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Venire a patti con la propria condizione
Mi sembra fisiologico che molti in questo forum non siano soddisfatti della propria vita, di ciò che (non) sono riusciti a raggiungere e delle prospettive future. Alla luce di ciò, vorrei sapere in che misura questa insoddisfazione influisce sul vostro umore generale, come fate per non farvi sopraffare dallo sconforto, il grado di accettazione della vostra condizione, ed in generale come è possibile vivere una vita decente pur senza essere in pace con se stessi.
Scusate il tono cupo del topic, ultimamente non sono molto di buon umore quindi mi capita di fare pensieri di questo tipo. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
Ho provato col far finta di stare bene, finendo palesemente per strisciare. Quindi sto provando chiedendo aiuti esterni e accettando che per ora è così, un domani andrà diversamente (meglio o peggio :mrgreen: non si sa), intanto posso lavorare sugli ostacoli che non mi permettono di arrivare ai miei obiettivi e questo mi dovrebbe rendere fiduciosa, dandomi qualche stimolo. L'umore scende solo quando mi lascio bastonare emotivamente dagli altri.
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Re: Venire a patti con la propria condizione
L'accettazione della propria condizione è il primo passo che ognuno di noi dovrebbe fare per cercare di comprendere maggiormente la propria problematica e cercare di risolverla.
Se non la si accetta, non la si comprende, se non la si comprende, non vi si pone rimedio, se non vi si pone rimedio, non vi saranno miglioramenti (anzi). |
Re: Venire a patti con la propria condizione
ormai ho accettato di essere un cosiddetto lupo solitario o orso come mi chiama mia madre -.- non mi faccio più problemi a stare solo in casa e non uscire o uscire solo a quazzo, aver perso molti amici ecc...a me piace come sto e non vedo il motivo di cambiare e crearmi ansie, faccio tutto da solo senza aiuti. La psicologa mi rompeva e diceva che l'uomo e' un animale sociale lol con me ha sbagliato in pieno, insomma sono in pace con me stesso, i soldi li guadagno, non vedo più i problemi che avevo prima...come avere rapporti sociali e altre cose, certo..quando mi ritrovo in situazioni di socializzazione mi sento molto idiota :(
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Re: Venire a patti con la propria condizione
Dopo tanti anni, ormai ho accettato quasi del tutto la mia natura. Ogni tanto ho qualche rimpianto, qualche voglia, ma tutto scompare nel giro di qualche ora o di qualche giorno. E se questi pensieri non scompaiono, tento di sopprimerli io in qualche modo, concentrandomi su mondi in cui c'è ancora qualcosa in cui credere, dove valori come l'amicizia e l'amore hanno ancora un senso. Nella vita attuale invece è tutto diverso, piatto e spento. Amicizie blande e quasi inesistenti, l'amore mai trovato, nessun vero legame. Riguardo il resto, mi sembra sempre di temporeggiare e rinviare l'inevitabile. Finora ho sempre evitato il lavoro, sono troppo goffo, troppo incapace e soprattutto troppo fragile, mi basta che qualcuno mi sgridi e vorrei piangere e morire.
Non vedo grandi prospettive né grandi aspettative verso me stesso perché mi conosco bene, non posso non ammettere che sto meglio quando non ho impegni. La sola esistenza di una routine nella mia vita mi distrugge. Accetterò a cuor sereno la fine che farò se la mia debolezza mi porterà alla perdizione. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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Se non si è in pace con se stessi (ma anche con altro eh, non è detto che sia la pace con se stessi a mancare), si vive una vita indecente, ma comunque non si è ancora sopraffatti, perché in un modo o nell'altro si continua a vivere... Male, ma si continua a vivere. Se non si vive bene come si fa ad avere un buon umore generale? Due cose si possono fare alla fine... O si cambia la vita e il mondo cercando di avvicinare il tutto al proprio senso di vita buona, o si cambia il senso che si da alla parola "bene" in maniera tale che il giudizio negativo nei confronti di qualcosa o qualcuno cambi verso. Certo è che se sei impotente nei confronti di quel che vuoi cambiare e non hai intenzione di cambiare il senso di buono e cattivo (per i più svariati motivi), il continuare a star male o bene non dipende più da qualcosa che puoi fare. Io dico che se anche ti trovassi in questa situazione qua continua a vivere non accantonando comunque la speranza, alla fine se quel che ho scritto in corsivo è vero (e non è detto che lo sia sempre) è vero che non puoi agire tu per modificare qualcosa, ma d'altra parte comunque non tutto sta in mano a te, ci sono anche altri fattori che possono sbloccare una situazione. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
rassegnarsi.
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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dire che l'uomo è un animale sociale è una generalizzazione bella e buona! |
Re: Venire a patti con la propria condizione
eh magari.
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Re: Venire a patti con la propria condizione
Non ho ancora accettato la mia condizione ma non mi causa nessun malumore solo rassegnazione.
