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Mi presento... un saluto
Ciao a tutti,
primo messaggio in questo forum che sento già (considerando i temi di cui tratta) un po' mio. Sono un ragazzo (uomo?) di 30 anni, vivo a Milano, di professione giornalista e da 7 anni alle prese con problematiche psicologiche della sfera ansiosa. Io non sono mai stato molto timido; magari un po' si, ma non tanto da rientrare in una patologia ben definita. Solo che sono sempre stato ansiosissimo, al punto da iniziare a soffrire di DAP (Disturbo da attacchi di panico) nel lontano maggio 1998. La mia vita è cambiata: non riuscivo più ad uscire di casa, dovevo farmi accompagnare dai miei ovunque, insomma ero tornato bambino da un giorno all'altro. Poi la lenta risalita, fino a una situazione odierna tutto sommato "normale" (con alti e bassi) con solo la paura mostruosa di tornare indietro. Ho letto tanto, ho assunto farmaci di sostegno, ma il 99% è stato fatto da una ferrea forza di volontà, la stessa che mi ha fatto smettere di fumare da 50 sigarette a zero in un giorno e dimagrire di 22 chili in 5 mesi. Però sappiamo tutti che con la sola volontà non si guarisce, e infatti io posso dire di fare una vita "regolare", certo non di essere rinato o di aver superato i miei problemi. Ma veniamo alla fobia sociale, che mi è venuta come conseguenza di quanto sopra: non ho problemi a conoscere qualcuno, ma sono letteralmente TERRORIZZATO dall'esposizione in pubblico (che mi limita molto sul lavoro) e ho grosse difficoltà nel sostenere una conversazione articolata con persone che non conosco. Ieri per esempio sono andato in agenzia di viaggi per prenotare le vacanze, la signorina mi guarda e mi dice "mi dica tutto". Io dovevo intraprendere un dialogo parlando per 2 - 3 minuti io, poi cedere la parola a lei per qualche suggerimento: ho detto si e no 2 frasi (con ogni sintomo ansioso possibile) e poi le ho passato la parola, dopo di me mi sono leggermente calmato e la cosa è andata bene... ma trovo sia pazzesco avere difficoltà solo a dire due frasi!!! La paura immediata è che mi prenda un DAP mentre sono con persone che non conosco, ma è ovvio che le paure "sottese" sono proprio le stesse della fobia sociale: apparire inadeguato, farsi una figuraccia, sembrare timido e "bambinone"... E questo mi si presenta tutte le volte che devo anche solo alzare un telefono per dire "pronto"... Che mi consigliate di fare? Si può uscire dal "marasma" e tornare quello che ero? O magari meglio di quello che ero? Vi saluto, spero di leggervi presto TM |
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teatro=CAROTA
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TM |
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secondo me se vedi la situazione.... peggiorare.. di convione sicuramente andare da un buon medico.. che saprà aiutarti...!!!
e comunque un consiglio pratico puo' essere quello di fare cose nuove e stimolanti che non hai mai fatto!!!!!! cerca di cambiare abitudini... fai cose nuove ..... e sopratutto..... approccia ... con le persone! |
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Vabbeh, vedrò di fare qualcosa, ma dopo tutti i libri che ho letto non ho molta voglia di andare in terapia... temo mi sentirei ripetere le stesse cose che ho letto 1.000 volte... boh Grazie TM |
ma hai mai provato farmaci...???? non ti aiutano????
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Ciao TM |
Perché non cerchi di vedere le cose in modo diverso. Più di sforzi di apparire "normale" e ineccepibile e più ti sentirai inadeguato e ansioso. Sentirsi inadeguati in certe circostanze può capitare è una cosa NORMALE, capita a chiunque, non farne un DRAMMA. Accettati come sei. Vedrai che col tempo prenderai sempre più sicurezza e ti farai sempre meno paranoie.
