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Hor 12-10-2015 20:48

Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Non so se riesco a mettere giù il discorso in maniera comprensibile/sensata, ma ci provo.

"Uscire".
Ciò che si intende con questo verbo, nel senso più specifico: uscire di casa la sera, andare per locali pubblici, solitamente in compagnia, sedersi ai tavolini degli stessi, chiacchierare, ordinare qualcosa da consumare, e così via. Passare il tempo in questo modo.

È qualcosa che non ho praticamente mai fatto in vita mia.
Non ne sento il bisogno. Non ne capisco il senso. Non ne ho mai capito il significato.
Certo, bisogna considerare il forte disagio che mi provocano i locali pubblici (bar e via dicendo), ma questo da solo non basta a spiegare la mia incomprensione per l'uscire la sera.
Quello che si fa fuori di casa, quando si esce, ovvero: sedersi, consumare qualcosa, parlare... lo si può fare benissimo in casa! Tutto quanto. E allora a cosa serve uscire di casa? A cosa serve far tutto ciò in un luogo pubblico? Dov'è la differenza, dove sta la magia? Perché questo rito è così ambìto, nella sua riuscita, anche da molti fobici?
Posso capirlo unicamente in termini di necessità di conformarsi a una norma stabilita, preconfezionata: in una società in cui (quasi) tutti sono abituati a uscire la sera, lo si deve fare, perché l'alternativa è restare tagliati fuori. Aut aut. Ma se non fosse per questo, per una questione di mera necessità, perché sforzarsi per aderire a questa norma specifica? Dove sta il piacere nell'uscire la sera, intrupparsi in luoghi affollati, a volte circondati da (lasciatemelo dire) pessima gente e da rumori molesti, ecc ecc?

Attenzione: non sto denigrando chi ha l'abitudine d'uscire la sera, non sto dicendo che il mio modo di (non-)fare sia migliore.
Sto solo esprimendo una mia incomprensione di base. Soprattutto non capisco quel che vedo in molti fobici, ovvero l'uscita di sera in compagnia come meta ambita.

Rispondete.
Aiutatemi a capire.
Illuminatemi.

Joseph91 12-10-2015 20:59

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Uscire la sera ti permette di uscire di casa e non starci ancora di più, è questo il punto secondo me. Vedi altre persone, ci si ritrova da qualche parte, a me pare strano sinceramente chiedere questa domanda.
E' la normalità, perché bisogna stare rintanati in casa come dei VERI fobici, specialmente quando qualcuno ti invita, e hai un gruppo di amici? Io se avessi la possibilità uscirei tutte le sere, mi piace, non riesco a preferire lo stare in casa, e se ho l'occasione esco.
Vuoi dirmi seriamente che tu non sei mai uscito, che ne so, nella tua vita liceale, il sabato sera? Mai mai?
La casa è opprimente alla lunga, ti senti al sicuro ma non vivi la vera vita, che è lì fuori. Anche solo sentire l'aria fresca, anche d'inverno, i profumi della gente, delle strade, è qualcosa che in casa non puoi fare. Una serie di sensazioni "naturali" che ti spingono a desiderare di uscire da quel maledetto portone, non so come spiegartelo, forse può sembrare strano per te.

Forse sono io così, sono sempre stato abituato così, non so che dirti, ma a me pare strano il non voler mai uscire la sera.

Etairos 12-10-2015 20:59

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Perchè magari si è già fuori e non si vuole perdere tempo a tornare a casa.
Perché magari a casa non si può, perché si disturbano altre persone.
Perchè fuori sei servito e riverito, mentre a casa no. Se inviti qualcuno per esempio dopo devi pulire tutto e almeno per me è un fastidio.
Perché magari trovi qualcosa che in casa non avresti. Esempio: una birra artigianale che fanno solo lì.
Perché magari c'è un evento a cui non vuoi mancare. Che so c'è un gruppo rock figo, che fai stai a casa a sentirlo sul tuo Mp3 o vai a vederlo al live?
Perché magari che so, uno sta in casa tutto il giorno e gli va di prendersi una boccata d'aria e lo fa facendo quello.
Perché che so, magari non uscendo di casa, ti puoi perdere delle piccole cose, insignificanti, ma che comunque sono piacevoli o solo divertenti.
E soprattutto, motivo cardine(?), perché, a differenza che stando a casa, magari puoi trovare tante tizie o tizi e provarci. :sarcastico:

A me vengono questi motivi qua, poi non so, magari ce ne saranno altri o magari non saranno così convincenti. Così la penso :nonso:

Keith 12-10-2015 21:07

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Non saprei, finche ho avuto il piacere di uscire la sera l'ho fatto, e meno male che questo piacere è durato qualche anno.. poi quando non ne ho più sentito l'esigenza ho cominciato gradualmente a non uscire più.
Alla fine esci perché gli amici vogliono andare in giro, nei locali, ma io sarei stato volentieri anche a casa mia o di qualcuno di loro, anzi quando si stava a casa stavo meglio.

