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Diventare amici:il grande enigma
Come si fa a portare avanti i rapporti con una persona in maniera tale da potersi poi denifire amici?So che è una domanda idiota,ma mi sono resa recentemente conto che non ho proprio idea di come si fa,concretamente.E con ciò non intendo il "dove" trovar persone(in un bar,in un circolo culturale ecc),dico proprio il processo,le tappe,i passi da fare.
Mentre di solito per le persone è una cosa naturale,per me a questo punto diventa necessariamente una cosa artificiosa,da costruire come un progetto o un piano d'azione. Questo deriva sia dalla mia incapacità di essere disinvolta con le persone e dalla mia inesperienza nei rapporti umani,sia dal fatto che,intellettualmente,considero l'amicizia appunto come un qualcosa che non può che nascere naturalmente:questa condizione mi porta quindi a non muovermi affatto in tal senso,ma se continuo così,sempre confidando solo in un rapporto che nasca spontaneamente,rimarrò ferma dove sono. Con la mia migliore amica,insomma la persona che per me rappresenta il concetto più alto di amicizia,la storia è nata così:avevamo 10 anni,e sia io che lei eravamo già sociofobiche in erba inconsapevoli,non socializzavamo con gli altri bambini,eravamo sdegnose e solitarie ecc.Ci conoscevamo poco,solo qualche parola e occhiata scambiate;io un pomeriggio,spinta da un desiderio senza nome,con una determinazione insolita per me e nonostante l'ansia e il batticuore che mi sconvolgevano,convinsi mia nonna a portarmi a casa sua:ci dicemmo "ciao",cominciammmo a giocare e da allora non abbiamo smesso più. Ecco,questo è per me diventare amici spontaneamente,ma se aspetto che accada ancora una cosa così sto fresca.Quindi lo domando a voi:come si fa?quali sono i passi, movimenti,gli atteggiamenti da intraprendere quando individui un possibile amico?E voi avete il mio stesso impedimento? |
Anch'io ho difficoltà a coltivare le amicizie, soprattutto sul lungo termine. Magari rido e scherzo volentieri con una persona per parecchio tempo, ci divertiamo, facciamo cose assieme e tutto il resto ma non riesco ad entrarci in confidenza e prima o poi mi allontano io, perchè non mi sento in grado di aprirmi. Succede che più mi trovo bene a ridere e a scherza, più sono portato a non essere me stesso e a farmi vedere forte e sicuro, quando sotto sono pieno di paure. Quando arriva il momento di portare l'amicizia ad un livello superiore, di aprirsi e confidarsi con l'altro, non riesco a togliere l'immagine di persona sicura che ho dato e mi vergogno a mostrare il vero me stesso. Preferisco quindi tagliare i ponti ed evitare. Ho perso anche alcune persone bellissime in questo modo.
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Avere un amico non significa vivere costantemente in funzione della sua presenza.Coltivare il rapporto di amicizia ma senza renderlo pressante.
Ed infine il vero amico è quello che c'è quando hai bisogno di una parola di conforto.Quello che quando sei in un momento di difficolta' non si allontana ma ti sta vicino. |
Anch'io ho sempre avuto il tuo stesso problema.