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Insomma, un bel casino. La cosa importante è che non mi chiuda in me stesso e che cerchi di coltivare tutte le conoscenze che ho, cercando di fare il massimo in termini di vita sociale. A quel punto dovrei quanto meno migliorare un po'... Boh Thanks! TM |
Ma perché non puoi accettare di risultare qualche volta inadeguato, impacciato, eccetera...perché non vivere queste situazioni come cose normali, che possono capitare (e capitano) a chiunque. Eh va be' non hai spiaccicato due parole in agenzia, il viaggio t'è andato a monte per questo? Cos'è successo di così grave? E' solo l'immagine che hai di te stesso che risulta "scossa". Possono capitare a chiunque figure di merda! Il mondo continuerà a girare lo stesso! Pensa allora a tutte le volte che t'è andata bene, che ti sei espresso correttamente, eccetera eccetera...
Il problema per quel che posso intuire è questo: la tua smodata ambizione, il perfezionismo che ti spinge a non accettarti come sei. Vuoi stare dentro un "mondo" pur sapendo di non averne forse le caratteristiche adeguate (troppa ansia) e squalifichi le alternative (lavoro di poca responsabilità, non a contatto col pubblico) come uno smacco alla tua immagine di uomo di "successo". Sei in un circolo vizioso. Come pensi di uscirne? |
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In the meantime... grazie! TM |
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Puoi cominciare ad uscirne solo accettandoti come sei. Perseverando non fai che alimentare il problema, l'ansia, l'inadeguatezza. Sarà sempre peggio. Non c'è una alternativa all'accettarsi e prima o poi ci arriverai. Che ti piaccia o no dovrai farlo. Potresti anche scoprire che un altro tipo di vita possa essere altrettanto soddisfacente.
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Just my 2 cents... TM |
Partirei col dire che il paragone col diabete non mi sembra molto calzante. Il diabete è una malattia organica che se trascurata può portare a conseguenze molto gravi, inclusa la morte. Di ansia sociale invece non mi risulta sia mai morto nessuno. E non è una differenza di poco conto.
Direi poi che accettarsi non significa rassegnarsi ad una vita di merda. Significa semplicemente volersi un po' più di bene e perdonarsi certe "imperfezioni". Significa anche considerare certi episodi, tanti o pochi che siano (es figure barbine, sentimento d'inadeguatezza, difficoltà relazionali, rossori, imbarazzi, eccetera, eccetera) come fatti normali nella vita di una qualsiasi persona. Sono sensazioni che vanno sdrammatizzate e inquadrate in un contesto di normalità. Se cominci a ragionare così, vedrai che col tempo i tuoi disagi diminuiranno, anche se immagino non ti sarà facile (ma non è facile per nessuno) perché hai dei modelli di riferimento molto alti (forse lavori in un ambiente molto competitivo) e probabilmente cerchi il 100 in ogni tua prestazione (sia sociale che lavorativa) e non accetti che questa possa essere delle volte bassa o molto bassa. O 100 o niente: non ti pare eccessivo? Esistono anche le vie di mezzo. A volte può capitare di essere 50. Questo non comporterà gravi conseguenze! Le persone che conosci continueranno ad apprezzarti lo stesso e il mondo continuerà a girare come prima. Se poi sei un tipo da sempre molto ansioso non hai pensato che il tipo di vita che fai non sia adeguata alle tue