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muttley 23-01-2014 21:58

Felicità o orgoglio?
 
Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?

Hal86 23-01-2014 22:03

Re: Felicità o orgoglio?
 
Non riesco a contestualizzare.

Franz86 23-01-2014 22:06

Re: Felicità o orgoglio?
 
La necessità di una scelta del genere però dovrebbe capitare in una situazione abbastanza estrema ... non riesco a immaginarne una.

Dato il titolo del topic però immagino la tua equazione sia adattamento=felicità , principi morali=orgoglio ...

Kitsune 23-01-2014 22:17

Re: Felicità o orgoglio?
 
Tipo prostituirsi per denaro o rubare un lecca lecca ad un bambino?
In generale scelgo sempre di non andare contro i miei principi morali senza tener conto dei "vantaggi".

muttley 23-01-2014 22:32

Re: Felicità o orgoglio?
 
Il nostro condizionamento è talmente forte che spesso abbiamo più fede nei problemi che nella nostra capacità di liberarcene (cit.)

5-HT2a 23-01-2014 22:36

Re: Felicità o orgoglio?
 
Hal86 "non ho mai rifiutato" cosa significa.. che vengono loro da te?

ANTIMATERIA 23-01-2014 22:37

Re: Felicità o orgoglio?
 
Ho già scelto la seconda, sto pagando naturalmente.

Tornerei indietro? non posso, forse si, forse no, fino a qualche anno fa avrei detto di no, ora direi di si, ma può essere una fase, spero bene o è vita sprecata alla fine.

E' molto più facile adattarsi, è facilissimo, non ho scelta questa strada perchè troppo facile, troppo poco affascinante come persorso.

Kody 24-01-2014 00:03

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Black-Hole (Messaggio 1220032)
La prima, senza dubbio! Se fossi "stupida", se mi piacessero cose "frivole", sarei finalmente senza pensieri: la persona più felice del mondo.

In questo forum sembra che chi soffre, chi ha dei problemi, sia perchè è intelligente e sensibile. Chi non ha problemi è stupido e/o superficiale....

Sembra anche che se cerchi di risolvere i problemi, se cerchi di superare depressione e fobia sociale, tu stia cercando di anniettarti, di andare contro i tuoi principi, di fare la pecora, di diventare un altro......

:nonso:

barclay 24-01-2014 09:01

Re: Felicità o orgoglio?
 
Come sempre, non si capisce se Muttley parla di se stesso o cerca di fare lo psicoterapeuta e, in estrema sintesi, la domanda è sempre la stessa :nonso:

Quote:

Originariamente inviata da Black-Hole (Messaggio 1220032)
sarei finalmente senza pensieri: la persona più felice del mondo.

Quote:

Originariamente inviata da Kody (Messaggio 1220097)
In questo forum sembra che chi soffre, chi ha dei problemi, sia perchè è intelligente e sensibile. Chi non ha problemi è stupido e/o superficiale....

Il ragionamento di Black-Hole non mi sembra affatto assurdo, visto che i sociofobici/evitanti sono spesso accusati di “pensare troppo” :huh:

Inosservato 24-01-2014 09:13

Re: Felicità o orgoglio?
 
io sono orgoglione http://psyco.forumfree.org/html/emoticons/mellow.gif
e ciò mi rende felice :applauso:

muttley 24-01-2014 12:24

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Hal86 (Messaggio 1219994)
Non riesco a contestualizzare.

Se tu per trovare lavoro dovessi essere costretto a introdurti in un ambiente che prevede il contatto col pubblico e la continua esposizione ad atteggiamenti logoranti da parte della altre persone, preferisci ridurti a vivere senza lavorare o innalzeresti la tua soglia di sopportazione a cose che ti hanno sempre infastidito per andare incontro a questa necessità?

Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1219996)
La necessità di una scelta del genere però dovrebbe capitare in una situazione abbastanza estrema ... non riesco a immaginarne una.

Come sopra

Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1219996)
Dato il titolo del topic però immagino la tua equazione sia adattamento=felicità , principi morali=orgoglio ...