E anche questo: in qualunque gruppo di persone io mi sia inserito, ho sempre notato che il tempo medio di ''avvicinamento intimo'' (ossia la quantità di tempo che trascorre in media per un gruppo di persone che si trovano in una medesima condizione esteriore tra quando sono perfetti sconosciuti a quando possono concepire di confidare agli altri alcune proprie sensazioni interiori non-stereotipate) è di circa un mese, al più qualche mese per gli altri, mentre invece per me è di circa tre o quattro anni. Cioè, quando gli altri già da alcuni anni formano un gruppo affiatato e condividono esperienze e 'passioni' e si invitano reciprocamente tra loro..............ecco che spunto io e che comincio vagamente a rendermi conto che sono stato (o mi sono) quasi completamente escluso da così tanto tempo e comincio a notare che sarebbe bello cominciare ad avvicinarmi a loro. Ma per loro sono (quasi) un estraneo, uno che per mesi e mesi non si è mai avvicinato perché evidentemente -penseranno loro- non voleva avvicinarsi. Il fatto è anche che, quando i loro avvicinamenti cominciano ad avere luogo (dopo qualche mesetto di conoscenza impersonale), quando ''scatta quella cosa che fa partire l'amicizia'' io non me ne accorgo. E rimango escluso. O forse gli altri fanno istintivamente in modo di non rendermi partecipe alla cosa a causa della mia non elevata abilità sociale. Comunque, mi sembra di aver capito alcune cose: 1) se vuoi interagire con delle persone devi fare delle cose con loro, e, se possibile, cominciare a farle da subito dopo poco che le conosci, quando l' ''avvicinamento'' sta cominciando. Fare delle cose insieme e quindi avere (piccoli o grandi) obbiettivi comuni crea empatia. Non bisogna lasciar passare troppo tempo: le interazioni sociali normali hanno i loro tempi 'fisiologici' da rispettare; una volta passati quei tempi, un avvicinamento verrebbe percepito come 'innaturale' o in qualche modo 'sospetto': gli altri penserebbero ''come mai questo/a qui comincia ad interessarsi adesso? C'è qualcosa di strano''. Comunque, non è mai troppo tardi: a volte anche un avvicinamento ''tardivo'' si può riuscire a farlo percepire ''non sospetto'' se ci si impegna. 2) non aspettare che siano gli altri a contattarti e a proporre cose da fare, ma, compatibilmente con la tua necessità di tranquillità e solitudine, cerca di suggerire a volte qualche occasione sociale concreta. Questo, lo so, è particolarmente difficile nel caso di gruppi già formati, in cui noi siamo l' ''estraneo'', l' ''altro''. Per esempio, chioccioccolata, potresti riallacciare subito i contatti con la gente che hai incontrato ai raduni, non ha importanza se lo fai dopo qualche settimana, l'importante è che tu non lo faccia dopo sei mesi [ma forse lo stai già facendo, no?]. 3) quando all'interno di un gruppo (non necess già di amici) a cui sei presente nasce una conversazione su qualcosa, esprimi la tua opinione con modestia e coraggio, senza aver paura di essere giudicata dagli altri. Non esprimere la propria opinione è un modo per comunicare ''io non sono iportante, non consideratemi''; esprimere la propria opinione è un punto di partenza per acquisire dignità in un gruppo. 4) non basta essere fisicamente presenti all'interno di un gruppo di persone per essere considerati esistenti da parte di quel gruppo. Sai quante volte sono stato presente a certe attività svolte da '' ''amici'' '' e mi sentivo un cadavere o un fantasma!! Bisogna esserci comunicando la propria presenza, la propria dignità. 5) le interazioni sociali, in essenza, sono recite. Impara quindi a recitare bene te stessa (il che, beninteso, non significa mentire, né esagerare). Chi non recita, perché non sa reciatre o perché si rifiuta di recitare, per quanto possa sembrare non politically correct dirlo, è brutalmente tagliato fuori. Recitare bene se stessi [in modo verbale o non-verbale] è un/il modo per esistere all'interno di un gruppo. Non basta, ripeto, la sola presenza fisica. |
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Comunque grazie per i tuoi consigli,era questo ciò che intendevo. |
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Con gli sconosciuti ho meno problemi, mi sento a mio agio più facilmente.. ma finisce che ci lego e quindi ricomincia sempre la stessa storia. Forse la soluzione sarebbe smetterla di cercare di sembrare diversa a tutti i costi (facile a parole). |
Io considero un amico quando con lui sono al 100% me stesso, di conseguenza gli chiedo tutto e non ho timori.
Secondo me non ci sonmo passaggi, è una cosa "a pelle". Purtroppo ho amici che o sono fidanzati o fanno parte della loro comitiva, viovendo distanti (decine di km,non di piu) e conoscendo la mia vita passata non mi chiamano alla classica "cena" che ho rifiutato da 4 anni a questa parte.Uno si dovrebbe autoinvitare.....ma non è semplice. Poi ci sono i "possibili amici" quelli che "a pelle" ti sembrano adatti....anche qui non è facile organizzare un uscita e prendere questa iniziativa ...... io non ho vita sociale giovanile che propongo? DI conseguenza sarei ansioso e farei la figura del fesso.... |
da quando avevo sei anni ho sempre avuto lo stesso gruppo di amicizie.