caratteristiche? Non ci sarebbe niente di male nel scoprirlo. Non si può credere di essere portati a qualsiasi cosa. Certe posizioni lavorative tipo quelle dove servono forti doti comunicative mal si conciliano con soggetti di tipo ansioso. Bisogna avere le "physique du role"; e se uno non ce l'ha pazienza, si dedicherà a qualcos'altro, che male c'è? Perché devi pensare che sia un rassegnarsi ad una vita con minori soddisfazioni o un ripiego dequalificante e mortificante. Non è affatto così. Le persone sono molto di più del lavoro che fanno. Si può fare un lavoro mediocre, senza essere persone mediocri. E si possono fare lavori di "elevato prestigio sociale" e non valere una cippa di cazzo. Uno deve cercare qualcosa che gli consenta di esprimere al meglio e non al peggio le proprie capacità. Del resto quali altre alternative credi ci siano? Imbottirsi di psicofarmaci? Pensi che imbambolarsi con quelli avrai una vita di successo e relazioni sociali piene di soddisfazioni? Ma ti pare che quelli che li prendono facciano una vita tanto diversa e migliore della tua? Oppure incamminarsi sul "sendero luminoso" della psicoterapia, che promette tanto, ma mantiene poco? A quale genere di considerazioni pensi di poter arrivare con la terapia? Al massimo ti renderà un po' più consapevole, ma non ti trasformerà di certo nel principe azzurro. Insomma dietro a tutto questo desiderio di apparire perfetti ci sono solo quintalate di vanità; vanità e null'altro. |
Io ho quasi 21 anni e mi riconosco un po' cio' che dici....fino ad un anno fa avevo anch'io una paura tremenda di sollevare la cornetta del telefono,ora lo faccio senza problemi e riesco a parlare tranquilla e rilassata anche con gli estranei....ma come te non riesco affatto a pensare di dover spiccicare una sola parola in pubblico(intendo gia' davanti a piu' di 7-8 persone),io frequento un'associazione cattolica,faccio parte del coro,canto discretamente ma invidio da morire le mie coetanee o anche ragazzine piu' piccole,anche delle scuole medie, che ogni tanto scelgono a turno di cantare da soliste sull'altare e ricevono tantissimi complimenti....eppure cosa mi manca?...ho una bella voce,sono intonata,mi faccio insomma rabbia da sola....
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cosa aspetti wendy a cantare in pubblico.... se sei brava... dovresti davvero provarci!!!!!
sei un talento sprecato... metti a frutto il tuo dono... e canta! |
Purtroppo non e' cosi' semplice....ieri per esempio e' stato il Corpus Domini e ieri sera abbiamo detto una messa lunghissima di tre ore (compresa la lunghissima processione per tutta la citta'),noi del coro con l'uniforme bianca e nera,la chiesa era stracolma e c'erano persino i fotografi...la mia amica che e' andata sull'altare a cantare il salmo e che non si emoziona facilmente ieri sera invece ha detto di essersi emozionata in una maniera bestiale....mi sentivo male io al posto suo....il punto e' che il ragazzo che ci prepara come un po' tutti ci tenie in modo particolare a come cantiamo,io non potrei mai andare li' sopra e fare una figuraccia,magari mi scordo proprio che devo dire o mi blocco(mi conosco troppo da questo punto di vista...)lui,infatti ha detto di andare solo a che se la sente,non obblighera' mai nessuno ad andare senza la sua volonta',anche perche' chi sceglie di andare deve prima fare le prove e poi lui decide se e' il caso o meno....
