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Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Orsù, dunque, gettiamo questo sasso nello stagno!
Cominciamo: "in ospedale t'imbottiscono di farmaci". Mitologia: in psichiatria somministrano più sedativi ai soggetti agitati/furiosi e aggressivi. E ci mancherebbe pure che permettono a qualcuno di menare le mani o accoltellare qualcun altro! Comunque, una volta superata la fase acuta, si passa alla terapia normale. Per gli altri, ho capito che si tende a mantenere la terapia con cui la persona entra in ospedale: non buttano al cesso il lavoro che ha già fatto il medico curante, magari in anni di cure. Chi assume poco o niente farmaci, non verrà imbottito, ma dovrà assumere i farmaci opportuni, in dosaggi adeguati e dovrà continuare a prenderli anche quando tornerà a casa. Okkio! I farmaci somministrati in ospedale, sono gli stessi che potrebbe prescrivere il nostro psichiatra. In ospedale non fanno il lavaggio del cervello! (altro mito!) |
Evviva!
Tutti allo psichiatrico regà che c'è la droga gratis,io porto da bere, qualcuno pensi alla f**a. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Non è che chiunque ci deve andare, per qualsiasi motivo. Ci si va quando la vita diventa insopportabile.
Se ti stai rodendo le budella dalla sofferenza, in psichiatria smetti di soffrire. L'unica cosa pesante, non sono i farmaci, ma la noia. Infatti, non hai le tue cose e ti trovi in un ambiente di sconosciuti. Quindi non sai come cazzo impiegare il tempo. Alla fine ti metti a letto e dormi, notte e giorno. Non certo perché sei imbottito di farmaci, ma perché devi ammazzare la noia. E' logico che dormire tanto, fa recuperare le forze. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Sei stato ricoverato in un ospedale? Te lo chiedo per curiosità, niente di più.
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Cosa fa di solito il paziente ricoverato in psichiatria? cioè qual'è la giornata tipo? immagino non sia come nei film, con il camicione ecc
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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E son d'accordo che smetti di soffrire ,ma quando torni a casa presumo che ritorni daccapo alla santa croce.
Io sono al limite,sono con un piede nella fossa ma mi terrorizza l'idea di mettere la mia esistenza in mano degli psichiatri. |
Ho la sensazione che il disagio dilagante a cui stiamo assistendo oggigiorno sia imputato a un malfunzionamento del cervello invece che a quello di sto schifo di mondo,e da qui nasce la facile e remunerativa soluzione del farmaco per risolvere problemi e dico problemi (esistenziali,economici,sentimentali ecc..) non MALATTIE.
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Nn sono mai stato in un reparto ospedaliero, ma in una casa di cura convenzionata...nel primo caso però posso immaginare che nn si ha niente da fare tutto il giorno, anche perchè sei mischiato a gente che ha problemi molto più grossi di quelli che ci sono in questo forum ed in più in fase acuta (è a quello che serve l'ospedale, "risolvere" la fase acuta). Nel secondo caso, invece, il ricovero è programmato in anticipo e ci sono dei gruppi a cui prendere parte sia la mattina che al pomeriggio, oltre che a colloqui con psicologo e medici...inoltre si è assieme con persone con problematiche simili, cioè i disturbi dell'umore stanno assieme a quelli con ansia o disturbi di personalità o misti, ma mai con psicotici o tossicodipendenti "puri". Nelle case di cura inoltre l'entrata è volontaria e hai sempre a che fare con pazienti la cui entrata è stata a loro volta volontaria, nn ti trovi a che fare con tso e per cui è come sentirsi tutti sulla stessa barca. Essendo volontaria la tua presenza nn sei obbligato ad accettare le cure dei medici per partito preso, a me è capitato anche di discutere con loro per raggiungere il miglior compromesso e mi sono rifiutato di assumere gli antipsicotici atipici.
Per chiudere, il detto che "in ospedale t'imbottiscono di farmaci" è derivato, secondo me, dal fatto che spesso chi vi entra è piuttosto grave e per cui in teoria necessita di cure più potenti... |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Nell'89 per una notte, quando il bipolarismo si manifestò la prima volta e nessuno sapeva cosa fare. L'indomani mi calmai, feci il colloquio, lo psichiatra constatò che ragionavo e mi dimise con terapia a domicilio. Nel 92, tre giorni. La situazione era più grave, perché avevo sospeso da tempo la terapia, di testa mia; cosa che non si fa. Dai colloqui, capivano che ero rientrato. Poi nel 2011, per un errore di valutazione del mio medico di base, su uno stato d'ansia. I medici l'indomani non capivano perché stessi lì. Siccome di sabato non dimettono, alla fine son stato lì 3 giorni. Ho fatto bottone con altri pazienti. Poi portavo al cesso un vecchietto con una depressione spaventosa e lo facevo mangiare. Dato che stavo bene, mi permettevano di uscire nel giardino dell'ospedale. Non avevo pensieri, dormivo, e non lavoravo. Mi sono riposato. |
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Saresti così gentile da fornirmi qualche dettaglio anche in pvt? Grazie |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Quando torni dall'ospedale, è più facile comprendere le cose che ti disturbavano e magari vaffancularle. Perché sono cose che hanno contribuito a mandarti in ospedale. Diciamo che è l'occasione per fare un po' di pulizia. |
Ricordo quando lavoravo come apprendista idraulico e andammo al manicomio di mombello, ancora in uso.
