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filosofo 15-01-2012 22:24

Senso di "distacco".
 
Quand'ero giovane (XD), ovvero dall'età di 14 anni in poi, essendo fondamentalmente timido, evitante, solo, mi sono buttato sulla scienza e sulla cultura, e diciamo che mi sono soffermato fin da subito sulle grandi questioni dell'esistenza, e quindi ho cominciato a studiare psicologia, filosofia, storia delle religioni, sociologia, neuroscienze, antropologia, psicologia evoluzionistica,un pò di storia, bioetica, biologia. Mi sono interrogato sull'esistenza di Dio, sul senso della vita, sulle relazioni interpersonali, sull'amore, e via dicendo.

Le conclusioni che ho tratto mi hanno portato ed essere ateo e a cogliere l'essere umano nella sua sostanziale animalità, meccanicità, inutilità e finitudine.
Sono stato un pò come il tecnico di laboratorio che analizza delle cellule.
E lo sono ancora ora.

Ergo, sono distaccato.

All'università avevo cominciato un percorso che mi avrebbe portato a insegnare filosofia, nei miei desideri a livello universitario, poi ci sono stati problemi in famiglia e ho dovuto mollare il colpo.
Diventare docente universitario mi avrebbe permesso di restare nella mia "torre d'avorio", a studiare, analizzare, disquisire, teorizzare, senza sporcarmi troppo le mani in una realtà che percepivo come lontana e fondamentalmente estranea.

Questa consapevolezza, forte, articolata, documentata, argomentabile, mi ha presto sbattuto in faccia la mia di inutilità.
Mi trovavo a vivere parecchi problemi, e mi chiedevo quanto senso avesse affrontarli. Un conto è se ti giochi il paradiso, un altro è se ti spegni per sempre.

N.B. Non voglio "sconvertire" nessuno; beato chi crede, ha una forza in più a sorreggerlo. E ha anche qualche scopo in più.

La domanda che mi facevo era, ed è tuttora: che senso ha portare avanti una vita di m...? Intanto sono un animale. Come i miliardi di persone che già ci hanno "abbandonato", nel silenzio, nel nulla.

Da quell'età ho praticamente dato per scontato che non sarei morto per cause naturali. Ho cominciato a pensare molto presto al suicidio, e questo pensiero me lo trascino ancora oggi.
Perché non l'ho attuato? Principio di autoconservazione della specie, ovvero, tradotto "voglia di darmi un'altra possibilità". In altri termini, codardia.

Quindi ho tirato avanti: le difficoltà, il distacco, l'estraneità, una certa misantropia sono rimaste.

Però ora le difficoltà sono molto più grandi, e credo di aver già giocato quasi tutte le mie carte.
Ho capito che non farò l'imprenditore perché non ho quella dose di coraggio, ho capito che non sarò mai un tombeur de femmes perché non ho il fisico e la giusta malizia, ho capito che nonostante a livello lavorativo me la cavi bene, andrò avanti a paghe da schifo, e che non sarò mai un leccaculo (non riesco, è più forte di me). Ho capito che i rapporti umani spesso sono delle grandi puttanate: se vieni mollato, spesso è per sempre. Cancellato, e a me non piace.

E' da fine novembre che ho dato le dimissioni dal mio posto di lavoro, a seguito di un logorio che non riuscivo più a gestire. Sono disoccupato, con un affitto da pagare nella dispendiosa Milano, fondamentalmente solo. Ho sparato raffiche di cv da Torino a Roma, pronto a far fagotto e partire (di nuovo). Non so se e quando si concretizzerà qualcosa (ho due offerte in pending ma non ci spero più di tanto), ho la certezza che sarà un impieguccio precario, e che dovrò trovare un'altra sistemazione. Probabilmente un monolocale sgangherato o una camera in condivisione.
L'amore mi ha portato un sacco di guai, quindi ora mi tutelo anche da quello.

Insomma, la realtà mi sta di nuovo chiamando, stavolta mi vengono richiesti sforzi ancora maggiori, e io mi chiedo se ne valga davvero la pena.
Se sento la ragione, che certamente è un pò contaminata dal pessimismo, mi dice di no.
E' di nuovo in azione l'istinto di autoconservazione, ma, come dire, ormai lo conosco fin troppo bene, e comincia ad avere meno presa su di me.
Finora mi sono messo in gioco, mi ritrovo solo e senza nulla in mano, con alle spalle fallimenti, delusioni, occasioni perse, solitudine e tristezza.
In fondo in fondo, anche se mi dessi l'ennesima chance per cercare la serenità, penso che sarebbe l'ennesimo buco nell'acqua.

Naturalmente a casa nessuno sa nulla delle dimissioni, apparentemente lavoro e va tutto bene.
Se le cose non si sistemano a breve, tutta la verità la apprenderanno tramite una lettera, e spero che capiranno il perché del mio gesto.