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Questo per dirti che da ogni condizione psicologica c’è possibilità di fuga e di guarigione, basta intraprendere la giusta via che non sempre è il solo carattere e non sempre è la sola psicoterapia. Bisogna imparare a ragionare in modo diverso, a piccoli passi e poco per volta, magari con l’aiuto di qualcuno che ti faccia capire che sbagli e che puoi “crescere”. Io, ti assicuro, non posso e non voglio fare un ragionamento del tipo “sono fatto così”, perché è la cosa che critico alle persone che preferiscono coesistere con quello che hanno invece di mettersi in discussione per un bene (molto) migliore. Io ho mia madre che ha paura di tutto (avrò pur preso da qualcuno :-), che ha difficoltà a fare qualsiasi cosa e non riesce a uscire dal suo “micro-mondo” di sicurezza che si è creata nel corso degli anni. Bene, se le dici “prova a fare qualcosa, vai a parlare con qualcuno, mettiti in discussione, cerca di migliorare…” ti risponde “sono fatta così!”, precludendosi di fatto la possibilità di migliorare anche solo di un briciolo. E non ti dico che “ridere” poi quando mio padre le propone una vacanza al mare raggiungibile con 1 ora di aereo… Poi non metto in dubbio il fatto che, una volta raggiunta una discreta condizione, si possa smettere di lottare e accettare quello che si è, felici del progresso fatto. Ma fino a quando le limitazioni sono COSI’ forti, così violente e pressanti (ragazzi, si parla di TERRORE a tirare su una cornetta… e io dovrei accettarlo????), continuo a lottare e a perseguire il mio fine. Ce l’ho fatta una volta, perché non posso ripetere? Cosa hanno di diverso gli altri? Hanno geni diversi e hanno percorso una storia diversa, ma non vedo perché non potrei – una volta realizzato ciò – parificarmi a loro… Per ora mi tengo il mio lavoro facendo salti mortali e spero domani di avere il Physique du role, impegnandomi notte e giorno per migliorare ed essere più forte, maturo e sicuro. Ce la farò? Non lo so, magari è tempo perso e sacrifici inutili, ma almeno in questo modo coltivo dei sogni e delle speranze che mi fanno andare avanti, che mi hanno permesso di passare da una condizione quasi vegetale ad avere una vita mia, ad essere in grado di badare a me stesso e a programmare i miei giorni. Per chi non riusciva a uscire da un letto, ti assicuro che è un progresso incredibile… e vuoi che non ce la faccia ora a superare un po’ di fobia sociale? Madddaaiii… ;-))) Solo un problema, che poi è ciò che mi ha portato qui: come????? Grazie ancora di tutto TM |
Non si tratta di rassegnarsi a vivere nell'inazione senza porsi traguardi o obiettivi. Significa SOLO migliorare il rapporto che si ha con se stessi, smetterla con atteggiamenti eccessivamente conflittuali e autolesionistici. Ciò porta ad una maggiore fiducia in se stessi e conseguentemente anche ad un miglioramento del rapporto con gli altri. E non stupiamoci più di quel tanto se capita di sentirsi qualche volta inadeguati o non all'altezza di una situazione. Non si può pretendere di dire sempre la parola giusta al momento giusto e di sentirsi a proprio agio ovunque e con chiunque. Il senso di quello che volevo dire era questo, che è ben diverso dal dire ad un depresso che deve accettare di essere depresso!
Poi non vedo perché dovrei criticare chi non lotta per cambiare come dici. Ma se uno non cambia è perché non vuole cambiare, altrimenti agirebbe. Caso mai c'è da criticare chi si lamenta della propria condizione e non fa nulla per cambiarla. Ma se una persona, poniamo che ami la solitudine, si ritira in una baita in montagna a raccogliere fragoline di bosco, che diritto ho di pensare che la sua scelta sia sbagliata e che così facendo si preclude una vita più frizzante e piena di soddisfazioni in città. Questione di punti di vista. Magari sono io che mi perdo qualcosa e non lui. Chi può dire quali siano le scelte migliori? Ognuno vive come ritiene più opportuno. Quello che può dare felicità a te non è detto che la possa dare altrettanto agli altri. Uno potrebbe pensare che siano le tue di scelte sconsiderate e che così facendo ti condanni ad una vita piena di frustrazioni e ansie. Poi tu ti giudichi molto male secondo me. Enfatizzi solo i tuoi disagi e problemi, ma se non avessi avuto capacità e coraggio non saresti dove sei. Alla fine sono convinto che ti siano capitati meno episodi negativi di quelli positivi, ma chissà perché si guardano sempre e solo le cose negative. |
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Probabilmente hai ragione sul giudizio che ho di me stesso: non guardo gli aspetti positivi (che però so esserci) e mi soffermo a lungo sui limiti, ritenendoli per ora invalicabili. Il fatto è che sono troppo distante dal "modello psicologico" che vorrei essere, per cui mi abbatto facilmente... ma ce la farò! ;-) Grazie ancora TM |
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