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Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Scusate il malloppone ma leggendo alcuni post su questo forum mi va di mettere alcuni punti sulle I. Non datemi del troll, vi giuro che i miei sono propositi quanto mai costruttivi. Voglio solo esternare alcune mie considerazioni:
La prima è che qualcuno fa del suo "problema" quasi una medaglia. Un punto d'orgoglio Nel senso, la fobia sociale è un problema, o un disturbo, non so come chiamarlo ma è qualcosa che danneggia o impedisce qualunque relazione. E chi è in questo forum credo in fondo voglia combatterla questa fobia sociale, voglia combattere le ansie, le paure, le insicurezze, la depressione e via dicendo. Voglia in qualche modo automigliorarsi, il che non vuol dire diventare uno stronzo a cui non frega un cazzo di nulla ma vuol dire essere in grado di valorizzare la propria persona. E qui fatemelo dire. Qui c'è gente che partendo da questo presupposto arriva a dire: sei fatto così, la fobia sociale fa parte di te, del tuo carattere quindi se ti viene da stare zitto stai sempre zitto, se non riesci ad instaurare rapporti sociali non li cercare nemmeno perchè facendolo tradiresti te stesso ecc. ecc. Ebbene, questa per me è una emerita stronzata! Sarebbe come dire, scusate se la cosa può sembrare offensiva, caro amico mio tu hai un cancro. Il cancro fa parte di te, tu sei te stesso solo con il tuo cancro, non fare nulla per combatterlo. Tienitelo. Sei perfettamente sano. Anzi, qualcuno arriva anche a dire che chi ha la fobia sociale fa quasi parte di un elite, che le persone che hanno relazioni sociali sono solo dei deficienti insensibili e classico stereotipo cosiddetto figo-bullo che neanche i migliori servizi di Studio Aperto potrebbero partorire. Ecco, questo secondo me è un punto di partenza morto. Non si può affrontare nessun discorso diretto all'auto-miglioramento partendo da questi presupposti. Tra la gente normale, gli estroversoni o come diavolo volete chiamarli normalmente hanno gli stessi problemi che avete voi. Solo che avendo delle relazioni sociali o li esternano, o comunque ci convivono meglio, riescono a superare questa vita che a suo modo è un po' aspra per tutti con una marcia in più. Le relazioni sociali sono parte integrante dell'equilibrio psico-fisico. Non avere relazioni sociali è un problema, altera l'equilibrio della vita. Di questo bisogna essere consapevoli per ricercare l'equilibrio giusto ci faccia stare meglio. L'altra faccia della medaglia, questo fatemelo dire, è che la condizioni di socio-fobico non fa di noi un elitè di persone che della vita ha capito tutto. Non fa di noi dei giudici esterni del mondo, non fa di noi dei "geni incompresi e soprattutto non fa di noi delle persone migliori di tanta feccia che va in giro per strada in compagnia di venti presunti amici. La fobia sociale, per quanto mi riguarda, tira fuori il peggio di me stesso. Invidia, odio, disprezzo, cattiveria accompagnano la fobia sociale perchè in qualche modo c'è la percezione di essere diversi, un autoghettizzazione che vuole spiegarsi razionalmente. Questo post in fondo ne è una dimostrazione. :D Ultima considerazione che mi viene in mente. La sparo qui tanto per... Non so se qualcuno di voi conosce la famosa questione dell'albero che cade nella foresta che ci sia alcuno ad ascoltarlo. Il problema è: fa rumore? Io sono dell'idea che non possa far rumore, poichè non c'è nessuno ad ascoltarlo. Così allo stesso modo è la personalità del sociofobico. Se non c'è nessuno a cui mostrare la propria personalità, questa personalità non esiste. Quindi non si può ritenere che questa personalità sia migliore di quella di un altro. Ma vabbè, qui si sente l'influenza della birra. Ma per l'alcoolismo dovrebbe esserci una sezione apparte. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
per qualcuno è un vero e proprio status symbol, altro che disturbo... :miodio:
bel topic. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente non è detto che non faccia rumore. Se non sei stato presente ad un evento puoi dire che questo non sia mai avvenuto? e per riallacciarmi al tuo discorso, se la personalità di un sociofobico non si è mai espressa possiamo dire che egli non abbia personalità? premesso questo la penso come te. molti tendono a legittimare il proprio problema con l'illusione di essere migliori. legittimo ma sbagliato (dal mio punto di vista). il punto è: non è che se non hai amici sei uno sfigato. o se sei pieno di amici sei giusto. la mera questione è di non aver paura di essere quel che sei. punto. il resto sono "pippe mentali" che vanno affrontate e superate. PS tornando alle massime Zen. Qual'è il rumore di una mano sola che applaude? questa la reputo la migliore per un fobico solitario. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
E' chiaro che il mio non è un discorso generalizzato. E' una dichiarata provocazione nei confronti di qualcuno, perchè qualcuno che la pensa o dice di pensarla così qua dentro c'è.