Ad un certo punto ci servirono delle chiavi, e dovettimo recarci nell'ala in uso. I pazienti erano tutti nel corridoio a camminare. Mormoravano. Uno aveva una specie di caschetto in testa e continuava a dare capate al muro. Però erano relativamente liberi. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Ignoravo del tutto la clinica. Buono a sapersi. Bravo! |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Ma non era un reparto di psichiatria, ma un ricovero a vita. Ospitava persone che non possono più tornare alla normalità, perché non hanno la minima autosufficienza. Adesso vengono raggruppati in piccole unità, quasi familiari. Ma hanno bisogno di cure continue. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Se vuoi sapere altro scrivi pure qua, se sono domande troppo personali magari ti rispondo in privato |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Poi , "mettere in mano a degli psichiatri la mia esistenza", è una frase suona drammatica, ma in realtà appartiene all'esperienza ordinaria, perché spesso accade di affidarsi alle mani di un altro: vai dal cardiologo e metti il cuore nelle sue mani; vai dall'oculista e metti gli occhi nelle sue mani; sali sul bus e metti la vita nelle mani dell'autista (e se va fuori strada?); chiami i Carabinieri e metti la tua sicurezza nelle loro mani; vai dal confessore e metti l'anima nelle sue mani; diventi vecchio e sei nelle mani della badante. Non c'è bisogno di andare in psichiatria per affidarsi temporaneamente e parzialmente a qualcuno. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Si, Dotrue. Collabori nella misura in cui sei capace di collaborare. Col passare dei giorni, questa capacità aumenta.
Del resto, il reparto di psichiatria è un posto dove non devi prendere nessuna decisione di qualche importanza. In un certo senso, si è liberi di essere scemi. In clinica, come da te descritto, sembra essere diverso: puoi prendere delle decisioni o dare delle risposte per contribuire allo sviluppo della tua terapia. Hai un ruolo più attivo. Non è niente male...:pensando: |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Dipende anche in quali ospedali ti trovi con il tso sei obbligato ad andare in quelli pubblici e non in case di cura convenzionate, esistono parecchie differenze anche con gli ospedali pubblici di varie città, in certi ospedali moderni c'è più assistenza e ricerca, sei trattato con più rispetto e ci sono attività da fare per chi sta meglio.
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Ma perché? Il ricovero ospedaliero è una protezione. Sì, una protezione, dalle sollecitazioni ambientali, dalla famiglia al resto. Esistono poi molte situazioni stressanti nella vita di tutti i giorni. L'ambiente pone continui problemi da risolvere e risposte da dover dare. E' troppo! Troppa fatica!:miodio: Il ricovero abbatte le idee suicidarie, perché in reparto è impossibile. Mi ricordo di una signora un po' anziana che era ridotta a un'ameba, desiderosa solo di suicidarsi, a causa della depressione. Ma era resistente a tutti gli antidepressivi, che per altre persone di solito, funzionano. Al ricovero, si riprese quasi subito, incredibilmente. Si comprese che la sua situazione a casa si era fatta insostenibile e perciò i farmaci non bastavano. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Recentemente mio padre è stato ricoverato in psichiatria accompagnato dai carabinieri perché da sbronzo si è messo a sclerare contro i vicini e quasi sfondargli la porta, li dentro pareva il sano in mezzo ai pazzoidi, io me ne guardo bene dal finirci, mi studio metodi di suicidio infallibili anche per questo.
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Voglio aggiungere che:
-si, la collaborazione è importante perchè se si vuole partecipare ai gruppi attivamente devi esserci con la testa. Questi gruppi fanno parte del pacchetto completo della terapia, nn si entra in questi posti per essere bombati di flebo (per quelli esistono i pronti soccorso). Certo a volte è difficile xchè magari ti tolgono dei farmaci e te ne mettono altri, il che provoca una serie di effetti indesiderati...ma insomma, si fa quello che si riesce, nessuno obbliga a fare niente -il distacco dall'ambiente o la prova di nuove terapie in ambiente protetto sono 2 degli obiettivi più importanti x cui si può proporre un ricovero. C'era una signora che entrava 2 volte l'anno in quella casa di cura solo x staccarsi dalla famiglia (ma certo lei era seguita dal primario :mrgreen:). Per cui anche l'allontanamento temporaneo dalla vita quotidiana, in un ambiente protettivo e rilassante, è terapeutico |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Sono stato ricoverato due volte tutte nell'ultimo anno se siete interessati vi spiego tutto come funzionano le cose.
