il fatto che la cosa potesse dar fastidio a qualcuno. Davvero allora me ne sbattevo del giudizio degli altri. Un po' alla volta a causa del desiderio di socializzare e di essere accettato ho dovuto comunque scendere a compromessi col giudizio sociale e ho preso l'abitudine di tenermi un po' più pulito, tagliar le unghie e così via (problemi di salute non ne avevo, anzi forse stavo anche meglio allora, quando ero così selvatico, l'igiene mi ha indebolito forse). Per far questo però consumavo energie ed anche oggi consumo sempre energie per farlo, l'ho scritto già altrove. Questo non è un automatismo interno primario, non è un istinto, non parte da me come la voglia di urinare o mangiare o fare sesso o relazionarmi, sì è legato a dei bisogni relazionali (questi primari) ma dipende da come io percepisco certi giudizi sociali relativi all'igiene. Quindi non è qualcosa di interno legato alla mia essenza ma è un'abitudine che dipende dalla mia rappresentazione del contesto, non fa parte di me, è un accessorio accidentale, si vede che in me il Super-io alla Freud in relazione a queste cose qua non si è formato perché forse ho iniziato a farle tardivamente (scherzo non credo molto nella psicoanalisi ortodossa). Una serie di cose le faccio proprio in funzione della possibilità di socializzare e dell'idea che mi son fatto di come valutano certe persone gli altri (tra i quali ci sono anche io). Perciò io non vedo proprio come potersene sbattere del giudizio quando poi si sente il bisogno di relazionarsi. Tu dici "ti lavi e ti tieni pulito per paura di non essere accettato?"... Sì, per me è così, se fossi sicuro di essere accettato e non avessi timore di esser rifiutato, mi terrei meno pulito e tornerei allo stato selvatico iniziale. So che è così perché io mi osservo. Spesso se sono sicuro di dover restare in casa inizio a "trascurarmi" di nuovo. Quindi tutte quelle teorie che dicono che è per disamore che uno non si cura son cavolate in molti casi se si osserva davvero come ci si comporta. Per curarmi in certi sensi spendo energie in vista di uno scopo, se lo scopo viene meno, viene meno la cura, l'amore e il disamore non c'entrano nulla, si tratta di eseguire delle operazioni ed investire energie ed usarle. Altre persone dicono sempre che certe cose le fanno per sé ma poi invece si comportano proprio come faccio io in pratica, se non devono uscire i peli sulle gambe, se son donne, diventano una foresta :mrgreen:... E così via. Quindi son loro a dire qualcosa di falso non osservando come si comportano... Non io. Se è vero che si fanno per sé queste cose, anche se nessuno poi le guarda le gambe dovrebbero depilarsele perfettamente comunque, sempre ed in ogni caso in modo indipendente dal contesto quotidiano. Ma questo poi si vede che non è vero. Quindi io trovo false tutte queste spiegazioni relative al tenere le redini, le persone non si osservano e non osservano quel che fanno. Dicono di non essere influenzate da elementi contestuali sostenendo che è la loro essenza a decidere, che non hanno timori, che agiscono libere dalla paura e così via, quando poi tutto questo risulta più falso dell'oroscopo. Sono tutte più o meno domate senza nemmeno saperlo. Non solo si è domati, si arriva a dire che le si vuol fare delle cose proprio come una bestia che viene abituata a trainare una carrozza; interrogata la bestia dirà che è lei che vuole andare da una certa parte, che è lei a guidare il carro e che non lo fa per paura di certe conseguenze, dirà che è lei che tiene le redini della carrozza. Io almeno lo dico: se ce la faccio la carrozza la spingo perché non ho possibilità e capacità per ribellarmi e per fare altrimenti, non so procurarmi in altro modo la biada per sopravvivere, il contesto questo è e questo mi devo sorbire, ma non ho nessuna esigenza interna a spingerla, temo certe conseguenze negative e spingo o cerco di farlo o mi rammarico di non riuscirci perché il non riuscirci poi mi impedisce di poter ottenere certe cose. Non ci fosse questo contesto e potessi soddisfare i miei bisogni e desideri diversamente, non spingerei nulla né mi preoccuperei del fatto che non riesco a spingerla. Non c'è niente del genere in me. In un qualche