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Sono apatico, non sono un genio ma sono comunque un attento osservatore del mondo e riesco a cogliere tante dinamiche che alla maggior parte delle persone sfuggono, paradossalmente con internet mi sento più vivo, più libero e pieno di stimoli anche se confinato in una stanza. Quote:
Anche se il rumore non può essere udito da nessuno e possiamo dire che non emette alcun rumore, l'albero è comunque esistito con tutta la ricchezza che ciò comporta. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
[QUOTE=Klav;691352]
La prima è che qualcuno fa del suo "problema" quasi una medaglia. Un punto d'orgoglio Voglia in qualche modo automigliorarsi, il che non vuol dire diventare uno stronzo a cui non frega un cazzo di nulla ma vuol dire essere in grado di valorizzare la propria persona. Ecco, questo secondo me è un punto di partenza morto. Non si può affrontare nessun discorso diretto all'auto-miglioramento partendo da questi presupposti. Le relazioni sociali sono parte integrante dell'equilibrio psico-fisico. Non avere relazioni sociali è un problema, altera l'equilibrio della vita. L'altra faccia della medaglia, questo fatemelo dire, è che la condizioni di socio-fobico non fa di noi un elitè di persone che della vita ha capito tutto. Non fa di noi dei giudici esterni del mondo, non fa di noi dei "geni incompresi e soprattutto non fa di noi delle persone migliori di tanta feccia che va in giro per strada in compagnia di venti presunti amici. Se non c'è nessuno a cui mostrare la propria personalità, questa personalità non esiste. [QUOTE] Che Dio ( o chi per lui ) ti benedica. Quello che tu hai detto però fa parte di una maturazione personale, significa arrivare a capire che non è che il mondo fa schifo e quindi noi possiamo farne a meno, perchè noi facciamo parte di quel mondo. E tutto il lavoro va fatto su se stessi senza se e senza ma e che l' ambiente intorno a noi cambia se cambiano noi dentro e non viceversa. Ps. Tutto questo però va detto, a 20 anni non lo capivo cercavo solo un modo per andare avanti facendo meno danni. Però non mi sono mai isolata non ho mai pensato di abbandonare la ricerca di qualcosa che mi facesse stare meglio. Quando stai nella fase down il forum ti sembra un nido dove appollaiarti, ti senti protetto perchè il tuo dolore si mescola a quello di tanti altri. Quando stai nella fase up tutto questo mondo ti sembra riduttivo e estremizzato, e cerchi messaggi di speranza possibilità di confronto che qui non trovi ahimè. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Klav su quello che hai scritto sono d'accordo: un sociofobico non dovrebbe far parte di un gruppo d'elite e quindi restare tale estraneandosi, ma cercare di migliorarsi ed uscirne (ed è quello che tutti vogiamo credo). Però forse è proprio il fatto di essere "particolare" e non avere nient'altro per cui distinguersi, che un sociofobico tende a vederla come ddici tu "una medaglia".
