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Storia dei disturbi di socializzazione...
Che titolo da professorone universitario! Comunque, mi chiedevo...
secondo voi, in passato, tipo nel 1400, 1600, esistevano i disturbi d'ansia sociale et simila? ovviamente mi pongo questa domanda riguardo alle persone che vivevano in quelle epoche, di qualunque classe sociale esse fossero (visto che la vita delle persone si differenziava molto in base al ceto). Oppure esistevano ma non se ne parlava, dato che la psicologia come la conosciamo oggi è una scienza abbastanza recente? Vorrei sapere un po cosa ne pensate, però sarebbe ancora più bello se ci aiutassimo tipo a fare una ricerca storiografica, magari se c'è qualcuno che fa psicologia come università può essere di grande aiuto!! Scusatemi lo scientismo e il rigorismo ahahaha |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
se per questo esistono problemi sociali anche tra gli animali... per esempio orsi o lupi che vengono espulsi dal branco, a cui non resta altra possibilità se non quella di crepare (raramente riescono a sopravvivere)
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
È interessante, a volte per esempio mi chiedo se c'era qualcosa di simile alla fobia e all'evitamento nella preistoria.
Non penso, almeno non come oggi. Tuttavia una buona spiegazione dell'origine ed evoluzione del fenomeno non credo sia banale |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
Certamente, bastano dei traumi e in questo mondo di merda è facilissimo averne.
Si può ricercare fino ad un certo punto, bisognerebbe fare una seduta spiritica e iniziare a fare psicoterapia agli spettri. |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Secondo me si. Proabilmente eran quelli considerati stupidi , stregoni ecc. i soli timidi erano maggiormente tollerati e forse i soli timidi avevano meno complessi perche nn cerano tutti questi modelli di perfezione svattuti in faccia
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Per gli uomini primitivi potrebbero essere state violenze nel gruppo, catastrofi naturali e attacchi da parte di animali, poi anche le guerre sono piuttosto efficaci da questo punto di vista e non mancano mai. L'unica differenza è che le persone (dei paesi ricchi) che stanno male ora si possono curare e sono lasciate meno a sé stesse. |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
Robespierre era sicuramente un introverso eppure era diventato una persona importante, il capo dei ghigliottinatori
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
a parte che la gente se arrivava a 30 anni era fortunata, come uno dava segni di disadattamento se era uomo si metteva a delinquere o crepava (più) in fretta, se era donna finiva per fare la vecchia megera e prima o poi la bruciavano :mrgreen:
scherzi a parte sulle condizioni materiali, nelle società premoderne probabilmente la comprensione e il trattamento di disturbi di natura psichica probabilmente era quasi del tutto impossibile, per ovvie ragioni di incompresione soprattutto. |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Non penso nemmeno sia la domanda adatta: non mi chiederei "ha senso il mio evitamento", ma "cos'è che sto evitando". Sicuramente c'è stata una serie di esperienze che ha rinforzato le mie strategie, ma da qui ad avere senso ce ne passa... |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Potresti anche scoprire che dalla perdita di quei valori ci si è liberati di zavorra. |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
Ippocrate nel V secolo a.C riferendosi alle persone fobiche scriveva questo:
"Non è facile vederlo in giro: non sopporta la luce o il frequentare posti illuminati; porta il copricapo calato sugli occhi, non vede e si adopera in ogni modo per non esser visto. Non s’arrischia di entrare in una compagnia nel timore di esser maltrattato o umiliato, di lasciarsi andare in atti o discorsi, o di far sì che lo reputino un poveraccio. Egli pensa che tutti siano lì per guardare lui." Ippocrate è il padre della medicina tanto che ancora oggi tutti i medici si prestano al Giuramento di Ippocrate |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Con il progresso, il benessere fisico materiale, società sempre più uniformate (quindi con stili di vita e modi di comportarsi uniformati dove i rapporti umani sono incasellati all'interno di confini ben precisi come per esempio dipendente-datore di lavoro) e forme di controllo sempre più efficaci e capillari si è avuta una diminuzione dell'intensità della vita e quindi una sofferenza lieve e dilazionata nel tempo |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
misterics la tua ipotesi suppone che la storia proceda in linea retta e in una direzione ben precisa, ma - vale la pena ripeterlo - le carte sono spesso mescolate, e parecchio.
L'ipotesi più cretina in questo senso è Mad Max. In un futuro post-apocalittico l'umanità riprecipita nel cliché della barbarie e della semiumanità. E il post-apocalittico ci pende sulla testa ogni momento. |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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per quanto riguarda i scenari post-apocalittici, anche se poco probabili, non è detto che non si avverino... per fare un esempio: l'opinione pubblica europea prima del 1914 era contraria alla guerra |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
Tema molto interessante...da un lato la nostra società è molto più ricca e informata di ogni società passata, ma oggi l'uomo è individualista, mentre nel passato contava in modo fondamentale la comunità, a partire dalla famiglia (molto più numerosa di quella di oggi) al villaggio e così via.
Posso portare la mia esperienza personale (no, ancora non ho inventato la macchina del tempo:mrgreen::mrgreen:): il ramo materno della mia famiglia è calabrese e là ho almeno 10-15 parenti stretti tra zii, cugini ecc. e per molti versi i "costumi" sono all'antica, tipo italia degli anni '50-'60, il che è l'esatto opposto del ramo paterno, romano, di cui conosco si e no 3-4 parenti che non vedo quasi mai. Ebbene, nei periodi che passo in calabria, mi accorgo che anche volendo non riesco a stare da solo e isolarmi come faccio invece qua a roma...da un lato è faticoso perchè ho bisogno dei miei momenti di solitudine, dall'altro però la vicinanza forzata in qualche modo mi stimola a fare meglio, ad agire, ad avere esperienze...in sostanza, là mi sento meno introverso e solitario |
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