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lavoro: sfruttati e contenti
oggi stavo parlando con un tale che conosco che lavora in un ristorante da mane a sera
gli ho fatto notare che i suoi orari di lavoro erano ai limiti dello sfruttamento (a volte, dalle otto di mattina a volte anche prima fino a mezzanotte anche e passa senza soste per via della continua affluenza di clienti) gli ho fatto notare che oltretutto il fatto che era in nero e che lavorasse senza un minimo di copertura assicurativa in un lavoro pericoloso in cui maneggia coltelli e oggetti con cui potrebbe scottarsi non è per nulla bello nè regolamentare per legge il tutto ricompensato da una paga reputabile infima, anche da lui stesso ... beh, in ordine, si è messo a ridere, ha "insultato" il mio modo di vedere la cosa, mi ha condannato riguardo al fatto che con la mia mentalità non troverò mai lavoro, e in poco mi ha fatto comprendere che bisogna arrendersi all'evidenza e sottomettersi al sistema per tirare a campare a questo punto il discorso non è più "gli imprenditori sfruttano" bensì "la gente nel bisogno accetta passivamente di farsi sfruttare", e, anzi, "il farsi sfruttare è normalità", tanto che chi la pensa diversamente "è un disadattato, un pigro, uno che di soldi non ha bisogno e può permettersi di pensarla diversamente", anche se così magari non è e si tratta di un bisognoso che non accetta di sottostare al sistema del "sottomettersi" conosco alcuni che oltretutto hanno un ragionamento del tipo: sarò sfruttato, ma fatico da mane a sera, ti sono superiore, a te che non fai un cavolo insomma, dato che stanno andando forte i tread riguardanti le assurdità sociali e che già si è parlato dello sfruttamento da parte dei datori di lavoro cosa vogliamo dire riguardo a coloro che accettano passivamente di farsi sfruttare, per bisogno, senza far capire al datore di lavoro che certo, saranno anche bisognosi, ma han pur sempre una dignità che dovrebbe permettergli di lavorare dignitosamente? certo, dalla loro hanno "o accetti o verrai soppiantato da qualcun'altro che non si fa i tuoi problemi" "se non ti fai sfruttare tu si farà sfruttare qualcun'altro, in pratica e così per colpa di coloro che si fanno sfruttare si continua ad essere sfruttati e gli imprenditori che possono permettersi di sfruttare chiunque perchè chiunque si lascia sfruttare possono continuare tranquillamente a sfruttare a questo punto "l'assurdità" non è nello sfruttamento attivo degli imprenditori, ma in quello passivo dei "dipendenti" (se così possono definirsi dato che spesso lavorano pure in nero) mi chiedo cosa accadrebbe se tutti i lavoratori in nero o comunque sfruttati si coalizzassero e si rifiutassero di lavorare, tutti, TUTTI TUTTI nel senso che a quel punto nessuno andrebbe a lavorare al posto loro chi rimarrebbe a tirare avanti le baracche degli imprenditori sfruttatori e irregolari? che ne pensate? il vero problema dove risiede, in chi sfrutta o in chi si lascia sfruttare? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
Chi si "lascia sfruttare" solitamente è perché ha davvero bisogno di soldi.
Se uno non trova altro ma rifiuta certi impieghi vuol dire che può permetterselo, c'è poco da dire che non è così, visto che senza soldi non si campa ... |
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
io penso che CON I CHIARI DI LUNA DI OGGI per lavorare e guadagnare uno dovrebbe anche mettere un attimo da parte la schizzinosità. E' tristissimo da dire ma se sei giovane, senza esperienza devi accettare TUTTO, qualsiasi condizione ti venga imposta. Il lavoro in nero però è illegale e va abolito, ma se ti offrono un contratto a tempo determinato IN REGOLA e con contributi pagati non vedo perchè rifiutare, anche a condizioni umilianti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Sembrano le risposte teoriche che utilizzavi anche nell' altro topic. Se io ho bisogno di soldi adesso, per tirare avanti, non mi metto a pensare a cosa succederebbe se, forse, chissà ... maledico il mio datore di lavoro tutti i giorni magari, ma faccio quel lavoro lì (finché non ne trovo uno migliore; al limito tento di coinvolgere i colleghi in un qualche tipo di protesta, se è possibile). Se invece rifiuto il lavoro e resto a casa vuol dire che posso permettermelo. O che faccio rapine alle poste. O che stampo banconote. O che vivo di caccia e raccolta. :D |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
avere in tasca un piano b è la cosa più importante nel mondo in cui viviamo
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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ma il ragionamento di quelli è che "se pensi che il lavoro in nero sia una cosa brutta sei in torto marcio e della vita non hai capito nulla" e mi sembra un pò...scarso |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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se i più le facessero, non sarebbero teoriche, bensì mooolto pratiche uno sciopero aggregato di tutti i lavoratori, è una soluzione pratica, non teorica |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Poi possiamo dire che l' essere umano, finché può tirare avanti, magari si lamenta, ma accetta lo status quo, questo sì. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
Ha ragione Franz86, se a me servono soldi ora per vivere, andrei anche a fare lavori al nero. Poi per come sono io, cercherrei anche qualcosa che iù mi aggrada, come sto facendo ora: non sono felice per la mia situazione lavorativa, ma intanto ho i soldi per permettermi la terapia, l'Università, le vacanze, le uscite e gli hobby.