Comunque sia, sul lato teorico/logico/razionale io capisco ciò che dici e lo condivido a pieno! Il problema che si cerca di risolvere è un comportamento radicato in anni e anni di rapporti sociali ridotti ed evitati (forse è per questo che si diche che la s.f. faccia parte di noi :interrogativo:), ma soprattutto istintivo. La fobia o l'ansia sono paure talvolta immotivate che portano a comportamenti involontari, quindi anche ragionandoci su come tu hai fatto giustamente, comunque non si arriva a risolvere la cosa. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
concordo pienamente con te Klav, tranne che sulla storia dell'albero finale. E' anche vero che se questa personalità non la si mostra è come non averla, ma questo per gli ALTRI, per il mondo esterno, ma può essere un punto di forza sapere di non avere poi una brutta personalità, e che se questa potesse essere mostrata, la coglierebbe anche il mondo.
Aggiungo comunque che spesso mi sono sentita anche accusata perchè ho "meno problemi" di altri qui del forum, facendomi sentire una "fobica di serie B" , come se ci fosse qualcosa di male o la mia sofferenza non avesse valore. Vengono un pò applicate le regole di qui fuori dove se non sei "in" non vai bene, qui se non sei abbastanza "out" sei un troll. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Che poi può anche essere vero che qualcuno ha meno guai di qualcun'altro, ma mai sentito parlare di "soglia del dolore"? Un trauma leggero può fare anche molto male a chi effettivamente non riesce a sopportarlo. Forse mi sono dilungato un pò, ma questa la dovevo proprio dire! |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Hai fatto bene a postare questo post, fa ragionare. Poi le considerazioni ognuno se le tiene per sé, anche perché è difficile spiegarsi bene.
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Io ho un mucchio di problemi, penso che la mia vita finirà molto male (un altro ricovero dopo i 15 già avuti? Ennesima terapia dopo 12 anni di cure? Invecchierò in un centro di accoglienza per senzatetto se non chiedo l'invalidità come mi è stato proposto? Chi caxxò me lo da' un lavoro se mi sento a disagio appena metto piede fuori casa?) Ma...udite udite: ho postato alcune mie foto, ogni tanto scherzo con qualcuno sul forum e mi passo il tempo con i giochini (soprattutto quello sui film), quindi secondo queste assurde teorie non dovrei avere problemi tanto gravi, insomma non sono degno di questo forum. Che dire? Ne prendo atto. Qui c'è gente che ha problemi diversi, con sintomi diversi, la cosa è evidente, francamente additare quello perchè fa una cosa che io non riesco a fare mi sembra una cosa infantile. Se uno riesce a fare qualcosa non vuol dire che per lui sia sempre stato facile. Io da bambino parlavo pochissimo, da questo punto di vista sono un po' migliorato. Mi chiedo: se qui si migliora bisogna lasciare il forum?? Vabbe', piccolo sfogo personale, volevo dire la mia su questa assurda caccia al finto fobico, ma la chiudo subito qui. Ho apprezzato molto il contenuto e gli intenti del topic di Klav :bene: |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Sono orgoglioso di me e della mia personalità, non certo dei miei problemi sociali.
Penso che una non escluda l'altra e penso anche che questo conflitto tra orgoglio e consapevolezza del problema sia uno degli ostacoli più grandi che m'impediscono di cambiare. Comunque, parlare di equilibrio psico-fisico basandosi esclusivamente sul sostegno sociale delle altre persone mi sembra abbastanza riduttivo e superficiale, se permetti. Penso che ognuno abbia la sua esperienza e decida in base a ciò che gli circonda cosa sia meglio per lui. La solitudine, anche se alla maggior parte delle persone può sembrare una gran perdita di tempo, se dosata bene, può essere molto costruttiva. Ma è un concetto difficile da spiegare se si parte dalla convinzione che le relazioni sociali sono tutto. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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come se ci fossero sofferenze di serie A e di serie B, come se esistesse un giudice esterno capace di valutare. come se avere problemi fosse qualcosa di cui vantarsi. come se fosse antani. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Grazie Klav per questo thread.