Una cosa che non ho mai capito è che i miei (ex) amici volevano uscire solo per andare in qualche locale o al cinema ma quasi mai per andare a fare un giro in un parco o semplicemente un giro :nonso: anche questo mi ha fatto distaccare da loro, anche perché dopo una certa età ti stufi a stare nei pub o nei locali etc.

Wrong 12-10-2015 21:11

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Tobia Asociale (Messaggio 1610047)
La patata.

...e il pisello.

Sennar 12-10-2015 21:19

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Non penso che a tutti piaccia uscire di casa e non ci trovo nulla di strano ; vedo tutto in termini di preferenze personali e le rispetto tutte in quanto tali .
Personalmente sento abbastanza marcatamente la mancanza di persone con cui uscire la sera e se il discorso che facevi riguardo al fatto di uscire solo per rispondere ad una convenzione sociale poteva valere per quando frequentavo le scuole superiori , ora è invece una mancanza personale.

Il motivo sta nel fatto che in realtà , per quanto "fobico" , mi piace stare con gli altri soprattutto se trovo persone a me affini ( non necessariamente timide o introverse) ; quello che mi manca è invece la capacità di stringere legami che vadano oltre la semplice chiaccherata , di creare amicizie sincere .

Sono d'accordo sul fatto che non c'è nessun motivo per cui questa interazione debba per forza avvenire fuori casa se non il fatto che a casa passo già la maggior parte del mio tempo per cui preferisco vedere e andare in posti nuovi piuttosto che stare sempre nello stesso. Inoltre frequentare pub/bar nuovi può anche dare quel tocco di curiosità che mancherebbe se uno incontrasse altre persone sempre a casa ... per esempio ci sono pub che fanno dei piatti o cocktail particolari , altri che hanno un tipo di musica specifica e così via... stare fuori ti pone potenzialmente in contatto con molte altre persone che come te frequentano quel posto , ti espone ad evenienze e imprevisti e in definitiva ti da la possibilità che qualcosa accada ... qualsiasi cosa , bella o brutta . Stando in casa invece, a meno che non cada un meteorite , non succede e non succederà mai nulla.

_Diana_ 12-10-2015 21:55

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Joseph (Messaggio 1610060)
Ai cani piace uscire di casa.

Quando stanno bene, se sono ammalati non mi risulta...

AshtrayGirl 12-10-2015 22:08

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Casa mia è un mio spazio privato, non mi andrebbe di avere miei amici abitualmente qui, quindi se li vedo è ovvio che si esce...normalmente per uscir così e basta preferisco un giretto in centro o un bar non troppo affollato così si chiacchiera per bene. E poi a stare troppo a casa mi rompo i coglioni, mi sento soffocare, a meno di non avere la febbre esco sempre, pure quando non devo vedermi con qualcuno o non devo andare a scuola esco, per fatti miei ma esco.

Hazel Grace 12-10-2015 22:16

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Perché ti senti vivo alla fine uscendo di casa, vuoi vedere cose, scoprire posti nuovi e anche andare al cinema per esempio è molto meglio che stare a casa a vedere film da un pc. E poi ci sono tante cose che si possono fare, ci sono mostre, eventi interessanti, mi piacerebbe partecipare per dire a un incontro di letteratura, una conferenza su un argomento che mi interessa. E fare anche che so, palestra o zumba è molto più divertente che fare cyclette a casa. Anche io ogni tanto preferisco stare a casa, tipo la sera che fa freddino, è bello starsene a casa con una birretta, però semplicemente ho voglia di uscire ogni tanto, vedere qualcosa ecco, che non sia la mia stanza e il pc

Etairos 12-10-2015 22:56

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 1610086)
Concordo sul tuo disagio, in questi termini mi provoca anche una specifica rabbia perché queste realtà corrompono chiunque e la persona corrotta non si rende nemmeno conto del meccanismo nella quale cade, prima per curiosità giovanile avvolta in una nube ignorante di esperienze che possono diventare molto dannose, poi in età adulta quando la disperazione pone delle domande difficili sul bisogno di contatto umano e rapporti vari, questa è la sensazione che mi ha lasciato e che provo di tanto in tanto.
Mi fa veramente arrabbiare vedere come altre persone attraverso il web barattino la loro sofferenza con un biglietto magico, leggere le loro storie commuovendosi e poi sentirle proclamare un loro rapporto campato in aria, vederle ridimensionare le loro sofferenze nello squallore della vita spicciola che il mondo crea per dare un senso a tutto, mi chiedo “ma allora è tutta una recita, il traguardo è diventare una persona di questo genere? Perché la gente rincorre questo?”