senso io davvero internamente non mi preoccupo del giudizio, questo lo temo soltanto perché mi impedisce di ottenere certe cose. La mia paura è legata a questo collegamento, ma il collegamento non creo di certo io. Molti fobici secondo me non sono fobici perché hanno paura e sono più ansiosi, sono fobici perché non riescono ad adattarsi al contesto in funzione di questa paura e di queste altre emozioni, siccome poi rimangnono visibili solo queste emozioni (perché se si osserva che non si riesce ad adattarsi bene, cosa vuoi che rimanga?), si crede che siano queste la causa, quando secondo me sono un effetto di forme di disadattamento causate da vari fattori ed incompetenze. Se sei una schiappa a combattere, lo sai, e devi andare in guerra, è ovvio che avrai più paura di qualcun altro. La paura diminuirà in funzione della capacità di combattere. Se non si può evitare la guerra e se questa capacità non si riesce a svilupparla l'unica altra alternativa per ridurre la paura è illudersi raccontandosi chissà cosa oppure evitando la guerra. Si è ragionato allo stesso modo anche per altri disturbi: siccome il depresso è triste, la causa della depressione è la tristezza, se si riesce a far sparire la tristezza, sparisce la depressione. Io non riesco a prendermi per i fondelli da solo a questi livelli. P. S. Io se penso che lo/la psicoterapeuta dice una castroneria lo/la contraddico, non vedo che utilità può esserci dire di accettare un parere che poi comunque non ti convince per nulla. Non contraddico mica solo mentalmente, lo esprimo che certe cose non mi convincono e non mi aiutano nemmeno. |
Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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La grossa percentuale dev'essere di indifferenza. Se siamo quello che gli altri vogliono diventiamo marionette. Noi dobbiamo fare quello che ci sentiamo di fare a prescindere dal pensiero altrui, dallo stigma e dalle varie convenzioni. Quote:
...E chi lo crea il collegamento? ovvio che lo crei tu...Se tu non lo creassi, faresti le cose, senza nessun patema d'animo e probabilmente le faresti meglio, esente dalla paura. Mi sembra più un cercare di giustificarsi del fatto che tu sei così e non ci puoi fare nulla...ne te, ne lo psicologo ne gli altri. Sei tu che provi paura, che sei lucido e percepisci questo canale o meno è un altro paio di maniche...l'inconsapevolezza del trauma mica è un alibi. Tu provi paura, e tu devi capire perché e risolverlo. Nessuno lo fa per te, e nessuno degli altri si adegua a te. Ognuno fa la sua strada e se ne sbatte del giudizio degli altri. Non farlo frena, questo crea paura in te perché temi di non essere in grado di fare, di socializzare, non'è nessuna paura intrinseca a te o altro. La paura ha un nome ed un cognome... ---- Non stiamo parlando di girare nudi per strada, stiamo parlando di attività che la maggior parte della gente compie, spesso senza patemi d'animo. Quindi perché loro lo fanno e noi no? Tu dici, anche loro pongono attenzione...un conto è usare l'1% dello stress per togliersi due inestetismi della pelle in 5 minuti, un altro è fare catastrofi se penso che uscendo così non sarò ben giudicato. Quelle stesse persone che dici tu, credi che si creerebbero problemi enormi,se quella volta che escono senza sistemarsi, verrebbero giudicati? Se va male ci ridono sopra... Quote:
Tu non sei in grado di dire se sei una schiappa a combattere, gli altri lo potranno dire quando ti vedranno combattere senza paura. E' come se ad un animale che ha fame, ogni volta che si avvicina alla ciotola lo si bastona...non conoscendo la storia, diremmo: "eh si ha una malattia grave allo stomaco che non gli permette di avere appetito, e quindi non mangia"... E invece è la paura che lo frena. Come la paura frena un'animale sociale come l'uomo quando si tratta di socializzare. Se al cane leviamo il trauma subito si fionda nella ciotola...mangiare poco, medio tanto a seconda della fame, così come un introverso socializza poco, e un estroverso socializza tanto, ma la sua performance la fa, senza nessun tipo di freno inibitorio. Quote:
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Re: Incide più feed-back nostro o altrui?