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Re: Venire a patti con la propria condizione
Capisco il punto di vista di chi afferma di essere rassegnato, ma devo ammettere di non riuscirci, sapere di possedere un quantitativo di tempo finito e non riuscire ad utilizzarlo mi rende costantemente irrequieto, non potrei mai adagiarmi.
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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Comunque questo tipo di cambiamento non è improvviso, viene messo in atto certe volte quando si affrontano lutti e perdite (là dove si pensa di non poter fare davvero assolutamente più nulla): si passa da un giudizio molto negativo nei confronti dell'assenza dell'oggetto perduto a forme di giudizio meno cariche nei confronti di questa situazione (che i fin dei conti resta la stessa, l'oggetto manca e non sono resuscitati i morti, ma non si sta più male come prima) Una strategia più o meno potrebbe essere questa: capire cosa ti fa giudicare negativamente una situazione, determinando le connessioni del tuo giudizio con altri fattori che puoi influenzare per disincentivarlo e agire poi di conseguenza. Avevo in mente cose del genere e non cambiamenti che avvengono dalla sera alla mattina. Anche l'uso di farmaci può rientrare in questa strategia qua. Certo è che a monte deve esserci comunque l'intenzione di farlo questo, anche là dove fosse possibile farlo agevolmente. Certi giudizi magari non li si vuol cambiare (con vuole non mi riferisco ad un'entità spirituale intendo dire che manca la motivazione e per ora non c'è), ma anche questo per me è legittimo, perciò non è detto che sia sempre una soluzione praticabile. |
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Negli altri momenti invece aspetto la morte. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
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Io ormai ho accettato di essere diverso in molti aspetti dal resto del mondo..il mio carattere e i miei problemi mi hanno portato in uno stato di totale apatia e solitudine
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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Penso come zucchina che lumore in se per se porta ad una prospettiva diversa. E un cosa biologica . nn ti sto consigliando di prendere farmaci .
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Re: Venire a patti con la propria condizione
ma io sinceramente non credo di avere umore al di sotto della media :pensando: ci sono momenti e momenti, ma in genere sono tranquillo :nonso:
di certo sono al di sopra della media di questa utenza -__-, ma ci vuole poco -_- |
Re: Venire a patti con la propria condizione
Mi riempio di illusioni.
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Ne ho preso coscienza tempo fa e da allora cerco di combatterla.
Ho vinto tante battaglie mentre altre ancora no.. Ma non mi arrendo! |
Re: Venire a patti con la propria condizione
Sono abbastanza rassegnata, consapevole.
Generalmente vivo in una situazione di abitudine e non ci faccio più caso di tanto...il problema è che quando vedo e provo per un pò il resto (che comunque realmente non riuscirei a reggere) poi fatico a tornare serenamente alla condizione di prima...per me o è bianco o nero e lottare per imprevedibili sfumature di grigio mi esaurisce. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
quando sono triste penso che l'essere umano è avvolto dal pessimismo cosmico di leopardi , chi più chi meno ma tutti abbiamo sta radiazione di fondo fissa ... e mi sento più umano :D .
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Re: Venire a patti con la propria condizione
No,non riesco a venire a patti con la mia situazione,è così estrema che non lo farebbe nessuno,non ho mai provato nulla di simile,mi sento morire,come ora,sfiancata da pianti a dirotto,dopo che ho passato la mattina a cercare annunci di lavoro ma per i quali in cuore mio,non ho nessun interesse,ma rifiuto grandissimo.Non so che diamine cerco,perchè qualcosa cerco,forse il nulla,stare così a fissare il vuoto,e poi disperarsi..?Non penso che io cerco questo,e allora perchè annullo ogni possibilità..non lo capisco,ma non riesco a reagire.Potrei sforzarmi a costruirmi una vita,trovare un compagno,un lavoro,ma sento nel profondo che non ce la faccio,come fossi rimasta una ragazzina.Qualche anno fa avevo almeno un contesto intorno,se pur non felicissimo,come quello della mia famiglia,qualche amico caro di vecchia data,invece poi è sparito tutto,sorelle sposate che vivono in un'altra città,cugini con la propria vita..gli unici a essere rimasti sono i miei e pur odiandoli talvolta per i danni fatti,sono i soli che mi danno un minimo conforto solo per il fatto che conoscono la mia storia e nel bene e nel male hanno vissuto tutto con me,una volta che se ne saranno andati,io sarò sola completamente sola,con tutto quello che mi porto dentro...ma forse non dovrò pormi il problema,così non posso più continuare,qualcosa dovrà cambiare per forza di cose nel frattempo,non posso vivere così altri mesi,schiatto in queste condizioni.Il problema è che non sta scattando nulla in me,neanche la paura muove una minima motivazione..