Mi sono sentito molto male durante la mia corta vita a causa di queste “uscite”, il momento migliore era forse solo il viaggio, guidare lungo le autostrade per raggiungere i conoscenti oppure per tornare alla propria casa, riguardo tutto il resto è sempre stato cosi vuoto che durante le lunghe serate spesso mi ritrovavo a piangere da solo, per quanto potessero essere speciali le altre persone non ho mai visto nulla che realmente poteva essere condiviso, c'era solo il locale del venerdì sera dove passare due ore a parlare di sciocchezze, la macchina dove fare la stessa cosa, momenti passati ad ascoltare persone che parlavano e parlavano di ragazze, videogiochi, motori, sport, chiacchere per riempire i vuoti dove potevo solo annuire e rispondere con difficoltà non riuscendo mai a provare interesse in questo.

Solo una cosa mi emozionava, vedere posti lontani, sentirsi persi e lontani, realtà che sono riuscito a vivere con difficoltà solo un paio di volte in compagnia con limitazioni demoralizzanti, sentire il conoscente che ha più interesse nel passare il tempo nel baretto sotto casa, oppure una persona che ti piace dirti che non vuole correre per i prati perché troppo stanca e domani deve lavorare, sono rimasto spesso senza parole accettando tristemente fino al punto di farmi da parte, se una cosa non è una vera profonda avventura non ha molto futuro, voglio (volevo) vivere profonde realtà che rimangono marchiate sulla pelle, non banalità che creano la routine anche nei rapporti.

Adesso non c'è più niente oltre qualche urlo disperato che ci prova ed una folle voce che dice di prendere un paio di scarpe ed iniziare a camminare senza meta fino a dimenticare dove abito, prima poi una voce prenderà il controllo oppure la morte falcerà via tutto.

Il problema è che una delle essenze della vita è capire e amare le "piccole cose". Sono quelle che le danno un senso e permettono di vivere serenamente (o almeno contribuiscono).
Non riuscire a comprendere il loro valore o dimenticare il loro valore è causa di grandi problemi e grandi sofferenze. Allo stesso modo tornare a apprezzarle se perse o mai desiderate è altrettanto difficile, sempre che poi uno realmente ne abbia la voglia o l'intenzione.

Crystal 12-10-2015 22:58

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Tobia Asociale (Messaggio 1610047)
La patata.

Lo so, sono indelicato ma sono troppo giù di morale.

Stavo rispondendo in modo analogo...Quando la testa funziona in modo positivo e gli ormoni sono a mille, sicuramente quello che fà uno non'è stare in casa.
Prende ed esce in cerca di qualcosa o qualcuno.
Anche per me l'uscire deve avere un fine...deve essere qualcosa di strutturato..Che caspita vuol dire passare la sera a bere e parlare? Vuol dire perdere tempo x me.
O si fà qualcosa di coinvolgente, altrimenti è tempo sprecato.

iturbe89 12-10-2015 23:00

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Serve semplicemente a vedere posti diversi dalle solite quattro mura di casa (che per me non è molto piacevole :pensando: ) :interrogativo:

dav81 12-10-2015 23:04

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Hor esci più che puoi, bar birre, avvicinati a chi gioca a biliardino, chiedi se puoi giocare insieme, ti divertirai :) per esperienza ho visto che é meglio sparare cavolate con sconosciuti scherzosi che stare zitti e composti... A me quando uscivo in compagnia anni fa mi stavano simpatici i "mattacchioni" :) se hai l'occasione provaci

iturbe89 12-10-2015 23:07

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Oh, se poi vuoi fare la vita da prete, ti conviene tentare la strada del seminario :sisi:

Weltschmerz 12-10-2015 23:10

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Hor (Messaggio 1610034)
A cosa serve far tutto ciò in un luogo pubblico? Dov'è la differenza, dove sta la magia?

Forse perché un invito a casa implica un livello di intimità più alto rispetto alla comune uscita.
Facendo un esempio: per conoscere qualcuno la prima volta puoi invitare a prendere un caffè, ma di sicuro non inviti a casa tua.

Quote:

Originariamente inviata da Hor (Messaggio 1610034)
Perché questo rito è così ambìto, nella sua riuscita, anche da molti fobici?

Sul perché sia ambito credo ci siano idealizzazioni e/o sensi di colpa di mezzo. Bisognerebbe vedere cosa ne pensa il singolo per essere più precisi.

Quote:

Originariamente inviata da Hor (Messaggio 1610034)
Ma se non fosse per questo, per una questione di mera necessità, perché sforzarsi per aderire a questa norma specifica? Dove sta il piacere nell'uscire la sera, intrupparsi in luoghi affollati, a volte circondati da (lasciatemelo dire) pessima gente e da rumori molesti, ecc ecc?

Per una persona normale lo sforzo è quasi 0, sarebbe anzi più difficile portare tutti a casa propria per problemi logistici, di risorse (devi ordinare/cucinare/organizzare passatempi/ ecc) e di intimità.