Ho amici che non vanno a lavorare e danno la colpa all'intero sistema perchè loro vorrebbero la paga da duemila euro senza fare una beata minchia.... va bene dare la colpa al sistema, ma entro certi limiti. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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ma se devo lavorare in nero, sfruttato, col datore di lavoro che nonostante mi tenga in queste condizioni si pure aspetta da me una "prestazione ottimale" e si anche permette di maltrattarmi in quanto "datore di lavoro e padrone della baracca"... insomma, mi sentirei seriamente uno scarsone ad accettare un lavoro del genere, o accetterei ma passerei ogni santo giorno a discutere con quel tale riguardo le sue mancanze anche se, scommetto, essendo quel tale anche nervoso e stressato, sarebbe capace di saltarmi addosso per riempirmi di mazzate, e a quel punto? scommetto c'è gente che si lascia anche riempire di mazzate dal datore di lavoro pur essendo in nero esagero? non posso fare a meno di immaginarmi cose simili |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
Ci sono degli imprenditori che si suicidano, che non pagano le tasse perchè chiuderebbero, che per non licenziare nessuno diminuiscono lo stipendio a tutti i dipendenti, che assumono al nero anche per darti da mangiare invece di farti stare a casa perchè un contratto costerebbe troppo....
Mica l'imprenditore o il datore di lavoro sono solo persone che sfruttano gli altri. Ma poi che è questo continuo criticare l'operato degli altri? Voi sapreste fare meglio al posto degli altri, sinceramente? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Ha ragione il buon Vapaus. Il piano B consiste semplicemente nel non ridursi ad accettare di tutto, ma qui per molti già si è elaborata ed accettata la rassegnazione. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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perchè invece di suicidarsi non vanno a lanciare qualche bomba? (una bomba metaforica eh, se proprio vuoi suicidarti, tantovale combattere prima fino alla fine e rischiare il carcere, passare dalla difensiva all'oiffensiva piuttosto che suicidarsi e lasciare i debiti alla famiglia, o no?) so che la questione è delicata, ma il problema è perchè non ci si coalizza e tutti non si mettono a pensare a coloro che rischiano il suicidio? perchè non si previene tutto ciò? perchè non si cerca una soluzione tutti insieme invece di continuare a pensare ognuno per se, facendo la brutta fine che, si vede, alla fine si fa? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
Ottima risposta Warlord, ma è pure peggio di così; si suppone che vi sia qualcosa da votare che permetta di fare dei passi in avanti.
Cioè, votare solamente non basta. Ad ogni modo, comunque è un'individuazione più precisa di responsabilità. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Che cosa faresti tu, fra l'altro? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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era solo una constatazione Quote:
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1000 persone che non vogliono ascoltare i milioni per paura? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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è la constatazione che sento fare più spesso dalle persone di cui ho parlato qui che continuano a ripetere che col mio ragionamento non andrò da nessuna parte mentre il loro è l'unico per inserirsi nella società e "campare sereni" |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
Per la serie cornuti e mazziati,ma si può essere così stupidi?e per colpa di gente così che il mondo del lavoro è una merda si meriterebbe una denuncia alla guardia di finanza.