come mi ha detto che la mia psich, mi ero creata una seconda famiglia, un "club" con delle precise regole da rispettare. non avendole rispettate, sono stata sbattuta fuori dal club e ora mi ritrovo da sola. nessuno delle vecchie conoscenze si è mai più fatto sentire dopo il mio abbandono. ora mi sono resa conto che ho sbagliato strategia: il fatto di avere questa piccola cerchia di amicizie mi ha impedito di fare nuove conoscenze (perchè magari le nuove persone non piacevano e quindi non potevano essere ammesse al ''club'') ora, superando molti ostacoli dovuti alle mie paure (ad esempio la paura di guidare), sto cercando lentamente di rifarmi una vita contando solo su me stessa. rifarsi delle amicizie dopo aver passato vent'anni con le stesse persone è davvero difficile ma spero di farcela. |
L'amicizia è il male
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per me l'amicizia vera non si cerca...nasce da sola...
è come cercare l'amore..non si cerca...quando arriva te ne accorgi perchè ti sbatte in pieno volto. Inizi a conoscere una persona e in poco tempo scopri di avere motqa affinità. Quando ero un 14enne era l'amicizia a cercare me : io semplicemente ero il ragazzo divertente e che sapeva come far passare i 15 minuti di noia con qualche stupidata e quindi 15 minuti qui e 15 lì e si finiva per passare ore e ore. Oggi mi piace starmente defilato, tra me e me (sono un tantino solitario....insomma se non sento uno stimolo e un bisogno di aprirmi me ne sto volentieri tra i miei pensieri); dunque inizialmente si può incontrare un percorso ad ostacolI: un momento in cui apro le porte, faccio in modo di mettere a proprio agio l'altra persona, cerco un contatto fisico e psicologico e invece altri momenti in cui allontano molto e mi scopro pochissimo. Risultato? creo così tanto un senso di stranezza/diversità (ma in senso buono) intorno a me che prima o poi sono gli altri a cercarmi...ergo io sto li a braccia incrociate ad aspettare :D Insomma in fin dei conti non mi piace essere invadente, dunque magari un momento mi estroverso cerco il contatto,faccio battute per farti capire che ci sono, ma poi ritorno tra me e me (come per voler dire: so essere anche altro, ma sono anche questo e per scoprire l'altro devi essere tu il primo a volerlo). Dunque la maggior parte delle mie conoscenze (degli ultimissimi anni) devo dire che le ho aspettate sulla soglia, mentre magari in passato senza mezzi termini cercavo continuamente un supporto, volevo avere la certezza di essere considerato importante e sentirmi al centro. Oggi le persone che considero più amiche sono quelle che sanno abbastanza di me, ma che sanno allo stesso tempo che per quanto le amo ho una parte di me che non rivelo volentieri a nessuno (e la parte più introversa, più "poetica"); sono quelle che non hanno paura di chiedermi, ma che sanno che possono aspettarsi un "no" (pur sapendo allo stesso tempo che al 99,99% la mia risposta per loro sarà sempre sì); che sanno che se pure preferisco tenere certe cose per me se sentono il bisogno di chiedere per capire meglio sono disposto a rispondere. Quello che cerco io nei miei amici semplicemente è la fiducia,il rispetto,la stima, l'amore e la semplicità |
Re: Diventare amici:il grande enigma
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Re: Diventare amici:il grande enigma
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se vuoi degli amici devi essere pronta a fare sacrifici e a rimanere delusa ciò che dai ricevi, e di solito ciascuno ha gli amici che si merita tabbastano come perle di saggezza? :lol: |
A me servono consigli pratici,non constatazioni generali. :P
Comunque mi riesce anche molto difficile partecipare alla vita di una persona prima che questa diventi amica,ma in effetti è anche difficile che diventi amica se io non partecipo... E il fatto di dover procedere alla cieca mi disturba non poco. |