Isma'il 15-01-2012 22:41

Re: Senso di "distacco".
 
Caro Filosofo...che dire, la tua storia è toccante. Ed è anche matura, hai fatto molte diverse esperienze e ti sei sperimentato tu stesso lanciando un occhio coraggiosamente nei problemi esistenziali e nelle grandi domande della vita umana.
Hai perso tante cose che avevi guadagnato nella tua vita, hai perso quasi tutto, tanto che stai pensando se farla finita. Conosco qualcuno che direbbe che sei pronto per Dio, cotto a puntino. Perché Dio è la sola cosa che rimane quando si è perso tutto, così la pensano quelli che credono.

Dovresti rifletterci, forse le risposte che hai trovato finora sono solo parziali, rappresentano solo un modo ristretto di vedere il mondo.
Non voglio farti nessuna predica, credimi, e sono il primo a darti ragione se mi dici che la chiesa e la religione sono piene di falsità e mistificazione e interessi mondani ecc.
Ma sai, lo spirito ha tante forme.

Un consiglio "filosofico": leggi Nietzsche. Leggilo.

filosofo 15-01-2012 22:55

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Isma'il (Messaggio 673880)
Caro Filosofo...che dire, la tua storia è toccante. Ed è anche matura, hai fatto molte diverse esperienze e ti sei sperimentato tu stesso lanciando un occhio coraggiosamente nei problemi esistenziali e nelle grandi domande della vita umana.
Hai perso tante cose che avevi guadagnato nella tua vita, hai perso quasi tutto, tanto che stai pensando se farla finita. Conosco qualcuno che direbbe che sei pronto per Dio, cotto a puntino. Perché Dio è la sola cosa che rimane quando si è perso tutto, così la pensano quelli che credono.

Dovresti rifletterci, forse le risposte che hai trovato finora sono solo parziali, rappresentano solo un modo ristretto di vedere il mondo.
Non voglio farti nessuna predica, credimi, e sono il primo a darti ragione se mi dici che la chiesa e la religione sono piene di falsità e mistificazione e interessi mondani ecc.
Ma sai, lo spirito ha tante forme.

Un consiglio "filosofico": leggi Nietzsche. Leggilo.

Nietzche l'ho letto, compresa la sua straziante biografia curata da Massimo Fini.
La maturità di una concezione, sia essa religiosa o a-religiosa si verifica nel momento delle difficoltà.

Il buon Mondadori si disinteressò alla religione per quasi una vita, poi gli venne diagnosticato un tumore, e all'improvviso si convertì. Ma guarda un pò... Paura della morte?

Le verità alle quali sono giunto mi bastano e allo stesso tempo non voglio "catechizzare" o "scatechizzare" nessuno.
Quand'ero credente certamente vivevo meglio. Le difficoltà le consideravo come prove da affrontare, avevo dall'altra parte un'entità buona e misericordiosa, una sopravvivenza post-mortem.. Quindi, chi è credente, per favore, lo rimanga.

In una dimensione a-religiosa, portare avanti questo schifo di vita non ha veramente alcun senso. L'unica ragione potrebbe essere la prospettiva di una futura felicità, ma francamente non vedo più alcuna base su cui costruire.
Mi conosco fin troppo bene.

Sampei80 15-01-2012 23:18

Re: Senso di "distacco".
 
Stai attraversando un brutto momento e percepisci tutto in maniera negativa. Caccia via l'orgoglio e se c'è da chiedere aiuto, chiedilo:bene:

filosofo 15-01-2012 23:25

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da LanternaVerde (Messaggio 673906)
Stai attraversando un brutto momento e percepisci tutto in maniera negativa. Caccia via l'orgoglio e se c'è da chiedere aiuto, chiedilo:bene:

E a chi XD

Sampei80 15-01-2012 23:31

Re: Senso di "distacco".
 
:nonso: .

Angus 15-01-2012 23:38

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo (Messaggio 673891)
In una dimensione a-religiosa, portare avanti questo schifo di vita non ha veramente alcun senso. L'unica ragione potrebbe essere la prospettiva di una futura felicità, ma francamente non vedo più alcuna base su cui costruire.
Mi conosco fin troppo bene.

La speranza, in fondo, non è altro che un freno alla messa in pratica dei nostri desideri di cambiamento. Sei davvero convinto che per te non possano esistere vite soddisfacenti, anche, magari, radicalmente diverse da quelle che conduci?

Non capisco inoltre perché escludi di poter intraprendere una carriera accademica, posto che tu continui ad avere tale desiderio; sei piuttosto giovane: conosco persone che hanno iniziato un dottorato a 29-30 anni.

filosofo 15-01-2012 23:41

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 673918)
La speranza, in fondo, non è altro che un freno alla messa in pratica dei nostri desideri di cambiamento. Sei davvero convinto che per te non possano esistere vite soddisfacenti, anche, magari, radicalmente diverse da quelle che conduci?