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Re: Venire a patti con la propria condizione
Credo che vivere una vita decente senza essere in pace con se stessi non sia possibile. Nel senso, per me rassegnarsi vuol dire comunque aver raggiunto un certo equilibrio interiore con se stessi :)
Per quanto mi riguarda, per un lungo periodo ho cercato di poter essere come gli altri, ma poi capitano certi momenti no e tutti gli sforzi crollano inevitabilmente. E niente, la differenza tra gente in gamba e quelli come me, è che almeno i primi sicuramente non si adagiano ai primi ostacoli. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
non verrò mai a patti con la mia condizione. La mia condizione non è un'assoluta incapacità a parlare con la gente magari fosse così. Almeno potrei farci qualcosa. Certo è difficile per me aprirmi con sconosciuti o fare amicizia/trovare nuovi amici, ma sento che il mio problema è ancora più grande. Non sono maturata abbastanza, ho passato la vita a cercare di risolvere problemi, sono sempre stata concentrata sui problemi e basta. Adesso qualsiasi cosa debba fare, la faccio da schifo, non mi tengo un lavoro neanche a sforzarmi, non sono capace di rendermi indipendente, ho comportamenti ancora da post adolescenza ma il tempo passa. Non riesco ad adeguarmi alla società, tutto mi viene difficile
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Re: Venire a patti con la propria condizione
Io non l'accetto, nonostante sappia di essere diversa e di stare anche bene (in parte) da sola, non accetto di essere così debole, non accetto il fatto di aver infranto da sola i miei sogni e di non riuscire ad impegnarmi abbastanza per realizzare quei pochi desideri che mi sono rimasti.
Non l'accetto perché non ero così e non so come ci sia arrivata ad una condizione simile. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
nel mio caso più che accettazione direi rassegnazione, in questo periodo poi non ne parliamo, vorrei tanto provare a fare qualcosa ma proprio non ci riesco sono immobilizzato, ho solo pensieri autodistruttivi, pessimismo, sono tornate le crisi di pianto e non vedo prospettive di miglioramento
non ho la minima idea di come raddrizzare la mia vita, se mai fosse possibile... ormai sono diventato una pietra di paragone, io sono l'esempio di come non dovrebbe essere un individuo, sono la misura con cui gli altri pompano il loro ego a scapito della mia dignità |
Re: Venire a patti con la propria condizione
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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datti pace perchè nella vita ci può essere compagnia però nasciamo soli e moriamo soli. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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io non voglio dettare la normalità, sto solo dicendo che NON-SIAMO-TUTTI-UGUALI. C'è chi da solo sta meglio che in compagnia e non siamo 1 su 100, guardati bene intorno. Lo stare bene non esiste, nessuno sta bene, infatti il topic si chiama venire a patti con la propria condizione. Si può stare bene soli o in compagnia ma sicuramente le persone intorno non sono la soluzione a tutti i mali. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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in tutti i miei 2082 messaggi non troverai mai la disperazione per non avere la ragazza, sono fatto così che ci posso fare? quando stai solo per 35 anni su 38 alla fine ti abitui..te ne fai una ragione che se stai solo forse è giusto così, che è la natura che sceglie per noi..non lo so.. qui non è che tutti ci uccidiamo se non abbiamo la ragazza.. molti purtroppo lasciano questo forum o scrivono poco proprio perchè il tema è sempre quello: la fantomatica ragazza! Manco fosse un essere soprannaturale :) |
Re: Venire a patti con la propria condizione
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si hanno alle spalle molti anni di solitudine....forse anche io fra qualche anno parlerò cosi, xrò sono assolutamente sicuro che magari quando avevi 20 o 25 anni non la pensavi in questo modo... |
Re: Venire a patti con la propria condizione
Non me lo ponevo il problema,pensavo che l'avrei trovata oppure no..non é quello il problema..se uno non sa stare da solo é un grosso problema, perché poi succede che la trovi,ok,che bello! Poi metti che ti lascia? Che fai,la ammazzi come quelli che si sentono in tv? Oppure ti ammazzi te? No, rimani da solo in pace e magari ne trovi un altra o magari no. Non cambia,ci sei cmq tu con te stesso
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Re: Venire a patti con la propria condizione
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venir a patti per me è importante, ma nel senso che non posso avere quello che voglio, non in queste condizioni, bisogna fare tutto un percorso, incognito ma chiaro allo stesso tempo. chi sa affrontare le difficoltà, è abituato a impegnarsi. chi sa tenere la testa alta è abituato a guardare il faccia i dolori . in pratica la soluzione spesso sta osservare l cose come stanno e agire da li senza cercare la scorciatoia, o il miracolo, o dose quotidiana. |
Re: Venire a patti con la propria condizione
Cerco di darmi da fare, almeno dal punto di vista degli interessi e di fare qualcosa di nuovo. Non migliorerà le mie capacità ma penso che cmq un minimo incida lo stesso almeno da come mi posso percepire. Peccato solo che non mi sia deciso prima e cmq in non tutti gli aspetti vedo miglioramenti.
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