Tutto secondo quanto diceva Camus: "Those who prefer their principles over their happiness, they refuse to be happy outside the conditions they seem to have attached to their happiness."

muttley 24-01-2014 12:25

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da zucchina (Messaggio 1219990)
mi stai chiedendo praticamente se preferisco continuare ad avere complessi fisici finché avrò difetti fisici, o se preferisco cambiarne percezione, fregarmene dei difetti fisici e vivere meglio? credo la prima :testata:

Puoi comunque continuare a migliorarti, se lo reputi necessario, e vivere lo stesso meno dando meno importanza ai difetti fisici.

Franz86 24-01-2014 12:47

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220245)
Se tu per trovare lavoro dovessi essere costretto a introdurti in un ambiente che prevede il contatto col pubblico e la continua esposizione ad atteggiamenti logoranti da parte della altre persone, preferisci ridurti a vivere senza lavorare o innalzeresti la tua soglia di sopportazione a cose che ti hanno sempre infastidito per andare incontro a questa necessità?

Tutto secondo quanto diceva Camus: "Those who prefer their principles over their happiness, they refuse to be happy outside the conditions they seem to have attached to their happiness."

Ok, grazie per l' esempio.
Secondo me però tralasci l' essenziale, cioè in che cosa consista questo lavoro.
In sè e per sè non adoro il contatto con il pubblico, nè ovviamente mi piace essere esposto a pressioni logoranti da parte di colleghi/clientela/chiunque altro, però se il lavoro in sè mi piace semplicemente non è detto che il saldo debba essere negativo. Si sopporta il peggio e si guarda al meglio.
Se però si detesta anche il lavoro in sè e in più bisogna sorbirsi pure tutti gli aspetti negativi e logoranti beh... in quel caso lo si fa solo e unicamente per lo stipendio, mica per la felicità. Infatti tu stesso parli di
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220245)
necessità

Non so, mi pare di vedere una fallacia nel ragionamento, dovresti cambiare il titolo in "necessità o orgoglio".

Per quello che dice Camus francamente a me viene da pensare che quando le cose stanno così è perchè uno ha introiettato valori in cui non crede realmente, che non sono realmente adatti a lui.

muttley 24-01-2014 13:01

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220261)
Non so, mi pare di vedere una fallacia nel ragionamento, dovresti cambiare il titolo in "necessità o orgoglio".

Felicità intesa come stabilità emotiva e lontananza dai turbamenti associati alle violazioni dei nostri supposti principi. Niente è una necessità, nemmeno il lavorare, ma se preferisci si può associare l'esempio anche a situazioni più informali come l'amicizia: se non riesco a trovare gruppi umani che non violino, col loro modo di essere, i tratti più spigolosi del mio carattere, cosa faccio? Mi condanno alla solitudine o decido di innalzare la mia soglia di sopportazione a cose e modi di fare che mi hanno sempre dato fastidio?

Franz86 24-01-2014 13:16

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220268)
Felicità intesa come stabilità emotiva e lontananza dai turbamenti associati alle violazioni dei nostri supposti principi.

Credo di aver capito, quindi per te anche il piacere altro non è che assenza di dolore etc.
Non riesco a concordare su di una tale visione della felicità, per me una "felicità" del genere è talmente misera da non poter nemmeno essere definita tale. La felicità per me è trasporto dell' animo, e quella condizione (effimera) nella quale tutto quanto assume valenza positiva e ogni negatività scompare, il tutto associato a piacere e soddisfazione.
Certo, è solo momentanea, ma quella per me è la felicità, lo spirito con cui si scartavano i regali di Natale da piccoli ...
Quello di cui parli tu al massimo lo definirei "serenità", ma neanche, perchè quella la associerei ad una "concordanza con i nostri (supposti - ah ah :mrgreen: ) principi" già la " ... lontananza dai turbamenti" mi dà proprio l' idea di una concezione rinunciataria al massimo.
Va bene "abbassare l' astina" per adattarsi, ma se la si abbassa troppo la vita diventa totalmente incolore.