Non capisco inoltre perché escludi di poter intraprendere una carriera accademica, posto che tu continui ad avere tale desiderio; sei piuttosto giovane: conosco persone che hanno iniziato un dottorato a 29-30 anni.

Vivo da solo, devo pagarmi un affitto.

Ambire alla vita accademica significa anche presidiare un pochino il territorio, specie se si è un signor nessuno e non si hanno conoscenze.

Ora ho 26 anni, dovessi ricominciare ne avrei 27, e il percorso sarebbe troppo lungo.

Ergo, addio sogni di gloria.

Anche quanto alla speranza, in generale, no, non ne ho più.

Heropas 15-01-2012 23:56

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Isma'il (Messaggio 673880)
Dovresti rifletterci, forse le risposte che hai trovato finora sono solo parziali, rappresentano solo un modo ristretto di vedere il mondo.

Probabilmente senti che le "verità", il modo di percepire il mondo che hai ora, siano il "giusto", che le cose davvero portino al nulla.
Forse il mio è un giudizio azzardato. Il tuo attuale modo di prendere le cose non ti permetterà di affrontare la vita (eventualmente con sollievo e positività - come desideri le "cose" ti facciano prendere la vita).
Se cambi ottica, il tutto diverrà più leggero (inevitabilmente); però deve essere un cambiamento radicale, non devi semplicemente credere in ciò che credi, ma sentirlo (come ora senti l'inutilità di fondo).

LatrinLover 16-01-2012 00:02

Re: Senso di "distacco".
 
sono cazzi amari caro filosofo, io di anni ne ho 5 più di te e la salvezza la vedo solo nella morte, con la vita oramai ho chiuso, non sono mai riuscito ad essere una maschera che recita ed eccomi qua totalmente disinserito dal tessuto cancerogeno sociale per il quale provo profonda avversione e repulsione, crepasse l'umanità pure domattina non me ne fotterebbe niente di niente, sono momenti difficilissimi per chi oggi non ha un lavoro, io da parassita campo grazie ai miei ma quando saranno schiattati saranno dolori, mi darò alle rapine che ti devo dire...........buona fortuna

marcus85 16-01-2012 00:04

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Netcrusher (Messaggio 673937)
sono cazzi amari caro filosofo, io di anni ne ho 5 più di te e la salvezza la vedo solo nella morte, con la vita oramai ho chiuso, non sono mai riuscito ad essere una maschera che recita ed eccomi qua totalmente disinserito dal tessuto cancerogeno sociale per il quale provo profonda avversione e repulsione, crepasse l'umanità pure domattina non me ne fotterebbe niente di niente, sono momenti difficilissimi per chi oggi non ha un lavoro, io da parassita campo grazie ai miei ma quando saranno schiattati saranno dolori, mi darò alle rapine che ti devo dire...........buona fortuna

stessa situazione mia se ne troviamo altri 2 andiamo a rapinare banche

filosofo 16-01-2012 00:13

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da marcus85 (Messaggio 673938)
stessa situazione mia se ne troviamo altri 2 andiamo a rapinare banche

Allora siamo già in 3 :D ne manca solo più uno

Angus 16-01-2012 00:17

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo (Messaggio 673945)
Allora siamo già in 3 :D ne manca solo più uno

vabbé, se è per completare il gruppo... :D
le facciamo con le maschere dei filosofi :D

Moonwatcher 16-01-2012 00:17

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo (Messaggio 673891)
Nietzche l'ho letto

Questi invece li hai letti?

http://www.ibs.it/code/9788804495970...e-essere?.html

http://it.wikipedia.org/wiki/La_conq..._felicit%C3%A0

http://www.ilgiardinodeilibri.it/lib...le-emotiva.php

Son libri cazzuti questi, altro che Giacobbe. :mrgreen:

Sampei80 16-01-2012 00:18

Re: Senso di "distacco".
 
La donna invisibile :ridacchiare:

wallis 16-01-2012 00:24

Re: Senso di "distacco".
 
Momenti di sconforto li ho passati anch'io drammatici, di sofferenza pura
ma mi dicevo sono curioso di vedere come va a finire se la finisco qui che senso ha aver percorso tutti questi anni.
Momenti cosi ci impongono una sterzata che si scontra con la nostra inerzia a proseguire
per la strada più battuta se non si sterza le conseguenze le sentiamo sulla nostra pelle.
Cioè io come tanti in questo mondo con il tempo costruiamo la nostra vita con dei paraocchi
che non ci permettono di vedere bene la strada che stiamo percorrendo se la strada e dritta
nessun problema ma se ci sono diverse curve e non riusciamo a restare in carreggiata non è colpa
della strada o vita ma noi stessi che andiamo via con questi aggeggi sui occhi.
Momenti come questi servono per guardarsi dentro per capire con che paraocchi stiamo viaggiando

filosofo 16-01-2012 00:32

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Moonwatcher (Messaggio 673950)