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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farei un analisi di zona individuando gli imprenditori più a rischio e, dopo aver fatto un controllo "implicito" sul loro "umore" creerei un sistema in cui inserire quegli imprenditori a rischio, in uno stato di cooperazione reciproca |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
Il problema sta nel sistema globalizzato
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
C'è anche da considerare un altro aspetto, ovvero quello delle priorità e della personalità del tipo in questione. Conosco persone che vivono per il lavoro; privi di passioni di qualsivoglia genere, si rinchiudono a testa bassa nel lavoro, e a fine giornata affermano soddisfatti di aver fatto quadrare i conti. Per come son fatto io, che ho mille passioni e interessi e trovo in essi la mia ragione di vita, una cosa del genere sarebbe insostenibile, e costringermi ad assorbire tutto il mio tempo in una attività lavorativa equivarrebbe ad uccidermi.
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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un imprenditore si suicida perche non trova 50 100 200 mila euro per pagare equitalia questi soldi alla fine chi glieli deve dare? lascia perdere il tuo discorso sulla cooperazione reciproca ecc che non risolve una mazza. I debiti aumentano mese per mese... chi glieli dovrebbe pagare? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Fra l'altro all'imprenditore meno in difficoltà potrebbe non piacere la tua idea, magari lo svantaggerebbe ancora più di quel che è. Questa cosa del mettere daccordo tutti, fare piani che saldino debiti enormi, dare il sesso a tutti, fare una società sempre giusta e aperta ai fobici, sono tutti sogni che ci facciamo noi, ma che sono altamente improbabili da realizzare, perchè un mondo "giusto" non esisterà mai. Ci sarà sempre qualcuno che si sentirà dalla parte dell'ingiustizia rispetto ad un altro. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
io lavoro in stage non pagato perchè della provincia... dovrei fare sei ore, ma ne faccio otto
grazie a questo mio zerbinismo o a questa buona volontà direi io.... pare che mi facciano un contratto anche se l'azienda non è in una situazione rosea.... per niente, tanto da minacciare chiusura |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
Non provo stima per chi lavora in nero o per chi lavora in grigio.
In grigio per me è chi lavora con contratti a progetto o con la partita IVA in un regime di subordinazione. Provo più stima per chi decide di sopportare periodi lunghi di disoccupazione, rischia iniziando un'attività di reale lavoro autonomo oppure decide di trasferirsi in un altro luogo, pur di guadagnare onestamente. A livello strettamente concettuale (NON costituisce apologia di reato), stimo di più chi decide in uno scenario puramente ideale dove non ci sono alternative di appropriarsi di patrimoni altrui, frutto di speculazioni finanziare o, più genericamente, tutto ciò che eccede il minimo indispensabile, al fine di attuare una perequazione degli stessi, partendo da sé stesso. Ovviamente, all'atto pratico, censuro qualsiasi azione delittuosa o criminosa. In una società utopica io sarei per ritenere il lavoro nero/grigio reati con pene detentive, sia per il lavoratore che accetta (riducendo a pochissimi casi lo stato di necessità), sia per il datore. Inoltre, per la percezione che ho dell'italiano medio, promuoverei la delazione con "premi" e con percentuali sulle retribuzioni di chi ha il compito di accertare e controllare gli scenari di lavoro nelle aziende. Mi ricordo che anni, in Sudafrica, vennero uccise molte persone, "colpevoli" di svendersi e, quindi, di danneggiare i lavoratori locali. Per quanto sia estrema e non condivida la cosa, io sono comunque per l'istituzione di differenziazione della retribuzione per territorio e di precedenza per i residenti. Io non ho mai lavorato in nero/grigio e non credo che mai lo farò. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Mi pare lapalissiano. Il debito deve essere sospeso fin quando il debitore non sarà in grado di pagarlo. Fu cancellato il debito di guerra della Germania nazista, figuriamoci se non si può fare altrettanto in casi molto meno gravi (a differenza di come la simpaticona Merkel ha permesso che venisse fatto con la Grecia). Ovviamente bisogna controllare le tasche del debitore fino all'ultimo cent per essere sicuri che sia davvero in difficotà e non faccia il furbetto. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Chi si "lascia sfruttare" ha comunque delle "attenuanti", chi sfrutta no. Un'ipotesi di denuncia del datore di lavoro in questione è realistica? |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