Quote:

Niente è una necessità, nemmeno il lavorare, ma se preferisci si può associare l'esempio anche a situazioni più informali come l'amicizia: se non riesco a trovare gruppi umani che non violino, col loro modo di essere, i tratti più spigolosi del mio carattere, cosa faccio? Mi condanno alla solitudine o decido di innalzare la mia soglia di sopportazione a cose e modi di fare che mi hanno sempre dato fastidio?
Ma io non ho un carattere così terrificante ... :mrgreen:

Però anche qui mi pare manchi l' essenziale, come nel discorso sul lavoro. Con questi "amici" condivido davvero qualcosa che per me è importante o ci ammazzo solo il tempo?
Nel primo caso "tollero", nel secondo io personalmente scelgo la solitudine, la compagnia di persone con cui non solo non condivido nulla ma addirittura mi infastidiscono con i loro atteggiamenti per me non ha nulla di positivo.



p.s.: ma come "niente è una necessità"?

utopia? 24-01-2014 13:33

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1219988)
Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?

la...seconda
difficilmente vado d'accordo con chi cerca d'impormi un qualsivoglia cosa vada minimamente contro un qualche mio principio
attenzione, ho detto "impormi", non "suggerirmi"
e comunque, questo vale anche con le situazioni, andando per personificazione


riguardo alle situazioni lavorative...faccio un esempio
sapete, son stato in un ufficio call-center outbound e mi son fatto una pessima opinione di quel tipo di lavoro, son stato appresso ai rappresentanti e idem, son stato con alcuni venditori del tipo "avon" e aziende che sfruttano lo stesso tipo di vendita (di cui diamine mi sfugge il termine) e idem
son stato a contatto con gente scorbutica che invece di chiedere in uno stato di collaborazione pretendeva di dare ordini, e questi son soprattutto una buona quantità d'imprenditori (comprensibile ma inaccettabile)
no, piuttosto che stare agli ordini di qualcuno, mi son detto, preferisco trovare un lavoro in proprio e non abbassarmi a stare agli ordini del prossimo
cosa c'entrano i principi con questo discorso? che è un mio principio non abbassarmi ad essere succube del prossimo...a meno che il prossimo non mi dimostri di meritare stima/rispetto/eccetera, ma finora ne ho trovata ben poca di gente che...merita
chi sono io per giudicare, vi starete chiedendo? nessuno, ma senza dubbio un pari di chi pretende di sovrastarmi

Ippo 24-01-2014 13:46

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1219988)
Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?

Io credo che in questa domanda ci siano dei punti di partenza errati. Infatti, sembra che chi segue i propri principi sia per forza infelice mentre chi si adatta riesce ad essere felice. Penso che invece il tutto sia involontario. La scelta, cioè ciò che preferisco sarebbe infatti essere felice rispettando i miei principi, il mio modo di pensare. Ma poi di fatto, puoi essere felice andando invece contro ciò che pensi e renderti conto che tutto sommato sbagliavi, puoi essere triste aprendoti agli altri e nuove possibilità e renderti conto che non sei più tu... insomma, come sempre dipende.
Sta di fatto che quando si tratta di discorsi di mente, spesso, le cose vengono fuori inconsciamente e raramente è possibile scegliere di pensare in un certo modo. Anche se raramente è una questione di abitudine.

lupo-solitario 25-01-2014 01:02

Re: Felicità o orgoglio?
 
orgoglio

_Alilah_ 25-01-2014 10:17

Re: Felicità o orgoglio?
 
adattarsi sarebbe così facile e resta una forte attrazione...però dopo un pò che hai fatto questa scelta cominci a risentirne e a sentirti sempre più infelice.
adattarsi è solo una scelta più sicura, equivale ad accontentarsi per non avere troppi problemi, ma non porterà mai alla felicità se dentro hai altri sogni ed aspettative.

muttley 25-01-2014 11:27

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Ippo (Messaggio 1220295)
Io credo che in questa domanda ci siano dei punti di partenza errati. Infatti, sembra che chi segue i propri principi sia per forza infelice mentre chi si adatta riesce ad essere felice

Faccio espressamente riferimento a situazioni esterne che creano forte disagio e quindi una limitazione nella qualità della vita psicologica.