No, di sti tempi vado particolarmente d'accordo con costui

http://it.wikiquote.org/wiki/Emil_Cioran

Isma'il 16-01-2012 09:16

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Heropas (Messaggio 673934)
Probabilmente senti che le "verità", il modo di percepire il mondo che hai ora, siano il "giusto", che le cose davvero portino al nulla.
Forse il mio è un giudizio azzardato. Il tuo attuale modo di prendere le cose non ti permetterà di affrontare la vita (eventualmente con sollievo e positività - come desideri le "cose" ti facciano prendere la vita).
Se cambi ottica, il tutto diverrà più leggero (inevitabilmente); però deve essere un cambiamento radicale, non devi semplicemente credere in ciò che credi, ma sentirlo (come ora senti l'inutilità di fondo).

Quoto in toto Heropas, era esattamente quello che cercavo di dire!
Quoto anche la sua firma.

Isma'il 16-01-2012 09:31

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo (Messaggio 673891)
Nietzche l'ho letto, compresa la sua straziante biografia curata da Massimo Fini.
La maturità di una concezione, sia essa religiosa o a-religiosa si verifica nel momento delle difficoltà.

Il buon Mondadori si disinteressò alla religione per quasi una vita, poi gli venne diagnosticato un tumore, e all'improvviso si convertì. Ma guarda un pò... Paura della morte?

Le verità alle quali sono giunto mi bastano e allo stesso tempo non voglio "catechizzare" o "scatechizzare" nessuno.
Quand'ero credente certamente vivevo meglio. Le difficoltà le consideravo come prove da affrontare, avevo dall'altra parte un'entità buona e misericordiosa, una sopravvivenza post-mortem.. Quindi, chi è credente, per favore, lo rimanga.

In una dimensione a-religiosa, portare avanti questo schifo di vita non ha veramente alcun senso. L'unica ragione potrebbe essere la prospettiva di una futura felicità, ma francamente non vedo più alcuna base su cui costruire.
Mi conosco fin troppo bene.

Io non dico che uno debba credere o diventare religioso solo perché gli fa comodo o perché non sa più che altro fare.
La paura della morte e la speranza in una sopravvivenza oltremondana sono motivazioni futili, che portano solo ad un attaccamento disperato e mai ad un sollievo.
Però ci sono tanti tipi di "conversioni".
La tua speranza è morta, ma non sai cosa può germogliare dalle sue ceneri.

Parlo anche per esperienza personale. Anche io ero come te, tempo fa, apparentemente disilluso, disincantato, uno che apparentemente aveva raggiunto il nocciolo della vita, uno che aveva tolto tutti i veli ed aveva visto la deprimente e insensata realtà.
Ma mi sbagliavo, ed è stato assai doloroso, ma anche bellissimo, vedere quanto mi sbagliavo.

In ogni caso, lungi da me il volerti convincere anche perchè non potrei. Ti ho solo accennato come la vedo io e ti faccio i miei più sinceri auguri per la tua vita, spero che tu possa ancora trovare qualche porta aperta, anche se ora le vedi tutte chiuse.

Allocco 16-01-2012 10:31

Re: Senso di "distacco".
 
Dunque...
Come penso di aver già detto anche io sono un inguaribile materialista.
Per me lo spazio-tempo non è che un'equazione estremamente complicata non da risolvere, ma anche solo da osservare.
Una vita non è che l'espressione delle variabili di questa equazione.
Come lo svelamento, per la nostra prospettiva, di alcuni degli angoli di un frattale:
puoi trarne una visione generale.. Puoi pensarla; ma non potrai mai raggiungerla.

Mi stupisce incredibilmente, nonostante io non creda in alcun dio nè in forze irrazionali, la cinica perfezione che forma una nuvola,
o un cavolo, o una tastiera di pc.

VVV attenzione: opinioni sensibili VVV

Se credessi in dio tutto si ridurrebbe ad una sorta di magia, con un inizio, ed una fine.
Senza dio tutto è incredibilmente complesso e pieno di significato..
Commoventemente necessario. Tutto ha tutti gli scopi possibili.
Uno spettacolo.

Scusate se edito... sono già lungo...
Pensare che un essere umano mi guarda non perché ha un burattinaio dietro le spalle ma perché l'intero ordine della materia nell'universo lo ha formato, come me e il contesto che ci circonda.. è un pensiero talmente sublime che se lo avessi sempre fisso in mente abbraccerei e piangerei sulla spalla di chiunque incontrassi...
Altro che distacco... La ragione non esclude in alcun modo i sentimenti.

:bene:

Isma'il 16-01-2012 11:19

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Allocco (Messaggio 674118)
Dunque...
Come penso di aver già detto anche io sono un inguaribile materialista.
Per me lo spazio-tempo non è che un'equazione estremamente complicata non da risolvere, ma anche solo da osservare.
Una vita non è che l'espressione delle variabili di questa equazione.
Come lo svelamento, per la nostra prospettiva, di alcuni degli angoli di un frattale:
puoi trarne una visione generale.. Puoi pensarla; ma non potrai mai raggiungerla.