Josef K. 12-10-2015 23:36

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Etairos (Messaggio 1610097)
Il problema è che una delle essenze della vita è capire e amare le "piccole cose". Sono quelle che le danno un senso e permettono di vivere serenamente (o almeno contribuiscono).
Non riuscire a comprendere il loro valore o dimenticare il loro valore è causa di grandi problemi e grandi sofferenze. Allo stesso modo tornare a apprezzarle se perse o mai desiderate è altrettanto difficile, sempre che poi uno realmente ne abbia la voglia o l'intenzione.


Il problema è che chi esce tutte le sere, alla stessa ora, negli stessi identici posti, per fare e dire le stesse medesime cose, ovvero il 99,9% delle persone che vivono la "socialità da pub/locale con bevuta annessa", non sta dando un significato alle piccole cose, ma soffocando nella routine, nel mettere in stand-by il cervello, nello scaricare su chi ha davanti aneddoti casuali sulla sua vita senza curarsi se l'interlocutore lo stia ascoltando o meno, ogni possibile speranza di riscoprire gli spazi, i ritmi e l'atmosfera necessaria affinché questo significato possa essere riscoperto. Sai cosa sarebbe amare "le piccole cose"? Avere interesse e rispetto per chi hai davanti, senza uscire necessariamente in cento per dire cazzate e finire tutti catapultati sui propri cellulari, ma parlando della propria vita, speranze, problemi, riflessioni, aspettative, senza peli sulla lingua, mandano a fanculo per una volta il "decoro", il recitare una parte, il mostrarsi forte e sicuro quando non serve a nulla, se non per far vedere chi ce l'ha più grosso. Amare le piccole cose per me vuol dire guardarsi attorno, non fare come gli struzzi che se non piazzano gli occhi sul culo di quella che passa, sul televisore del locale di turno o sullo schermo del proprio cellulare non sono in grado di passare 10 minuti senza andare nel panico; guardarsi attorno e rendersi conto che il mondo non è quel cavolo di localetto di due metri per tre nel quale ci si imbuca tutte le sere, ma è anche la strada che ti ci porta, e ancor prima quell'altra strada nella quale non si va mai perché lì non c'è ressa e "che cosa ci andiamo a fare", quando il puro, semplice fatto di non averla mai percorsa renderebbe degna la prospettiva di attraversarla, esplorarla, vedere dove porti, affinché per una sera non sia tutto già scritto e deciso, ma da scoprire, un divenire, nel quale ogni gesto e ogni parola assumano un valore speciale e personale, e anche una stradina solitaria diventi uno spazio di possibilità che sappia di avventura. Amare le piccole cose vuol dire amare le parole, non buttarle là a caso tanto per dire qualcosa, per riempire gli spazi vuoti della conversazione, fare schiamazzo perché altrimenti non ci si sente abbastanza al centro dell'attenzione, ma capire che esse sono il principale strumento che abbiamo per assorbire il mondo che ci circonda e restituirlo a noi stessi e agli altri, per cui è segno di rispetto trattarle con parsimonia, affinché quel piccolo frammento di mondo che dipende da esse non risulti banale e squallido. In definitiva credo che "amare le piccole cose" voglia dire essere ancora capaci di interiorizzare quello che ci circonda, lavorarselo ben bene e rendere al prossimo qualcosa che non sia la mera realtà abusata fatta di quantità e ripetizione, ma di "vita vera", la nostra, la sua, quella degli altri, in uno scambio continuo nel quale le uniche distanze siano quelle che stimolano l'immaginazione.

alien boy 12-10-2015 23:50

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quando vivevo da solo uscivo per procurarmi il cibo (non andavo a caccia, andavo al supermercato o nei negozi per alimentari).
Adesso che sono tornato a vivere con i miei, non trovo più motivi per uscire :nonso:

Etairos 13-10-2015 00:18

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 1610116)
Non sono d'accordo, il tuo concetto è troppo vago per essere applicato realmente sopratutto in questa realtà moderna distorta, come si può pensare che le piccole cose siano salutari? Mi hanno sempre dato una diversa sensazione, qualsiasi momento dolce era soltanto una virgola in mezzo ad situazioni che considero logoranti, passare interi anni attorno a due locali, frequentare le solite persone ghettizzando chiunque altro, un senso addirittura di ripudio per le novità, come si può pensare di essere felici dei piccoli momenti ignorando che si vive in uscite dove si incontra un mondo chiuso dove non si affronta nessuna grande realtà e dove le persone che ne fanno parte cercano soltanto la loro sicurezza blindandola nella totale ignoranza e rifiuto.