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- il tuo affetto dev'essere sincero: stimi l'altra persona, ti piace a tutto tondo nonostante i suoi difetti, non cerchi la sua presenza solo per colmare dei tuoi vuoti, se al posto suo ci fosse qualcun'altro non sarebbe la stessa cosa. Sacrificarti per questa persona, anche nelle piccole cose, non ti pesa. Desideri che questa persona sia felice. - riuscire a trasmettere l'affetto: imparare il linguaggio delle emozioni, tradurle in gesti che l'altra persona possa capire e sentire. "Spiegare l'affetto" non funziona quasi mai, lo sto capendo recentemente a mie spese. Far sentire l'altra persona considerata e cercata. Farle capire che la pensi, che ti chiedi come sta e che t'interessa quello che dice, pensa e fa nella vita. Più che le grosse spiegazioni, sono i piccoli gesti sinceri che fanno sentire all'altro l'affetto. Se queste cose sono presenti poi sta all'altro fare lo stesso... |
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"Se questa cosa è presente"... non stiamo parlando di una cosa facile, certo, se il fobico la considera una cosa solo formale allora sì che deve capirne invece l'importanza. Ma se l'intenzione di avere questa abilità c'è, e anche lo sforzo, secondo me meriterebbe di essere premiato anche prima di averle raggiunte (anche perchè poi diventerebbe più facile). |
Re: Diventare amici:il grande enigma
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Anche fra fobici però non funziona quasi mai lo spiegare razionalmente i propri sentimenti, ne ho avuto diverse conferme in questo forum...è proprio una questione di canali diversi: le spiegazioni logiche appartengono alla parte razionale conscia, le emozioni e i sentimenti (e i gesti che le scatenano) a qualcosa di più profondo e inconscio. Un discorso in cui ti spiego i motivi per i quali ti voglio bene, anche se sincero, è un qualcosa che appartiene ad un canale diverso e agisce su parti diverse di noi, rispetto ad una carezza, un abbraccio o uno sguardo tenero. |
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Ma la mia ipotesi è che la diffusione del mezzo di comunicazione verbale di internet potrebbe avere l'effetto, a lungo termine, di allenare le menti sempre di più alla meta-comunicazione. Infatti la comunicazione extra-verbale risulta svantaggiata, al massimo si potranno inventare nuove faccine, ma sarà sempre l'aspetto verbale a prevalere, quindi i cervelli saranno sempre più allenati ad analizzare la parte verbale dei discorsi, e chi scrive sarà sempre più stimolato ad affinare la sua espressività verbale. Ma ci vorranno ancora lunghe epoche di flaming-wars, guerre di trolls, confusioni dialettiche, prima che le persone lo capiranno, ma non credo che comunque sia irragionevole la mia ipotesi: non è mai stata provata una comunicazione come quella dei forum sulla popolazione media, che influisca in modo così diretto sull'uomo comune, non possiamo quindi sapere che effetto farebbe, la veste dello scettico non donerebbe a nessuno. Nel presente però sono d'accordo con te: la meta-comunicazione è inattuabile. |
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Ricapitolo:io ritengo che l'amicizia,o meglio lo stare bene insieme,il legame viscerale spontaneo nasca nel momento in cui fra me un'altra persona scatta un'interesse subitaneo reciproco,un'amonia,una semplicità nello stare insieme come se fossimo in presenza,in un certo senso,della copia di noi stesse(è una sensazione indefinibile,non posso spiegarla meglio di così).Questo mi è accaduto solo 3 volte:con la mia amica d'infanzia,con la mia migliore amica attuale,col mio ragazzo. Però,come ho già detto,se aspetto che ricapiti ancora sto fresca. La difficoltà di reperire amici dato il mio comportamento:Poichè appunto non posso sperare in ciò di cui ho parlato prima,le persone per poter essere potenziali amici devono avere semplicemente 2 catatteristiche:non starmi sul culo ed essere gradevoli/interessanti ai miei occhi.E qui si va bene perchè ce ne son tante.Solo che,per come sono fatta,mi è difficile interessarmi,partecipare,insomma assumere il ruolo di potenziale amica,per tanti motivi che qui è inutile spiegare. Tenendo presente ciò che ho detto,mi serve che qualcuno mi indichi i passi "artificiali" da fare per arpionare i potenziali amici.Mi son spiegata? :D |
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Trova un interesse in comune e parlatene, cerca di far battute, di risultare simpatica. Fagli un sacco di domande sulla sua vita, alla maggior parte delle persone piace parlare di sé stessa e apprezzano che gli si chieda di loro. Se gli stai simpatica magari ti proporranno di uscire o di partecipare a qualche occasione sociale... Più pratico di così! Se non ti va bene non so più che dire :D |