Mi stupisce incredibilmente, nonostante io non creda in alcun dio nè in forze irrazionali, la cinica perfezione che forma una nuvola,
o un cavolo, o una tastiera di pc.

VVV attenzione: opinioni sensibili VVV

Se credessi in dio tutto si ridurrebbe ad una sorta di magia, con un inizio, ed una fine.
Senza dio tutto è incredibilmente complesso e pieno di significato..
Commoventemente necessario. Tutto ha tutti gli scopi possibili.
Uno spettacolo.

Scusate se edito... sono già lungo...
Pensare che un essere umano mi guarda non perché ha un burattinaio dietro le spalle ma perché l'intero ordine della materia nell'universo lo ha formato, come me e il contesto che ci circonda.. è un pensiero talmente sublime che se lo avessi sempre fisso in mente abbraccerei e piangerei sulla spalla di chiunque incontrassi...
Altro che distacco... La ragione non esclude in alcun modo i sentimenti.

:bene:

Come non quotarti Allocco.... veramente sublime la tua visione del mondo! :bene:

filosofo 16-01-2012 13:07

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Allocco (Messaggio 674118)
Dunque...
Come penso di aver già detto anche io sono un inguaribile materialista.
Per me lo spazio-tempo non è che un'equazione estremamente complicata non da risolvere, ma anche solo da osservare.
Una vita non è che l'espressione delle variabili di questa equazione.
Come lo svelamento, per la nostra prospettiva, di alcuni degli angoli di un frattale:
puoi trarne una visione generale.. Puoi pensarla; ma non potrai mai raggiungerla.

Mi stupisce incredibilmente, nonostante io non creda in alcun dio nè in forze irrazionali, la cinica perfezione che forma una nuvola,
o un cavolo, o una tastiera di pc.

VVV attenzione: opinioni sensibili VVV

Se credessi in dio tutto si ridurrebbe ad una sorta di magia, con un inizio, ed una fine.
Senza dio tutto è incredibilmente complesso e pieno di significato..
Commoventemente necessario. Tutto ha tutti gli scopi possibili.
Uno spettacolo.

Scusate se edito... sono già lungo...
Pensare che un essere umano mi guarda non perché ha un burattinaio dietro le spalle ma perché l'intero ordine della materia nell'universo lo ha formato, come me e il contesto che ci circonda.. è un pensiero talmente sublime che se lo avessi sempre fisso in mente abbraccerei e piangerei sulla spalla di chiunque incontrassi...
Altro che distacco... La ragione non esclude in alcun modo i sentimenti.

:bene:

Sarebbe una gran bella cosa un autentico "libero arbitrio". Naturalmente, non è così.
Ti basti pensare al cosidetto "amore", che un nobile inglese, (e uno scienzatio te lo ribadirebbe) definiva "l'inganno teso dalla specie per potersi replicare".

Ma ne avrei mille di esempi da farti.
Ed è proprio qui che mi rendo conto di aver "scavato" perfino troppo in profondità in questi anni.
Non c'è proprio alcuna argomentazione che possa persuadermi, e sono uno che ha spesso cambiato idea su molte cose.

Sono "volatili per diabetici d'ora" in poi

DexterMorgan 16-01-2012 18:17

Re: Senso di "distacco".
 
Ciao filosofo. Io capisco molto bene come ti senti. Ho passato gran parte della mia vita sui libri. Cercando di scoprire una qualche verità, un qualcosa che potesse dare una giustificazione alla mia esistenza, un grande scopo da perseguire con tutta la mia dedizione e volontà.

Ma l'unica vera verità che abbia mai trovato, l'unica via che mi sia mai sentito di condividere, l'unica soluzione al quesito, è quella del nichilismo.
Non esiste alcun obiettivo da perseguire. Non esiste alcuno scopo. Non esiste, in sintesi, nessuna Verità.

Noi esistiamo perché tutta una serie di improbabili avvenimenti ha portato alla nostra esistenza. E' stata solo una casualità(per quanto, devo ammettere, straordinaria). Non siamo su questa terra per volontà di qualcuno.
Siamo qui semplicemente perché è andata così. Perché si sono formate le condizioni adatte allo sviluppo della vita. E da qualche altra parte nel nostro universo infinito o negli altri universi infiniti si sono verificate, si verificano e si verificheranno le medesime condizioni o condizioni affini favorevoli alla vita. E' solo statistica.

Morale: non esiste una Morale assoluta; non esiste uno Scopo assoluto; non esiste un Motivo per cui siamo sulla terra; non esiste alcun obbligo da parte dell'essere umano.