E' come se mi dicessi che invece di disprezzare le pubblicità dovrei godermi la canzoncina di sottofondo che mi coccola in una spensierata ipnosi giornaliera, sono d'accordo che la vita sarebbe sicuramente più sana nel godersi questa canzoncina come un rincoglionito in mezzo ad un gruppo di rincoglioniti, sposare una rincoglionita, fare un lavoro da rincoglionito, avere figli rincoglioniti che frequenteranno scuole per rincoglioniti, ma disprezzo totalmente questo concetto che non riesco ad accettare di uscire per vivere queste realtà, anche se ho provato ad essere una persona spensierata che si godeva i piccoli momenti mi sentivo circondato da un mondo pronto a schiacciare tutto.
Queste cazzo di piccole cose non sono mai riuscite a formare una cosa grande, ti godi il momento poi passa rapidamente lasciandoti con niente, la morte, la delusione, il mondo che urla di raccogliere e raccogliere come un minatore di buona giornata, una picconata al mattino, una al pomeriggio ed l'ultima alla sera, raccogliere le piccole cose con una piccola carriola e poi gettarle in un buco nero di momenti riempiendosi il cuore di un sorriso brillante, è una follia!

E' che nella maggior parte dei casi le piccole cose riescono a offuscare quelle grandi, i grandi problemi, la mancanza di senso del mondo circostante e della routine.
Secondo me questo "oblio della coscienza" è preferibile rispetto a sapere e soffrire, è più salutare essere un rincoglionito in mezzo a un gruppo di rincoglioniti non sapendo di essere rincoglionito. Molte volte mi sono pentito e mi pento di me stesso, perché non capivo e non apprezzavo, non capisco e apprezzo nemmeno io queste cose. Molte volte invece mi lascio trascinare, non penso, eclisso me stesso, e sto bene.

Per piccole cose intendo che so "prendere un caffè", "fare due chiacchiere, anche su cose banali", "vedere una partita in compagnia", "andare al concerto di un gruppo che ti piace", "ma anche ascoltare la musica da rincoglioniti, purché ti piaccia" robe così. Cose banali, anche ripetute, ovviamente non fino all'eccesso, che di quello si stufano tutti ._. Cose che però danno un senso di soddisfazione, o almeno dovrebbero. A qualcuno basta tutto ciò. A qualcuno no. Rimane il fatto soltanto che chi vive in maniera "gretta" e in certi casi "assurda" vive meglio di chi si condanna. E per me quello conta.
Per me la verità è che prima le persone apprezzavano tutto ciò, perché avevano altro di che pensare, mentre invece abbiamo fin troppo di che pensare e ci creiamo noi stessi troppi problemi.

In realtà rileggendolo forse ho confuso le parole del tuo messaggio, va bhè sto messaggio te lo scrivo lo stesso ._.

Etairos 13-10-2015 00:32

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Josef K. (Messaggio 1610128)
Il problema è che chi esce tutte le sere, alla stessa ora, negli stessi identici posti, per fare e dire le stesse medesime cose, ovvero il 99,9% delle persone che vivono la "socialità da pub/locale con bevuta annessa", non sta dando un significato alle piccole cose, ma soffocando nella routine, nel mettere in stand-by il cervello, nello scaricare su chi ha davanti aneddoti casuali sulla sua vita senza curarsi se l'interlocutore lo stia ascoltando o meno, ogni possibile speranza di riscoprire gli spazi, i ritmi e l'atmosfera necessaria affinché questo significato possa essere riscoperto. Sai cosa sarebbe amare "le piccole cose"? Avere interesse e rispetto per chi hai davanti, senza uscire necessariamente in cento per dire cazzate e finire tutti catapultati sui propri cellulari, ma parlando della propria vita, speranze, problemi, riflessioni, aspettative, senza peli sulla lingua, mandano a fanculo per una volta il "decoro", il recitare una parte, il mostrarsi forte e sicuro quando non serve a nulla, se non per far vedere chi ce l'ha più grosso. Amare le piccole cose per me vuol dire guardarsi attorno, non fare come gli struzzi che se non piazzano gli occhi sul culo di quella che passa, sul televisore del locale di turno o sullo schermo del proprio cellulare non sono in grado di passare 10 minuti senza andare nel panico; guardarsi attorno e rendersi conto che il mondo non è quel cavolo di localetto di due metri per tre nel quale ci si imbuca tutte le sere, ma è anche la strada che ti ci porta, e ancor prima quell'altra strada nella quale non si va mai perché lì non c'è ressa e "che cosa ci andiamo a fare", quando il puro, semplice fatto di non averla mai percorsa renderebbe degna la prospettiva di attraversarla, esplorarla, vedere dove porti, affinché per una sera non sia tutto già scritto e deciso, ma da scoprire, un divenire, nel quale ogni gesto e ogni parola assumano un valore speciale e personale, e anche una stradina solitaria diventi uno spazio di possibilità che sappia di avventura. Amare le piccole cose vuol dire amare le parole, non buttarle là a caso tanto per dire qualcosa, per riempire gli spazi vuoti della conversazione, fare schiamazzo perché altrimenti non ci si sente abbastanza al centro dell'attenzione, ma capire che esse sono il principale strumento che abbiamo per assorbire il mondo che ci circonda e restituirlo a noi stessi e agli altri, per cui è segno di rispetto trattarle con parsimonia, affinché quel piccolo frammento di mondo che dipende da esse non risulti banale e squallido. In definitiva credo che "amare le piccole cose" voglia dire essere ancora capaci di interiorizzare quello che ci circonda, lavorarselo ben bene e rendere al prossimo qualcosa che non sia la mera realtà abusata fatta di quantità e ripetizione, ma di "vita vera", la nostra, la sua, quella degli altri, in uno scambio continuo nel quale le uniche distanze siano quelle che stimolano l'immaginazione.