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Quando ritorni da un ambiente "protetto" come l'ospedale ti puoi ritrovare ad affrontare tutto da capo con più difficoltà.
Non bisogna dimenticare che la risalita è molto difficoltosa perché in certi casi si può continuare a stare male, anche se non in modo così estremo. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Nei miei due ricoveri una costante è sempre stata presente; la noia, il tempo non passava mai non c'era niente da fare, se avevi qualcuno con cui parlare OK ma nel secondo ricovero non ho trovato nessuno che ne aveva voglia.
Non ti sedano o ti trattano male in genere gli infiermieri ti lasciano li a dormire, a guardare la tv o a camminare avanti e indietro per il corridoio, non ho visto strumenti di contenzione e abusi sui pazienti. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
ci sono stata una settimana lo scorso anno, avevo minacciato il suicidio a seguito dello scoprimento del tradimento da parte della mia compagna.. ero completamente fuori controllo, arrivata la polizia e un ambulanza mi hanno convinto a seguirli, altrimenti avrebbero sicuramente attuato un tso.
Probabilmente era quello che volevo inconsciamente.. staccarmi da quello che era diventato un ambiente invivibile. Il ricovero in se in psichiatria non è nulla di traumatico, ti riposi tanto, dormi tanto, inizi la cura farmacologica. Uscita da lì avevo solo voglia di ricominciare la mia nuova vita.. anche se ero molto spaventata.. anche se molto sofferente.. lo stacco fisico dalla vecchia vita è stato necessario. Ho iniziato una terapia psicologica, proseguito quella farmcologica.. iniziato a rimettere assieme pezzi della vita che era andata in frantumi. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Sono stata ricoverata in psichiatria questa estate. Ci sono andata io perchè ero angosciata per una situazione personale e non ho mai desiderato tanto la morte come in quel giorno.
Quello che ho notato, almeno nella mia città, è che c'è una freddezza allucinante, non c'è una psicologa con cui fare un colloquio, gli psichiatri ti cercano ogni morte di papa per chiederti come va e riempire la cartella clinica ma in linea di massima non gliene frega niente a nessuno del tuo benessere. In più c'è anche una scarsa organizzazione e poco interesse nei confronti dei pazienti da parte di tutti. La terapia che mi hanno dato era una grande cagata ma almeno mi ha tolto l'angoscia. Come già detto da altri principalmente dormivo e qualche volta quando trovavo la concentrazione necessaria leggevo qualcosina. Ma principalmente ho sempre dormito, perchè un effetto collaterale del farmaco che mi hanno dato ho scoperto poi essere la svogliatezza. Avevo difficoltà e mi disturbava mangiare insieme a tutti gli altri pazienti, eravamo forse una quindicina, ma l'ho dovuto fare lo stesso. A un certo punto mi ha talmente dato la nausea il cibo dell'ospedale che solo l'odore mi faceva venire il vomito. Dopo una decina di giorni ho firmato e ho deciso di uscire io contro il parere dei sanitari, perchè secondo loro mi avrebbero lasciato ancora più di una settimana. Ma io ero esausta di stare lì e stanca di non poter fare nulla e son voluta tornare a casa. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Perché scusami, se vai in chirurgia per un'appendicite, non è che fai quello che ti pare e te la spassi. Stai con la flebo attaccata per ore, senza sapere cosa c'é dentro e stai con gente operata, che ha bisogno di riposo. O pensi di poter fare un party? O di poter lasciare il reparto? |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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La noia è vera, ma aiuta la guarigione. Primo perché induce a dormire molto (anche senza psicofarmaci). Secondo, perché comporta un'assenza di stimolazione e quindi riduce l'attività cerebrale. E siccome entriamo in psichiatria col cervello fuso, a forza di pensare, in psichiatria non c'è una beata mazza a cui pensare. Pensare non serve e quindi non si pensa ai guai che ci hanno portato in ospedale. Non si pensa neanche a cosa faremo dopo, perché non ci viene manco la minima voglia. Con gli anni, ho imparato a clinicizzarmi in casa, al bisogno, ma sono molto esperto. |
Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
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Re: Ricovero in psichiatria. Mitologia e fatti
Per non pensare ai miei problemi in genere dormo ma non si può sempre dormire. La sera mi sento un po meglio proprio perchè è l'orario in cui si va a letto e c'è più calma in giro.
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