L'unico obbligo è quello che ci impone la nostra mente. Siamo obbligati a fare qualcosa solo perché pensiamo di esserlo.
Ci costruiamo la realtà in cui viviamo. Ci costruiamo gli obiettivi.
Ci costruiamo il senso dell'esistenza.
Dobbiamo farlo. Ce lo dobbiamo inventare. Perché non esiste.

La società, la morale, la cultura, la famiglia proveranno a costruirlo per noi.
Ma non ci riusciranno. Una mente libera rimarrà libera. Per quanto possiamo essere preda delle aspettative e delle paure sociali, siamo noi e solo noi a fabbricare la nostra realtà. Siamo solo noi a poterci fabbricare uno scopo.
Io sto guardando dentro me stesso e mi sto sforzando di inventarlo.
Sto cercando di trovare una meta. Fosse anche solo quella di vivere serenamente con le altre persone.
Non è facile, ma è l'unica cosa sensata da fare, secondo me.
Piangersi addosso è stupido. Bisogna essere realisti, vero. Ma se stiamo troppo
a preoccuparci non faremo mai niente, resteremo bloccati nel mondo delle idee.
Bisogna agire. Se vuoi fare il professore, se ti sei inventato quello scopo per la tua esistenza, allora impegnati con tutte le tue forze per diventare professore. Magari non ci riuscirai, per motivi esterni, ma avrai cercato di raggiungere l'obiettivo prefissato, avrai lottato, avrai avuto uno scopo.
Forse sono tutte fesserie . Ultimamente, con la terapia, ho capito che su tante cose non avevo capito un ca**o. Quindi può darsi abbia torto.
Di una cosa sono sicuro però. Non possiamo arrenderci. Per quanto possa essere sensato, dobbiamo sempre guardare avanti e lottare, anche se magari per qualcosa di illusorio. E' meglio avere uno scopo "inventato" e in un certo senso prendersi in giro, che guardare in faccia la realtà e abbandonarsi alla sua inevitabile mancanza di significato.
Bisogna tramutare il nichilismo passivo in nichilismo attivo.
L'esistenza non ha uno scopo. Bene, me lo creo io.
O facciamo così o ci suicidiamo. Punto. Meglio prendersi in giro.

filosofo 16-01-2012 20:23

Re: Senso di "distacco".
 
Caro Dexter hai colto il punto.

Io ora sono proprio "a piedi" con un sacco di difficoltà. Alcune di queste non dipendono neanche da me.

In questo momento sto tentando di darmi un'altra possibilità, e questa possibilità parte dal lavoro.

Più che mandare centinaia di cv personalizzando la mia presentazione non so cosa diavolo posso fare.
Sono in attesa, ormai da dicembre, ed è sempre più frustrante, sempre di più.

Se e quando lo troverò ci saranno ulteriori difficoltà (precariato, ennesimo trasloco, sistemazione di comodo).

Nel frattempo, una persona che si è allontanata da me ora è "schifosamente felice".
Io invece sono a terra, e stavolta sono veramente cazzi.

Quindi.. ora va male, anche se dovesse "andarmi bene" sarebbe ugualmente difficile, se non umiliante.

Sento di avere una sorta di "imprinting genetico dell'infelicità" (chiamiamolo così), ereditato da mia madre. C'è stato un periodo in cui credevo di averlo perso, superato, "vinto". No, ora è di nuovo qui a farmi compagnia, e in realtà non mi ha mai abbandonato, diciamo che l'avevo un pò aggirato, andando comunque a cacciarmi in una serie di guai.

Quindi... mi do ancora qualche giorno di tempo. Se a febbraio è ancora tutto fermo, credo proprio che non avrò più il desiderio di portare avanti questa pagliacciata di vita.

DexterMorgan 17-01-2012 17:40

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo (Messaggio 674659)
Caro Dexter hai colto il punto.

Io ora sono proprio "a piedi" con un sacco di difficoltà. Alcune di queste non dipendono neanche da me.

In questo momento sto tentando di darmi un'altra possibilità, e questa possibilità parte dal lavoro.

Più che mandare centinaia di cv personalizzando la mia presentazione non so cosa diavolo posso fare.
Sono in attesa, ormai da dicembre, ed è sempre più frustrante, sempre di più.

Se e quando lo troverò ci saranno ulteriori difficoltà (precariato, ennesimo trasloco, sistemazione di comodo).

Nel frattempo, una persona che si è allontanata da me ora è "schifosamente felice".
Io invece sono a terra, e stavolta sono veramente cazzi.

Quindi.. ora va male, anche se dovesse "andarmi bene" sarebbe ugualmente difficile, se non umiliante.

Sento di avere una sorta di "imprinting genetico dell'infelicità" (chiamiamolo così), ereditato da mia madre. C'è stato un periodo in cui credevo di averlo perso, superato, "vinto". No, ora è di nuovo qui a farmi compagnia, e in realtà non mi ha mai abbandonato, diciamo che l'avevo un pò aggirato, andando comunque a cacciarmi in una serie di guai.