Quote:

Originariamente inviata da _Alilah_ (Messaggio 1220732)
adattarsi è solo una scelta più sicura, equivale ad accontentarsi per non avere troppi problemi, ma non porterà mai alla felicità se dentro hai altri sogni ed aspettative.

Se uno ha il sogno di diventare un calciatore ma deve abbandonarlo per un infortunio, è quindi costretto a farsi il fegato amaro vita natural durante per essersi adattato ad un "downgrade" delle sue aspettative professionali?

muttley 25-01-2014 11:29

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220275)
Ma io non ho un carattere così terrificante ... :mrgreen:

Non esserne così sicuro :occhiali:

Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220275)
ma come "niente è una necessità"?

Nemmeno il lavoro lo è: se uno proprio non ce la fa può sempre darsi alla vita monastica...

_Alilah_ 25-01-2014 12:41

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220747)
Faccio espressamente riferimento a situazioni esterne che creano forte disagio e quindi una limitazione nella qualità della vita psicologica.



Se uno ha il sogno di diventare un calciatore ma deve abbandonarlo per un infortunio, è quindi costretto a farsi il fegato amaro vita natural durante per essersi adattato ad un "downgrade" delle sue aspettative professionali?

No, ma sarà sempre una forzatura che non ha scelto lui...di conseguenza gli resterà lamaro dentro a vita...

Franz86 25-01-2014 12:56

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220748)
Non esserne così sicuro :occhiali:

Ah ah! :D
Comunque il mio carattere è sicuramente difficile, ma non nel senso che nel contatto con gli altri vengano facilmente violate le mie "spigolosità": sicuramente ce ne sono, ma normalmente riesco ad essere abbastanza adattabile, e perfino relativamente gradevole (almeno quando voglio ... ). Generalmente però il problema non è che gli altri mi diano fastidio, è che difficilmente trovo "punti di contatto" (e la cosa è fatalmente reciproca) ...
Quote:

Nemmeno il lavoro lo è: se uno proprio non ce la fa può sempre darsi alla vita monastica...
E la vocazione?
Vogliamo fare i preti senza nemmeno essere cristiani? :mrgreen:
Ho come l' impressione che tu svuoti un po' le cose dal loro significato ...

muttley 25-01-2014 13:11

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220787)
E la vocazione?
Vogliamo fare i preti senza nemmeno essere cristiani? :mrgreen:
Ho come l' impressione che tu svuoti un po' le cose dal loro significato ...

Monaco ≠ prete. Ma se uno non riesce a lavorare per mancato spirito di adattamento, che dovrebbe fare? Il barbone? Anche per quello ci vuole una vocazione :occhiali:

Franz86 25-01-2014 14:17

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220791)
Monaco ≠ prete.

Fricchettone ≠ monaco :sisi:
Quote:

Ma se uno non riesce a lavorare per mancato spirito di adattamento, che dovrebbe fare? Il barbone? Anche per quello ci vuole una vocazione :occhiali:
Ma vedi che torniamo alla necessità allora, quale felicità ... comunque, secondo me, una persona che davvero non riesce proprio a lavorare (nonostante si sforzi seriamente, seza impuntarsi dopo la prima esperienza di un mese ... ) deve cercare di trovarsi un lavoro che la motivi profondamente.
Certo, prima deve capire però cosa le piace davvero.

muttley 25-01-2014 14:24

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220826)
Ma vedi che torniamo alla necessità allora, quale felicità ... comunque, secondo me, una persona che davvero non riesce proprio a lavorare (nonostante si sforzi seriamente, seza impuntarsi dopo la prima esperienza di un mese ... ) deve cercare di trovarsi un lavoro che la motivi profondamente.
Certo, prima deve capire però cosa le piace davvero.

Se la premessa è che non riesce a svolgere nessun lavoro, come può trovare qualcosa senza fare di necessità virtù? Ciò che ti piace è ciò che tu scegli di farti piacere. Siamo noi il centro di controllo della nostra vita emotiva, chi altri sennò?