Io non soffro di fobia sociale, leggo talvolta questo forum per cercare di comprendere le dinamiche di tutto un mondo che mi circonda. Non avrei potuto usare parole migliori delle tue per dire quello che hai detto, è un sollievo sapere che non è un sentore solo mio, tutto quello di cui parli. Anzi, dal "di fuori" appare palese. La questione di "far medaglia" della propria condizione, il portamento fiero del proprio essere, è comunque riscontrabile in gruppi di qualsiasi condizione sociale. Eppure in questo caso appare come appropriarsi, paradossalmente, del "marcio" di quello che si combatte. Voglio dire, qui -giustamente- spesso ci si scaglia contro questi "estroversi" che ostentano le proprie amicizie e la propria "posizione", ma lo si fa con gli stessi toni e le stesse intenzioni di chi dà dello "sfigato" a chi questo mare di amicizie non le ha. Ovviamente, a dimostrazione di quello che volevi dire, c'è chi si sta scagliando contro le tue osservazioni. Chi ha creduto di leggere nelle tue righe che "avere delle relazioni sociali sia *tutto*". Che ovviamente non era affatto quello che stavi dicendo. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
« In singolare contrasto col mio senso ardente di giustizia e di dovere sociale, non ho mai sentito la necessità di avvicinarmi agli uomini e alla società in generale. Sono proprio un cavallo che vuole tirare da solo; mai mi sono dato pienamente né allo stato, né alla terra natale, né agli amici e neppure ai congiunti più prossimi; anzi ho sempre avuto di fronte a questi legami la sensazione di essere un estraneo e ho sempre sentito bisogno di solitudine; e questa sensazione non fa che aumentare con gli anni. Sento fortemente, MA SENZA RIMPIANTO, di toccare il limite dell'intesa e dell'armonia con il prossimo. Certo, un uomo di questo carattere perde così una parte del suo candore e della sua serenità, ma ci guadagna una larga indipendenza rispetto alle opinioni, abitudini e giudizi dei suoi simili. »
(Albert Einstein, Come io vedo il mondo, p.19) Il punto è : noi la necessità la sentiamo e i rimpianti ce li abbiamo, a quanto pare Einstein no. Perché non è solo mancanza di serenità, è la paura di buttare la propria vita, disagio che naturalmente Einstein non aveva. Il nostro è un problema e ognuno deve cercare di risolverlo, però un po' d'orgoglio (se non diventa: gli altri non sono degni di noi) secondo me può solo che far bene a chi ha avuto sempre complessi d'inferiorità. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
La citazione di Einstein è un po' senza senso e fuori contesto, dal momento che lui non soffriva di fobia sociale. E questo, da estroverso, è un suo stesso pensiero che condivido largamente. Ben lungi dall'avere problemi con il relazionarsi con gli altri. E' un sentimento di altra natura.
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Se combattere la propria fobia significa dover fare gli idioti parlando di tette fighe e sesso tutto il giorno e fare gli ebeti scimmiottando i reality show, allora io non ho capito niente della vita.