Quindi... mi do ancora qualche giorno di tempo. Se a febbraio è ancora tutto fermo, credo proprio che non avrò più il desiderio di portare avanti questa pagliacciata di vita.

Non so se abbiamo ricevuto un imprinting all'infelicità. Di sicuro il fatto di crescere in un ambiente familiare deprimente o ansiogeno, come è capitato a me, alimenta una predisposizione genetica all'ansia patologica o disturbi analoghi.
Se a questo aggiungi un'ipersensibilità innata e un bel pizzico di sfortuna(alias circostanze extra-familiari avverse), la frittata è fatta.

Al di là di tutto ciò, quello che noi possiamo fare ora è cercare in qualche modo di accontentarci di ciò che abbiamo o che potremmo realisticamente avere. Questo implica dover abbassare la soglia delle nostre aspettative. Dobbiamo diventare più umili, scendere sulla terra e godere di ciò che possiamo godere. Dobbiamo fissarci, come dicevo nel post precedente, un obiettivo realizzabile, che dia un senso alla nostra vita, e fare il nostro meglio per raggiungerlo. E questo è tutto. Inutile star lì a pensarci più di tanto.
Bisogna fare qualcosa, anche se questo qualcosa non è il massimo a cui un essere umano possa aspirare. L'importante è mettersi in moto e mi sembra di poter dire che tu l'abbia fatto e lo stia facendo, quindi non hai nulla da rimproverarti. Anzi, ne dovresti essere orgoglioso.

Anche io come te, tra l'altro, devo passivamente assistere alla felicità di una persona a cui tenevo moltissimo e che mi ha "educatamente" mandato a farmi fottere.
Non possiamo e non dobbiamo, per quanto sia davvero difficile, concentrarci sulla vita degli altri. Dobbiamo pensare solo a noi stessi, ovvero cercare di focalizzarci esclusivamente sulla nostra situazione e migliorarla per quello che possiamo migliorarla.

Io ero arrivato al punto di scrivere la lettera d'addio. Mi ero razionalmente persuaso a compiere il gesto finale, che mi appariva il più sensato.
In qualche modo però ho trovato la forza di non cedere e ora, nonostante tutto, sono contento di essere vivo.
Perché c'è sempre qualcosa di cui godere a questo mondo.
Per quanto piccola e per quanto possa apparire insignificante.
Meglio vivere, sperimentare, provare, porsi un obiettivo, lottare.
Meglio quello, anche se poco, che il nulla.

Sand 23-01-2012 19:56

Re: Senso di "distacco".
 
Interessante il thread.. Cioran è stato lo scrittore che ha accompagnato il mio doloroso risveglio a 19 anni... ma Nietzsche è un'altra cosa. Cioran si consolava con la rassegnazione e la negazione della vita, sguazzando nella propria decadenza. Tacciava il pensiero nicciano d'ingenuità e lo percepiva sotto di sé...ma l'ingenuo era lui. Anche lui amava e tendeva alla vita ma, non riuscendo a viverla con pienezza, s'illudeva d'innalzarsi sull'altro disprezzandola, come la volpe con l'uva nella nota favola. Nietzsche, al contrario, era ben consapevole di questo autoinganno (che rientrava in ciò che definiva "tartuferia morale") e, forte di questa consapevolezza quanto di quella che "tutto è volontà di potenza e nient'altro", ha perlomeno tentatodi andare oltre, deragliando poi nell'insostenibile, titanico pensiero dell'eterno ritorno e dell'ubermensch che lo avrebbe non solo accettato, ma amato ("Io non voglio la vita di nuovo. Come ho potuto sopportarla? Producendo. Che cosa fa che io ne sopporti la vista? Il superuomo, il quale dice di sì alla vita. Anch'io ho tentato, ahime!").

Entrambi non erano all'altezza di ciò che avevano capito, erano due nature dipendenti e perciò deboli, ma Nietzsche è stato più orgoglioso e onesto con se stesso, e ha percorso il suo pensiero fino in fondo, fino all'autodistruzione... "Talvolta la follia stessa è la maschera per un sapere troppo certo"...

Per questo leggo ancora Nietzsche e molto meno Cioran (che è comunque stato una mente notevole e un mirabile prosatore)... è troppo comodo disprezzare la vita, è da ipocriti dirne male mentre si continua a viverla, provando ogni sorta di sentimenti, e dimostrando con ciò di esserle tanto attaccati quanto chiunque altro.