Qualcosa l'ho detto nel mio post sopra. Qua aggiungo solo qualcosa. Secondo me mettere in stand-by il cervello invece serve eccome, non sempre si possono e si devono fare discorsi profondi, non sempre c'è la possibilità di farli, non sempre c'è la possibilità di essere capiti. Non sempre si possono ottenere rapporti profondi quanto noi desidereremo avere.
La cosa dello stesso locale mi fa venire in mente How i met your mother (niente spoiler ._.). Cioè la situazione è idealizzata, ma esprime bene il concetto: non importa dove vai, per quante volte ci vai, ma se trovi le persone giuste tutto può andare bene. Anche lì, a parte cose assurde(?), ci si basa sulle piccole cose, ripetute, una vita "normale", ma comunque per me l'ideale.
Ammetto che le conclusioni a cui sei arrivato siano molto profonde e sinceramente molto belle, e ti dico, magari fossi così ._. Ma secondo me è pretendere troppo, cioè è una idealizzazione utopica di quello che non potrà mai essere; questo anche perché non tutti sono in grado di raggiungere un tale apice (e io mi includo tranquillamente fra gli incapaci .-.)

Sickle 13-10-2015 00:46

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Feci proprio questa domanda a un mio "amico" normalone un po di tempo fa, e lui mi rispose:


In teoria serve a conoscere gente che a loro volta ti presentano altra gente che a loro volta ti presentano altra gente ancora e così via… e il risultato finale è conoscere tanta patata sperando che nel mucchio ci sia una (o più) disposta a dartela. Cit.

Equilibrium 13-10-2015 02:28

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Evidentemente a molti piace socializzare.
Evidentemente molti si trovano a loro agio fuori di casa cosi come tu ti trovi a tuo agio nello stare in casa.

Dovresti farti la domanda al contrario.
Stare in casa.... a cosa serve?

Keith 13-10-2015 09:00

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Crystal (Messaggio 1610100)
l'uscire deve avere un fine...deve essere qualcosa di strutturato..Che caspita vuol dire passare la sera a bere e parlare? Vuol dire perdere tempo x me.
O si fà qualcosa di coinvolgente, altrimenti è tempo sprecato.

stavo pensando la stessa cosa, uscire per bere o mangiare e parlare di cose che non mi interessano è una perdita di tempo.. se di una serata non mi rimane niente allora ho perso tempo.

cancellato15249 13-10-2015 11:13

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Alcune uscite sono aihme obbligate, quelle personali se posso le evito.
Sto tanto bene a casa mia.

timido87 13-10-2015 11:58

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Serve per fare qualcosa di diverso, prendere una boccata d'aria, sentirti vivo e non impazzire.

Nothing87 13-10-2015 12:17

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Buoni motivi per uscire nel tempo libero:
1) Per fortuna, fuori non ci sono solo locali e spiagge dove fare baldoria ma anche luoghi costruttivi come musei e città d'arte. Visitarli dal vivo, magari con amici, anziché sui libri, è più coinvolgente e ce li fa rimanere più impressi.
2) Equilibrare i momenti di quiete domestica a quelli più dinamici del mondo esterno (soprattutto se non si studia o lavora). Esagerare invece con una circostanza, secondo me, svilisce i suoi pregi ai nostri sensi.
3) Conoscere meglio altre persone ci aiuta anche a capire meglio noi stessi.
4) Uscire dalla propria zona di comfort (non solo da casa propria ma anche e specialmente dalla propria città e da soli), mette a prova e migliora le proprie capacità organizzative, di orientamento e di leadership. Così si diventa mentalmente più autonomi dai genitori e dunque, secondo me, più disinibiti.

Hor 13-10-2015 13:09

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Joseph91 (Messaggio 1610041)
Vuoi dirmi seriamente che tu non sei mai uscito, che ne so, nella tua vita liceale, il sabato sera? Mai mai?