...uhm vediamo un pò..direi per prima cosa :
1_Osservare...e capire con chi si ha che fare...(non tutti amano parlare di sè..,non tutti amano stare allo scherzo,non tutti interagiscono facilmente) 2_Detto ciò, si può passare alle classiche domande del ciao-..cosa fai nella vita ...,quali sono i tuoi hobby...,i tuoi sogni...,e successivamente parlare un pò di te..della tua vita..delle tue aspirazioni...ecc ecc... 3_Penso che il resto nasca in modo naturale..una parola tira l'altra...,se hai la fortuna di conoscere una persona che magari condivide le tue passioni potete parlare di ciò...se invece ad esempio ti ritrovi di fronte al tuo opposto...puoi bisticciarci amichevolmente come facciamo io e barda...è comunque sempre un modo per confrontarsi e comprendere l'altro... :wink: |
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Questo fa parte del problema,che credo di dover superare a forza;spero solo che poi ci sia una compensazione superato il ponte,sennò davvero mi devo rassegnare e rinunciare:ma almeno ci avrò provato. Quote:
Insomma,facciamo che io incontro Piripicchio da qualche parte e,siccome Piripicchio tanto male non è,mi metto in mente di farmelo amico. Quindi tu dici:chiamarlo di mia spontanea volontà al cellulare(ogni quanto è lecito farlo e quanto ci si può aspettare che io lo faccia?)/proporgli di uscire/interessarmi con delle domande a lui e ai suoi problemi/parlare di cose che abbiamo in comune:è questo? |
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A me le persone che cercano di far colpo con le battute invece risultano antipatiche, perchè mi sa di ruffineria. Poi, se si vuole impostare un rapporto autentico e di spessore, in questo modo, si potrebbe rischiare di impostarlo magari bene all'inizio, perchè la si butta sul divertimento, ma rischia poi di arenarsi a metà strada perchè, una volta superato lo stadio della battuta, vengono a mancare altri appigli solidi che danno al rapporto una ragione d'essere. Per quanto mi riguarda io sono molto "selettiva", non riesco a legare con tutti (ma anche per scelta personale e non tanto per incapacità) e soprattutto, quando lego, cerco un confronto totale, quasi spossante e per certi versi impegnativo con l'altro, e questo perchè ho voglia di un forte scambio, di confronto, di messa a nudo di anime, di dialogo.....e questo sin da subito. I rapporti basati sul più e sul meno non mi piacciono. La leggerezza ci può essere, ma devo partire dalla pesantezza per raggiungere un mio concetto di leggerezza che non coincide con la superficiliatà. E la leggerezza la raggiungo solo per sfrondamento e quindi è un punto finale di un lungo processo, per me... Ho relazioni discontinue ma molto molto intense, che sanno darmi molto, anche se ora ne ho perso una per me fondamentale e questo fatto mi crea un forte squilibrio interiore..mi mancano quei bei pomeriggi densi di parole con M.... ora non ho tempo di spiegare per bene quello che voglio dire, scusate, ma ho da fare; uffa!!!! :P :P Poi mi spiegherò meglio.... |
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Nel mio caso di certo è più semplice perchè sono una chiacchierona, e quasi ogni cosa che mi passa per la testa la dico ...anche se è una stupidata... Nel caso di una persona timida capisco che è difficoltoso imbastire un discorso...Il mio unico consiglio è quello di cercare di esprimere solo ciò che si sente...Non devi dire per forza qualcosa se in un determinato momento non hai nulla di cui voler parlare...Ma se per caso qualcosa ti affascina e produce in te una qualsiasi sensazione ..cerca a modo tuo...con parole tue di condividerla...anche se può sembrare una sciocchezza..non ha importanza...Quando si esce o si interagisce con qualcuno...non si è sotto esame..lo si fà per il gusto di passare un pò di tempo assieme... |
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Sono consapevole che diventerebbe un minestrone di informazioni, ma nel minestrone verranno inserite le informazioni giuste, che saranno accessibili a tutti, insomma internet è un terreno memetico nuovo, bisogna vedere quali semi germoglieranno più facilmente, ma questo dipende anche dalla volontà di spargerli, con costanza, con abnegazione e intelligenza. Fine OT |