in un mondo ideale tutti avremmo diritto ad un buon lavoro con buona retribuzione, nell'attuale contingenza storica le aziende italiane per essere competitive sui mercati internazionali devono deflazionare i salari, le principali vittime di questa situazione sono i nati dal 1980 in poi che dovranno accettare un tenore di vita ed opportunita' ben inferiori ai loro genitori, l'unica soluzione sarebbe una insurrezione violenta che cambi il sistema ma i giovani odierni non stanno ancora cosi' male, il tenore di vita e' ancora artificialmente elevato dal fatto che la gran parte vive con i genitori, prima o poi la troika arrivera' in italia ed intacchera' i patrimoni dei genitori, vediamo i giovani cosa faranno il quel caso con la poverta' vera ad un passo
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Re: lavoro: sfruttati e contenti
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cooperazione reciproca per cercare scappatoie, soluzioni, qualcosa sempre meglio agire insieme e con qualche "esperto" in proprio aiuto, che da soli, magari dovendo anche spendere somme enormi anche solo per cercare un aiuto esterno Quote:
sono solo un tizio seduto alla scrivania che scrive a un computer, posso solo fare idealismi... Quote:
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l'ostacolo nella realizzazione d'un tale "ideale" è il fatto che c'è concorrenza, competitività, che ognuno pensa per se, che tutti han paura di tutti, c'è paranoia, paura del prossimo, ostilità, e quel tanto che basta di "superbia" è comprensibile, ma non accettabile alla leggera Quote:
veniva promessa carriera rapida e grandi guadagni e poi, quando diventavano "tanto bravi" da essere messi a insegnare agli altri nuovi aspiranti rappresentanti il mestiere, gli promettevano anche che avrebbero presto aperto un ufficio tutto loro...ma solo se avessero aumentato la produttività giornaliera il tale che quel giorno tentò d'insegnarmi il "mestiere", era convinto che avrebbe presto aperto una filiale propria ma calcolando che la storiella era di aprire un ufficio proprio sempre nella stessa città, e calcolando la quantità di rappresentanti che erano lì a crederci, e calcolando che son capitato nello stesso ufficio la prima volta e poi una seconda volta dopo due anni e la solfa non era cambiata... suppongo che quella città, in questo momento, dovrebbe essere tappezzata di centinaia di filiali di quella società in ogni angolo di strada... Quote:
lo stato dovrebbe accollarsi quei debiti, e l'imprenditore passerebbe dall'aver debiti coi fornitori all'aver debiti con lo stato solo a quel punto lo stato potrebbe fare l'opera buona di bloccare i debiti oppure, lo stato potrebbe decidersi a pagare i crediti che ha verso molte aziende, che non possono più pagare magari le tasse (che sono soldi che vanno allo stato) perchè i soldi con cui dovrebbero pagarle dovrebbero entrargli...dallo stato stesso fare una sottrazione con ognuna di queste azienda "debito meno credito", e poi pagare la minor somma o incassare la somma rimasta, mi sembrerebbe più logico... che fa lo stato, passa tutto il suo tempo a giocare ad acchiapparella coi creditori dimenticandosi di essere creditore anch'esso? che bella coerenza Quote:
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ogni volta che anche solo accenno a un "cambio di cose" coi miei "coetanei" mi sento ridere in faccia la mentalità è "la situazione è questa e dobbiamo faticare e sudare per conquistarci il pane quotidiano. non possiamo cambiare alcunchè, quindi o ti adegui o sei uno che non riuscirà mai a campare decentemente" |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Tra l'altro sarebbe un potente incentivo all'offerta di lavoro nero per i non residenti, e potrebbe risolversi in una beffa per i residenti. L'unica via d'uscita è ampliare le tutele, non riservarle solo a certuni. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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mentre tra gli italiani si diffonde la mentalità che "gl'immigrati fanno bene a farsi sfruttare mentre noi siamo troppo pigri per lavorare nelle loro condizioni" è ovvio che gli immigrati si adeguano a lavorare a poco e nulla...loro campano con poco e nulla e non sto generalizzando o dicendo cose semplicistiche, ne conosco perchè sono circondato da stranieri anche nel mio paesello...li ho pure come vicini di casa |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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La cosa fenomenale è che questa rassegnazione, questo pessimismo, diventano invece tutt'a un tratto il loro opposto quando si tratta di fare cose che vanno secondo la corrente, invece che contro. Quando si tratta di adeguarsi agli standard che vanno per la maggiore nei vari ambiti, è tutto un fiorire di "basta crederci", "volere=potere", "dipende tutto da te", ecc. Si vede che l'ottimismo va riservato solo per conformarsi a ciò che pensa la maggioranza, evidentemente. Se invece si tratta di fare qualcosa di alternativo, ecco che la tua volontà personale non conta più una mazza e "basta crederci" diventa una favola per sognatori velleitari. |
Re: lavoro: sfruttati e contenti
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Fate troppi discorsi utopistici |
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