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Detto questo. Le relazioni sociali non sono tutto. Hai ragione. Ma sono dell'idea un aspetto fondamentale della vita di ogni persona. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Qui si vuole molto combattere gli stereotipi, ma da dove può venire fuori l'idea che "mondo esterno = mondo dei tamarri", se non da un pregiudizio? |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Sottolineerei una parte della risposta di Kitsune, ossia il fatto che la fobia sociale non implica necessariamente odio, ribrezzo o sentimenti d'attacco verso l'esterno (non credo fosse quello che volevi dire, ma sempre bene precisare). Il malessere è vero... spesso porta fuori il peggio delle persone. Ed è una cosa importante a ben pensarci. Perchè quando ci si rende conto di essere su un limite, in una crisi che potrebbe portarci a un punto di non ritorno, quello è il momento in cui si può davvero decidere di cambiare. :bene: Quote:
(potrebbe essere letta anche come "il fobico è tale perché non ha ancora deciso di cambiare" - lungi da me pensare una cosa simile) |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Tra il teneresi la propria fs senza farci niente e avere come unico obiettivo diventare identico in tutto e per tutto alle persone che si veodno fuori, esistono anche altre via, altre alternative.... Ovviamente la maggior parte dei "normaloni" non hanno i nostri problemi a livello sociale, non che li hanno anche loro ma li combattono e bla bla, non li hanno....Ne hanno altri, tipo lavoro, salute, disgrazie che ti capitano, tutte cose che possiamo avere anche noi, in più a differenza loro abbiamo i casini che abbiamo a livello di relazioni interpersonali. La personalità è impossibile non averla, ce l'hai anche se vivi da sempre in un'isola deserta, è un interfaccia per rapportarti con l'esterno, anche se questo esterno è il deserto. Forse i casi in cui non c'è si possono ritrovare in gravi malformazioni, cioè persone che vivono su di un letto, paralizzate, sorde cieche e mute, negli altri casi la personalità c'è.... |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Comunque io non mi esprimo più, sono veramente parole al vento. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
e a te si può sapere che può importare?
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Non capisco a che serva poi fare a gara su chi sta peggio,o far continuamente notare che l'altra persona non sta male come stai male tu...farlo aiuta forse a risolvere i propri problemi?
Trovo questo topic molto costruttivo e pieno di spunti di riflessione ...:bene: Un altra cosa che ho notato(come si è detto prima) è il sovrappore la parola estroverso a parole come stupido,superficiale,tamarro...quando non è cosi,ci sono queste categorie tra gli estroversi come ci sono tra gli introversi... Immaginiamo per un attimo il mondo al contrario.....dove i sociofobici sono una maggioranza e gli estroversi una minima parte....per l'idea che molte persone hanno qui(cioè di essere migliori ,più profondi ecc...) gli estroversi verrebbero trattati da sfigati,emarginati,tutti senza distinzione,esattamente come molte persone qui lamentano di essere trattate...molti sociofobici lamentano di essere giudicati...ma giudicano e giudicano etichettando negativamente tutto in insiemi identici e generali(donne superficiali,estroversi superficiali ecc...)....io stessa mi ritrovo a cadere spesso in certi errori,ma se non altro ho capito che non è giusto... Cercare di non ragionare per stereotipi mi sembra molto salutare,in quanto essi sono nati è vero per "semplificare" e facilitare processi mentali...ma a mio avviso uccidono la curiosità,non permettono di aprire la mente e scoprire cose o fare esperienze nuove,e al posto di liberarti ti ingabbiano nei tuoi problemi... Certo è bello cullarsi nella convinzione che noi siamo migliori di tutto il resto...in molti casi si è sicuramente meglio di certe persone...ma elevarsi quasi a Semidei lo trovo un prendere in giro se stessi... |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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non credo si tratti di una gara a chi ha più problemi, però se si mostra di stare meglio, di essere talvolta più allegri e positivi si passa per falsi ed "estroversi"... trovo il topic costruttivo, è un buon confronto.. l'essere introversi o sociofobici non creda impedisca di affrontare la vita con un sorriso sulle labbra...a me è quello che mi fa andare avanti, cercare il meglio in ogni cosa, ma questo non vuole certo dire che dietro questo proposito non ci sia una voragine... |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Non bisogna nemmeno sfogare la propria non-amarezza sugli altri, ovviamente parlando del forum, perché fuori di qui c'è un luogo ed un tempo per ogni cosa.
Il rispetto deve essere reciproco, troppo comodo pretenderlo a senso unico, e questo vale per tutto. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Ogni tanto compaiono interventi partendo dal presupposto che il fobico debba aprirsi, dimenticandosi o ignorando di considerare che la chiusura è una difesa perché l'apertura è una condizione che arreca malesseri ingestibili e alle volte inguaribili, dimenticando o ignorando che per aprirsi bisogna lavorarci prima sopra creando quelle che sono le difese immunitarie per evitare condizioni di peggioramento.