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Ridere non significa basare un rapporto sul più e sul meno, anzi talvolta è un'arma potentissima che permette di sdrammatizzare i dolori della vita. E' anche un ottimo metodo per gettare le basi di un'amicizia...la maggior parte delle persone fuggirebbero a gambe levate se cominciassi subito a parlare seriamente dei miei problemi o dei loro, non per questo sarebbero da considerare tutte persone superficiali. Come ogni buon attore sa, è più difficile far ridere che far piangere. |
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Mi lasciava solo perplessa il fatto che avessi consigliato di fare battute ad un'altra persona, che magari ha un carattere diverso dal tuo e, proprio perchè timido e chiuso, gli risulterebbe forse ancora più difficile 'assumere comportamenti istrionici, che reputa estranei al suo modo d'essere.... Paradossalmente, io riesco ad essere spiritosa e a lasciarmi andare SOLO dopo aver preso confidenza con una persona e "quello spirito lieve" non mi veniva troppo fuori con gli estranei...io ad es. ho sempre amato sin da piccola fare le imitazioni, dato che ero un'ottima osservatrice degli altri; però questo lato di me fuoriusciva solo con chi avevo veramente confidenza. Ripeto, per me la leggerezza è una conquista da fare, non un punto di partenza. Da piccola mi dava enormemente FASTIDIO - essendo io nella mia estrema timidezza molto seriosa - quando gli altri mi forzavano a ridere o mi dovevano dire che espressione avere ecc. Queste esortazioni mi incupivano invece di più, perchè le leggevo come un rimprovero verso il mio modo d'essere e di conseguenza mi chiudevo ancora di più verso gli estranei. Invece, chi mi conosce bene bene, scopre un mio lato molto "buffo", auto-ironico, anche se riesco a tirarlo fuori quando ho feeling con l'altro e basta, mentre le battute in genere mi sono antipatiche perchè non le capisco mai!! Però non ravviso poi spesso in questo gusto che ha la gente della battuta tutta 'sta arguzia, se devo dire la verità. Tanto di cappello invece a chi possiede il VERO senso dell'umorismo, che è già un'altra cosa.... Comunque è ovvio che non ci si metta a parlare subito dei propri problemi con gli estranei, però mi è successo, con persone a me molto affini di entrare subito nel vivo di "questioni esistenziali" anche subito dopo esserci conosciuti, per una sorte di attrazione magnetica, perchè scorgi nell'altro qualcosa di te stesso e che profondamente ti somiglia.... |
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Re: Diventare amici:il grande enigma
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Se sei sincera con una persona, se sei interessata a lei, se la rispetti, e se tu la consideri amica, sarà tua amica. Possono succedere screzi ed incomprensioni, ma fondamentalmente con il rispetto e la sincerità si risolvono sempre. L'altra dote che si accompagna al RISPETTO è DISCREZIONE, questo perchè io posso essere sincero e riferire ad altri di cose MIE E SOLO MIE, ma di cose NOSTRE, MIE E TUE, devo stare molto attento a riferire a terzi. Perchè se per me possono non esserci problemi, magari per te ce ne sono. Quindi il casino è conciliare la DISCREZIONE con la SINCERITA'. Io quando ero fobico mio zio era molto sincero anche su cose nostre e non solo sue, lui poveretto non capiva la mia malattia e perchè io mi incazzassi di brutto per ste cose che io consideravo una mancanza di rispetto. Come io non ho rispettato una persona quando vi ho raccontato degli aneddoti sullo speed-date. L'ultima dote è essere capaci di mettersi nei panni degli altri, di considerare le cose dal loro punto di vista e convenienza, e regolarsi di conseguenza. Ma tu provaci a fare amicizia, la vita è un gioco, giocatela. |
Re: Diventare amici:il grande enigma
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La vita è uno speed date. Con la morte. http://www.nonsolomartelli.net/Image...La%20Morte.jpg |
ma poi hai capito come si diventa amici? 8)
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Ma per ora non mi interessa nemmeno più di tanto,quindi... |
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