No, mai, e non ne ho mai sentito la necessità.
È anche vero che:
1) Coi compagni di classe delle scuole superiori non ho mai legato tanto da "uscirci assieme".
2) Vivevo in un paese minuscolo lontano dalla città principale e mal servito dai mezzi pubblici. Anche se avessi voluto "uscire", non ne avrei avuto modo.

varykino 13-10-2015 13:23

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
nn tutte le cose si fanno perchè " servono" ..... uscire come dici tu nn è che serve a qualcosa ..... si esce per interaggire , per vedere che succede intorno a te , per gioire per cosi dire delle dinamiche che si vengono a creare in un luogo publico , ovviamente fare quelle cose tra le mura di casa toglie gran parte delle improvvisazioni dinamiche che si vengono a creare fuori che il più delle volte creano emozioni ai soggetti interessati ..... penso che si esca per questo e anche perchè la birra alla spina a casa nn c è :mrgreen:

Sayuri 13-10-2015 16:48

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Hor (Messaggio 1610034)
"Uscire".
È qualcosa che non ho praticamente mai fatto in vita mia.
Non ne sento il bisogno. Non ne capisco il senso. Non ne ho mai capito il significato.

Proprio perchè non lo hai mai fatto, non ne comprendi il significato.
I luoghi, sono molto importanti. Quasi come lo sono le persone con cui decidi di ritrovarti per stare assieme.
Se tu abitassi in un appartamento molto piccolo, potresti radunarti lì con i tuoi amici? Sarebbe scomodo.
Oltre a questo, uscire serve per vedere posti diversi che non siano le solite quattro mura domestiche o il parco sotto casa.

E' come se tu mi chiedessi: a cosa serve viaggiare? Le persone ci sono anche qui, ci sono gli alberi, le strade ecc.
Ma viaggiare è bello perchè ogni posto è diverso, ogni luogo è "impregnato" di un suo profumo, della sua gente.

Non fraintendermi, non sto asserendo che, che so, una discoteca sia un luogo a cui "ambire".
Dico solo che per un essere umano diventa alquanto ripetitivo e noioso starsene confinato sempre nello stesso luogo, prima o dopo sente la necessità di muoversi, di stare in altri luoghi.

Joseph91 13-10-2015 17:26

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
Quote:

Originariamente inviata da Hor (Messaggio 1610354)
No, mai, e non ne ho mai sentito la necessità.
È anche vero che:
1) Coi compagni di classe delle scuole superiori non ho mai legato tanto da "uscirci assieme".
2) Vivevo in un paese minuscolo lontano dalla città principale e mal servito dai mezzi pubblici. Anche se avessi voluto "uscire", non ne avrei avuto modo.

Cavolo, sei un essere più unico che raro :D

cancellato2824 13-10-2015 20:53

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
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Originariamente inviata da Hor (Messaggio 1610034)
Quello che si fa fuori di casa, quando si esce, ovvero: sedersi, consumare qualcosa, parlare... lo si può fare benissimo in casa! Tutto quanto. E allora a cosa serve uscire di casa? A cosa serve far tutto ciò in un luogo pubblico? Dov'è la differenza, dove sta la magia?

Presupponendo che immmagino per farlo benissimo a casa non intendi parlare dietro a un pc o al tavolo coi familiari ma invitare amici a casa propria e magari andare a casa loro,

per quanto riguarda invitare a casa propria mi rifaccio a quanto scritto da Eitaros, in particolare

Quote:

Originariamente inviata da Etairos (Messaggio 1610042)
Perché magari a casa non si può, perché si disturbano altre persone.
Perchè fuori sei servito e riverito, mentre a casa no. Se inviti qualcuno per esempio dopo devi pulire tutto e almeno per me è un fastidio.

( oltre alla pulita data magari prima per non fare una figura barbina)

Poi in un locale se ad un certo punto mi stufo/voglio andarmene posso farlo, a casa mia non sta bene dire "fine, tutti a casa!".

Non so se sei solito invitare persone a casa tua, sì certo si può fare anche informalmente, improvvisando e come va va, ma normalmente le serate che riescono e che alla gente piacciono richiedono un lavoro dietro non da poco...Ma poi stiamo parlando di invitare il tuo miglior amico, o 5 o magari 10 persone (e magari fino all'ultimo il numero è anche abbastanza incerto) ? In questo caso mi sembra evidente perchè ritrovarsi fuori venga preferito all'invitare a casa visto l'impegno non indifferente che richiede e motivo per il quale infatti in un locale si paga.

E poi, penso sia più stimolante un locale... e al limite anche fosse non una grande esperienza perchè il cibo fa schifo, la musica pure e il locale deprimente... io a differenza che se fosse stato fatto a casa mia non ne porto responsabilità e nessuno associa queste cose a me, in particolare se si è optato per quel posto insieme.


Riguardo ad essere io ad andare a casa degli altri... bè, io mi dovrei sbattere come per andare in un locale visto che di casa devo comunque uscire... e a casa di altri mi sento anche più a disagio che in un bar o locale, essendo un ambiente privato non mi sento libera di muovermi , ho più paura di sporcare ecc.