Franz86 25-01-2014 14:56

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1220832)
Se la premessa è che non riesce a svolgere nessun lavoro, come può trovare qualcosa senza fare di necessità virtù? Ciò che ti piace è ciò che tu scegli di farti piacere. Siamo noi il centro di controllo della nostra vita emotiva, chi altri sennò?

Secondo me in parte hai ragione, in parte no.
Anche senza tornare alla diatriba senza fine sugli innatismi, è indubbio comunque che nella prima fase della nostra vita il nostro carattere è stato plasmato dalle influenze esterne e comunque ha assunto una certa forma ed ha assorbito determinate propensioni ( o le ha rafforzate perchè erano innate? chi lo sa ... ).

Comunque ciò che ti piace non è ciò che scegli di farti piacere, non è così per nessuno, nemmeno per le persone meno complicate psicologicamente che si fanno meno paranoie di noi: ciò che piace è ciò verso cui esiste una certa propensione. O pensi che tutta la gente che ti circonda si sia imposta, con immensa forza di volontà e spirito di sacrificio, di farsi piacere cose verso cui non prova nulla, o che addirittura detesta?

Siamo tutti diversi ( :mrgreen: ), e ci sono anche persone che hanno un maggior bisogno di trovare un senso in quello che fanno, invece che farlo e basta per riempire il tempo. Attenzione, parlo di maggiore propensione, non è un' alterità radicale.
Ma d' altronde è il solito discorso che può essere esteso anche alla socialità ( e continuiamo a saltare tra l' ambito amicizia e l' ambito lavoro): bene o male il carattere si è formato nel corso degli anni (anche ammesso non ci fosse alcun innatismo), cercare di riplasmarlo partendo da presupposti completamente diversi nell' età adulta è quantomeno difficilissimo. Impossibile se cerchi unicamente di importelo da solo. La cosa in cui si può facilmente riuscire però, sforzandosi in questa maniera e ignorando il fatto che si possano avere delle propensioni individuali da scoprire, è perdere gusto per la vita.

Queste riflessioni mi ricordano un po' certi discorsi di Marco Russo e i suoi costanti e quasi incredibili, per la forza di volontà che fanno trasparire, tentativi di "normalizzazione". Però, secondo me, non funziona così: o almeno, funziona sì, ma fino ad un certo punto.

muttley 26-01-2014 23:08

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220862)
Comunque ciò che ti piace non è ciò che scegli di farti piacere, non è così per nessuno, nemmeno per le persone meno complicate psicologicamente che si fanno meno paranoie di noi: ciò che piace è ciò verso cui esiste una certa propensione. O pensi che tutta la gente che ti circonda si sia imposta, con immensa forza di volontà e spirito di sacrificio, di farsi piacere cose verso cui non prova nulla, o che addirittura detesta?

Il fatto che una cosa o un atteggiamento risulti più spontaneo e meno problematico da assimilare non implica necessariamente una sua causa genetica. Perché alla maggioranza delle persone piace la Nutella? Esistono teorie innatiste in grado di spiegare la maggiore propensione della gente per i gusti dolci? Non sarebbe meglio cercare di stabilire legami tra influenze esterne/condizionamenti ambientali e gusti? Difficile che la propensione di una persona verso qualche cosa nasca così, ex abrupto, senza che vi sia stata una causa a generarla. Sempre si ragiona in termini di cause ed effetti e non si danno per scontate le improbabili spiegazioni genetiche.

Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220862)
Sil carattere si è formato nel corso degli anni (anche ammesso non ci fosse alcun innatismo), cercare di riplasmarlo partendo da presupposti completamente diversi nell' età adulta è quantomeno difficilissimo. Impossibile se cerchi unicamente di importelo da solo

Ho già espresso il mio pensiero con le seguenti diseguaglianze: possibile ≠ facile e difficile ≠ impossibile. Io credo che siamo noi la base di controllo della nostra vita emotiva alla fine di tutto, anche quando interviene un elemento esterno volto al nostro cambiamento, chi è che alla fine decide di interiorizzare in un certo modo questo cambiamento? Poniamo il caso di una persona affetta da gravi insicurezze con l'altro sesso, convinta di non piacere in nessun modo a chicchessia...se un giorno riceve input esterni che sembrano contraddire la sua opinione, può sempre decidere di filtrarli attraverso il suo pregiudizio e reinterpretarli in maniera distorta fino alla negazione di una realtà evidente. Ergo lei e soltanto lei ha il possesso delle sue facoltà percettive ed emotive al fine di decidere come interpretare i segnali esterni.

Franz86 27-01-2014 00:14

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1221683)
Il fatto che una cosa o un atteggiamento risulti più spontaneo e meno problematico da assimilare non implica necessariamente una sua causa genetica. Perché alla maggioranza delle persone piace la Nutella? Esistono teorie innatiste in grado di spiegare la maggiore propensione della gente per i gusti dolci?

Non lo so, su questo ammetto la mia ignoranza, non sono uno studioso degli innatismi dolciari. :mrgreen:
Però potrebbero anche esistere o forse no, boh.
Ma se esistessero e te le portassi credo le respingeresti comunque, perchè tu vuoi respingere l' esistenza di una qualsiasi influenza innata a prescindere, cosa che non sta nè in cielo, nè in terra.
Quote:

Non sarebbe meglio cercare di stabilire legami tra influenze esterne/condizionamenti ambientali e gusti? Difficile che la propensione di una persona verso qualche cosa nasca così, ex abrupto, senza che vi sia stata una causa a generarla. Sempre si ragiona in termini di cause ed effetti e non si danno per scontate le improbabili spiegazioni genetiche.
Io non escludo completamente che le preferenze siano dovute a condizionamenti, è possibile, l' avevo anche scritto:
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1220862)
è indubbio comunque che nella prima fase della nostra vita il nostro carattere è stato plasmato dalle influenze esterne


Quote:

Ho già espresso il mio pensiero con le seguenti diseguaglianze: possibile ≠ facile e difficile ≠ impossibile. Io credo che siamo noi la base di controllo della nostra vita emotiva alla fine di tutto, anche quando interviene un elemento esterno volto al nostro cambiamento, chi è che alla fine decide di interiorizzare in un certo modo questo cambiamento? Poniamo il caso di una persona affetta da gravi insicurezze con l'altro sesso, convinta di non piacere in nessun modo a chicchessia...se un giorno riceve input esterni che sembrano contraddire la sua opinione, può sempre decidere di filtrarli attraverso il suo pregiudizio e reinterpretarli in maniera distorta fino alla negazione di una realtà evidente. Ergo lei e soltanto lei ha il possesso delle sue facoltà percettive ed emotive al fine di decidere come interpretare i segnali esterni.
Ma sì, sull' esempio che fai concordo con te! Evidentemente non sono un innatista estremista tanto quanto tu sei un comportamentista estremista! :D

Il fatto però è che ciò che dici ("siamo noi la base di controllo della nostra vita emotiva alla fine di tutto") vale fino ad un certo punto.
Altrimenti io, volendolo, dovrei riuscire ad impormi qualsiasi cosa, magari di poter perfino amare una persona che, per quanto tenti di conoscerla sotto molteplici aspetti, continua invece a risultarmi totalmente indifferente. Secondo te sarebbe possibile?
E anche su questo non voglio impuntarmi su di una spiegazione innatista (potrebbero anche essere tutti degli elementi acquisiti per influenza esterna e stratificatisi nel profondo della personalità), il discorso non sta qui: il discorso è che comunque il carattere non può essere completamente stravolto in età adulta, trasformando una persona in un' altra completamente differente.

p.s.: comunque ci stiamo perdendo in una querelle che si allontana sempre più dal punto di partenza. Cioè che felicità ≠ necessità/ adattamento forzato all' ineluttabile/ scelta del meno peggio.

muttley 27-01-2014 17:48

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da Franz86 (Messaggio 1221727)
Il fatto però è che ciò che dici ("siamo noi la base di controllo della nostra vita emotiva alla fine di tutto") vale fino ad un certo punto.
Altrimenti io, volendolo, dovrei riuscire ad impormi qualsiasi cosa, magari di poter perfino amare una persona che, per quanto tenti di conoscerla sotto molteplici aspetti, continua invece a risultarmi totalmente indifferente. Secondo te sarebbe possibile?