Discorsi sull'automiglioramento? Qui per la maggior parte dei casi è necessario parlare di vere e proprie terapie comportamentali e cognitive. Medaglie al problema? giudicare? Qui per tanti casi parliamo di disturbi con diagnosi psichiatriche, gente che assume dei farmaci. Strumenti che aiutano a meglio inquadrare i problemi per essere aiutati con le giuste soluzioni. Questi sono i soliti discorsi contro i luoghi comuni, sappiamo benissimo che esistono e che dividono l'utenza. Cosa otteniamo criticando quelle persone depresse che sono diventate pessimiste? è questo lo spunto di crescita? esorcizzare il male? Chi era che giudicava chi? Visto che filosofeggiamo, a cosa serve millantare il solito stato mentale di "enlightenment peace and love" che nessuno raggiunge mai se non per 5 minuti ogni morte di papa? La verità è sempre la stessa, qui siamo tutti diversi e ognuno ha la propria unica strada da percorrere. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Ciao a tutti,vorrei dare la mia opinione a riguado.
Penso che Klav non abbia tutti i torti. In passato mi è capitato di avere reazioni orgogliose e di sentirmi in guerra con il mondo. Pensavo che se il mondo non mi accettava allora non mi meritava e che erano tutti degli idioti superficiali. Sinceramente penso che questo mio attaggiamento fosse un po' come la storia della volpe e dell'uva, ma a breve termine mi ha aiutato ad affrontare la mia situazione, a sentirmi meno debole.Alla lunga però non mi ha portato a niente se non ad isolarmi ancora di piu. Oramai considero la mia fobia sociale un handicap che devo assolutamente superare. Mi ha fatto perdere tantissime occasioni e la mia vita sarebbe stata molto migliore senza. Accetto che sia una parte di me, ma io pretendo di piu da e per me stesso. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
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e se qualcuno è talmente ipersensibile da non sopportare neanche di leggere di sfuggita atteggiamenti che persino ipoteticamente denotino una parvenza di serenità interiore, il problema è di questa persona. il mondo non si può adeguare alle pare di pochi elementi. penso sia inevitabile il contrario! è un po' quello che porta un fobico a chiudersi in sé stesso, la sua incapacità di adattarsi. ma purtroppo, o ti adatti o ti isoli. ci siamo passati tutti. |
Re: Alcune considerazioni sulla fobia sociale
Quoto Kitsune.
E aggiungo che ognuno ha i suoi limiti, alcuni soggettivi ma altri oggettivi. Se questi non esistessero il pensiero positivo sarebbe qualcosa che si differenzia dal pensiero magico primitivo, dato che invece esistono il modo con cui spesso s'intende il primo finisce per coincidere col secondo. Se partiamo dal fatto che volere non è potere, si può trovare un punto d'incontro tra pessimisti e ottimisti. Sicuramente, qui prevale un'ottica svalutativa, nessuno lo nega, ma la strada per uscirne non per tutti può essere quella di emulare una personalità differente dalla propria. (Personalmente la ritengo una strada pericolosa, ma chi sono io per dirlo?). Altri, hanno trovato più utile partire dalla piena accettazione di quello che si è, che non è orgoglio per il disagio mentale ma stima per la propria persona, per quello che si è riusciti a fare nonostante il peso che ci si trascina dietro. Detto questo, non è nemmeno vero che la fobia impedisce "ogni" relazione, sappiamo che l'ansia sociale ha varie declinazioni e accettare che probabilmente mai nella vita ci farà piacere entrare in una discoteca non significa che non possiamo coltivare relazioni in altri contesti a noi più consoni. Voler cercare di guarire sotto questo aspetto secondo me è alienante, per molti frustrante perchè realmente impossibile in quanto si scontra con i limiti di cui parlavo prima. Guarire nel nostro caso significa stare bene, e stare bene può voler dire trovare un equilibrio tra le nostre inclinazioni e le esigenze della vita sociale. Bisogna sempre ricordare che la solitudine può essere una scelta, l'esclusione invece è imposta ed è quella che fa soffrire. |
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