Insomma non vedo buone ragioni per preferire trovarsi a casa propria o altrui rispetto a uscire se non fobia degli altri/ della confusione/ paura ad uscire di sera o altre motivazioni (risparmio, freddo, impossibilità a muoversi ecc.). Poi c'è locale e locale, alcuni sono più adatti ad un tipo di persone ed altri ad altre.


(Comunque anch'io alle uscite di sera preferisco di giorno... ma mi rendo conto son cose diverse e c'è un atmosfera diversa. A dirla tutta a me piacerebbe almeno un pò anche unire l'occasione di vedere gli amici col fare con loro qualcosa di utile, per noi stessi o altri)

Etairos 13-10-2015 21:58

Re: Uscire... a cosa serve? (fatemi capire)
 
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Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 1610317)
Immagino che a questo punto sia unicamente un punto di vista personale, apprezzo allo stesso tuo modo il concetto di godersi i piccoli momenti ma sono convinto che un genere di realtà non possa permetterne di crearne di reali: riprendendo l'esempio di conoscenze che frequentano in modo compulsivo lo stesso bar non penso sia giusto prendere come esempio un telefilm come “how i met your mother” che è ambientato nella città più grande del mondo New York, grazie al cazzo, i protagonisti si godono i piccoli momenti avendo infinite possibilità, realtà, incontri, qualsiasi cosa il mondo possa offrire; Mentre abitando in una provincia italiana dove km di campagna separano i luoghi d'interesse sinceramente mi sono sempre sentito male nel vedere che eventi stupidi diventavano i pilastri di quel mondo, l'ubriachezza sembrava l'unica prospettiva per tutte quelle persone, il consumo di droghe, il blaterare continuo goliardico dei rapporti sessuali, la denigrazione dei concetti fuori dal gruppo, razzismo, omofobia, la stupidaggine nel organizzare assurdità per scappare alla routine, idiozia allo stato puro.

Le piccole cose sono sempre state spezzate, quello che mi sta dicendo non mi da nessun motivo per ipotizzare di uscire, “prendere un caffè”, magari con una persona fantastica che ti fa sentire bene, poi ritornare nella propria casa sentendosi felice per il piccolo momento ma con un enorme mostro creato durante gli anni che ti trascina via quel momento, secondo me l'unica possibilità per salvarsi è non avere più la sensazione di ritornare indietro, creare qualcosa di costante che è un cosa grande, un branco di piccole cose può essere carino come un recinto di gattini ma finché non te ne porti uno a casa non potrà mai vivere veramente quel momento, tutto questo diventa una sfida sempre più grande che alla fine demoralizza nelle sconfitte costanti di vedere solo piccole cose, si inizia ad non avere più interesse nel uscire ed essere infelici di qualunque realtà perché consapevoli che è tutto frivolo, la gente va e viene, le chiacchiere sono solo chiacchiere ed i momenti diventano soltanto fotografie con nessuna reale esperienza e/o mantenuta realtà, con quante persone ho visto lunghe albe che poi si sono rivelate vagabondi allo mio stesso modo.

Comunque come scritto inizialmente queste sono percezioni personali.

Sì, ci sta. Alla fine ognuno ha le sue sensazioni e i suoi bisogni (sempre che uno capisca veramente cosa sia più adatto a se stesso. Io per esempio fatico in tal senso molto spesso a capirmi. Talvolta desidero una cosa, poi la odio) Io invece avrei più paura delle cose "grandi" che uno rischia di abituarcisi e non appena se ne vanno via, anche solo per motivi per noi inaspettati, dopo tutto rischia di crollare ._.
Ovviamente l'esempio di how i met your mother era estremizzato, per riuscire a capirsi, però credo che poco cambi il posto dove ti trovi (o almeno relativamente) se stai bene con qualcuno. Anche a New York ci saranno le persone da te citate, che vivono una vita gretta, ripetitiva e nausante. Posso capire, anche se probabilmente non ai tuoi livelli, quello che vuol dire stare staccati dal mondo. Non sono mai stato a vivere in aperta campagna o che altro, ma per la maggior parte della mia vita ho vissuto in una piccola città di 60-70 000 abitanti e già lì ho visto quello che tu hai descritto perfettamente e molto volte mi sono sentito, mi sento estraneo a tutto ciò. Certe volte mi sento più un abitante del mondo, un senza patria e senza meta, disposto a viaggiare, a estraniarmi da tutto e da tutti, a scappare fino a che il mio animo non sia disposto a placarsi.

PathFinder83 14-10-2015 01:42

Quote:

Originariamente inviata da Joseph91 (Messaggio 1610443)
Cavolo, sei un essere più unico che raro :D

Dubito, con me siamo gia' a due! :D


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