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E' come fare un'iniezione... Perché fai l'iniezione che è una cosa negativa per te? Per evitare una malattia, che è ben peggiore del dolore procurato da un'iniezione. Se non avessi paura della malattia non farei nemmeno l'iniezione, visto che è una rottura di scatole per me. Non posso creare di certo il collegamento "se non fai l'iniezione e non ti sottoponi a queste cure rischi di morire", quindi mi sa che non ci capiamo. Non posso nemmeno creare il collegamento "Se non sei fatto così e colà rischi di non piacere a delle donne". Queste cose o sono vere o son false. Io magari tendo a curarmi proprio perché temo certi effetti che ci saranno se non lo faccio. Ti ho fatto l'esempio dell'igiene (che hai ignorato). Io mi tengo pulito ad un certo livello per paura di reazioni sociali negative, se fossi sicuro che queste reazioni negative non ci saranno non mi terrei pulito così, visto che è una cosa che per esser tenuta in piedi richiede energie che risparmierei volentieri. Alla fine è proprio il timore a muovermi, è il più grosso motivatore che conosco. Quote:
Se non studi e hai paura di esser bocciato all'esame non è che togliendo la paura eviti poi la bocciatura, il problema magari è a monte, dovresti studiare, visto che ti interessa non esser bocciato e vuoi evitare la cosa. La paura è una conseguenza della cattiva preparazione (che può esser causata da una miriade di fattori, scarsa motivazione o voglia, incapacità e così via) non la causa. Meno preparato ero o mi sentivo e più paura avevo in certe situazioni, per me perciò un collegamento c'è, e non è un collegamento così superficiale come si vorrebbe far credere. Spesso non c'entrano nulla i traumi, si tratta di fare una valutazione preliminare, se questa valutazione preliminare finisce col comunicarti che certe cose non sai farle bene o tanto bene, poi è ovvio che avrai più paura che si verifichino determinati esiti nefasti. All'inizio quando imparavo a guidare evitavo di andarmi a ficcare in situazioni complicate da gestire con l'auto, visto che non avrei saputo affrontarle (E secondo me ho fatto bene), più diventavo abile, più mi sentivo sicuro alla guida, più la paura per situazioni più complicate scemava. Se però il miglioramento si blocca, non è detto che si è bloccato a causa della paura, possono esserci miriadi di motivazioni per cui non si riesce a migliorare. La fobia sociale non è solo paura, può essere causata da varie forme di inadeguatezza ed incompetenza sociali. Ora come apprendere delle competenze? Non c'è un sistema solo, e non è vero secondo me che togliendo la paura poi si impara qualsiasi cosa se non si trova una strategia adatta per imparare (ammesso che si possa imparare in ogni caso, tutti hanno dei limiti e spesso non si sa quali sono). Se quando non ero così bravo a guidare mi avessero tolto la paura elevata, avrei potuto anche andare ficcarmi in situazioni molto spiacevoli, provocare danni all'auto, che avrei dovuto pagare (quindi la cosa avrebbe avuto anche un costo monetario), e così via. Le spiegazioni che semplificano la cosa e la riducono ad un problema di sola paura non mi convincono tanto, anche perché poi se si va a vedere chi ha certi timori si scopre spesso che ha dei deficit in certi ambiti abbastanza marcati. E più probabile che sviluppi la paura di non essere accettata per l'aspetto una persona obesa piuttosto che un altro tipo di persona. I fobici sociali secondo me hanno a monte dei deficit nella capacità di dialogare ecc. ecc. che possono esser causati da una miriade di fattori, anche scarsa intelligenza a livello di comunicazione verbale, che magari non si riesce a compensare con altro in diversi casi. Se altre persone avessero le stesse caratteristiche avrebbero paura lo stesso di esporsi. La paura è più un effetto di un insieme di caratteristiche (che bisogna capire come compensare o come migliorare, visto che fino ad ora la persona non ci è riuscita) che una causa. |
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