filosofo 23-01-2012 20:57

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Sand (Messaggio 679527)
Interessante il thread.. Cioran è stato lo scrittore che ha accompagnato il mio doloroso risveglio a 19 anni... ma Nietzsche è un'altra cosa. Cioran si consolava con la rassegnazione e la negazione della vita, sguazzando nella propria decadenza. Tacciava il pensiero nicciano d'ingenuità e lo percepiva sotto di sé...ma l'ingenuo era lui. Anche lui amava e tendeva alla vita ma, non riuscendo a viverla con pienezza, s'illudeva d'innalzarsi sull'altro disprezzandola, come la volpe con l'uva nella nota favola. Nietzsche, al contrario, era ben consapevole di questo autoinganno (che rientrava in ciò che definiva "tartuferia morale") e, forte di questa consapevolezza quanto di quella che "tutto è volontà di potenza e nient'altro", ha perlomeno tentatodi andare oltre, deragliando poi nell'insostenibile, titanico pensiero dell'eterno ritorno e dell'ubermensch che lo avrebbe non solo accettato, ma amato ("Io non voglio la vita di nuovo. Come ho potuto sopportarla? Producendo. Che cosa fa che io ne sopporti la vista? Il superuomo, il quale dice di sì alla vita. Anch'io ho tentato, ahime!").

Entrambi non erano all'altezza di ciò che avevano capito, erano due nature dipendenti e perciò deboli, ma Nietzsche è stato più orgoglioso e onesto con se stesso, e ha percorso il suo pensiero fino in fondo, fino all'autodistruzione... "Talvolta la follia stessa è la maschera per un sapere troppo certo"...

Per questo leggo ancora Nietzsche e molto meno Cioran (che è comunque stato una mente notevole e un mirabile prosatore)... è troppo comodo disprezzare la vita, è da ipocriti dirne male mentre si continua a viverla, provando ogni sorta di sentimenti, e dimostrando con ciò di esserle tanto attaccati quanto chiunque altro.

A dire il vero Nietzsche parlava di superuomo ma era un "povero cristo", vile, con una salute cagionevole e una vita tremendamente triste.

C'è uno iato chilometrico tra ciò che predicava e ciò che incarnava.

Leggi la sua biografica curata da Massimo Fini; io rimasti spiacevolmente stupito, ma tant'è...

Cioran effettivamente si scontrò per tutta la sua vita contro gravi problemi d'insonnia, che certamente condizionarono il suo pensiero, per cui ti do ragione.
Certe sue pungenti stilettate, isolate in sé e per sé mi trovano tuttavia concorde.
Ne apprezzo il "coraggio". Non è facile sostenere pubblicamente tali concezioni.
Grazie per il tuo contributo :)

Sand 23-01-2012 22:46

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo (Messaggio 679576)
A dire il vero Nietzsche parlava di superuomo ma era un "povero cristo", vile, con una salute cagionevole e una vita tremendamente triste.

C'è uno iato chilometrico tra ciò che predicava e ciò che incarnava.

Leggi la sua biografica curata da Massimo Fini; io rimasti spiacevolmente stupito, ma tant'è...

Cioran effettivamente si scontrò per tutta la sua vita contro gravi problemi d'insonnia, che certamente condizionarono il suo pensiero, per cui ti do ragione.
Certe sue pungenti stilettate, isolate in sé e per sé mi trovano tuttavia concorde.
Ne apprezzo il "coraggio". Non è facile sostenere pubblicamente tali concezioni.
Grazie per il tuo contributo :)

Conosco bene la biografia di Fini. In generale, posso dire di conoscere bene Nietzsche, la sua vita, le sue contraddizioni (basta leggerne le lettere). L'abisso che separava il suo sentire dal suo pensare, del resto, era ben noto allo stesso Nietzsche. Ma questo non è - come Cioran sosteneva - un argomento contro il suo pensiero. Era piuttosto un argomento contro Nietzsche stesso, e mi pare che l'abbia scontato abbastanza. Ma i valori in cui credeva erano possibili a prescindere dal fatto che lui ne fosse all'altezza. Cioran - che ho letteralmente amato e di cui ho letto pressoché tutto - me lo sono lasciato alle spalle: su molte cose gli dò ancora ragione e ho condiviso molto del suo percorso, ma non mi è più utile, non mi serve più...perché se è vero che Nietzsche viveva in contraddizione col suo pensiero, Cioran pensava in modo contraddittorio...da qui il mio onesto, ma duro giudizio su di lui, che non era abbastanza duro e onesto con se stesso.

Sand 23-01-2012 22:52

Re: Senso di "distacco".
 
Noto che anche voi di recente siete dovuti tornare ai nodi mai disciolti della vostra personalità, e questo grazie ad una delusione amorosa.
Datemi pure il benvenuto nell'esclusivo club...

filosofo 23-01-2012 23:23

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da Sand (Messaggio 679685)
Noto che anche voi di recente siete dovuti tornare ai nodi mai disciolti della vostra personalità, e questo grazie ad una delusione amorosa.
Datemi pure il benvenuto nell'esclusivo club...

Bienvenido :mrgreen:...:(

TrueLover 24-01-2012 00:43

Re: Senso di "distacco".
 
Quote:

Originariamente inviata da filosofo;
...

Le persone come te non finiscono,semplicemente perché sono quelle che creano.


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