Quando insegnavo attribuivo compiti e argomenti da studiare...se un allievo mi avesse detto che non ce la faceva a studiare quello che davo perché, pur essendo nei programmi scolastici, non siamo tutti uguali, non tutti ce la fanno, non è detto che sia possibile per tutti...secondo te avrei dovuto ritenerle giustificazioni plausibili o semplice mancanza di volontà? :D
Il vero problema è trovare volontà e motivazione, d'altronde non è che tutti debbano volere una cosa, l'importanza è ritenerla possibile invece di affermare l'impossibilità di un'impresa sulla base della propria mancanza di volontà (non ne sto facendo un discorso di superiorità o inferiorità morale, sia chiaro).

Miky 27-01-2014 21:16

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1219988)
Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?

Cosa avrà voluto dire:pensando:

Franz86 27-01-2014 21:19

Re: Felicità o orgoglio?
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 1222034)
Quando insegnavo attribuivo compiti e argomenti da studiare...se un allievo mi avesse detto che non ce la faceva a studiare quello che davo perché, pur essendo nei programmi scolastici, non siamo tutti uguali, non tutti ce la fanno, non è detto che sia possibile per tutti...secondo te avrei dovuto ritenerle giustificazioni plausibili o semplice mancanza di volontà? :D

Ovviamente no, fino ad un certo punto ( e in condizioni “normali” ) tutti possiamo arrivare a dei risultati. Ma, per mantenere l' esempio scolastico, un conto è riuscire nell' algebra, un conto è prendere una laurea con lode in matematica.

Tu poi potresti dirmi che, volendo, si potrebbe prendere lo studente più problematico e “asino” in matematica e, facendolo seguire per anni da qualche psicologo competente, trovandogli degli insegnanti privati con cui entri in sintonia, cambiandogli la vita da cima a fondo, motivandolo con adeguati rinforzi positivi ( non lesinando su nulla, anche riuscendo, se necessario, a trovargli la ragazza per motivarlo :D ), si riuscirebbe a farlo diventare un matematico … forse, ma il problema è la quantità di energie esterne che dovrebbero entrare nella vita del ragazzo per farlo giungere al risultato ... questo falserebbe tutto.
Quote:

Il vero problema è trovare volontà e motivazione, d'altronde non è che tutti debbano volere una cosa, l'importanza è ritenerla possibile invece di affermare l'impossibilità di un'impresa sulla base della propria mancanza di volontà (non ne sto facendo un discorso di superiorità o inferiorità morale, sia chiaro).
Sul fatto che trovare volontà e motivazione possa diventare il problema sono d' accordo al cento per cento.
Ma a quel punto uno deve chiedersi: “perchè a manca la motivazione per fare quella cosa che invece quell' altro tizio invece apparentemente fa senza alcun problema”?
Se non è una cosa particolarmente complicata o che richieda chissà che abilità certo che è possibile farla, ma imporselo solo e unicamente perchè l' altro la fa e addirittura aspettarsi che, semplicemente tenendo duro, prima o poi arrivi magicamente la “felicità” non funziona, prima o poi si scoppia, anche la forza di volontà ha dei limiti, in nessuno è un' energia inesauribile.
Bisogna cercare di trovare la motivazione interiore assecondando il più possibile le proprie propensioni e ricavando soddisfazione dalle cose che si fanno: questo non vuol dire rifiutare a priori qualsiasi compromesso, ma nemmeno rinunciare del tutto a se stessi.

Se poi mi dici che anche parlare di “se stessi” è improprio … beh, allora la via monastica è tutta tua, hai la propensione giusta :D


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